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Autore: arwen5786    02/05/2008    12 recensioni
Naruto la fissò confuso e sperso.
“No…ma pensavo…io…insomma la promessa…”
Sakura sgranò gli immensi occhi chiari, incrociando le braccia e scostandosi un attimo.
“Naruto…cosa è successo esattamente? Cosa…ti sei scontrato con Sasuke?”
Naruto abbassò gli occhi.
“Se ne parlassimo un’altra volta, va bene? E poi…non ricordo. Non ho ricordi precisi. Ma ti giuro, Sakura-chan…ti riporterò Sasuke, lo prometto.”
Sakura si prese la testa tra le mani, stanca, il camice da medico macchiato di unguenti e sangue, i capelli ormai sciolti e intricatissimi.
Provò a lisciarseli, come se quel gesto potesse calmarla, frenare l’ansia e la preoccupazione che l’aveva colta.
Perché già aveva capito.
Ha fatto ancora una volta tutto questo per me?
[Beh, stavolta mi cimento con loro due. Che, per inciso, mi piacciono molto insieme. Spero di averli resi bene!]
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CONSCIOUSNESS


“Ahi! Non potresti essere più delicata, Sakura-chan?!”
“Scordatelo.”
“Ma mi fai male!…”
“E’ il minimo per quello che hai fatto, stupido…”
Sakura gli mise con poco grazia un cerotto sulla fronte, convogliando poi il chakra sulla mano destra e premendo con forza il palmo sulla spalla del ragazzo.
Naruto corrugò le sopracciglia, ignorando stoico l’iniziale sensazione formicolante e fastidiosa che gli prese la spalla, abbandonandosi poi sul cuscino e lasciando fare Sakura.
Si mise a guardarla intensamente: i capelli legati in un crocchia disordinata, qualche ciuffo corto che ricadeva sulla fronte alta, gli occhi verdi socchiusi e concentrati, la fronte aggrottata, le labbra corrucciate e leggermente screpolate.
“Sei molto arrabbiata, vero?” le chiese lui con aria contrita, notando come Sakura si rifiutava di guardarlo negli occhi.
Infatti Sakura scosse bruscamente la testa, ma i suoi gesti esprimevano il contrario.
Naruto sospirò pesantemente.
“Mi dispiace, Sakura-chan…ho sbagliato, lo so, avrei dovuto parlarten…”
“Adesso ti scusi eh?! Adesso ammetti l’enorme cazzata che hai fatto?” sbottò finalmente Sakura alzandosi di scatto, fissandolo dritto negli occhi, le mani ancora impastate di chakra che fremevano.
Naruto sussultò, colpito.
Almeno adesso stava reagendo.
“Potevi morire” continuò Sakura con voce gelida ma tremula “ Hai dieci vertebre fratturate, ferite multiple, un piede rotto. E tutto questo perché sei un testardo, un…un idiota. Perché sei andato da solo, eh?! Perché diamine non hai avvisato nessuno?! Ti rendi conto dei rischi che hai corso, Naruto? Ti rendi conto di come si è sentito l’intero villaggio, le cose peggiori che abbiamo pensato…”
“Io…mi dispiac…”
“Ti rendi conto…di come mi sono sentita io?” sibilò Sakura asciugandosi le gocce di sudore che imperlavano la fronte, sedendosi di nuovo di scatto sulla sedia e iniziando, nel silenzio più assoluto, a bendargli le ferite sul torace e le gambe.
Con le mani raccoglieva la garza sterile, e lo fasciava con perizia, attenta a fare in modo di coprire completamente le lesioni, di modo che si riassorbissero.
Procedette così per qualche minuto, con Naruto che stava zitto, mordendosi un labbro.
Aveva ragione, Sakura, non avrebbe mai dovuto agire così impulsivamente.
Partire di nascosto per cercare Sasuke, per l’ennesima volta. Andare da solo, come un pazzo, con la folle convinzione che stavolta ce l’avrebbe fatta, che sarebbe riuscito a riportarlo a casa.
Illuso.
“Sakura-chan…lo so che ho sbagliato. E la cosa che più mi fa male, oltre al fatto di aver fallito per l’ennesima volta, è averti fatto stare in pensiero…io…io non sapevo…”
Smise di parlare, deglutendo nervoso, cercando di ritrovare le parole, visto che nel mentre il suo corpo era totalmente irrigidito a causa del contatto della mani di Sakura.
Bollente. La sensazione che forse meglio esprimeva quanto sentiva e provava in quell’istante.
Sakura scosse la testa, allibita.
“Ma cosa ti aspettavi? Credevi che avrei fatto i salti di gioia, eh?!”
Naruto la fissò confuso e sperso.
“No…ma pensavo…io…insomma la promessa…”
Sakura sgranò gli immensi occhi chiari, incrociando le braccia e scostandosi un attimo.
Naruto proseguì più deciso.
“Pensavo che stavolta avrei mantenuto la promessa. Ero così…determinato. Pensavo che se fossi stato solo avrei reagito anche più determinato, che forse Sasuke mi avrebbe dato retta, e nulla avrebbe potuto fermarmi. Non avendo freni…non avevo limiti…”
“Naruto…cosa è successo esattamente? Cosa…ti sei scontrato con Sasuke?”
Naruto abbassò gli occhi.
“Se ne parlassimo un’altra volta, va bene? e poi…non ricordo. Non ho ricordi precisi. Ma ti giuro, Sakura-chan…ti riporterò Sasuke, lo prometto.”
Sakura si prese la testa tra le mani, stanca, il camice da medico macchiato di unguenti e sangue, i capelli ormai sciolti e intricatissimi.
Provò a lisciarseli, come se quel gesto potesse calmarla, frenare l’ansia e la preoccupazione che l’aveva colta.
Perché già aveva capito.
Ha fatto ancora una volta tutto questo per me?
Si girò senza il coraggio di porgli la domanda, troppo tesa, troppo affannata.
Fu Naruto a proseguire, mormorando a bassa voce, la testa appoggiata ora al cuscino, gli occhi socchiusi.
“Sakura-chan…io vorrei che quello che ti ho promesso si realizzasse subito…e invece tutto questo continua da anni. Anni in cui non abbiamo mai concluso nulla, ogni tentativo si rivelava sempre un misero buco nell’acqua. Beh…basta. Io volevo solo…farti felice.”
Sakura si voltò di scatto, gli occhi spalancati.
Naruto fece un sorriso tirato, alzando le spalle e grattandosi con il braccio sano la chioma bionda arruffata.
“Io…volevo che tu fossi realmente fiera di me. Volevo renderti felice, Sakura-chan…Realmente felice. Pensavo che avrei potuto riportarti Sasuke definitivamente…ecco.”
Sakura lo fissò, senza muoversi.
Le labbra sottili tremanti. Si allontanò ulteriormente dalla brandina, dirigendosi verso la porta d’ingresso.
Solo all’ultimo momento si voltò verso Naruto, guardandoli la guancia ferita, le mani bendate, la gamba fasciata.
“Vuoi davvero la mia felicità, Naruto? Vuoi davvero che io sia felice?”
“Che domande fai, Sakura-chan…”
“E allora vedi di non fare mai più una cosa del genere. Vedi di restare vivo. Vedi di non…”
Uscì chiudendo la porta, trattenendo le lacrime e frenando quanto stava per dire.
Vedi di non lasciarmi mai.


I giorni seguenti furono strani, mai parola fu più adatta a definirli.
Era come se aleggiasse un atmosfera satura di irrisolutezza, poca chiarezza, imbarazzo.
Naruto si era ripreso velocemente

Kyubi sa fare bene i suoi doveri



Ed era tornato ad allenarsi alla maniera di un ossesso, come suo solito, ignorando i moniti di Tsunade.
Sakura lo aveva incrociato poche volte in quei giorni.
Imputando la colpa alle circostanze sbagliate, agli impegni fitti in ospedale, alla stanchezza che le impediva di uscire se non per andare al lavoro.
Tutte bugie, e lei lo sapeva benissimo.
Lo stava evitando, consapevolmente. E faceva anche spudoratamente finta di non saperlo.
Tra sé e sé si dava la giustificazione più banale: era ancora arrabbiata, voleva fargli capire che doveva finirla con il suo comportamento da irresponsabile.
La verità era che Sakura aveva paura di quello che aveva provato, perché per la prima volta il suo intimo aveva preso sopravvento sulla corazza che si era abilmente costruita negli ultimi anni.
E ora era sconvolta.
Ogni sera rientrava a casa dall’ospedale, come un automa, il tragitto che ormai poteva percorrere ad occhi chiusi. Davanti allo specchio della sua stanza Sakura si guardava a lungo, apparentemente tutto come al solito: gli occhi grandi e dalle ciglia lunghe, la fronte spaziosa, vecchio e insopprimibile cruccio, la carnagione chiara ed luminosa.
Tutto normale.
Nessuno poteva capire quello che Sakura sentiva dentro di sé.
Si guardava allo specchio, e non riconosceva più quella che vedeva davanti.
Si guardava, ed era come se i suoi reconditi pensieri osassero finalmente manifestarsi, non più pavidi.
I pensieri di una nuova Sakura.
Si guardava, Sakura. E poi la domanda, implacabile, che soltanto la parte più intima di sé stessa la costringeva ad affrontare.
Perché evitava Naruto?

Perché i tuoi sentimenti sono cambiati.


No. non poteva essere.

Eccome se lo è.


Naruto era il suo migliore amico. Sasuke l’amore della sua vita.

Un amore veramente bilanciato, complimenti.


Non era possibile…non poteva davvero amare Naruto.

E perché non potresti?



E allora era come se lo specchio andasse in frantumi, e il cuore iniziava a pulsare forte, fino a farle male, fino a farla accasciare sul pavimento.
E un mormorio che la accompagnava insistente per tutta la notte, fino a che crollava a letto stremata.
E’ vero…perchè non potrei amare Naruto?
Soprattutto perché quando aveva saputo che era partito da solo per salvare Sasuke non aveva pensato nemmeno per un istante a Sasuke.
Aveva solo pregato che Naruto tornasse vivo.



“Sakura-chan! Finalmente riesco a trovarti da sola. Sono quattro giorni che ti cerco, e quattro giorni che mi sembra di andare alla ricerca di un fantasma.”
Sakura sbarrò gli occhi cercando di non tradire la sua ansia irrazionale, cosa di cui Naruto, nella sua innocenza e buona fede, non aveva ovviamente notato.
Non aveva potuto schivarlo quel pomeriggio.
Aveva finito presto in ospedale, e lo aveva trovato proprio ad aspettarla all’uscito, appoggiato a un palo, il sorriso gioviale e radioso di sempre.
“Come sapevi che sarei uscita a quest’ora?” borbottò Sakura lisciandosi i capelli in un gesto di riflesso, evitando di guardarlo in viso.
Naruto la fissò stranito.
“Ho chiesto a Shizune…sei sempre uscita molto tardi, ma oggi che è ancora presto ne ho approfittato per venirti a prendere. Pensavo che magari ti andasse un tè caldo o qualcosa del genere, che dici?”
Sakura tossì leggermente; rifiutare sarebbe apparso controsenso, soprattutto visto che persino Naruto, pur nella sua infinità ingenuità, avrebbe captato qualcosa di anomale.
Dio.
Ma che le stava accadendo. Sentiva le gambe molli, la fronte madida di sudore, la gola secca.
Tutto questo era assolutamente fuori da ogni logica razionale, e lei era razionale, diamine.
Era un medico.
Era un ninja.
Ma più di tutto…era solo terribilmente confusa.
Annuì con poca energia, sorridendo debolmente.
“Un tè mi ci vorrebbe proprio. Però freddo. Andiamo, su.”

Naruto non era così sempliciotto e con la testa tra le nuvole come la maggior parte delle persone poteva pensare.
È vero, a certe cose lui non badava, o se ne accorgeva in seguito, o non ci faceva caso.
Lampante era l’esempio di Sasuke: dopo anni, ancora il suo cuore sperava che il suo vecchio compagno di squadra non fosse realmente cambiato, che fosse rimasto lo stesso, plagiato da Orochimaru.
Trovava sempre qualche giustificazione per colui che lui aveva considerato come un fratello.
Ma Naruto conosceva Sakura ancor più di Sasuke, ormai.
Anni di stretta convivenza, di stretta amicizia non erano certo passati invano.
Sapeva quando era felice, sapeva leggerla nel pensiero, sapeva cosa la rendeva triste.
Sapeva anche che quello che provava per Sakura non avrebbe fatto che intensificarsi, giorno dopo giorno, mese dopo mese.
L’aveva amata quando era una ragazzina fragile e debole, petulante.
L’amava adesso, ora che era una ragazza forte e tremendamente volitiva.
E, ci avrebbe scommesso, l’avrebbe amata anche in futuro, quando sarebbe diventata donna.
Naruto non si era mai fatto troppe illusioni, negli ultimi anni trascorsi.
Sapeva che Sakura non lo ricambiava. Sapeva che il suo amore, la persona per lei più importante, era sempre stato Sasuke.
Lo era in passato.
Lo era adesso.
E lo sarebbe sempre stato.
Naruto a volte si era chiesto disperatamente, dentro di sé, il perché. Non poteva fare a meno di pensare che ci fosse di base una profonda ingiustizia.
Tu l’hai sempre protetta.
Tu le sei sempre stato accanto.
Tu l’hai amata fin dal primo istante, tu avresti dato la vita ogni volta per lei.

Ma no. Sempre lui. Sempre Sasuke-kun.
Anche uno come Naruto aveva il sacrosanto diritto di maledire mentalmente come certe cose non erano mai andate per il verso giusto.
Ma non si era perso d’animo. Lui Sakura non l’avrebbe mai persa, perché le sarebbe sempre stato accanto, come amico.
Il loro rapporto sarebbe stato indistruttibile, saldo, eterno.
Lui non l’avrebbe mai fatta soffrire come aveva fatto Sasuke, e viceversa.
E poi, quando un giorno avrebbero riportato Sasuke a Konoha

Perché lo avrebbero riportato, un giorno.





Lui si sarebbe fatto da parte.
Non era masochismo. Ma solo la convinzione che Sakura così avrebbe trovato la vera felicità.
Del resto, come avrebbe potuto Sasuke non innamorarsi di Sakura, una volta conosciutola sul serio per quello che era diventata?
Questi erano stati i pensieri fissi di Naruto. Le sue strenue convinzioni.
Perché Naruto capiva Sakura.
Eppure, quel giorno, per la prima volta, la guardava di sottecchi e, per la prima volta, non la capiva.
Da quando si era risvegliato in ospedale, Sakura era stata tesa, nervosa, sfuggente.
Non la sua solita ira che sbolliva nel giro di pochi minuti, tipico di quando lui faceva qualche scemenza.
Nemmeno preoccupata.
Era più…non sapeva nemmeno cosa pensare.
E certo parlare con gli altri che avevano visto Sakura in quei giorni non gli aveva risolto un bel niente

“Ino, tu lavori con lei. Ma che accidenti ha? Mi sta evitando?”
“Naruto, chiedi alla persona sbagliata. Sakura al lavoro è una macchina. Tipico di Fronte Spaziosa …”
“Ma ti avrà detto qualcosa?”
“No. E se anche me lo avesse detto, non te lo direi.”
“P-perché?”
“Non tradisco le confidenze. Mai. Soprattutto se si tratta di un’…amica. E comunque rilassati. A me sembra la solita.”

“Shikamaru, hai visto strana Sakura?”
“Naruto…ti sembro il tipo a cui chiedere se mi sono accorto dei cambiamenti di una donna?!”
“Mm…forse no.”

“Kakashi-sensei, lei hai…diciamo…notato qualche anormalità in Sakura?”
“Mmm?”
“Sì, insomma…le ha detto qualcosa in questi giorni?”
“Non le ho parlato proprio, Naruto.”
“Fantastico.”




Tre buchi nell’acqua. Bene, finalmente però l’aveva bloccata, e l’avrebbe fatta parlare.
Qualsiasi cosa avesse, purchè gli dicesse cosa avesse.
Anche perché lui era felice solo se Sakura era felice.
Puerile forse a dirsi…ma era sempre stato così.


“Ecco il tuo tè freddo, Sakura-chan…al limone era, vero?”
“Si…”
“Bene, tieni! Qui c’è il mio ramen”
“Ramen…a quest’ora?”
“C’è sempre spazio nel mio stomaco per un piatto così buono, Sakura-chan!”
Sakura lo guardò ridere mentre incrociava le gambe sulla sedia, gli occhi blu socchiusi, una mano che si massaggiava la chioma dorata.
E distolse subito lo sguardo, concentrando l’attenzione sul bicchiere ricolmo, giocherellando con la cannuccia e la fettina di limone.
Sentiva lo sguardo di Naruto fisso su di sé, e questo la metteva a disagio.
Assurdo.
Bevve un lungo sorso, il liquido freddo che le calmò la gola, la rinfrescò per un breve istante.
Visto che si sentiva incandescente.
Ma cosa sta succedendo…cosa sto facendo…come mi sto comportando…
“Sakura-chan?”
La voce squillante di Naruto la riscosse dalla sua interna litania. Strinse involontariamente in bicchiere, e si costrinse a guardarlo.
È solo Naruto. Naruto. Il tuo migliore amico.
Peccato che più lo guardava più riusciva a pensare che avrebbe potuto perderlo.
Che Sasuke stava per ucciderlo definitivamente.
E lei stava male al solo pensiero.
Male tanto che le mancava il respiro.
“Sakura-chan…ora vuoi dirmi che cosa hai?”
Sakura rimase spiazzata dal tono serio e dalla sua espressione assorta. Possibile che Naruto se ne fosse accorto che qualcosa non andava?
Eppure non lo aveva visto…non aveva parlato con nessuno, neppure con Ino. Nessuno all’apparenza avrebbe potuto capire cosa si celava dietro l’apparenza.
“Non c’è nulla che non va, Naruto. Perché me lo chiedi?” rispose con aria dolce ed educata, da far concorrenza a Sai, le mani che di nascosto si tormentavano le unghie.
“Mi credi scemo?”
Naruto la guardava frustrato e leggermente arrabbiato, mentre lentamente il sorriso falso di Sakura svaniva.
Naruto allontanò leggermente la ciotola fumante di ramen, appoggiando i gomiti sul tavolo, fissandola con intensità.
“Ti conosco, Sakura…Sakura-chan. Lo vedo che c’è qualcosa che non và. E credo anche di aver capito.”
La ragazza si morse d’istinto un labbro, e sentì il corpo fremere.

Oddio. E se ha veramente capito? Cosa gli dico? Cosa faccio?
Io non sono pronta. Non posso dirgli una cosa di cui nemmeno io ho certezza. Che diamine potrebbe fare?
E io come reagirei?
E Sasuke-kun? Vaffanculo, qui non c’entra nulla Sasuke…oddio ho davvero mandato a quel paese Sasuke..
Smettila di guardarmi così, Naruto…smettila, ti prego, smettila…


Naruto si sporse leggermente, e Sakura avvertì chiaramente le gote infuocate. Cosa stava facendo?
Perché si avvicinava?
“Sakura-chan…”
Non sarebbe riuscita a muovere un solo muscolo, e neppure a parlare, o rispondere.
Replicò solo con un mugolio indistinto.
Naruto si avvicinò ancora, lo sguardo sempre più serio.
Non può baciarmi. Non può farlo. Non…non sta accadendo…
E poi tutto d’un tratto si bloccò, prendendole d’istinto la mano.
“E’ per Sasuke, vero? Non mi hai ancora perdonato…non ti ho detto cosa è successo con lui, e tu sei ancora arrabbiata…credimi Sakura-chan, io vorrei dirtelo, ma non ricordo nulla…ci ho provato in questi giorni, ma la memoria è come se fosse sparita, come se si fosse eclissata…Mi dispiace Sakura…ti ho delusa, lo so…”
Sakura non poté evitare di spalancare la bocca per lo stupore.
Così era questo che pensava.
Avrebbe dovuto pervaderla il sollievo.
E invece, repentina, una cocente delusione, irrefrenabile, la travolse.
“Sasuke…”


Sulla strada di casa, entrambi erano piuttosto silenziosi, ognuno immerso nei proprio pensieri.
Naruto convinto di avere trovato il tarlo che attanagliava Sakura.
Sakura…semplicemente frastornata.
Consapevole che non aveva granchè senso mentire a sé stessa, a quel punto: il cuore non mente, anche se il cervello si sforza di comandarlo.
“Vuoi una caramella Sakura-chan?”
“Mm? Oh…grazie…”
“Allora…io torno a casa. tu sei arrivata…” le bisbigliò Naruto guardandola intensamente, entrambi in piedi di fronte alla casa della ragazza.
Sakura annuì.
“Va bene…”
No. Non va bene per niente. Io voglio che tu resti qui, Naruto. Io devo dirti qualcosa…
Naruto la guardò, indeciso, e poi le diede una rapida carezza sul volto.
“Dormi bene, Sakura-chan. Farò di tutto per ricordare quello che è successo, te lo prometto. Fidati di me.”
Sakura lo vide girarsi, allontanarsi lentamente, a passi lenti, le mani in tasca.
Naruto non andare via…
“Naruto…no!!”
La voce le uscì prima di poterla fermare. Il ragazzo si girò di scatto, gli occhi azzurri vividi anche nella notte, e Sakura, senza stare a riflettere più di tanto, gli corse incontro, fermandosi a pochi centimetri, le mani strette a pugno.
“Non…non me ne frega nulla se ricordi o meno…ma non capisci?! A me importa solo di te, di come stai…io…” balbettò confusa, sentendosi stupida, e al contempo arrossire.
Abbassò il viso, ma la mano di Naruto glielo sollevò, facendola sentire incandescente.
“Sakura-chan…cosa stai cercando esattamente di dire? Tu…”
La fissava. Ed era il Naruto di sempre, ma al contempo completamente diverso. Con quegli occhi così penetranti, l’aria matura, il volto segnato dalla stanchezza.
Sakura alzò una mano, poggiandola su quella di Naruto appoggiata delicatamente alla sua guancia, e la strinse.
“Non…non posso dire cose che non so…non so come…se…ma io…io credo di…”
Odiava quell’incertezza. Odiava quella confusione.
Anche se ormai c’era ben poco di confuso.
Sentì Naruto poggiare l’altra mano sulla testa. Lo sentì vicino, il suo respiro così vicino, il suo profumo di sapone delicato e gradevole.
Lo sentì stringerla, e sapeva che lei non si sarebbe divincolata, non si sarebbe tolta, come catturata in un completo abbandono.
“Sakura-chan…io ti amo…”
Un sussurro rauco che non faceva che confermare una vita. Un’infinità di piccoli e grandi gesti che venivano sanciti e confermati da due semplici parole.
Così vere. Con la necessità di un suggello definitivo.
Sakura lo sapeva che Naruto l’aveva sempre amata.
Quello che non aveva mai saputo era che anche lei l’amava.
E mentre sentiva le sua labbra avvicinarsi, tutto il resto sparì.
Le sue incertezze, le sue paure.
Sasuke.
Un ricordo indelebile, ma confinato nella memoria. Un amore del passato che non valeva l’amore vero del presente.
E Sakura si aggrappò al collo di Naruto, tremante, mentre lui la baciava dolcemente, percorrendo con la lingua il contorno delle labbra, il sapore fresco di menta della caramella nella gola.
Gli carezzò i soffici capelli biondi, staccandosi leggermente, intontita.
Entrambi sorpresi, entrambi per un attimo incerti e sconvolti per quanto fatto.
Ma poi Sakura sorrise, carezzandogli con l’indice la bocca umida.
Ho chiuso col passato. Basta, Sakura. Ora basta.
“Anche io ti amo, Naruto”





E’ più che altro una sfida con me stessa, questa fic…
Io sono una convinta SasuSaku, si sa. E penso anche di renderli bene, perché mi viene molto naturale.
Ecco, però non posso dire di non apprezzare il NaruSaku, soprattutto ultimamente. Solo che non so se li manovro bene, ho paura magari di andare ooc, di non caratterizzarli bene…
Io ci ho provato, questo è del resto il secondo tentativo.
Non l’ultimo, penso, perché il NaruSaku è una coppia che mi piace, infinitamente più del NaruHina (ma lì pure i sassi sanno il perché…ormai mi chiamano “la hyugacestosa” per eccellenza!)
Spero che vi sia piaciuta, commentate mi raccomando, anche critiche come sempre ben accette^^ Ah, dedicata a Leti, che mi ha fatto amare la coppia per prima! E a Susi...lei sa perchè!


















  
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