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Autore: Liveandlove    25/11/2013    0 recensioni
Tratto dal testo:
Anche la vita di un radiocronista può diventare monotona, ma non per me. Non per un bipolare come me. Varcai la soglia della porta del mio appartamento e rivolsi il volto ai raggi di sole primaverili che mi scaldarono la pelle e non potei che sorridere per poi fare una smorfia. Sarebbe stata un'altra giornata decisamente di merda.
«...»
Avevo come una strana voglia di rivedere quel ragazzo, avevo la speranza che lui si presentasse da me a chiedere del bagno o addirittura avevo il falso presentimento che lui mi avesse mandato quei fiori che il giorno precedente avevo fatto buttare.
«...»
Era di spalle, ma osservandolo non corrispondeva a nessuno dei condomini così, dopo qualche secondo capii con stupore che si trattava del mio nuovo vicino. All'improvviso, probabilmente accortosi della luce dietro di lui, si girò e mi mostrò il suo viso. Aveva dei tratti dolci, quasi femminili e degli occhi da cerbiatto che lo facevano sembrare un bambino. Poi il mio cervello solo dopo qualche secondo realizzò chi fosse e mi portò ad urlare «Tu! Che ci fai quì?!» mentre lui mi fissava con gli occhi socchiusi, accecato.
TaeKey/JongKey
INCOMPLETO
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Jonghyun, Key, Quasi tutti, Taemin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Radio Love


Chapter I
Neighborhood



Anche la vita di un radiocronista può diventare monotona, ma non per me. Non per un bipolare come me. Ogni giorno può essere qualunque cosa tranne che noiosa.
Varcai la soglia della porta del mio appartamento e rivolsi il volto ai raggi di sole primaverili che mi scaldarono la pelle e non potei che sorridere per poi fare una smorfia. Sarebbe stata un'altra giornata decisamente di merda. Amavo la mia vita perché era esattamente come la primavera : bella e leggera, ma non riuscivo a non lamentarmi di ogni fottuto e minimo difetto.
Arrivai allo studio radiofonico sempre in perfetto ritardo di trentadue minuti e feci la mia epica entrata. Tutti mi accennarono un saluto, mentre il mio nuovo assistente, uno sbadato maknae inesperto mi affiancò non 
appena mi vide. L'avevo assunto ormai da due giorni e contavo di farlo fuori entro il fine settimana.
Non si era ancora abituato al mio ritardo perciò non si risparmiò col suo "Scusami Sunbae-Hyung ma devo ripeterti che sei ancora in ritardo" ma finalmente si ricordò del mio cappuccino con foglie alla menta che reggeva a fatica assieme ai documenti con orari, appuntamenti e testi di canzoni.
Entrai nello studio di registrazione completamente blindato senza rendere conto al mio cosiddetto amico lì dietro al vetro che gestiva tutto. Così prima di andare in onda irruppe col suo microfono rompendomi i timpani e diffondendo tutta la sua voce nella cabina di registrazione. «Ya! Nemmeno un saluto al tuo migliore amico?» Dopo esser saltato sulla sedia mentre sorseggiavo il mio cappuccino scossi la testa e gli lanciai un'occhiataccia. «Okay, okay. - Alzò entrambe le mani da dietro il vetro - Scusa. Comunque sia mancano tre minuti e siamo on.» Gli lanciai un cenno col capo e seguii con lo sguardo il maknae che stava entrando nella stanza. «Scusa Hyung. Sono venuto per darti i testi delle canzoni che dovrai cantare durante le pause e questo messaggio che ti manda Minho Sunbae-nim.» Sbuffai guardando quelle scartoffie. Fantastico, ancora canzoni d'amore. Beh, era piuttosto ovvio, dato che gestivo un programma radiofonico in cui risolvevo problemi d'amore. Fissai per qualche secondo i fogli e infine misi da parte i testi delle canzoni e restituii il messaggio del capo senza nemmeno guardarlo, al mio assistente che si trovava immobile accanto a me in attesa che lo congedassi. «Tieni Taemin-ah. Buttalo, restituiscilo, gettalo dalla finestra, dallo in pasto ad un cavallo. Fanne quello che vuoi, non mi serve.» Poi sventolai la mano, segno che doveva sgombrare e così fece andandosene con uno sguardo confuso.
Io e il capo non eravamo né in buoni rapporti né il contrario. Inizialmente ci eravamo indifferenti anche se ci piaceva stuzzicarci poiché ero l'unico che osava sfidarlo tra tutti i dipendenti. Ma in seguito lui sembrava aver cominciato a flirtare con me.
Sentii rimbombare i colpetti sul microfono di Onew, che poi mi sorrise timidamente a mo' di scuse. «Siamo in onda tra... - con le dita mi fece "tre", "due", "uno"-.» Presi un gran respiro e ricominciai con la solita moina giornaliera. «Buongiorno a tutti! Rieccoci quì a Shining Love, condotto da me! L'unico ed inimitabile Key! - Onew sorridendo e scuotendo il capo mandò degli applausi registrati - Benissimo, sono le dieci meno un quarto e non abbiamo nemmeno iniziato che sento già i telefoni squillare! Prima di iniziare vorrei...» Procedetti con l'oroscopo, una canzone di quelle nella lista cantate da me e poi rispondemmo circa ad una decina di chiamate che a me sembrarono dieci mila. Infine finii con un'altra canzone inglese e potei finalmente riposarmi. Quella era una di quelle mattinate in cui la mia voce sembrava non collaborare, tanto meno il mio fisico. Non facevo che sudare e sentire le forze svanire sempre più rapidamente. Avevo uno strano calo di energie, perciò mangiai più del solito e bevvi come un cammello. La pausa passò in fretta e dovemmo subito ricominciare. Prima che Onew potesse iniziare a fare il conto alla rovescia, un Taemin stanco e col fiatone, poi chissà' cosa mai avrebbe potuto fare di così stancante un'assistente, entrò nella sala e posò sul tavolo un vaso di plastica marrone e nel sottovaso notai un piccola busta contenente se non dei soldi semplicemente una lettera. Il maknae si dileguò subito non appena posò il tutto.
Alzai un sopracciglio con fare interrogativo, mostrai il palmo aperto a Onew per comunicargli di rimandare di qualche secondo la diretta e con curiosità perlustrai il vaso. Era marrone e di plastica. Nulla di ché.
Dentro al vaso, nel terriccio vi era uno strano fiore con dei petali gialli che cresceva su una base di piccoli cactus. Avevo già visto quel fiore. Tornai indietro con la mente e mi ricordai le ore perse a fare botanica nella serra della professoressa Kang e i suoi fiori. Avevo un vivace ricordo della professoressa che amava parlare con le piante ed uno sfocato su cosa avessi studiato su quel fiore. Accarezzai i petali stando attento alle spine e sorrisi. Era insolito come regalo ed apprezzai il gesto. Mi chiesi come un fiore così bello potesse crescere su qualcosa di così pericoloso e appuntito. Non avevo assolutamente idea di chi sarebbe potuto essere il mittente, così presi la busta e la aprii. Niente soldi, come immaginato. Un semplice piccolo foglietto bianco. Su quello una frase con una calligrafia davvero orribile e disordinata simile a quella dei dottori.

"Hai una voce magnifica."

Anche solo al leggere quella frase con quella scrittura le mie guance e i miei zigomi presero un leggero colore tra il rosso e il rosato che fece incuriosire Onew che bussò sul vetro per informarsi, senza ricevere ovviamente, una risposta. Ero solito ricevere questo tipo di complimenti ma non reagivo mai così. Non capivo questo rossore sulle mie guance, non capivo cos'avesse di speciale quel biglietto.
Nemmeno una firma. Verso la fine del foglietto, un piccolo trattino. Non capivo se fosse fatto apposta, oppure per sbaglio. Ma come poteva, un trattino, significare davvero qualcosa?
Forse era un'ammiratrice segreta che si vergognava così tanto da non poter nemmeno scrivere il suo nome. Che diamine, io ero Key. Apprezzai il buon gusto in fatto di piante e la misi al lato del tavolo, pronto a togliermi questa preoccupazione dalla mente e ad andare in onda.

Quant'erano complicate le ragazze, io lo sapevo meglio di tutti. Forse ero una ragazza risorta nel corpo di un uomo eterosessuale. Tutte così complicate, tutte così piene di problemi e depressione eppure le capivo tutte, non per niente era il mio lavoro.
Si erano fatte le tre e mezza e a poco avrei terminato un'altra giornata di lavoro. Con dei gesti il ragazzo dietro al vetro, ormai stanco e sfiancato anche lui, mi fece capire che avremmo risposto all'ultima chiamata della giornata. Finalmente, minchia.
Ero pronto alla voce di una ragazza da oca che piangeva o cose del genere.
«Pronto?» Nulla per qualche secondo. Diamine, voleva anche prolungare questa chiamata? «Si, salve.» Cavolo era la voce di un ragazzo. Poteva essere un transessuale? Come avrei dovuto comportarmi? «Oh... Sei un ragazzo, non so se tu abbia chiamato il numero esatto.» dissi con cautela. «Esatto, sono un ragazzo. Eh, no. Ho chiamato il numero giusto e per il giusto programma. E se fossi transessuale?» Presi un gran respiro per scacciare il mio nervosismo e per mantenere la mia immagine. «Nessun problema! Dimmi tutto, non è detto che questo debba essere per forza un programma per sole ragazze. Qual'è il tuo tormento?» «Oh... Il mio tormento... - sembrò pensarci su', come se il suo obbiettivo fosse stato un altro - beh, conosci per caso il linguaggio dei fiori?» Ci pensai su' un attimo, ma quella pianta sul mio tavolo catturò la mia attenzione. Cos'era quella? Semplice fatalità? Così sembrava. «E posso sapere perché?» «Beh perché credo che sia una cosa importante per te.» Cosa diavolo voleva dire? «Importante? E perché dovrebbe... - mi girai verso Onew che mi fece segno che era caduta la linea, o meglio, che aveva riattaccato.»
Che cazz...? Un messaggio subliminale? Finii velocemente con una canzone e con dei saluti e infine potei accasciarmi sulla sedia a rotelle. Con le mani e le dita intrecciate sul grembo fissai la pianta di cui riuscivo a vedere solo il vaso da quella prospettiva. Una semplice pianta non poteva avere così tanta importanza. Nonostante tutto mi ritrovai con lo smartphone in mano alla ricerca del significato di quel fiore. Ricordavo erratamente il nome di quel fiore ma fortunatamente il "forse cercavi:" di google mi aiutò come sempre. "Opuntia. Nel linguaggio dei fiori ha il significato di Amore appassionato. Per chi si vuole dichiarare segretamente o per un amore forte ma impossibile." Maddai. Stiamo scherzando? Quello era un ragazzo. Udito e confermato da lui stesso. Intanto allo stipite della piccola porta Onew, mi guardava sorridendo furbamente. Ignorai il suo sguardo, rimisi il telefono in tasca e presi la pianta indeciso sulla sua fine. «Ammiratrice segreta?» Non gli avrei mai accennato al mio problema perciò agii indifferentemente. «Così sembra.» Nonostante la mia indifferenza il ragazzo affianco a me che mi accompagnava nel mio ufficio continuava ad avere lo sguardo di uno che la sapeva lunga. Davanti alla soglia del mio ufficio, un capo calmo e rilassato, segno che era molto irritato. Aveva gli occhi più grandi del solito e a parte quello, la cravatta disfatta e la camicia abbottonata male di un bottone più giù. Forse aveva sfogato la sua rabbia con del sesso violento con uno dei dipendenti. Già dipendenti. Notizia, era un gay fiero e pronto a relazioni aperte.
«Si può sapere dove diavolo eri finito?» aveva un tono calmo e rilassato ma era alquanto innervosito. «Sai, ero occupato con quella cosa con cui tutti noi facciamo soldi chiamata lavoro.» dissi ironicamente. Mi osservò da capo a piedi, ignorando bellamente il mio collega che attendeva ammutolito dietro di me. La sua attenzione fu catturata subito dal vaso che avevo in mano e che per qualche secondo avevo dimenticato. «E quella?» disse alzando un sopracciglio. «Ammiratrice segreta.» dissi alzando le spalle. Fece una smorfia a cui seguì lo sghignazzo represso di Onew dietro di me. «Hai controllato il suo significato? Magari vuol dire morte.» mi mandò la sua solita acida frecciatina a cui io risposi senza smuovermi. «Mi spiace per te ma proviene da una ragazza che sta cercando di farmi una dichiarazione. Chiamami quando la pianta della morte arriverà da te tra un giorno o l'altro.» Sbuffò lievemente e al contrario di tutti, invece di ridurre gli occhi in due fessure lì ingrandì come non mai. «Sì, una dichiarazione di morte. Chissà che non arrivi a te quando meno te lo aspetti. Ero solo passato per darti questo.» Mi porse ancora un altro bigliettino e dopo aver alzato il sopracciglio, cercando di sembrare sexy, se ne andò. Il ragazzo che fino ad all'ora era rimasto dietro di me mi sorpassò dandomi una spallata giocosa che fece barcollare lievemente il mio corpo minuto. «Dagliela un'opportunità, magari potrai scoprire cose di te che non ti saresti mai immaginato» e prima di entrare nell'ascensore in fondo, mi fece l'occhiolino e un sorriso ironico. Strinsi le labbra per evitarle di urlargli dietro qualche insulto e feci dietro-front verso il mio ufficio per prendere le mie cose.
Come poteva insinuare che fossi omosessuale? Io ero un ragazzo al 100%.
Quando mi diressi con le mie cose verso l'ascensore avevo in mano ancora quella stupida pianta. Non era nulla di speciale eppure la tenevo ancora con me, così chiamai l'assistente e gli chiesi di buttarli nel cassonetto. Lui sembrò guardarmi con uno sguardo dispiaciuto e prese la pianta da cestinare. Non mi avrebbe di certo cambiato la vita, perciò non avevo motivo di tenerla con me. Tornai tranquillo verso il mio appartamento con l'autobus, poiché dovevo ancora dare l'esame di guida e quando arrivai a casa mi preparai un thè caldo e mi misi davanti al computer portatile seduto sul divano. Mentre cercavo di rilassarmi con un po' di musica sentii improvvisamente degli strani rumori provenire dall'appartamento accanto al mio. Vi era sempre stata una coppia di anziani molto silenziosi che amavano la quiete e la calma, perciò aspettai che si fermassero ma dopo vari minuti quello continuava, così mi diressi a passo deciso verso l'appartamento accanto. Speravo che dopo una richiesta gentile avrebbero smesso, così presi un bel respiro e suonai il campanello. Sentii dei passi venire verso la porta marrone e finalmente qualcuno aprì : un ragazzo di circa la mia età, con una tuta da lavoro e con in mano un secchiello con dello stucco. Ancora più irritato di prima chiesi «Si può sapere dove sono quei vecchietti? Lei che ci fa quì? E soprattutto cosa cavolo è tutto questo rumore?» Lui non parve intimidito, anzi rispose sorridendo magnificamente. «Credo che gli anziani si siano trasferiti perché quì stiamo facendo dei lavori di ricostruzione per un ragazzo che si è appena trasferito e al momento si trova al lavoro.» Mentre parlava delle goccioline di sudore gli scorrevano sulle tempie, i capelli erano arruffati ed il sorriso impedito dal fiatone lo rendevano troppo bello per essere vero. Tornai alla realtà cercando di mantenere i piedi sul pavimento ed annuii come un completo imbecille. «Comunque sia io sono Jonghyun» si presentò ponendomi la mano che io strinsi debolmente. «Key» risposi imbambolato. Dopo avermi guardato bene inclinò leggermente il capo e mi indicò con l'indice. «Aspetta, tu non sei Key quello di Shining Love?» mi chiese stupefatto. Sorrisi al suo sconcerto e annuii. «Proprio quello.» Volli fare una bella uscita di scena così lo salutai con un «Allora ci vediamo» e me ne tornai nel mio appartamento col sorriso sulle labbra. Probabilmente se fossi stato una ragazza me ne sarei andato sculettando. Un pensiero assurdo mi passò per la testa : e se fosse stato lui a chiamare il nostro programma? Scossi la testa e tornai davanti al portatile cercando di non pensarci più anche se quell'idea mi perseguitava.
Durante tutto il pomeriggio sentivo scosse, macchinari e rumori continui ma l'unica cosa a cui pensavo era a quel diavolo di ragazzo. Era bello sì, ma non capivo cos'era che mi attraeva così tanto. I lavori finirono verso il tardo pomeriggio e prima che potessi udire le voci di tutti gli operai finire di riecheggiare nel corridoio qualcuno bussò alla mia porta. Non volli sbirciare dall'occhiolino perché non volevo che la mia speranza venisse radicalmente spenta. Così tentai con un «Chi è?» «Posso usare il bagno?» Trattenni un sorrisone e aprii la porta. Stavolta sembrava essersi pettinato ed asciugato la fronte ma si era messo una canotta a maniche corte che mostravano i muscoli ben sviluppati. «Se qualcun altro ha bisogno del bagno può entrare.» dissi cercando di sembrare gentile ma era più per sembrare indifferente. «No, nessun altro ha bisogno del bagno» rispose per tutti gli altri, poi entrò nel bagno che gli indicai. La porta dell'appartamento era rimasta socchiusa ed io ero rimasto in mezzo all'ingresso immobile. Forse avrei dovuto continuare ciò che stavo facendo ma l'idea non mi sfiorò nemmeno, anzi i miei piedi e il mio cervello mi dicevano di rimanere lì. Passarono poco meno di cinque minuti che secondo me erano davvero molti anche se non li avevo nemmeno sentiti scorrere. Si sentì lo scarico del bagno e poi ne uscì l'operaio del mio nuovo vicino sempre col sorriso stampato sul volto. Sbattei un po' le palpebre e lui dirigendosi verso l'uscita con passi lenti mi salutò «Beh... Allora grazie mille... Eh, che bel grambiulino.» Solo allora mi ricordai di essere col grembiule da cucina di mia madre coi fiorellini dato che poco prima stavo preparando la cena, così a quello strano complimento e per l'imbarazzo arrossii come una scolaretta e rimasi immobile lì in piedi fino a quando non se ne fu andato e finché non chiuse la porta, poi mi accasciai sul divano liberando il respiro. Emisi un urletto di frustrazione e mi diedi dello stupido, deficiente coglione. Io, come avevo potuto fare una tale figura di merda. Rimasi rannicchiato sul divano col viso spalmato sulla fodera del divano a pensare per qualche minuto. Poi mi alzai di scatto e tornai in cucina come un robot.
Solo allora mi chiesi chi fosse il nuovo vicino. Sapevo che era un ragazzo e che adesso si trovava al lavoro e doveva avere un bel lavoro poiché quella era una zona abbastanza costosa. Continuai a cucinare ciò che avevo in pentola e che si era lievemente bruciacchiato con l'inconsapevole rammarico di non aver fatto nulla che mi avesse potuto dare la possibilità di rincontrare quel ragazzo.
La serata si svolse come sempre e lo stesso accadde per la notte.

La mattina dopo mi presentai al lavoro stranamente puntuale. Taemin, il mio assistente, pensò che fossi stato suggestionato da lui ma il fatto era che volevo fare qualsiasi cosa che mi potesse distrarre dai miei pensieri o perlomeno evitare di pensare. Avevo come una strana voglia di rivedere quel ragazzo, avevo la speranza che lui si presentasse da me a chiedere del bagno o addirittura avevo il falso presentimento che lui mi avesse mandato quei fiori che il giorno precedente avevo fatto buttare. Entrai nella sala di registrazione più assente che mai e la mattinata continuò monotonamente. Nonostante la mia bocca continuasse a parlare il mio cervello era tutto da un'altra parte anche se Onew aveva cercato spesso di svegliarmi da quel mio stato comatoso.
Quella mattina mi ero perfino dimenticato di richiamare il mio assistente per non avermi portato il cappuccino così, durante la pausa, non appena vidi entrare il maknae nella sala volli chiedergli del mio cappuccino ma mi bloccai poiché ce lo aveva in mano. «Stamattina ti sei dimenticato del mio cappuccino» dissi prendendo il caldo bicchierone mega, «Veramente, io...» «Non fa niente, dato che hai rimediato in fretta.» Prendendolo tra le mani vidi un piccolo post-it ripiegato su se stesso attaccato al bicchierone. Prima che lo potessi aprire, Taemin disse «Quello che volevo dirle è che non gliel'ho preso io il cappuccino, lo ha lasciato il signore che l'altra volta ha consegnato i fiori.» Reagii con uno stupido «Ah...» e prima che potessi continuare ad aprire il post-it congedai il maknae che parve felice come una Pasqua.

"Sembri assente oggi. Riprenditi (:"

Cercai di sopprimere un sorriso mordendomi il labbro inferiore e controllai che Onew non avesse visto la mia reazione, poi andai avanti col programma.
Mentre sorseggiavo la mia bevanda pian piano mi accorsi sempre di più del sapore piacevolmente strano, così stappai il bicchierone dal coperchio bianco e scoprii le due foglie alla menta. Era molto strano poiché gli unici a sapere di questa cosa erano i miei genitori, tutti i miei ex-assistenti ed il maknae di adesso. Ma potevo escludere tutte e tre le opzioni dalla lista della mia probabile ammiratrice. Perché era un'ammiratrice, giusto? Contro il mio volere speravo tanto che fosse quello stupido operaio di ieri pomeriggio ma sapevo che era impossibile che fosse lui.
Arrivai a fine programma stanco e ancora con la testa fra le nuvole, perché quel cappuccino mi aveva dato da pensare ancora di più ed ero totalmente rincoglionito. Non sapevo cosa cazzo mi prendeva. Ero sempre stato immune a qualsiasi tipo di avance, mentre ora una stupida pianta, un incontro fatale e un cappuccino mi avevano rincretinito. Avevo sempre pensato di sapere molto sulle persone, sulla gente e soprattutto su me stesso, ma adesso non riuscivo a capirmi nonostante pretendessi di capire gli altri. Servì lo schiaffo di Onew a farmi risvegliare e a reagire. Non appena provai il bruciore di cinque dita spalmate sulla mia guancia destra, sbattei le palpebre un paio di volte stordito, e guardai fisso la persona di fronte a me. Sapendo della mia reazione il ragazzo davanti a me indietreggiò subito di qualche passo e tentò di scusarsi. «Scusa Key, ma è tutta la giornata che ti trovi in questo stato e sei stato nella stessa posizione per circa venti minuti senza nemmeno battere ciglio.» Lo guardai ancora stupefatto e prima di far partire l'incazzatura, realizzai il perché l'avesse fatto e presi un gran respiro per ricacciare la rabbia. «Non ti azzardare a farlo mai più, per qualsiasi motivo» dissi semplicemente fulminandolo e lui annuì muto e obbediente anche se sotto era sollevato dal fatto che non l'avessi ammazzato. Mi ripresi mentalmente con un grande respiro e mi avviai verso il mio ufficio accompagnato dallo schiaffeggiatore e mi ritrovai a rivivere la stessa scena di ieri. Quando vidi il mio capo incazzato sulla soglia del mio ufficio, mi ricordai del bigliettino di cui mi ero dimenticato e che si trovava nella tasca dei miei pantaloni che in quel momento si trovavano nella lavatrice, così sorrisi immaginandomi la sua reazione.
«Sappi che ieri pomeriggio sono stato un'ora e mezza ad aspettarti in ufficio» disse con voce dura ma calma, il capo. «Mi son dimenticato del biglietto. Opss» dissi con una reazione finta quanto la sua eterosessualità. «Ma non preoccuparti, adesso si trova al fresco, nella mia lavatrice» gli mandai l'ennesima frecciatina che gli fece storcere il labbro e ringhiare, anzi grugnire incazzato. «Ti farò sapere un'altra volta» disse dirigendosi verso l'ascensore in fondo al corridoio per poi entrarci e guardarci incazzato e con gli occhi a palla finché le porte si chiusero. Il ragazzo al mio fianco scoppiò in una risata che lo portò a smettere per il mal di pancia mentre io sorrisi cercando di non scoppiare a ridere come lui. «Ma l'hai visto? Non l'ho mai visto più incazzato di così. - dopo essersi ripreso mi chiese - Ma davvero ti sei dimenticato del biglietto?» Io annuii tranquillamente, il ché lo fece scoppiare in un'altra risatina. «Però sei davvero uno stronzo. Non lo vedi che lui ci sta seriamente provando con te?» mi rimproverò con un po' di serietà. Io non capivo perché : io non ero omosessuale e questo lo sapevano e non gli avevo mai dato alcuna speranza. «Non gli ho mai dato modo pensare che potessi ricambiare, perciò non rimproverarmi.» Lui mi capì subito con uno sguardo e mi salutò congedandosi dal lavoro e così feci anch'io dopo aver preso le mie cose. Quando arrivai nel mio condominio mi diressi verso la porta del mio appartamento passando davanti a quella del mio vicino che catturò la mia attenzione. Ci buttai un'occhiata e constatai che ancora non aveva cambiato l'etichetta con il nome degli ex-proprietari e che aveva ridipinto di giallo la porta che prima era marrone. Che colore orribile e infantile. Aprii la porta del mio appartamento, entrai e posai tutte le cose. Mentre passai per la cucina un'idea mi balenò per la mente. Un'idea davvero stupida che purtroppo realizzai comunque, così facendomi ritrovare di fronte alla porta del mio nuovo vicino con il contenitore del sale che avevo svuotato nel lavandino. Bussai la porta, suonai il campanello ed aspettai intrepido piantando i piedi nel suo tappetino ma nessuno rispose, così dopo cinque minuti tornai a casa senza sale e mi ritrovai a dover ripulire il lavandino.
Quello fu un pomeriggio normale se non fu che mentre stavo per cliccare su "invia modulo di iscrizione" dopo due ore e mezza davanti al computer, alla scuola guida, verso le sette, saltò la corrente. Quando realizzai che avevo perso tutti i dati e che avrei dovuto ricompilarli imprecai ad alta voce e andai a cercare una torcia o una candela. Trovai semplicemente una stupida candela e un accendino, così mi avviai fuori dall'appartamento per riavviare l'interruttore della corrente che si trovava al piano sottoterra. Notai con irritazione che in tutto il palazzo era saltata la corrente e dovetti scendere le scale con attenzione rischiando di cadere e spaccarmi qualcosa. Quando, finalmente, arrivai al piano sottoterra mi orientai cercando di trovare il contatore della luce e l'interruttore e quando lo trovai, qualcuno vi era già indaffarato a cercare di sistemarlo. Avvicinai la candela a lui per capire chi fosse. Era di spalle, ma osservandolo non corrispondeva a nessuno dei condomini così, dopo qualche secondo capii con stupore che si trattava del mio nuovo vicino. Come sapevo già, era un ragazzo e notai che era poco più basso di me, con i capelli scuri, corti e un corpo minuto ma non capivo il perché mi sembrasse così familiare. All'improvviso, probabilmente accortosi della luce dietro di lui, si girò e mi mostrò il suo viso. Aveva dei tratti dolci, quasi femminili e degli occhi da cerbiatto che lo facevano sembrare un bambino. Poi il mio cervello solo dopo qualche secondo realizzò chi fosse e mi portò ad urlare «Tu! Che ci fai quì?!» mentre lui mi fissava con gli occhi socchiusi, accecato dalla luce incapace di dire nulla.
La mia voce e il mio soffio, troppo vicini alla candela fecero spegnere subito la fiamma che ci lasciò nell'oscurità, tranne per la torcia del ragazzo che era puntata verso il contatore della luce e che mi spaventò a morte come un neonato. «Okay, okay. Calmiamoci, innanzitutto puoi andare ad aggiustare quel cazzo di interruttore? Poi dopo parliamo.» ragionai cercando di calmarmi. «Okay» rispose intimidito. Poi si diresse verso l'interruttore della luce grazie alla torcia e cominciò a trafficare con tutti quei pulsanti ed io mi rannicchiai seduto, di fronte a lui. Mentre vi regnava il buio ed il silenzio di tanto in tanto si sentivano dei passi, dei fruscii o dei rumori strani che mi fecero venire la pelle d'oca così cercai di calmarmi il più possibile e di non sembrare un totale fifone. Dopo qualche minuto il mio nuovo vicino si girò illuminandosi il volto con la torcia e mi disse con voce quasi spettrale «Non funziona», che mi fece rabbrividire. Lui ridacchiò per la mia espressione spaventata finché non si sentirono dei passi pesanti sopra di noi come se fossero all'inseguimento di qualcuno ed un urlo di un ragazzino che fece urlare anche me. Il ragazzo di fronte a me altrettanto spaventato anche dal mio urlo, barcollò e lo sentii cadere proprio sopra di me, così indietreggiai impaurito e chiusi gli occhi spaventato. Fortunatamente riuscì a sorreggersi con le mani premendo sul pavimento di cemento, perciò io ero ancora tutto intero ma sentivo il suo respiro sul mio volto, segno che era nemmeno a qualche centimetro di distanza dal mio. Il mio respiro era accelerato per lo spavento ed ero per qualche strano motivo, imbarazzato dal fatto che lui lo potesse sentire. «Non ti muovere» gli ordinai con voce tremolante. «Okay» soffiò lui di nuovo, ma questa volta lo sentii quasi a fior di labbra. Non osavamo muoverci per non fare qualche movimento sbagliato, ma subito dopo la luce si diffuse nuovamente in tutto il palazzo facendoci sospirare, cosa che mi fece arricciare il naso per il soffiò che mi arrivò dritto in faccia.
Per i primi secondi sbattei un paio di volte gli occhi per riacquistare la vista ed alla fine quando tutto divenne chiaro, realizzai in che posizione ci trovavamo ed imprecai. «Oh merda.» Io mi trovavo seduto e leggermente inclinato all'indietro mentre lui era a qualche centimetro dal mio viso col corpo tremolante per cercare di sostenersi con le braccia che premevano a terra attorno al mio busto; era come se stesse facendo della flessioni su di me. Mi tolsi subito da sotto di lui mentre lui si mise a sedere stremato, poiché aveva un fisico minuto quasi quanto il mio quindi potevo capire lo sforzo che aveva fatto. Restammo per almeno un minuto in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto, come se avessimo appena vissuto un'esperienza da film horror e poi ci guardammo. «Taemin-ah giuro su Dio che se racconti a qualcuno cosa è appena successo ti ammazzo» lo minacciai. Lui sorrise e rispose divertito «D'accordo, ma peccato che non abbia registrato le tue urla e la tua espressione terrorizzata.» Lo guardai di traverso e gli diedi un pugno sulla spalla che non lo scalfì nemmeno un po' «Non ti azzardare a prendermi in giro o sei licenziato» lo avvertii sorridendo. Lui finse di massaggiarsi la spalla e rispose «Sissignore!»




Vocaboli Coreani

Ya = Ehi
Hyung = Riferito a chi è più grande
Sunbae = Riferito a chi è più grande e ha un grado d'importanza più alto
Maknae = Riferito a chi è più piccolo






Okayy. Annyoung!
Prima di tutto vorrei anticiparvi che questa è una semplice long che durerà non più di 5 capitoli, quindi una long molto short, lol.
E vorrei anche dirvi che il finale ancora è incerto perciò chi lo sa' come andrà a finire? Aha
Spero che vi piaccia e sè così fatemelo sapere in una recensionina ina ina ina ;)
Al prossimo capito! Byeee ;)





  
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