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Autore: hummelssmythe    27/11/2013    5 recensioni
Il nuovo bibliotecario della NYADA, il signor Smythe, sembra più giovane, figo e predisposto al flirt di quanto Kurt non avesse immaginato. Quindi, quando si ritrova ad affrontare la sua vera natura, diventa difficile resistere; il che andrebbe anche bene, se Sebastian non fosse diventato il suo insegnante in qualche modo e se Kurt non avesse già un ragazzo.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Ship: Kurt/Sebastian
Rating: NC-17/rosso a un certo punto della storia*.
Summary: Il nuovo bibliotecario della NYADA, il signor Smythe, sembra più giovane, figo e predisposto al flirt di quanto Kurt non avesse immaginato. Quindi, quando si ritrova ad affrontare la sua vera natura, diventa difficile resistere; il che andrebbe anche bene, se Sebastian non fosse diventato il suo insegnante in qualche modo e se Kurt non avesse già un ragazzo.
Avvertimenti: age difference, devo farvi presente che, benché Kurt sia maggiorenne in questa fan fiction, lui è al secondo anno di college e Sebastian non ha esattamente la sua stessa età. So che questa cosa potrebbe dare fastidio a qualcuno, quindi, nel caso in cui fosse così, vi pregherei di non continuare con la lettura. Non scrivo per infastidire la gente.
A/N e Disclaimer:
Purtroppo, né Glee, né i personaggi mi appartengono. Altrimenti … altrimenti. Questa storia è scritta senza fini di lucro e solo e unicamente per me stessa, perché trovavo l’idea divertente e tra un trofeo della Playstation e l’altro quando ho del tempo libero, mi piace anche scrivere.
*Il rating della storia sarà sicuramente rosso a un certo punto, ma siccome non vedo la cosa accadere presto e questa long non sarà di dieci o venti capitoli, per il momento lo tengo arancione. Chiaramente, avviserò nel momento in cui la cosa dovesse cambiare. Siccome ho già scritto un po’ di capitoli successivi e non mi sembra ancora che ci siano perfino accenni a uno sviluppo di quel genere, non lo segno ancora.
Precisato tutto questo, spero che la storia possa piacervi, e mi auguro di non aver lasciato indietro errori perché ho riletto da sola, e non sono molto capace di notare gli errori da sola. Buona lettura ^^ - xoxo
 
Link originale: https://www.fanfiction.net/s/9568942/1/Nowhere-But-Here.
 
Prologo
 
Il gusto del proibito è la tentazione alla quale è più difficile resistere.
 
È il motivo per il quale tuo figlio farà probabilmente cadere quel vaso che gli hai detto di non toccare mai. Lo farà cadere sul pavimento, finché non sarà distrutto in un milione di pezzi taglienti. Ma va bene così, perché ogni volta che assaggerai il proibito, sarà proprio così, tagliente. Non sarebbe proibito se non facesse così male.
 
E poi, non sarebbe proibito se non fosse così fantastico.
 
Quasi tutte le cose che non si possono avere sono fantastiche; o forse è proprio il desiderio a renderle così meravigliose.
 
Gli hamburger hanno un sapore migliore quando sei a dieta.
 
Il cielo sembra più azzurro quando non puoi andare a mare perché hai troppo da fare.
 
Ti senti più sporco quando non puoi farti una doccia.
 
Vuoi giocare davvero a quel videogioco ora che lo hai venduto.
 
È così che funziona: gli esseri umani sono tentati a desiderare ciò che non possono avere. Una volta che l’hanno ottenuto, diventa noioso e il processo di desiderio svanisce lentamente, facendo perdere al proibito il fascino che aveva prima di trasformarsi in comune banalità.
 
Quindi, buona parte del proibito consiste nella caccia.
 
La caccia è la parte divertente, quella durante la quale si cammina sempre sulla linea tra l’infinito piacere di soddisfare il desiderio e le conseguenze che potrebbero derivarne. Il pericolo è ciò che spinge una persona a correre il rischio, perché sembra che ne valga la pena.
 
Kurt poteva sentirne il sapore sulla propria lingua.
 
Il fresco e meraviglioso gusto di quel gelato a cioccolato che la accarezzava e la faceva piegare per il piacere era ciò che gli faceva pensare che ne valesse la pena. Aveva seguito una dieta ferrea per nove mesi di fila, senza neanche concedere a se stesso un passo falso. Alla fine, il primo giorno del decimo mese, Kurt non aveva resistito.
 
Era seduto sul divano del loro appartamento, piegato e premuto su di esso con la sua nuova copertina Calvin Klein, leggera e perfetta, bianca come le nuvole, mentre lasciava che il suo cucchiaio affondasse nel Magnum fondente. C’era un leggero senso di colpa che faceva contrarre il suo stomaco, ma tentava di ignorarlo. Aveva resistito per nove mesi senza spezzare nessuna regola, e adesso era certo del fatto che mangiare quel gelato lo avrebbe aiutato a sopprimere il desiderio stesso.
 
Volevo soltanto infrangere le regole dopo così tanto tempo, diceva a se stesso, lo sto mangiando perché non posso mangiarlo, non perché lo desidero davvero.
 
Sospirò pesantemente e si lasciò affondare più profondamente nel divano mentre lo show di moda che stava guardando in TV gli faceva fare delle smorfie per i pessimi gusti dei concorrenti. Almeno qualcuno stava infrangendo le regole della decenza peggio di lui.
 
Quando ebbe lasciato cadere l’ultimo cucchiaio di gelato lungo la propria gola, sentì la chiave girare nel lucchetto della porta dell’appartamento e sobbalzò, già sentendosi in colpa e alzandosi dal divano. Quasi corse verso il cestino dell’immondizia per fare cadere la plastica nel contenitore. Si mosse rapidamente verso il lavandino e aprì il rubinetto per lavare il cucchiaio e metterlo da parte tra le altre posate.
 
Quando la porta si aprì e Rachel spuntò dall’ingresso un paio di secondi dopo, Kurt stava già poggiando innocentemente il fianco al bancone e aveva le braccia incrociate al petto. Indossava un sorriso scherzoso, ma Rachel fece una smorfia appena lo vide.
 
Blaine apparve dietro di lei, entrando in cucina, ma bloccandosi quando Rachel poggiò un braccio lungo il suo torso per fermarlo, mentre guardava Kurt con la bocca spalancata.
 
“È cioccolato quello che hai in faccia?” Chiese, sospettosa.
 
Merda.
 
“Mmmh …” Kurt mormorò stupidamente. “No, che dici?”
 
“È cioccolato.” Rachel fece ruotare gli occhi e Blaine ridacchiò dietro di lei.
 
“Dai, Rach,” disse, camminandole intorno e poi avvicinandosi a Kurt. “È stato perfetto per nove mesi, impeccabile. Non puoi farlo sentire in colpa per l’unica volta che ha mangiato qualcosa che non fosse un’anguria fresca.”
 
Rachel si voltò verso Blaine incredula, come se si aspettasse che lui la supportasse piuttosto.
 
“Kurt è il tuo ragazzo! Dovresti preoccuparti di cosa mangia visto che Cassy noterà ogni singolo milligrammo di cioccolato guardandogli semplicemente il sedere!” Strillò come sempre, mentre Blaine raggiungeva Kurt.
 
Kurt osservò il modo in cui il suo ragazzo gli poggiava le mani suoi fianchi e poi si sollevava per premere un bacio dolce e affettuoso sulle sue labbra. Sorrise nel bacio, chiudendo gli occhi e godendosi il piacevole misto di cioccolato dolce e sapore di Blaine.
 
Durò soltanto qualche secondo, poi Blaine si tirò indietro, camminando per l’appartamento mentre Rachel era ferma davanti a Kurt, ancora sconvolta.
 
Kurt fece spallucce e le sorrise innocentemente, il che la rese ancora più furiosa.
 
“Beh, non chiamare me quando avrai bisogno di qualcuno che ti aiuti a scegliere la tua nuova taglia!” Fece una smorfia e Kurt ridacchiò mentre allungava una mano sul bancone per prendere un fazzoletto e pulire il cioccolato dal volto. “Kurt, non è divertente, ci abbiamo lavorato così tanto … guardati; ti ricordi com’eri al secondo anno di liceo?”
 
Kurt sospirò e le mostrò un altro sorriso.
 
“Ne ho mangiato uno, okay?” Chiese, sollevando le sopracciglia mentre spostava lo sguardo verso Blaine, che si era seduto sul divano e stava guardando quello stesso show di moda che Kurt aveva abbandonato. “Non è la fine del mondo. Ero più tentato dall’idea di averlo, no? Il fatto che la cioccolata sia proibita dalla mia lista me la fa desiderare. È tutto qui.”
 
Rachel inarcò le sopracciglia in maniera teatrale, mentre lo fissava sconvolta. Blaine sembrava totalmente estraneo alla situazione ma Kurt sapeva che probabilmente ridacchiando a bassa voce per non farsi sentire da Rachel.
 
“Non è così che funziona,” disse Rachel, scuotendo la testa e poggiando fermamente la mano sul bancone. “Kurt, se perdi l’equilibrio una volta, cadrai di nuovo. Ogni volta che vedrai qualcosa che hai desiderato a lungo, qualcosa che è buono e proibito, vorrai soltanto averne di più.”
 
“Non credo,” Kurt rispose pungente, imitando la sua posizione con una mano sul bancone. “Quando qualcosa di proibito perde la sua proibizione, dov’è il divertimento?”
 
Kurt Elizabeth Hummel.” Rachel puntò l’indice verso di lui. “Tu non sei il tipo di ragazzo che vuole soltanto divertirsi.”
 
Blaine rise ad alta voce allora, ma Rachel fece semplicemente ruotare gli occhi e li puntò di nuovo su Kurt senza pietà. “Stai sostenendo che m’innamorerò di un gelato a cioccolato?” Kurt mormorò, con un’espressione di finta considerazione sul suo volto. “Blaine, faresti meglio a essere geloso.”
 
Si allontanò finalmente dal bancone, superando Rachel e camminando verso il divano sul quale il suo ragazzo era seduto, con una mano sulla bocca per trattenersi dal ridere.
 
Kurt lo guardò per un istante.
 
Era comunque diverso dall’inizio e non aveva dimenticato che Blaine lo aveva tradito. Perdonare non significa dimenticare, pensò mentre sospirava. Non era ancora arrabbiato con lui – forse – ma avrebbe voluto che tutto fosse com’era all’inizio. Voleva che fosse la dolce e matura relazione che avevano al liceo.
 
“Vuoi unirti a me e abbracciarmi?” Blaine chiese, allargando le braccia verso di lui. “O hai paura che io possa sentire il profumo del tuo amante a cioccolato?”
 
Era divertente.
 
Kurt sapeva che era divertente ma non riusciva a ridere.
 
Il fatto che Blaine stesse citando un tradimento, con così tanta leggerezza, lo confondeva. Sapeva che era semplicemente Blaine, era il modo in cui giocava, scherzava. Non stava facendo nulla di cattivo; voleva soltanto essere divertente. Eppure Kurt dovette forzare un sorriso.
 
Alla fine, si unì a lui sul divano.
 
***
 
Mercoledì giunse presto.
 
Erano passati due giorni dal cosiddetto IGC Incidente del Gelato a Cioccolato – e Kurt non aveva avvertito alcun desiderio simile. Non che avesse creduto alla teoria di Rachel, neanche per un secondo. Anche mentre era in fila per il pranzo alla mensa della NYADA, l’aria destinata agli studenti che avevano progetti extra-curricolari, non era neanche lentamente tentato dai dolci e le ciambelle. Era come aveva pensato: una volta assaggiato, il proibito aveva perso il proprio fascino, non importava quanto Rachel tentasse di convincerlo del contrario.
 
Aveva mangiato semplicemente insalata e frutta, come avrebbe dovuto, e poi si era spostato in biblioteca, dove avrebbe passato le successive tre ore per cercare di guadagnare qualche credito in più con un esame extra di letteratura. Aveva scelto letteratura francese per il momento, quindi doveva cominciare a darci uno sguardo. Aveva sempre amato il francese, ma di certo non t’insegnano per davvero la letteratura al liceo. Erano tutti riassunti, domande ed esercizi su estratti di testo.
 
Stava camminando lungo i corridoi, tra le mensole, cercando di trovare le iniziali BOU sulle copertine dei libri. Il suo sguardo era totalmente concentrato su di essi mentre passava tra gli autori che cominciavano per BAE, poi BIC e il resto delle migliaia di libri in quella biblioteca.
 
Era così concentrato sulla sua ricerca che non si accorse neanche del ragazzo che stava davanti a lui finché non gli calpestò i piedi.
 
L’immediato lamento di dolore che ne derivò fece sobbalzare Kurt, e prima che potesse capire cosa stesse accadendo, aveva già fatto cadere tutti i propri libri e appunti sul pavimento. Si piegò senza neanche guardare il ragazzo, cercando di raccogliere tutto mentre mormorava una serie infinita di scuse.
 
Si accorse di essere in panico quando si raggelò al tocco di una mano altrui mentre tentava di raccogliere i propri preziosi appunti.
 
Kurt sollevò lo sguardo lentamente, e si ritrovò un po’ a corto di fiato quando finalmente vide il ragazzo che si stava piegando sulle ginocchia, davanti a lui, per aiutarlo.
 
Era bellissimo.
 
I suoi occhi erano verdi e scintillanti di una strana lucina, come se avesse già cattive intenzioni. Lui fissava Kurt allo stesso modo, studiando il suo volto quasi come Kurt stava studiando il suo. Kurt respirò lentamente, tentando di non perdersi nella strana sensazione che stava invadendo il suo corpo. Era così stupido da parte sua sentirsi così nei confronti di uno sconosciuto, quindi non voleva permettere che accadesse.
 
I suoi capelli erano un po’ a punta, ma appena un po’, poiché sembravano sistemati col gel, o forse qualcosa di diverso. Perché mi sto innervosendo? Pensò Kurt, deglutendo, Dovrei sapere cosa ha nei capelli, lo so sempre con tutti, a primo sguardo; poi c’era il suo ghigno: furbo, forse un po’ arrogante e malizioso, labbra sottili inarcate in un modo delizioso. Il suo volto e parte del suo collo – l’unica porzione di pelle abbronzata che Kurt poteva vedere, a parte il suo volto e le sue mani – era ricoperta di affascinanti nei.
 
Utilizzò l’ultimo secondo della sua lunga contemplazione per respirare più lentamente. Aveva addosso un buon profumo, piacevole e fresco, ma non era un tipo di fragranza che metteva le persone a loro agio, a parere di Kurt, che di profumi ne sapeva qualcosa.
 
“Mi-”
 
“Dispiace?” Il ragazzo lo interruppe non appena Kurt tentò di parlare, una voce tremante che viene fuori più debole di quanto non immaginasse. “Lo hai già detto. Sei davvero così noioso come sembri?”
 
Kurt fece immediatamente una smorfia, il suo volto stranamente alterato mentre tentava di mettere a fuoco sulle sue parole. Forse aveva sentito male, forse aveva capito male e questo ragazzo sogghignante che aveva appena conosciuto non voleva dire quello che aveva inteso lui.
 
“Scusami?” Chiese, ormai quasi seduto sul pavimento della biblioteca, mani che vagavano incerte per cercare di recuperare i vari fogli di carta.
 
“Sembri noioso,” gli disse di nuovo, e Kurt seppe di aver sentito bene stavolta. “Mi basta uno sguardo per capire che sei uno stereotipo vivente: vestiti gay, capelli gay, profumi di gay, faccia da gay. Wow. Sembra interessante.”
 
A Kurt ci volle qualche secondo prima di capire quanto superficiale fosse il ragazzo davanti a lui.
 
“Beh, mi dispiace se sono troppo gay per questa conversazione,” rispose pungente, mostrandogli una faccia fiera. “Ma l’ultima volta che ho controllato, ero gay. Quindi, non prenderla male, ma il tuo tentativo di essere offensivo utilizzando la parola gay non funzionerà. La mia faccia da gay sta bene al mio essere gay quanto la tua faccia da stronzo sta bene al tuo comportamento da stronzo.”
 
La voce del ragazzo si spezzò in una risata mentre allungava le mani verso il basso e raccoglieva le cose di Kurt per passarle tra le sue.
 
Kurt abbassò lo sguardo per fissare il punto in cui quel ragazzo sconosciuto gli stava passando gli appunti e poi guardò di nuovo il suo volto. Non si fidava di lui. Era certo; era il tipo di persona di cui Kurt non poteva fidarsi.
 
“Grazie per avermi giudicato così,” disse il ragazzo, e Kurt aveva voglia di strillare perché, sul serio? Lui era quello che giudicava?
 
“Beh, tu mi hai giudicato prima,” disse, sentendosi come se avesse cinque anni, ma non potendo farne a meno. Dio, non aveva mai voluto così tanto avere l’ultima parola in vita sua. “Quindi immagino che siamo entrambi colpevoli, comunque.”
 
“Almeno io ti giudico meglio.” Il ragazzo sogghignò, e quando si alzarono entrambi, Kurt su allungò rapidamente per sfilare gli appunti dalle mani dell’altro ragazzo e premersele al petto.
 
“Non credo sia qualcosa di cui essere fieri.” Kurt fece una smorfia e poi abbassò lo sguardo verso il punto in cui il ragazzo stava allungando la mano. Inarcò immediatamente le sopracciglia e per qualche secondo pensò di dirgli che non voleva stringerla.
 
Poi però, pensò all’idea di stringere la sua mano, di stringerla forte; potrebbe essere un modo per far capire a quel ragazzo arrogante che Kurt non sarebbe rimasto a guardare mentre lui gli parlava così. Non sapeva cosa fosse esattamente, ma c’era una scintilla nel suo corpo, e poteva bruciare in fiamme. Era come se si sentisse competitivo, come si era sentito l’anno scorso l’ultima volta, quando aveva sfidato Rachel al Midnight Madness.
 
Quindi allungò la mano anche lui, mostrandogli un sorriso falso e prendendo quella dell’altro ragazzo nella sua fino a stringerla.
 
“Sebastian Smythe,” disse il ragazzo, e Kurt poté giurare che anche il suo nome suonava malefico.
 
“Piacere,” rispose fiero e pungente, “Kurt Hummel.”
 
Rimasero così per qualche secondo, tenendosi le mani in una presa stretta, nessuno di loro che volesse lasciare andare per primo e mostrare la propria debolezza. Si fecero una smorfia a vicenda finché Sebastian non premette un po’ le dita proprio sotto le nocche di Kurt, fino a far male, e Kurt fu costretto ad allontanare la mano e cedere.
 
Avrebbe voluto lamentarsi, ma sapeva che significava ammettere che stavano giocando a un gioco e Kurt non voleva farlo.
 
Sebastian abbassò lo sguardo verso qualcosa che Kurt non capì. Sembrava star controllando i libri premuti contro il suo petto, e poi i loro sguardi s’incontrarono di nuovo.
 
“Stavi cercando qualcosa?” Chiese Sebastian. “Insomma, deve essere interessante se non hai notato il mio fascino e sei inciampato su di me.” Kurt sollevò un sopracciglio e gli mostrò una faccia da omicida. “O magari mi sei inciampato addosso perché volevi che io ti parlassi. Che carino.”
 
“Ma certo,” Kurt sorrise e fece una smorfia. “Ti ho calpestato perché puzzi di arroganza e volevo colpirti.”
 
Non era vero chiaramente, Kurt lo sapeva. Aveva pensato che il ragazzo che aveva davanti fosse bellissimo, prima che lo stronzo rivelasse la parte peggiore di sé aprendo la bocca.
 
“Oh, lo ammetti finalmente.” Sebastian ignorò completamente l’ironia e gli fece l’occhiolino.
 
C’era qualcosa di così frustrante in quel tipo, sul serio, Kurt lo avrebbe preso a schiaffi se non fosse per la sua politica anti-violenza.
 
“Bene, ora che non ho ammesso ciò che tu pensi che io abbia ammesso, ti dispiacerebbe andare da qualche altra parte?” Kurt chiese, fintamente gentile. “Avrei una vita e cose interessanti da fare che non hanno nulla a che vedere con te.”
 
Aiah, questo fa male.” Il ragazzo sogghignò in modo sgradevole mentre guardava di nuovo il petto di Kurt per un istante, fissando fermamente nel punto in cui aveva i libri, Kurt non aveva idea del perché. Quando i suoi occhi tornarono a Kurt, stava ghignando di più, e di nuovo, Kurt si sentì frustrato al suo comportamento. “Woah, cosa stava cercando qui quest’affascinante principessa?”
 
Kurt lo guardò sospettosamente per qualche secondo, chiedendosi se non fosse una specie di trappola o qualcosa del genere. Magari voleva sapere cosa leggesse Kurt per prenderlo in giro, o qualcosa del genere. Forse no, però. Inoltre, i libri che stava cercando Kurt non erano per gusto personale: erano sulla lista di libri che doveva leggere per la fine del semestre, quando era fissato il suo esame extra. Quindi Sebastian non poteva davvero prenderlo in giro perché non era per gusto personale.
 
Eppure, era comunque in qualche modo una questione di gusto personale, no? Il fatto che Kurt avesse scelto letteratura francese era qualcosa che derivava dai suoi gusti. Sebastian avrebbe comunque detto, probabilmente, qualcosa del tipo Francese? Potresti essere più gay di così?
 
“Quindi non hai intenzione di rispondere …” Sussurrò Sebastian, sollevando le sopracciglia e arricciando il naso come se stesse pensando a qualcosa.
 
“È inutile risponderti.” Kurt scosse la testa e strinse le palpebre, uno di quegli sguardi che potevano uccidere. “Scommetto che non conosceresti neanche gli autori che sto cercando.”
 
Con un ultimo sorriso, Kurt camminò e gli passò accanto. Comunque, Sebastian non sembrava essere il tipo di persona che si arrendeva facilmente.
 
“Mettimi alla prova,” mormorò mentre Kurt poteva non solo sentire la sua voce più vicina di quanto non credesse, ma anche dei passi alle proprie spalle.
 
Sospirò e si arrese, anche se stava ancora camminando tra gli scaffali.
 
“Nous avons psychologisé comme les fous, qui augmentent leur folie en s'efforçant de la comprendre,” mormorò, senza prestare troppa attenzione alle parole mentre si sollevava sulle punte dei piedi per controllare i nomi tra le mensole.
 
“Oh, Charles Baudelaire,” Sebastian commentò, e Kurt si voltò con gli occhi spalancati verso di lui.
 
Fece passare lo sguardo tra Sebastian e le mensole come se stesse cercando qualcosa che potesse averlo tradito, qualcosa di Baudelaire che non aveva notato guardando tra i libri. Nulla. Beh, Baudelaire era un autore piuttosto celebre, quindi se questo tizio era uno studente alla NYADA o in un college in generale, non ci sarebbe stato nulla di strano nel fatto che lo conoscesse.
 
Distese nuovamente i piedi sul pavimento e guardò Sebastian, che sembrava di nuovo fiero e arrogante.
 
“Les sanglots longs des violons de l'automne blessent mon cœur d'une langueur monotone,” Decantò di nuovo Kurt, fingendo che non fosse accaduto nulla e sfidando Sebastian con lo sguardo.
 
Sebastian fece semplicemente spallucce e sorrise.
 
“Ci hai provato, Verlaine,” Disse e arricciò le labbra, e a quel punto Kurt era senza parole.
 
Inspirò ed espirò, sentendo il cuore battere velocemente d’un tratto. Dio, era così strano. Ogni volta che parlava di poesia e letteratura europea con Rachel e Blaine, sembravano annoiati e confusi, come se stesse parlando un’altra lingua. Forse perché parlava un’altra lingua. Ma questo ragazzo arrogante davanti a lui conosceva perfettamente ciò di cui Kurt stava parlando ed era pazzesco. Era come se il mondo si stesse prendendo gioco di lui.
 
Forse era soltanto bravo in francese e tutto ciò che aveva a che vedere con la Francia, quindi Kurt prese una direzione differente.
 
“Una cosa non è necessariamente vera perché un uomo muore per essa,” mormorò, a voce bassa, come se non riuscisse neanche più a parlare. Sebastian stava ghignando di nuovo.
 
“Ho dei gusti semplicissimi, mi accontento sempre del meglio,” rispose fieramente, mentre faceva un passo verso Kurt e cominciava a mormorare: “Esatto, Wilde. Abbiamo lo stesso stile di vita, suppongo.”
 
Il cuore di Kurt cominciò a fare giravolte su se stesso e battere più forte mentre abbassava lo sguardo per un secondo, per fissare il modo in cui Sebastian si stava avvicinando, passo dopo passo, lento e letale. Quella tensione, o qualsiasi cosa fosse, era qualcosa che Kurt non aveva mai provato prima e lo stava spaventando così tanto che non riusciva a parlare.
 
“Ancora senza parole?” Chiese Sebastian, adesso così vicino che Kurt poteva sentire il profumo che si era spruzzato addosso. “Vuoi che ti spieghi?”
 
No,” disse e mostrò a Sebastian le spalle mentre camminava e fuggiva da quella strana sensazione.
 
Purtroppo, non appena lo fece, si ritrovò premuto con la schiena contro le mensole, libri stretti contro il petto d’istinto e la mano di Sebastian che teneva il legno proprio accanto all’orecchio destro di Kurt. Kurt era in panico.
 
Guardò negli occhi di Sebastian e non aveva idea di cosa fare; le sue pupille erano dilatate e Kurt cominciava a temere che fosse qualche specie di maniaco da biblioteca che catturava le sue prede, le violentava e uccideva con citazioni famose degli autori in sottofondo. Il suo cuore stava esplodendo di paura e sentiva il bisogno di piangere, e merda, se non fosse un maniaco però, Kurt non voleva mostrare a questo idiota arrogante quanta paura avesse in quel momento.
 
Poteva sentire il suo respiro profumato contro la propria pelle, le cosce di Sebastian che sfioravano accidentalmente le sue e Kurt non aveva mai avuto un contatto così intimo con un ragazzo che non fosse Blaine prima, il che era spaventoso e lo faceva sentire terribilmente in colpa nonostante non avesse fatto nulla e, soprattutto, nonostante non avesse intenzione di fare nulla.
 
Fortunatamente, la sua paura si tramutò di nuovo in semplice panico quando Sebastian si allungò finché le loro labbra non si toccarono quasi per pronunciare le parole sulla sua bocca.
 
“Ansia perpetua de algo mejor, eso soy yo.”
 
I loro sguardi rimasero intrecciati e Kurt stava deglutendo. Il suo petto si stava abbassando e sollevando, e alla fine, batté soltanto una volta le palpebre e sussurrò in risposta: “Bécquer.” Rapido e breve, solo il cognome, osservando mentre Sebastian sorrideva, felice e soddisfatto.
 
“Hai indovinato, woah,” disse, facendo un passo indietro rispetto a Kurt, il che lo fece sospirare di sollievo – si trattenne dal sospirare davvero soltanto perché voleva dimostrarsi completamente indifferente alla situazione.
 
“Beh, era semplice,” rispose, sentendo le guance arrossire e il cuore battere ancora forte mentre faceva spallucce verso Sebastian. “Avresti potuto provarne una un po’ più dura.”
 
“In un paio di minuti, sono certo del fatto che saprei come rendere tutto un po’ più duro.” Sebastian fece un occhiolino e il rossore lungo le guance di Kurt si accese ancora di più. “No, sul serio, era difficile. Bécquer … bella mossa, faccia da checca.”
 
“Becquér è un romantico, e ora puoi prendermi in giro su quanto gay pensi che sia.” Fece ruotare gli occhi, anche se le sue gambe stavano tremando mentre era poggiato alle mensole. Maledetta vicinanza. “È per questo che lo conosco e che lo amo.”
 
Sebastian ridacchiò e guardò i libri tra le mani di Kurt per un istante.
 
“Farai l’esame di letteratura francese?” Chiese e beh, sembrava spontaneamente innocente e curioso, il che era strano.
 
Kurt si prese qualche secondo per pensare a come rispondere. In fondo, Sebastian aveva già l’argomento Bécquer per ricattarlo, quindi non poteva andare peggio.
 
“Sì, pensavo di farlo,” disse, inspirando mentre tentava di far tornare pallide le sue guance. “Credo che sarebbe interessante come extra, un buon modo per avere qualche credito.”
 
“Capisco.” Sebastian annuì e premette le proprie labbra insieme – Kurt non aveva idea del perché lo avesse fatto – mentre poggiava le mani sui propri fianchi. “Allora, pensi che sarà un esame facile?”
 
“Non-non ho detto questo!” Balbettò in maniera evidente, come faceva sempre quando diventava troppo nervoso. Non aveva idea di chi fosse questo Sebastian, ma profumava di pericolo. E colonia. “Credo semplicemente che sia adatto a me, quindi sarà più semplice studiare qualcosa che amo, e-”
 
“Pensi che sarà facile,” Sebastian confermò, facendo ruotare gli occhi e sospirando. Kurt non aveva idea del perché, ma sembrava un po’ deluso alle sue parole. “Baudelaire è proprio dietro di te, Kurt. O forse dovrei chiamarti Hummel?”
 
Kurt arricciò il naso e il suo volto si tramutò in una smorfia mentre scuoteva la testa.
 
“Perché mai? Non sembri un tipo da formalità,” disse, sentendo un po’ della tensione e dei nervi tesi sfumare.
 
Sebastian ridacchiò e fece spallucce. Sembrava molto più naturale in quel momento, e c’era qualcosa di affascinante nel modo in cui il suo ghigno si era trasformato in un sorriso. Kurt non glielo avrebbe detto ovviamente, ma sembrava carino così. Che ridacchiava, sorrideva, faceva spallucce: rilassato.
 
Merda, era una situazione terribile.
 
Non poteva pensare davvero quelle cose. Ricordava l’ultima volta che aveva semplicemente pensato che un ragazzo fosse carino. Chandler. Blaine s’irrigidiva e faceva smorfie ogni volta che il nome veniva fuori e avevano avuto anche una brutta lite a causa sua. Inoltre, il fatto che stesse arrossendo, che si stesse sentendo tutto strano accanto ad un ragazzo che sembrava fastidioso e arrogante, non lo aiutava a sopportare meglio quella sensazione.
 
 “No, in effetti no, ma sono molto professionale,” disse, il suo ghigno che si sollevava di nuovo mentre guardava negli occhi di Kurt.
 
Oh.” Gli occhi di Kurt si spalancarono mentre un nuovo senso di panico bruciava dentro di lui. “Sei … il nuovo bibliotecario?”
 
Doveva essere quella la ragione per la quale era così dannatamente preparato in letteratura. Come aveva fatto Kurt a non pensarci? Certo, perché sembrava così giovane e … quanti anni aveva effettivamente il tizio che lo aveva quasi premuto contro gli scaffali, respirando sulla sua bocca? Perché diavolo il bibliotecario aveva la bocca così vicina a quella di Kurt? Merda. La situazione peggiorava man mano che passavano i secondi.
 
“È un piacere conoscerti, Hummel.” Sebastian fece un occhiolino, e diamine, Kurt avrebbe dovuto chiamarlo signor Smythe o qualcosa del genere a quel punto?
 
Non ebbe il tempo di pensarci però, perché non appena aprì la bocca per rispondere istintivamente, il Signor Smythe sollevò la mano e afferrò la guancia di Kurt, strofinandola tra il pollice e l’indice, prima di lasciare scivolare la mano e liberarlo dal tocco.
 
Kurt era praticamente raggelato sul posto.
 
Non aveva idea di cosa fare o dire. Il suo cuore stava martellando di nuovo, ma non sapeva quanto di tutto questo fosse permesso. Sebastian non era un insegnante, giusto? Non era illegale. Non che volesse farci qualcosa, soltanto nel caso in cui qualcuno vedesse la scena.
 
“Mmmh, sì, beh …” mormorò, sollevando lo sguardo per incontrare quello di Sebastian. “È un piacere conoscerla, signor Smythe?” Chiese dubbioso, sentendosi invadere dal panico.
 
“Bravo.” Sebastian fece un occhiolino e incrociò le braccia al petto. “Sembri stupendamente sorpreso e, soprattutto, sei stupendo quando sei sorpreso.”
 
Okay. Quindi quel tizio era il nuovo bibliotecario e stava flirtando con Kurt che era momentaneamente in sospeso tra il suo corpo e gli scaffali. Quella situazione lo spaventava così tanto che poteva sentire le proprie dita tremare intorno ai libri che stava ancora stringendo.
 
“Quanti anni hai?” Chiese direttamente, ignorando il commento.
 
“Non fai domande da gentiluomo, immagino.” Sebastian sollevò le sopracciglia e sogghignò malizioso.
 
Quanti anni hai?” Kurt chiese di nuovo, respirando pesantemente mentre premeva il proprio corpo indietro, contro le mensole, come se il legno potesse risucchiarlo e mettere un po’ di distanza tra loro.
 
“Trenta.”
 
Il cuore di Kurt si fermò per qualche secondo.
 
A quel punto, dovette ammettere che si aspettava perfino di peggio, anche se Sebastian sembrava poter frequentare perfino la NYADA come lui. Eppure, un uomo di trent’anni ci stava provando con lui, e anche se dieci anni non sembravano troppi se Kurt pensava a quanti sarebbero potuti essere, era la prima volta che un uomo adulto ci provava con lui. Niente liceo, niente college, niente glee club; un uomo che lavorava come bibliotecario nel suo college.
 
“Mi dispiace, signor Smythe.” Cercò immediatamente di mettere una certa distanza tra loro. “Devo andare.”
 
“Certo che devi,” Sebastian sospirò ironicamente, ma annuì verso la porta per indicarla a Kurt. “Sarà un piacere esaminarti alla fine di questo semestre, Hummel.”
 
Il cuore di Kurt si fermò immediatamente, ma non ottenne ulteriori spiegazioni. Sebastian si stava già allontanando e cominciava a far male fisicamente perché cosa diavolo avrebbe dovuto significare? Perché mai Sebastian avrebbe dovuto esaminarlo?
 
Mentre guardava il signor Smythe, Sebastian, lo stronzo fastidioso, camminare per il corridoio della biblioteca, sperava con tutto se stesso che non avesse nulla a che fare col suo esame. Lo sperava perché a Sebastian non piaceva, ma allo stesso tempo, sembrava divertirsi a flirtare con lui. La situazione era completamente inopportuna per un esame.
 
Quando cominciò a camminare verso la porta – non usò quella che aveva indicato Sebastian, ma quella dal lato opposto, soltanto perché non voleva fare quello che diceva Sebastian – la testa di Kurt era così piena di pensieri di panico e paura, senso di colpa e confusione, che non si rese neanche conto di non aver preso il suo prezioso Les Fleurs Du Mal.
 
 
 
   
 
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