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Autore: Kerplunk    27/11/2013    3 recensioni
Whatsername, She's a rebel, She, Gloria...mille nomi per una sola, speciale ragazza: Amanda.
Ma chi era? Cosa aveva di così speciale da essere rimasta nella mente di Billie per così tanto tempo?
Beh, io l'ho immaginata così:
1988: un gruppo di punk sedicenni che aspirano a diventare qualcuno.
Rodeo: il centro della terra, nel bel mezzo del nulla.
Tra droga, alcol, violenza e musica. Già, musica. La colla della loro amicizia, l'unica via per sfuggire dalle ingiustizie della vita.
Amanda. Una ribelle, una santa.
"Forgetting you, but not the time"
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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http://www.polyvore.com/punk/set?id=88430306

"Hey, oh! Let's go"

-Cazzo!-  Mi svegliai di soprassalto a causa della voce di Joey Ramone. Maledissi tra me e me l'autista di quel maledetto autubus (se si può chiamare così un catorcio risalente alla prima guerra mondiale) che aveva avuto la brillante idea di sparare i Ramones a volume altissimo proprio quando ero riuscita a prendere sonno. Mi stiracchiai, incurante della donna vestita in smoking vicino a me. Ma poi che diavolo ci faceva lei in un posto come questo? E perchè mai una donna bionda, rossetto perfettamente steso e valigetta 24 ore alla mano doveva andare a Rodeo? Bah, decisi che non mi interessava.Continuai ad ignorarla mentre mi riservava il suo sguardo più disgustato.
Iniziai a canticchiare "Blitzkrieg bop" mentre guardavo il panorama che mi scivolava davanti. "Casa nuova, vita nuova". Queste erano state le esatte parole di mia madre una settimana fa, mentre, con fare sbrigativo e irritato, mi preparava la valigia. Solo dopo essersi degnata di dirmi la destinazione mi ero rilassata. A casa di zia Jenna.  Evidentemente era l'unica casa disponibile dove scaricarmi mentre lei andava in vacanza con l'ennesimo uomo "della sua vita". Mark...o forse era Derek. In ogni caso la gioia che provava nel liberarsi di me doveva aver superato il fastidio che le provocava farmi un favore. O forse per una volta, la prima volta, aveva davvero fatto qualcosa per me, spedendomi a vivere con la persona che più amo al mondo invece che al riformatorio. Risi tra me e me di quell'affermazione. Mia madre, la stronza donna d'affari che ama più gli uomini appena conosciuti che sua figlia, rendermi felice.  Ammettendo anche che riesca a superare il fatto che io sia "un incidente" che le ha rovinato il fisico facendola diventare grassa (Potrei contarle le ossa senza radiografia), non riuscirebbe mai a dimenticare il fatto che io sia stata espulsa per la...uhm...vediamo...settima volta? Mi rabbuiai al ricordo della causa dell'ultima espulsione, mentre gli occhi cominciavano a pizzicare. - Si sceeeendeeeeeeeeeeeeee!- fortunatamente l'urlo del conducente mi aveva riportato alla realtà. L'ennesima sosta in Autogrill. Praticamente per un viaggio che di norma dovrebbe durare un'oretta ne avevamo impiegate due.
Entrai subito in bagno per stabilire quanto grave fossero i danni. Peggio di quanto pensassi: trucco andato a farsi fottere, capelli che avrebbero potuto ospitare un ecosistema a parte e stampa rossa sulla guancia per aver dormito appoggiata al finestrino. Sbuffai e mi diedi una sistemata; anche se non ero mai stata una tipa vanitosa o che amasse mantenere perfetto il suo fisico, ci tenevo a presentarmi a mia zia in modo accettabile. O quantomeno decente. Dopo aver sgranocchiato qualcosa tornai nel pullman e mi accorsi con disgusto che eravamo solo io e l'autista; evidentemente gli altri stavano ancora cenando. Durante il tragitto dalle scalette malridotte al sedile scassato, sentii uno sguardo perforarmi il fondoschiena. Dio, quanto odiavo i fottuti cinquantenni che ci provavano con le ragazzine. Perchè fondamentalmente io ero questo, una ragazzina di soli 16 anni. Ma a giudicare dal sorrisetto malizioso che si era allargato da sotto quei baffoni a lui non facevano schifo le adolescenti.  Schioccò la lingua e poi disse l'ultima cosa che avrei voluto sentire: -Allora, dolcezza, come andiamo?- Tutto, ma non  quella frase. Tutto, ma non quelle fottute parole. Tutto, ma non un uomo di mezz'età. Mi mancava il respiro. Corsi fuori mentre i flash di schifosi ricordi che avrei voluto mantenere nel dimenticatoio tornavano nella mia mente, prepotenti. Vomitai l'anima mentre mi aggrappavo al muro dell'autogrill. La donna in smoking, di fronte a me, arricciò il naso fino a farlo combaciare con le sopracciglia prima di andarsene. E vaffanculo anche a lei.
Mentre tentavo di riprendermi lessi un cartello: "Berkeley, California". Sbuffai: bel modo di iniziare la mia nuova vita.







*spazio dell'autore*
Oooook pensavo ci fosse uno spazio per commentare e quindi l'ho pubblicata per sbaglio. Ok, tralasciando i miei problemi con la tecnologia, devo spiegare un attimo la situazione: Amanda ha avuto un passato difficile e la storia del conducente non è messa lì a caso...spiegherò più avanti. Come primo capitolo è un pò breve...ma i prossimi saranno più lunghi. Anche se probabilmente non se la cagherà nessuno...ma fa nulla. I green day appariranno nel secondo capitolo, per ora volevo introdurre Amanda visto che è lei la vera protagonista. Eh...dovevo dire qualcos'altro...ah sì: il link che vi ho messo sopra è il look di Amanda che ho creato su Polyvore. 

Peace Hello! \M/  
 
  
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