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Autore: KittyPryde    07/11/2004    4 recensioni
oh deep in my heart
I do believe...
...ho fatto un sogno, Alex
[Sophia Forrester]
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sophia Forrester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho fatto un sogno…
Con gli occhi stretti come asole, cuciti dalla noia, dal desiderio di una notte infinita e dal rifiuto del un giorno, splendidamente monotono; lenzuola ruvide con cui tergiversare per non arrendersi all’ennesimo mattino grigio, con l’illusione di potersi dimenticare i doveri e invecchiare sulle ultime speranze cucite a filo doppio sugli angoli degli occhi ancora socchiusi.
Nel sogno c’era una casa bianca, sommersa dalla luce naturale del sole, con le pareti bagnate di vernice fresca, ancora odorosa, profumo acre di solventi, pennelli abbandonati sull’erba nuova per concedersi il permesso di farsi rincorrere dall’ultimo desiderio fallimentare, tende impalpabili e potenzialmente fragili giocavano con le unghie dei gatti e svelavano il grande segreto di ampie finestre. Il cielo restava chiuso fuori da vetri sottili che ne lasciavano entrare l’odore, la luce striata sui mobili di vimini, sulle ombreggiature delle zanzariere, sui letti sfatti.
Una realtà abbagliante che oscillava con il sogno, lenzuola bianche e ferro battuto, vetri di carta velina che vibravano al passaggio degli aeroplani.
Le cabine della Sylvana sigillate e soffocanti come loculi, erano solo un ricordo che respirava faticosamente attraverso piccoli oblò rotondi.
Non ti piaceva la guerra, non sapevamo nemmeno cosa fosse… la guerra

L’uomo è nato per essere libero
Ha ricevuto in dono gambe e piedi per percorrere la terra, ma desiderava ali per conquistare il cielo
Eppure il cielo non si conquista, e l’uomo non poteva avere le ali
Così si è dovuto accontentare di navi… volanti

E nel sogno il cielo sembrava veramente libero, immenso fuori dalle finestre che riempivano le pareti; riuscivo a toccarne il colore, la forma morbida dell’azzurro, i filamenti setosi delle nuvole,
Non avevamo le ali, e non sapevamo volare, ma ci bastava respirarlo, il cielo, liberi dietro le grandi finestre che vibravano ad ogni mia carezza.
E la guerra era una sconosciuta, l’acqua cantava nei bicchieri e i bambini si univano al coro
we shall overcome, we shall overcome, we shall overcome someday…

Gli uomini non sono uccelli
Gli uomini non sanno volare
Si limitano a costruire macchine che glielo permettono
Ma senza la loro scienza… sarebbero solo uomini

Ho fatto un sogno
Un sogno dove ti guardavo riposare su una poltrona di vimini, con cuscini bianchi che ti accompagnavano il respiro, la curva del collo, la testa piegata di lato
…senza armi strette nelle tue mani il fucile era bruciato nella nebbia, precipitato nei ricordi dimenticati, ricordi di guerra, ricordi di terre bruciate e cannoni pronti a fare fuoco.
Osservavo il riposo di un guerriero, e l’aria profumava di sabbia, di rumori sconosciuti, indisturbati, profumava come gli spifferi di primavera che ci venivano a cercare, oltre i vetri delle grandi finestre.
E mentre dormivi facevi sogni tranquilli; la guerra era un’estranea, la guerra era lontana come le ali di libellula che facevano vibrare i vetri al loro passaggio, gli uomini volavano sul dorso degli insetti
e la Sylvana era solo un ricordo, la Sylvana non era mai esistita

l’uomo ha troppe risorse e non vuole che gli vengano imposti confini
li fugge, li distrugge, in una catena di incidenti, diplomazia e formalità
questa era la nostra guerra


…e dopo la terra conquisterà anche il cielo
e dopo la terra distruggerà anche il cielo
poi non avrà più nulla da distruggere
e tenterà di ricreare

Ho fatto un sogno…
Un sogno dove tenevi gli occhi chiusi e la testa appoggiata allo schienale di una poltrona di vimini Un sogno dove ti guardavo riposare …vulnerabile.
Il rumore inquieto dell’ascensione della Sylvana ha interrotto il silenzio sereno che mi aveva conciliato il sonno, perché la guerra è reale, al di là del mio sogno
e sul ponte della Sylvana imbracci il fucile …e gli occhi non li chiudi mai
Il silenzio che mi aveva conciliato sonno è una condizione inesistente.
Sul ponte della Sylvana l’attenzione è per il cielo grigio che ci circonda, che ci avvolge, che ci tormenta; urla, quando attraversandolo con strategica noncuranza non ci accorgiamo di ferirlo, lo strappiamo con i cannoni, con le nostre ali invisibili, pesci volanti in un mare di cielo, navi che solcano le onde d’aria in questa era delle nuvole.
Il silenzio sognato devo chiuderlo chiudo fuori dall’oblò della mia cabina, imprigionandomi in un loculo dal quale non riesco a sentire il colore del cielo…


La casa era bianca, e piena della luce naturale del sole
   
 
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