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Autore: dracodraconis    01/05/2008    7 recensioni
Una chiesa... Harry che, con le lacrime agli occhi, deve fare un discorso... Piccola one-shot velatamente e lievemente malinconica, ma soprattutto romantica. L'ho segnata come roundrobin se qualcuno volesse aggiungere dei capitoli: prequel o sequel che siano!
Genere: Generale, Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È stata scritta in meno di mezz'ora.
Inizialmente doveva essere triste, ma poi...
Beh, l'indizio successivo è che, mentre la scrivevo, stavo ascoltando "Chasing cars" degli Snow Patrol!
Come ho già detto nell'introduzione, ho segnato questa storiella come roundrobin, per cui è aperta se qualcuno volesse aggiungere dei capitoli, prequel o sequel che siano.
Per ora non ho segnato questa fanfiction come terminata, ma per quanto mi riguarda (a meno che il mio cervello malato non partorisca qualcosa) è conclusa.
Se volete, lascio il resto a voi...
Fatemi sapere!
Besos.
 
 
 
 
 
 
 
Il discorso... Quel discorso
 
 
Harry Potter non amava i discorsi: né farli, né sentirli.
Harry Potter sapeva di avere il foglio con su scritto il discorso. Quel discorso.
Da qualche parte in casa: all’ultimo aveva deciso di accartocciarlo e gettarlo in un angolo, perché gli sembrava disonesto proclamare parole studiate a tavolino: voleva dire qualcosa che gli uscisse direttamente dal nocciolo del proprio essere, anche a costo di non risultare perfetto retoricamente.
Del resto, quell’occasione era tanto importante per lui che non avrebbe lasciato da parte un solo grammo del proprio cuore, pur sapendo già da ora che l’emozione lo avrebbe travolto e che sarebbe scoppiato a piangere.
Per cui, quando fu il suo turno, Harry Potter prese parola, guardando la figura del biondo ad occhi chiusi, il viso disteso e sereno.
Sentì un groppo di pianto bloccargli le parole in gola, sin da subito... Ma si era ripromesso di arrivare fino in fondo: lo doveva a sé stesso e a Draco.
Quindi, prese fiato ed iniziò a parlare, la voce che rimbombava nella chiesa.
Era una piccola chiesa abbandonata e sconsacrata spersa nella campagna del Wiltshire, contea in cui Draco aveva trascorso tutta la sua infanzia: una volta, il ragazzo aveva raccontato a Harry che si riparava in quel luogo quando gli acquazzoni primaverili lo coglievano lontano dal Malfoy Manor a giocare; allora, Draco entrava in quel luogo che odorava sempre di umido e fingeva che quello fosse il suo castello, quello dove un giorno avrebbe vissuto con i suoi amici.
Quando era cresciuto, quelle fantasticherie non lo avevano abbandonato: con il passare del tempo, semplicemente, agli amici si era sostituito l’amore…
Draco questo l’aveva raccontato a Harry dopo la loro prima notte insieme, all’alba della guerra che avrebbe distrutto Voldemort.
O travolto tutti loro.
Mentre le prime parole gli uscivano di bocca, Harry considerò che Narcissa aveva scelto bene il posto per quella cerimonia, per quel passaggio così… Definitivo.
-Nel mondo babbano, come molti sanno, in luoghi come questo in cui siamo adesso ci sono delle persone che presiedono a cerimonie del genere ed anche nel Mondo Magico esistono dei sacerdoti che si occupano di queste cose: ma per quanto riguarda tutti noi, oggi, abbiamo desiderato che fosse un qualcosa di intimo, senza estranei che turbassero l’atmosfera privata che regna qui. Perché per tutti noi questo momento è speciale… Per me lo è-, affermò sentendo arrivare le prime lacrime agli occhi. Così non andava: aveva giurato a Draco in persona di fare quella cosa senza pianto, mentre lo stringeva tra le braccia e gli tamponava il sangue che gli usciva dalla profonda ferita alla coscia… Glielo aveva giurato mentre si trovavano accanto al cadavere ancora caldo di Voldemort, prima addirittura che arrivassero per loro i soccorsi dei Medimaghi.
-Draco Malfoy: molti di voi lo hanno sempre considerato un grande stronzo. Il che è vero. Draco era uno stronzo, di quelli spesso impareggiabili. Ma la guerra cambia le persone. Draco è dovuto crescere in fretta, compiere rinunce importanti, fare scelte drastiche… Non ha avuto tempo di rendersene conto lui stesso ma è cambiato. Dapprima furono sguardi, poi timide parole: Draco imparò a fidarsi degli altri, a contare sugli altri. Iniziò a vedere la vita in un’altra prospettiva. E alla fine, la forza delle sue considerazioni ha portato molte persone ad opporsi a Voldemort: la sua famiglia, i suoi amici… Draco ha fatto molto durante la guerra appena finita. Ha rischiato molto e pagato abbastanza. Per me, lui è stato insostituibile durante questi ultimi due anni: il mio miglior guardaspalle, il mio migliore amico, il pungolo che mi ha spinto avanti, il calore familiare a cui ristorarmi, un prezioso alleato, un confronto continuo. Da oggi le cose saranno diverse e questo mi terrorizza. Saprò affrontare questa nuova situazione? Credo che niente sarà come prima. In questi ultimi due anni ho avuto l’occasione di conoscerlo come pochi altri al mondo, di vederlo nei suoi momenti di gloria ed in quelli di disperazione. Ero lì quando dovette uccidere molti dei suoi compagni di scuola per salvarmi la vita. Ero con lui quando, fiero e sfrontato, si rialzò la prima volta durante lo scontro diretto che avemmo con Voldemort. Ero lì quando il secondo colpo, più forte, lo prese. Se vado indietro con la memoria, oramai mi sembra di essere stato sempre e solo con lui. Sempre e solo suo. Suo per vederlo sorridere, per vederlo gioire, per vederlo incazzarsi… Non so chi o cosa ringraziare per questo tempo concessomi al suo fianco-.
Gli sembrava di aver detto così tanto, eppure ancora un mondo di ricordi gravava nella sua testa, un mondo intero di emozioni.
Narcissa scoppiò a piangere, in una maniera molto composta ma non per questo meno commovente: si portò un fazzoletto davanti alla bocca ed appoggiò il capo sulla spalla del marito, che le circondò le spalle con un braccio in uno dei rari momenti affettuosi della propria vita.
Dall’altro lato della navata, anche Hermione aveva gli occhi pieni di lacrime e teneva la mano a Ron, ma sorrideva incoraggiante a Harry, facendogli cenno di proseguire, di non arrendersi; Ron si fissava le scarpe, incapace di incontrare lo sguardo di chiunque.
Harry deglutì e fissò di nuovo il volto del biondo, ancora quegli occhi chiusi, ancora quei tratti distesi e bellissimi, come quando si erano baciati, in quello scantinato fetido che fungeva da nascondiglio durante la guerra.
All’epoca, Harry si era allontanato da tutti i suoi affetti per non sentirsi responsabile di altre vite, ma Draco lo aveva voluto seguire a tutti i costi… Ed era iniziata la loro convivenza fatta di paure e gesti quotidiani, di reciproco appoggio, di mutua comprensione, di scazzi, di scuse, di perdoni, di liti. Di fughe e di ritorni. Di abbracci che all’inizio erano solo il bisogno di calore umano e poi erano diventati bisogno di Draco, bisogno di Harry.
E poi ancora, le confidenze, la stima, il sesso…
E poi… Come erano arrivati a questo punto?
Harry non lo sapeva, mentre fissava i biondi capelli lisci di Draco, capelli in cui una notte aveva passato le mani fino allo sfinimento, dipanandoli sul cuscino, mentre il ragazzo dormiva. Innamorandosi di quei capelli.
Innamorandosi di quel ragazzo.
Sapeva solo che non aveva potuto attendere molto, dopo la fine della guerra.
Tutto era accaduto precipitosamente. Non c’era stato tempo di organizzare quel rito se non in quel modo.
-Ti amo, Draco-, confessò allo spazio, al tempo e a tutti i presenti. -Ti amerò sempre e per sempre. E avrò sempre bisogno di te-, ammise con la voce che gli tremava e gli si spezzava.
Gli occhi di Draco ancora chiusi, il viso ancora disteso.
Nell’aria, i singhiozzi di Narcissa che turbavano il silenzio che adesso regnava nella navata.
 
Harry si trovava seduto nel cimitero.
Si era dileguato non appena finita la cerimonia con un pretesto qualsiasi ed ora era seduto sul prato, con la schiena appoggiata ad una lapide antica ricoperta di muschio. Sentiva il freddo passare attraverso gli abiti per arrivargli fino alle ossa. Tremava appena.
Percepì qualcuno che si avvicinava e rimaneva in piedi accanto a lui.
-Lo so, ho rovinato tutto-, ammise senza alzare lo sguardo.
-Ti prenderai un malanno se rimani qui. E poi, di là tutti ti aspettano per parlarti prima della partenza-.
-Che vuoi che me ne importi? Non sono mai stato uno portato per la socialità-.
-Ho addosso tanta stanchezza quanta ne hai tu. Ma tutto questo sta per finire. Ancora poco e questo pomeriggio sarà concluso-.
-Me lo assicuri?-
-Posso mandare via tutti anche adesso, se lo desideri-.
-Ma no, lascia stare-, sospirò lui prendendo la mano che gli veniva porta per alzarsi. Una volta in piedi, però, non la lasciò andare.
-Sei triste?-
-Solo perché hanno trasformato questa cerimonia in un circo. Di tutti quelli che si trovano qui, solo quattro o cinque persone hanno realmente capito l’importanza di quello a cui hanno assistito-, ribatté Harry mesto.
-Conta quello che ha sentito chi ha capito. Per quanto mi riguarda, io mi sono commosso. Ho sentito il cuore che mi si spezzava di tenerezza-.
-A guardarti, non si sarebbe detto-, disse Harry con sarcasmo. Tuttavia, riprese a sorridere.
-Dovevo dissimulare, lo sai. Davanti agli altri non mi piace esternare i miei sentimenti-.
Harry ora stava sghignazzando: sapere che lui era stato toccato dalle sue parole lo aveva molto rinfrancato; era scappato nel cimitero perché temeva di averlo fatto arrabbiare…
-È per questo che il tuo discorso sembrava il resoconto di una delle missioni dell’Ordine della Fenice?-, lo schernì.
L’altro lo stava guidando verso il centro della festa, allestita nel piazzale fuori dal sagrato della chiesa.
-Almeno il mio non sembrava un elogio funebre! Per Morgana, Potter, sembrava che parlassi di me da morto!-
-Allora questa era la motivazione per cui mi guardavi storto, quando ci siamo scambiati gli anelli! E io che credevo che tu avessi cambiato idea e non volessi più sposarmi!-, esclamò Harry. Stava scherzando, ma per un momento il dubbio lo aveva colto davvero: prima, in chiesa, quando Draco aveva riaperto gli occhi e lo aveva fissato con quella sua espressione indecifrabile e magnetica.
Camminavano ancora tenendosi per mano, per cui quando Draco si fermò, Harry venne bloccato a sua volta con uno strattone; Draco lo attirò accanto a sé ed il moro percepì il freddo che era penetrato in lui dissolversi magicamente.
-Questo mai-, bisbigliò. -Anche io ti amo-, affermò un secondo prima di baciarlo con trasporto.
Harry Potter non amava i discorsi: né farli, né sentirli… Soprattutto quando la felicità si poteva racchiudere in sole quattro parole.

  
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