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Autore: Feox    27/11/2013    0 recensioni
"In Irlanda sembrava tutto più freddo. Il trasferimento mi aveva scombussolato la vita. I miei amici, la mia scuola, la mia classe, i miei insegnanti… Era tutto svanito nel nulla. Dovevo iniziare da capo. Una nuova vita. Non si trattava di cambiare pagina o capitolo, dovevo cambiare proprio libro. Avevo paura. Paura di non saper gestire la nuova routine, di non fare nuove conoscenze, di non aprirmi a nessuno… Eppure qualcosa mi ha salvato, o meglio, qualcuno."
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Vivo con i miei genitori e con mia sorella minore in Irlanda da due mesi e dieci giorni e sono americano. 
La domanda è: Dov'ero due mesi e dieci giorni fa? Bella domanda e complicata anche.
Era il secondo mese d'estate, tutto procedeva per il verso giusto. Frequentavo il liceo, dovevo iniziare il quarto anno e i ragazzi del quinto mi avevano collocato nella categoria degli "Anormali"; per loro, l'essere anormali significava essere timidi, poco loquaci con persone che non si conoscono e impacciati, era ed è il mio carattere, ho le persone che mi vogliono bene, una famiglia e vado bene a scuola, non posso lamentarmi non ora.
La mia famiglia è composta da quattro persone: mia madre si chiama Amanda, ha appena quarant'anni ed è irlandese. Lavora in ospedale come infermiera, ama il suo lavoro perchè ha a che fare con persone che hanno bisogno di lei e questo la fa sentire una piccola eroina; mio padre, invece, si chiama Brian, ed ha compiuto da qualche mese quarantasei anni, lui ha a che fare con il mondo dello sport, è il coach di quattro squadre di basket, allena persone dai cinque ai trent'anni, lui dice che è sempre in ottima forma, anche quando torna a casa con dei dolori lancinanti alle anche e alla schiena; come dama di compagnia in casa ho mia sorella, più piccola di pochi anni, si chiama Rose e ha quattordici anni, ha iniziato da poco il liceo con indirizzo linguistico e io, da buon fratello maggiore, dovrò aiutarla con la matematica. Io invece, beh, io... Io mi chiamo Michael O'Connor. Sono alto un metro e ottantotto circa, ho gli occhi verdi che cambiano a seconda del tempo, capelli neri. Son preso da mio padre, almeno per l'altezza.
Al di fuori della famiglia, ho due buonissimi migliori amici: Ellie e Andy. Loro mi sopportavano dalla mattina alla sera e mi conoscevano a memoria. Sapevano dei miei sbalzi d'umore, delle mie paure, dei miei pregi e dei miei difetti. Mi trovavo bene con loro. Non chiedevo di meglio.

(settembre...)

Tutto andava per il verso giusto, davvero. Era il 14 settembre e la scuola iniziava il 15. Tutti aspettavamo l'apertura di quella prigione, chi con ansia, chi con gioia, chi con timore... A me, onestamente, non faceva nè caldo e nè freddo.
Tutto andava per il verso giusto quando una lettera arrivò a casa. Era indirizzata a mio padre e parlava del suo lavoro. Il suo ruolo da coach in America era di troppo, chiedevano di trasferirsi in Irlanda...
"In Irlanda!?". Urlai, ricevendo un'occhiataccia di disprezzo da parte di mia sorella che stava per tapparsi le orecchie.
"Ma... ma è assurdo.". Aggiunsi abbassando il tono della voce.
"Purtroppo è così, Michael." mi rispose mio padre, anche lui fuori di se. "Non perdiamo tempo, iniziamo a raccogliere le nostre cose, io chiamerò l'agenzia e rimedierò dei biglietti per l'aereo e la mamma chiamerà i vostri nonni irlandesi per la casa."
Andai in camera allibito, ormai stroncato, con mia sorella.
"Ro, non voglio lasciare New York... cioè, non voglio lasciare i miei amici e questa casa." Confessai a Rose che stava sistemando la valigia.
"Purtroppo non possiamo farci niente, dobbiamo iniziare una nuova vita e... anche se non mi piacerà affatto, lasciar fare al destino." Mi rispose con tono basso, si vedeva... era triste. Aveva fatto tanto per arrivare al liceo e a fare amicizia con qualcuno nella scuola, ma è stato tutto inutile. Mi avvicinai a Rose lentamente e l'abbracciai. 
"Su, vai a dormire. Da domani sarà tutto diverso. Ti voglio bene!" annuì e si fece rimboccare le coperte.
"Buonanotte Mik!" sentii dirmi dall'altro lato della stanza.
"Buonanotte Ro e dormi tranquilla!".

 
Erano le 06.30 di mattina. Ero nervoso. Mi alzai dal letto, mi vestii, mi lavai e mangiai qualcosa a volo. Mi incamminai verso il liceo, non dovevo frequentare la lezione, avevo già il nullaosta per passare da una scuola all'altra, ma ero li per salutare Andy e  Ellie.
Li vidi arrivare insieme, scherzavano e iniziai a camminare verso di loro.
"Hey, cos'hai? Brutta giornata?" Mi domandò Ellie, salutandomi con un abbraccio.
"Sentite ragazzi, io devo dirvi una cosa." Dissi tremolante. Avevo paura della loro reazione. "Ieri sera è arrivata una lettera indirizzata a mio padre, parlava del lavoro, è stato trasferito in Irlanda, e tutta la famiglia è destinata a seguire il capo." dissi abbassando la testa. 
"In Irlanda? Ma è lontanissimo, non ci vedremo più?" Disse Andy alzandosi dal muretto dove era seduto. 
"Sì che ci vedremo. Mia madre mi ha promesso di tornare qui a Natale, e in estate. Sarà dura iniziare una nuova vita, nuova scuola, nuova classe... Vorrei far qualcosa ma non posso far niente, mi sento impotente." Dissi abbassando il capo nuovamente.
"Michael, noi saremo sempre con te, qualunque cosa accada. Ci sentiremo comunque ogni giorno e te lo promettiamo. Ora è meglio che tu vada." Mi disse Ellie tranquilla con gli occhi lucidi. 
Mi abbracciarono per un po', poi mi lasciarono andare. "Vi voglio bene ragazzi. Mi mancherete." Urlai a metri di distanza da loro.


"Allora! Siamo pronti per questo viaggio?" Chiese mio padre entusiasto mettendo le mani in vita.
Salimmo tutti e quattro sull'aereo, dopo esserci seduti nei rispettivi posti, misi una cuffia nell'orecchio di Rose e una nella mia. Da un lato eravamo contenti, ma la nuova vita ci spaventava.





SPAZIO AUTRICE: Spero vi piaccia, sono nuova e devo farci ancora la mano. Il secondo capitolo lo posterò entro una settimana, non di più. 
  
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