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Autore: LadyTargaryen    24/11/2013    3 recensioni
Missione: festa a casa di Shani. Obiettivo: un'amena rimpatriata tra amici per poi in un secondo momento portarsi a letto la fanciulla in questione. Essenziale: portare alcolici e un amico. Peccato che Geralt non sia Mister Popolarità. E' quindi quasi per disperazione che si ritrova ad invitare Siegfried. Peccato che le cose non andranno come preventivato. Perché mettere assieme un witcher, una bella ragazza, un cavaliere tutto onore e dovere e un poeta chiacchierone non è mai prudente.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Indovina chi viene a cena?

 

 

 

 

Il sole si accinge a tramontare dietro le cime degli alberi della palude. Tira una piacevole brezza fresca che allevia un po' le mie narici da quest'odore non esattamente di rose e nonostante l'acqua melmosa fino alla vita e la fanghiglia sul fondo che mi fa incespicare...Sono di buon umore. Cosa rara.

 

E' stata una buona giornata. Ho una testa di viverna reale che mi penzola dal fianco, un contratto sugli alghoul concluso e un altro sulle radici di echinopse, pure lui concluso. Sommandoli tutti e tre saranno almeno un migliaio di oren. Non male.

 

Mi fermo ad esaminare il mio trofeo fresco di caccia. Forse avrei dovuto dissanguarlo meglio, mi sta lasciando una sgradevole macchia rossastra sul fianco dei pantaloni, già sdruciti e rattoppati di loro. E visto l'evento che mi attende domani sera preferirei essere un po' più...presentabile. Ora, non che quanto abbia nella scarsella mi permetta di rivestirmi di seta, ma un paio nuovo di calzoni potrei anche permettermeli.

 

E una nuova camicia, questa che indosso è tutta buchi.

 

Per non parlare della giubba di pelle.

 

Sì, il mio guardaroba è ridotto ai minimi termini. Detto in breve fa schifo. Andrebbe cambiato. Peccato che i negozi di abiti non siano fatti per le tasche di un witcher. Anche se ha appena ucciso una viverna che da sola gli frutterà 500 oren.

 

Non sono un tipo vanitoso, per carità, è solo che mi secca non potermi vestire come si deve per la festa di Shani.

 

Già, la festa di Shani. Ecco che il buonumore svanisce.

 

E' tutto il giorno che ci penso. Aldilà dei giri che ho fatto per trovare gli alcolici che mi aveva chiesto, cioè il liquore alla ciliegia, il vino alle rose per Dandelion (che ovviamente non può accontentarsi di una normale birra temeriana, no!) e la vodka di segale di Temeria per me, resta il problema degli invitati. Shani si è raccomandata che io portassi un amico ma deve essersi scordata che di amici non ne ho esattamente a bizzeffe.

 

Ho cercato Zoltan nel quartiere dei non-umani, ma ho scoperto che era già stato invitato a cena da Golan Vivaldi. E quindi niente.

 

Ho provato a chiedere a Carmen, nei bassifondi. Mi ha ringraziato di cuore ma ha detto che non poteva lasciare sole le sue ragazze. E quindi anche qui acqua.

 

Chi mi resta?

 

L'idea di passare la serata solo in tre non mi entusiasma troppo. Non perché io abbia qualcosa contro il mio amico bardo, è che temo di farmi sfuggire sotto l'effetto dell'alcool quanto la sua presenza sia, come dire...di troppo. In fondo, se io e Shani fossimo soli (cosa che avevo sperato, inutilmente a quanto pare) potremmo dedicarci a ben altro che ad una bevuta in compagnia.

 

Sì, se Triss lo venisse a sapere farebbe fuoco e fiamme, e non metaforicamente, ma che posso farci? Tenere allacciati i pantaloni non è una delle cose che mi riesce meglio.

 

Raggiungo il cimitero dei golem e metto piede sulla riva, felice di poggiare finalmente sulla terraferma. Queste paludi cominciano a darmi davvero sui nervi. Fango, zanzare, acqua negli stivali e mostri ad ogni angolo. Anche se ormai i drowner non rappresentano più un problema: un scintillio d'argento, una rapida piroetta saettando la lama e cinque-sei di quei bastardi giacciono morti in mezzo all'acqua. Ed io ho cervelli freschi e cadaverina a volontà da rivendere a Kalkstein l'alchimista o da utilizzare per le mie pozioni.

 

Mi guardo attorno, lasciando vagare per un attimo lo sguardo sui pilastri di roccia e sui golem più piccoli, pietrificati da secoli e ormai erosi dagli elementi. Solo pochi giorni fa affrontavo qui il golem protettore della Torre del Mago, dando fondo alla mia sacca alchemica e alle mie energie fisiche e psichiche.

 

Una bella battaglia.

 

Ripensandoci, trovo che spingere la creatura verso l'accampamento dell'Ordine della Rosa Fiammeggiante non sia stata una mossa molto corretta da parte mia. Anzi lo ammetto, è stata una mossa da perfetto bastardo. Certo, potevano contare su delle armature spesse e sulla superiorità del numero, ma se qualcuno di loro ci avesse lasciato le penne mi sarebbe dispiaciuto. Quei tizi sono fanatici come non mai e mossi dalla convinzione (sbagliata) di essere sempre nel giusto, ma certamente non si sarebbero meritati di venire spiaccicati come focacce da un golem. E poi mi ha fatto piacere combattere nuovamente a fianco di Siegfried; è un combattente leale e onesto, e a differenza dei suoi commilitoni non ha pregiudizi. Abbiamo affrontato assieme la cockatrice nelle fogne e l'abbiamo sconfitta, e per quanto odi la sua totale incapacità di restare in silenzio (che bisogno c'è di urlare “Per il Fuoco Eterno” e idiozie simili prima di affrontare un nemico, dico io?) devo riconoscere che è affabile e alla mano.

 

E' un po' che non lo vedo, tra l'altro.

 

L'ultima volta che abbiamo parlato era stato colpito alla gamba da una spina di echinopse che gli era rimasta conficcata nella carne. Cosa che non gli ha impedito di attaccare a cianciare di onore, dovere e altre stupidaggini morali a proposito dello scegliere se battermi al loro fianco contro gli Scoia'tael. Giuro, se per ogni richiesta di questo tipo mi avessero dato un oren ora sarei ricco.

 

Scrollo le spalle e mi dirigo verso l'accampamento dell'Ordine. Due chiacchiere non possono certo farmi male. Se poi dovesse iniziare ancora una volta a blaterare di dovere alzerò i tacchi e andrò per la mia strada.

 

Man mano che mi avvicino distinguo meglio il campo: i focolari accesi, i soldati dalle tuniche rosse riuniti attorno, e un delizioso odore di carne al girarrosto che si spande nell'aria. Una figura alta e con i capelli biondi tagliati corti si alza in piedi e mi si avvicina, facendomi un gesto di saluto.

 

Siegfried.

 

“Geralt!” “Salve, Siegfried.” “Mio buon amico, come stai?” fa, col suo consueto espansivo cameratismo “E come si comportano i mostri?” “Iniziano a capire chi comanda. Tu piuttosto” indico una macchia rossastra di sangue rappreso sulla cotta di maglia “se non ricordo male eri stato ferito.” “Oh, solo un graffio, niente di più.”

 

Lo squadro inarcando con eloquenza un sopracciglio. Zoppicare vistosamente trascinando una gamba e reggersi a stento in piedi poggiando tutto il peso sull'altra, solo un graffio?

 

“Hai tolto la spina?” “Ahimè, non ce n'è stato il tempo. Nella mia divisione non ci sono medici e non posso recarmi all'Ospedale Lebioda per farmi curare. Ho ricevuto l'ordine di non abbandonare la postazione di guardia agli Scoiattoli per nessun motivo. L'ordine viene dal Gran Maestro in persona, non posso disubbidire. Ma c'è un lato positivo: il mio turno in avanscoperta con gli scout termina domani. Allora sarò libero di farmi medicare.”

 

Certo. E nel frattempo la ferita si infetta e magari va in necrosi. Ah, che la peste mi colga se capirò mai il perché della loro cocciutaggine fanatica!

 

“Ci sarebbe un metodo per estrarre la spina senza far ricorso a medici ed ospedali” comincio io “Ma ti preannuncio che sarà piuttosto doloroso.”

 

Siegfried alza il mento gonfiando il petto orgoglioso. “Il dolore non mi spaventa. Un cavaliere della Rosa Fiammeggiante è abituato a sopportarlo stoicamente e senza batter ciglio.” “Lieto di sentirlo. Ti serviranno un pugnale ben affilato per incidere la ferita, delle bende e qualcosa per disinfettare la ferita.” ”Nessun problema.” Fa un gesto ai suoi uomini e si siede davanti al fuoco. Sfila lo stivale, slaccia il fermaglio che tiene chiuso il gambale e solleva la cotta di maglia fino al ginocchio. Un pessimo odore si leva dalla ferita: è giallastra, gonfia e tutta infetta. Come da manuale.

 

“Accidenti” commenta Denesle senza batter ciglio, contemplandosi la gamba. “Non credevo fosse tanto grave.” Faccio uno sforzo sovrumano e mi costringo a non rispondergli. Dopo poco ecco tornare gli altri soldati. Uno con un pugnale, un altro con delle bende...”E il disinfettante?” “Eh?” “Qualcosa per disinfettare la ferita. Un alcolico, meglio ancora se forte.” Il cavaliere dagli occhi blu scruta severo i suoi uomini. “Non vi sarete bevuti tutto quello che c'era, spero.”

 

Dalle espressioni imbarazzate dei soldati è chiaro come il sole che se lo sono scolati fino all'ultima goccia.

 

Sospiro.

 

E questi sarebbero gli aitanti difensori dei poveri che mi rubano il lavoro? I prodi cavalieri che vanno a caccia di mostri per la gloria e l'onore? Mi vien voglia di tifare per i mostri.

 

Ma di nuovo mi astengo dal commentare. Estraggo dalla bisaccia una bottiglia di limoncello di Nilfgaard e la porgo a Siegfried. E dico addio ad un'ottima base alchemica per i miei elisir. Una base da trenta oren, peraltro.

 

“Grazie, Geralt. Ti sono debitore.”

“Lascia stare. Ora, voialtri” mi rivolgo ai soldati che se ne stanno impalati senza saper bene cosa fare delle loro mani “sapete come procedere?”. I quattro si guardano a vicenda con sguardi persi che la dicono lunga ma balbettando rispondono di sì. Dovrebbero cavarsela. Tuttavia un po' di pratico pronto soccorso spiccio non farà loro male.

 

“La lama va cauterizzata col fuoco. Le mani devono essere pulite. E le bende vanno molto strette per arrestare il sangue. O il vostro capitano arriverà all'ospedale cadavere. Chiaro?”

 

I quattro dell'Ordine annuiscono con vigore, sospetto più per convincersene e dar l'impressione d'aver capito che per altro. Siegfried annuisce soddisfatto “Geralt, amico mio, ti devo davvero un favore. Come posso sdebitarmi?” “Venendo alla festa a casa di Shani domani sera.”

 

Non so come mi sia venuto in mente ma l'ho detto. Una vocina nella mia testa dice no ma non ci faccio caso. Dovrò pur invitare qualcuno, o no?

 

“Festa? Che festa?”

“La festa che una mia amica organizza a casa sua. Nella zona del mercato. Allora, ci vieni?”

 

Siegfried sorride. “Ci sarò.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Il mio povero cuore!! Cosa mi tocca sopportare!”

 

Sollevo gli occhi dal mio giubbetto di pelle, che tento per l'ennesima volta (inutilmente) di sistemare in modo che non si vedano i bottoni mancanti, staccatisi svariati secoli fa e mai ricuciti, e rivolgo alla vecchietta, la padrona di casa di Shani, uno sguardo interrogativo. E scocciato, anche.

 

“Qual è il problema?” domando con un sospiro rassegnato.

 

Perché ci sarà un problema, c'è sempre un problema con questa malefica vecchiaccia: una volta non vuole uomini in casa, un'altra le inzacchero di fango il pavimento, un'altra ancora sbatto troppo forte la porta e le viene l'emicrania...

 

“Ha accalappiato un musicista o qualcosa del genere! Una tale dissolutezza in casa mia!!” strilla lei a voce altissima, in un modo che a confronto le urla di un fleder sono una ninna nanna.

 

E attacca a lamentarsi, mani alzate al cielo, di giovani spudorati, musici senza ritegno e pargoli urlanti che faranno la loro comparsa fra nove mesi per rovinare irrimediabilmente la sua pace casalinga. Vorrei tranquillizzarla dicendole che i witcher sono sterili, quindi niente pargoli né urla di pargoli con me, ma trovo non sia esattamente la cosa migliore da dire. Temo paleserei un po' troppo i miei fini. E poi non sono esattamente certo che la nonnetta abbia inteso che non sono un principe delle fiabe, che non vengo per il puro gusto di fare un giro e che fosse per me non sarei venuto per una festa ma per qualcosa di molto più concreto.

 

“Vuoi che salga a far loro compagnia?” propongo infine, nella speranza che lo sproloquio termini lì. “Finalmente dici qualcosa di sensato!” sbotta acida, e se ne va continuando a borbottare tra se e se. “E il 'Salve, caro. Sali pure di sopra' dove lo abbiamo lasciato?” mugugno mentre guadagno rapidamente le scale. Ad accogliermi trovo Shani, in un abitino verde con ricami in oro a dir poco delizioso, e Dandelion, col suo ridicolo cappello piumato e l'immancabile liuto.

 

Shani è splendida, come sempre. E Dandelion ciarla, come sempre.

 

“Ben arrivato Geralt!” mi saluta Shani venendo ad abbracciarmi. “Come stai, vecchio mio ?” domanda il poeta dandomi una pacca sulla spalla. “Non male, ti ringrazio.” “Sempre lugubre tu. Io invece torno adesso da un incontro con Vesna, una ragazza del Quartiere Mercantile che...”. “Vesna? Sei tornato con lei?” m'informo, più per pura cortesia che per interesse, versandomi da bere un generoso bicchiere di vodka. “Non t'aveva cacciato di casa in mutande e sguinzagliato contro il cane?”. Dandelion assume un'espressione di profondo stupore: “Cielo, no! E' un'altra Vesna!” “Aaah.” mi limito a commentare io, prima di venire sommerso da una valanga di parole di cui non tento neppure di afferrare il senso. Sarebbe inutile. Non c'è.

 

Shani mi sorride alzando le spalle in un “Che vuoi farci? E' fatto così.” poi mi domanda: “Hai invitato qualcuno?”. “Un cavaliere di nome Siegfried.”

 

Dandelion interrompe bruscamente il suo monologo: “Non mi piacciono quei fanatici boriosi.” “Non sono tutti così. Siegfried è diverso.” “Sarà”, ribatte Shani, e il mio amico poeta si produce in un dubbioso “mah!”. Poi d'improvviso sulle scale si sente un rumore di suole chiodate e compare Siegfried, in gran pompa. Stivali freschi di lucidatura, usbergo nuovo di fucina dell'armaiolo, gorgiera tirata a lucido, speroni scintillanti e tunica da parata perfettamente inamidata. Completano il quadro capelli, baffi e pizzetto, tutti curatissimi. Non ha per nulla l'aria di uno che ha passato settimane a far la posta in una palude.

 

Mi sa proprio che l'unico vestito male di tutta la stanza sono io.

 

“Salve.” esordisce Siegfried.

 

Silenzio imbarazzato. Ed imbarazzante. E temo che dovrò essere io a romperlo.

 

“Ciao, Siegfried. Finalmente sei arrivato.”

 

Il cavaliere mi sorride...poi s'accorge della presenza di Shani e il sorriso diventa di tutt'altro tipo. E la neonata vocina torna a farsi sentire assieme ad un non proprio vago senso di fastidio. Male.

 

“I miei rispetti. Sono Siegfried, cavaliere dell'Ordine della Rosa Fiammeggiante.” dice tutto impettito e accennando un inchino galante. Shani arrossisce ma è visibilmente compiaciuta. Di nuovo, male. Molto male.

 

“Shani. Benvenuto.” “Dandelion.” si presenta il bardo, scrutando il nuovo arrivato di sotto in su e non senza un velo di diffidenza. “Un po' di vino?” offre la ragazza porgendogli un bicchiere ricolmo di vino alle rose. “Nonostante la quarantena Geralt è riuscito a trovare dell'alcool.” Dandelion (che la lingua dopo quarant'anni di vita spesi in scemenze ancora non ha imparato a tenerla a freno) se ne esce con un commento acido su re Foltest e la sua quarantena. Un'esca per Siegfried. Esca cui, ovviamente, non può non abboccare. Guai in vista.

 

“La quarantena serve a proteggere gli umani dalla peste.” risponde infatti con compito sussiego.

“E i non-umani?”

“Non capisco.”

“Sappiamo tutti come l'Ordine tratta i non-umani.”

 

E cominciano una discussione pericolosamente giocata sul filo del litigio. E' qui da neanche due minuti e stiamo già per arrivare alle mani. Se proprio ha da finire in rissa spero solo che Siegfried gli spezzi a metà quel maledetto liuto. Così forse Dandelion la smetterà di andare in giro a raccontare frottole amorose alle ragazze.

 

“Geralt, dì qualcosa!” insorge il bardo. Sa di supplica. “Sono molto curioso di conoscere la tua opinione.” dice il cavaliere. E questa sa di minaccia. In più Shani mi guarda come a significare “per favore, dividili”. Nonostante la rinomata neutralità dei witcher ho sempre odiato far da paciere.

 

“L'Ordine compie solo il suo dovere. Però da una parte Dandelion ha ragione: i non-umani vivono in condizioni di povertà quando non di miseria mentre gli umani del quartiere mercantile si preoccupano se cenare a salmone o caviale. Non mi pare molto giusto.”

 

Risposta neutrale, nel mio stile. Insomma: Siegfried è troppo corretto per farsi prendere la mano e abusare dei privilegi concessogli perché cavaliere; per gli altri non metterei la mano sul fuoco. L'Ordine è essenzialmente formato da fanatici esaltati e razzisti ma gli Scoia'tael per loro conto sono poco meno che dei terroristi che hanno dichiarato guerra all'intera razza umana e perfino a quei pochi non-umani che ancora credono nell'integrazione: non credo siano difendibili, su nessun fronte. E con questo, l'arduo compito di metter pace tra i due litiganti è stato assolto.

 

“Beviamo” interviene Shani per prevenire ulteriori discussioni. Ci accomodiamo a tavola: io davanti a Shani, Dandelion davanti a Siegfried. Non mi sfugge il fatto che si sia messo vicino a lei.

 

Male. Anzi, di male in peggio.

 

Shani versa da bere e dopo un breve brindisi affondiamo le labbra nei bicchieri. Il poeta tira fuori da una tasca del farsetto viola una bottiglia di quello che a prima vista sembra Toussaint (riserva personale, immagino) e se ne serve un goccetto. Ovviamente di offrire agli altri non se ne parla. “Toussaint del 1220?” s'informa Denesle. Dandelion sbarra gli occhi, faticando a dissimulare la sorpresa. “Esattamente. Come hai fatto ad indovinare? E' praticamente indistinguibile dalle annate successive se non...” “...Per un vago profumo di viole.” Siegfried sorride. “La mia famiglia ha un'antica tradizione vinicola. Posso dire di intendermene un poco.” Ora Dandelion è letteralmente senza parole: esiste qualcuno che possa competere con lui in fatto di vini ricercati.

 

Beh, forse non diventeranno amici per la pelle ma almeno hanno smesso di litigare. E' già un traguardo.

 

Assicuratomi che non scoppierà una zuffa furibonda che mi toccherà poi sedare, mi concentro su Shani, che è tra parentesi uno schianto. E tra me e me ringrazio il mio amico menestrello di tenere impegnato Denesle. Ho come l'impressione, complice la vocina all'orecchio, che celibato o meno stia tentando il sorpasso.

 

“Parlami della battaglia di Brenna.”

 

Shani era tra i medici da campo e nonostante la giovane età e la poca esperienza diretta ha visto e curato migliaia di feriti quel giorno. Ha un coraggio ed una determinazione che le fanno davvero molto onore. E non ha neppure vent'anni. Sì, la ragazza m'interessa. Eccome.

 

“Ho visto ferite senza precedenti: arti amputati con lame seghettate, sangue nero...Probabilmente Nilfgaard usava armi avvelenate.”

“E tu che hai fatto?”

“Ho cucito il bianco col bianco e il rosso col rosso, come mi dicevano ad Oxenfurt” mi sorride, scostandosi i capelli dagli occhi in un gesto che mi piace da impazzire. “e ho incrociato le dita.” Rispondo al suo sorriso. “Ti ammiro, Shani.”

 

Di fianco a noi l'ascia di guerra è stata decisamente seppellita: Siegfried e Dandelion stanno infatti lodando le qualità dei vini alla ciliegia ed esecrando la a dir poco mediocre per non dire scadente “bevanda del soldato”. Io taccio e non commento: ai fini dei miei elisir fa (quasi) tutto brodo.

 

“Geralt amico mio” esclama Siegfried d'un tratto col tono solenne di chi stia leggendo un proclama reale “ho un favore da chiederti.” “Perché sento che non mi piacerà?” “Devi andare di sotto e prendermi una bottiglia di liquore.”

 

E lasciarlo qua di sopra? Con Shani? No, no, no e no. La vocina si oppone. Neanche per idea. Neppure se Dandelion sembra ancora piuttosto “presente”. Evento che non durerà a lungo.

 

“Devo rubare il vino della vecchia?”

“No, no, niente di simile. Dopo lascerò lì il borsellino e quanto basta per ricomprarne cinque bottiglie.”

“Perché non ci vai tu?”

“La mia armatura farebbe un rumore terribile.”

 

Motivazione sensata, devo dire. Tento di accampare una scusa ma eccolo che comincia con i suoi soliti discorsi: che siamo amici, che abbiamo combattuto assieme, che ad un amico un favore non lo si rifiuta e bla bla bla. Cosa avevo bevuto quando ho deciso di invitarlo?

 

“D'accordo, d'accordo.” acconsento infine e m'avvio sbuffando verso le scale. Sono circa a metà dei gradini quando sento qualcuno alle mie spalle. Mi volto.

 

“A conti fatti in due faremo prima.” si giustifica Siegfried, che barcolla almeno quanto me. Cosa l'abbia spinto a scendere non lo so e non m'interessa saperlo, certo è che una mano mi farebbe comodo. Purché non inciampi e non mi cada addosso. “Allora nel caso tu distrai la megera ed io rubo il liquore.” “Non è rubare. Non me lo perdonerei mai se rubassi ad una povera vecchietta. E' un...prestito.” “Sia quel che sia. Silenzio e andiamo.”

 

Scendiamo i gradini restanti cercando di ridurre a zero qualunque rumore, impresa non resa di certo più facile dall'armatura di Siegfried: tra i cigolii della maglia di ferro, il tintinnare degli speroni e la spada che gli sbatte al fianco ad ogni passo se la vecchia non s'è svegliata è poco meno che un miracolo. Supplicando qualcuno lassù che la padrona di casa sia sorda come una campana, in un modo o nell'altro raggiungiamo la credenza; un rantolo dalla branda all'angolo ci assicura che la vecchia sta dormendo della grossa e ci azzardiamo ad aprire le ante del vecchio mobile. Un cigolio sommesso e lamentoso ed ecco che compare una bottiglia di liquore. Siegfried la stappa e annusa curioso: “Sherry!” constata con aria da intenditore. “E con almeno dieci anni di invecchiamento!”

Rivolgo allo sherry con almeno dieci anni d'invecchiamento l'attenzione e l'interesse che normalmente rivolgerei ad un grumo di bava di graveir sui miei stivali. “Bene, fantastico. Ora andiamocene prima che la vecchia si svegli.” “Certamente. Ma prima” e Denesle afferra alcuni piccolissimi bicchierini di quello che pare cristallo nanico “permettimi di prendere su questi. Sono bicchierini da sherry.“ Faccio appello ad ogni grammo di autocontrollo e replico: “E non potremmo berlo in dei normali bicchieri, questo favoloso sherry?” “Mai al mondo, Geralt!” esclama il cavaliere guardandomi come se gli avessi proposto un efferato delitto. “Non si può bere un simile tesoro in dei volgari bicchieri di vetro! E' un'eresia! Uno spreco!”

 

Allo stesso modo di quando attacca con i suoi sermoni all'insegna dell'onore e del dovere capisco che ogni tentativo di controbattere è fiato sprecato. E continuo a non ricordare cosa avevo bevuto quando ho deciso di invitarlo. Non doveva essere roba buona, su questo non ho dubbi.

 

“Va bene, va bene. Prendi i bicchieri e andiamocene. Ho come l'impressione che la vecchia non abbia esattamente il sonno pesa....”

 

Non faccio in tempo a finire la frase che uno dei bicchierini in questione gli sfugge di mano.

 

Lo vedo cadere al rallentatore come quando combatto sotto l'effetto della Bufera di Neve.

 

Mi butto a pancia sotto per tentare un estremo salvataggio...Ma inutilmente. Il bicchierino si sfracella a terra in mille pezzi.

 

Di colpo la vecchia spalanca gli occhi come un drago che faccia la guardia ad un tesoro e se lo senta rubare mentre dorme. E ci vede. Merda.

 

“Dei ladri?? In casa mia??!” urla balzando in piedi con un'agilità insospettabile. ”Ehm no, signora, vede, noi...” biascica Siegfried in un vago tentativo di salvare la situazione. Debole, molto debole. “Coooosaaa?? Siete ubriachi??” ”Non è vero!” tento di difendermi io ma la megera non intende sentir ragioni. Ripeto, merda.

 

“Fuori da casa mia! E non fatevi più vedere!!” “Ma signora noi...” ma l'ultima disperata difesa del cavaliere finisce alle ortiche quando la strega, con un balzo degno di una tigre di Zerrykania, si avventa su una scopa di saggina, con tutta l'intenzione di rompercela in testa. “Fuori! Fuori! Fuori ho detto!!” E com'è, come non è ci sbatte fuori di casa. Merda, e confermo: merda.

 

Vorrei mettermi ad urlare ma butterei giù dal letto l'intera Vizima. E mi guadagnerei un vaso da notte (pieno, data l'ora) in testa.

 

“Accidenti” commenta Siegfried grattandosi la nuca. “è proprio un bel pasticcio.” Non mi degno neppure di rispondergli: svolto l'angolo e adocchio una scala a pioli di legno, che già in precedenza, passando per il quartiere, avevo individuato. “Che stai facendo?” mi domanda il cavaliere, appoggiato al muro di schiena nel tentativo di reggersi in piedi. Tentativo inutile.

 

Avrei una rispostaccia feroce sulla punta della lingua ma mi limito a sollevare la scala e a posarla nuovamente poco più in là, sul muro della casa di Shani; sopra le nostre teste, la finestra illuminata del solaio dove si svolge la festa. “Trovo un modo per rientrare, direi.” “Ma abbiamo bevuto! Come facciamo a...” Gli pianto in faccia uno dei miei rinomati sguardi di ghiaccio: “Hai idee migliori?”

 

Denesle apre la bocca per rispondere ma la richiude subito. “Ottimo. Ora legati quella bottiglia alla cintura e andiamo.” “E i bicchierini? Li ho ancora in mano.” Un improvviso latrato di cane si prende la briga di coprire la mia risposta circa dove devono andarsene, i bicchierini.

 

 

 

 

 

 

“Geralt? Da dove diavolo sbuchi??”

 

“Dall'antro della nonna.” bofonchio io con nessuna voglia di far conversazione. Scavalco il balconcino della finestra apertaci da Shani da dove siamo risaliti e senza troppi complimenti punto dritto verso il tavolo alla ricerca della vodka. Dandelion, impegnato a dondolarsi sulla sedia e già più che brillo, trova per qualche motivo la cosa estremamente spiritosa. “Per le tette di Melitele, amico mio! Potrei comporci una ballata! Il witcher e l'intreccio della torre. 'Shani, o dolce Shani, sciogli i tuoi cape...'” Ma non fa in tempo a finire che assesto un colpetto allo schienale della sedia e lo mando a sghignazzare sul pavimento. Solo allora mi concedo di svuotare la bottiglia di vodka di Temeria con una certa intima soddisfazione. Shani, nel frattempo, sta aiutando Siegfried a scavalcare la finestra. E Siegfried (non sono abbastanza ubriaco da non notarlo) si fa aiutare pure un po' troppo per i miei gusti. Sembra che d'improvviso non sia più capace di reggersi in piedi da sé.

 

La vocina ruggisce: te l'avevo detto che NON dovevi invitarlo!!

 

“Ma cos'è successo, di preciso?”

 

Il cavaliere si spolvera la tunica scarlatta con studiata noncuranza e le rivolge il sorriso smagliante di chi ha tutto sotto controllo: “Oh, nulla di che. Quell'adorabile vecchietta non ha gradito che le frugassimo nella credenza e ci ha caldamente invitati ad uscire. Da qui il nostro...rocambolesco ritorno.”

 

Alle parole “adorabile vecchietta” rischio il soffocamento. Tutto quel casino per colpa sua e dei suoi bicchierini e osa pure fare finta di nulla? Bastardo.

 

“Beh, l'importante è che abbiate trovato qualcosa. Che cos'è, a proposito?”

“Ah, un vero tesoro, una vera delizia. E'...”

“Sherry con dieci anni d'invecchiamento.”

 

Shani e Siegfried si voltano all'unisono a fissarmi. Lei sorpresa, lui un po' seccato. Un po' molto seccato. Chissà perché. Gli ho senza dubbio guastato le uova nel paniere. E chissà perché mi rifiuto di sentirmi in colpa.

 

“Non sapevo sapessi riconoscere gli anni d'invecchiamento degli alcolici, Geralt.” commenta Shani stupita. “Ho dei talenti nascosti.” replico senza finta modestia io, trangugiando con un ultimo sorso la vodka rimasta.

 

Non mi prendo neppure il disturbo di controllare se Denesle è infastidito. La cosa proprio non mi tange.

 

La ragazza, avvertendo nell'aria odor di grane, si rivolge a Dandelion, che non si sa come è riuscito a rimettersi in piedi. Per modo di dire. “Dandelion, non avevi detto di avere una canzone per l'occasione?” Alla parola canzone il menestrello dal cappello piumato ritrova all'istante equilibrio e lucidità.

 

“Oh sì! Ne ho una che fa proprio al caso nostro!”

 

E afferrato il suo amato liuto si piazza al lato del camino, davanti ai tappeti di pelliccia sui quali ci accomodiamo. Si prende un attimo per accordare lo strumento poi comincia a cantare con la sua (devo ammetterlo) bella voce melodiosa. Parla dell'autunno e dell'amore e cantando si accompagna facendo vibrare le corde dello strumento.

 

E' una melodia dolce, malinconica, che ha proprio quel vago sapore autunnale delle foglie ingiallite e del primo freddo, mentre le giornate si fanno sempre più buie. Perfino uno come me, che su definizione di Dandelion non sa far rimare nient'altro oltre che “culo” con “mulo”, può capirla. Ed apprezzarla, anche.

 

Con la coda dell'occhio vedo Shani e Siegfried che si rivolgono uno sguardo eloquente.

 

Molto eloquente.

 

Troppo eloquente.

 

Si sorridono appena: lui guarda lei, lei guarda lui...No!!!

 

La vocina non ne può più e finalmente urla gelosissima: fa qualcosa!

 

Fingendo non chalance colpisco di gomito la mia spada d'acciaio appoggiata al tavolo e con un gran fracasso metallico la mando a sbattere per terra.

 

E' un attimo. Lo sguardo s'interrompe all'istante: la magia s'è rotta.

 

La vocina gongola.

 

Ma non fa in tempo a gongolare più di tanto che ecco Siegfried si alza in piedi e conclude lui, a voce spiegata, la canzone. Guardando negli occhi Shani. Tentativo fallito.

 

Tuttavia, aldilà della vocina che sbraita parole irripetibili, tocca ammettere che è davvero intonato.

 

Dandelion e Shani applaudono ammirati: “Hai una bella voce Siegfried!” “Non sapevo cantassi così bene!”. Il cavaliere si inchina sorridendo signorilmente. “Dove hai imparato ?” domando curioso io. “Nel coro dell'Ordine.” risponde Siegfried tutto fiero. Noto con la coda dell'occhio che Shani è decisamente deliziata dalla cosa. Troppo deliziata. Tento di convincermi che ha semplicemente bevuto troppo. Ma lei insiste. E la convinzione evapora: “Cantami qualche altra canzone monastica!” Siegfried fa per replicare quando, sentendomi decisamente in dovere di intromettermi, lo interrompo: “Non dovevamo andare, Dandelion?” Dandelion, che approfittando della distrazione generale ha arraffato la bottiglia di sherry e ci si è attaccato come non bevesse da giorni, mi guarda senza capire. “Eh?” “Dandelion, andiamo.” ripeto con calma glaciale e sottolineando perentorio l'andiamo. E Denesle, in un sussulto di rigore, sembra ricordarsi anche lui di un importantissimo impegno improvviso. Se siano stati i voti che tornano a far capolino nella coscienza o il mio tono non saprei dirlo.

 

“Anch'io dovrei andare.” si giustifica impappinandosi “Ci rivedremo, mia signora?” “Ma certo.” Siegfried le rivolge uno sguardo radioso con un sorriso a trentadue denti che va da orecchio a orecchio. Mi trattengo dall'imprecare.

 

Tossicchio. “Non dovevamo andarcene?” “Oh, sì. Che stupida.” e Shani ci accompagna alla porta di casa. La vecchietta, a giudicare dal russare, è tornata a dormire. Qui ci saluta uno per uno: mi stringe forte, abbraccia Dandelion, decisamente ubriaco (che lungo le scale ha avuto modo di scolarsi metà dello sherry ed ha perso quel poco di lucidità recuperata) e arrivata a Siegfried lo abbraccia e alzandosi sulle punte dei piedi gli schiocca un bacio sulla guancia. Il cavaliere sorride, imbarazzato, ma risponde all'abbraccio. Se non fossi troppo impegnato ad impedire al mio amico poeta di sdraiarsi sul pavimento - dal quale probabilmente non mi riuscirebbe più di farlo alzare - e se non avessi in corpo qualcosa come una bottiglia di vodka e tre bicchieri di vino rosè (con gli effetti che ne conseguono) di certo mi prenderei la briga di mollare un pugno sul naso al caro Siegfried.

 

Memo per me: qualunque cosa fosse quello che ho bevuto quando ho deciso di invitarlo d'ora in poi ci starò lontano un miglio.

 

Infine Shani ci saluta tutti e tre e si richiude il portone di legno alle spalle.

 

L'aria delle notte è spiacevolmente fredda e dall'odore di pioggia direi che tra non molto inizierà a piovere. Perfetto. Ci fosse una volta che non ho beccato un acquazzone in questa fottutissima città!

 

“Dove alloggia lui?” mi domanda Denesle indicando il bardo appeso alla mia spalla, ormai appisolatosi e più inutile del suo solito. “Nel quartiere mercantile. Ma per questa sera dovrà accontentarsi di una stanza all'Orso Peloso.” “Vengo con te.” E si mette l'altro braccio si Dandelion attorno alle spalle, aiutandomi a sorreggerlo. Dopo alcuni minuti di marcia trascinandoci dietro il nostro peso morto di poeta Denesle mi si rivolge sorridendo: “Comunque Shani è davvero una ragazza adorabile. Grazie mille per l'invito, Geralt.”

 

Ah no. Questo no. Ho sopportato finora. Ma ora la misura è colma. E' arrivato il momento di dire basta.

 

Mi fermo nel bel mezzo della strada e mi volto, con tutta l'intenzione di fare un mazzo grosso così al mio caro amico cavaliere dell'Ordine. “Adesso me e te facciamo un discorsetto...” Ma non faccio neppure in tempo ad iniziare che, con un suono a metà tra lo scarico delle fogne che si svuota e la digestione di una divoratrice, Dandelion si stacca da me e mi vomita tutto addosso, dall'antipasto alla frutta. Poi, con la massima flemma, scivola dolcemente a terra e comincia a russare in tutta tranquillità. Siegfried, dal canto suo, ha fatto appena in tempo a ritrarsi e non s'è beccato manco uno schizzo.

 

Caccio un urlo.

 

Ma questa volta né i latrati dei cani né i tuoni hanno la forza di coprire gli insulti degni neanche della peggiore delle bettole che mi escono di bocca.

 

Nuova voce per il bestiario. Lettera C: dopo Caccia Selvaggia, Cena tra Amici.

 

Pericolosa. Molto pericolosa.

 

Da evitare nel modo più assoluto.

 

E se tra qualche giorno scovo Dandelion che racconta “C'erano un witcher, un cavaliere e un menestrello che dovevano andare a cena da un'amica” in una taverna giuro che lo appendo per le palle e il suo liuto glielo faccio mangiare.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell'autrice: Ebbene sì, cari miei. Ora rompo anche nella sezione videogiochi! Questa demenzialissima FF è ovviamente tratta dalla missione “Una vecchia amica”, che qualunque giocatore di TW conosce come “la festa di Shani”: bevuta con gli amici, prima, e sc***ta felice, poi XD. Al primo giro ho invitato Zoltan, poi, scoperto che si poteva invitare anche Sieg ho rigiocato la partita e invitato lui *-*. Cui avrei peraltro mollato con molto piacere Shani, che odio, detto tra parentesi u.u. Che dirvi? Ho voluto riscriverla in chiave ancora più stupida. Dite che m'è riuscito ;)?

 

Vabbè, vi lascio. Recensite, se non vi ha fatto troppo schifo :D!

 

 

#Raky

 

 

PS: Vesna è la cameriera della locanda nei campi fuori Vizima. Volevo riutilizzare il nome, tutto lì. XD

  
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