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Siamo seri.
   La gente sottovaluta la mia importanza. Tutti credono che Perry Cox sia l’unico la cui opinione è capace di influenzare profondamente John Dorian, ma la verità è che non è affatto così.
   Sono stufo che le persone ignorino la mia impressionante conoscenza dell’animo umano. Johnny viene da me quando ha dei dubbi, mi confida le sue incertezze, i suoi sogni (e credetemi, sono un’infinità); chiede a me consigli su decisioni importanti, è un dato di fatto. Sono stato un vero e proprio mentore per lui, ma nessuno sembra farci caso!
   Ci conosciamo da anni, e in tutto questo tempo – per quanto il mio ruolo possa sembrare marginale – non l’ho mai abbandonato. Quando aveva bisogno di me, io ero sempre lì, a sorreggerlo e consigliarlo.
   La porta della stanza si apre e Johnny entra tenendo per mano Sam. Il piccoletto ha iniziato a camminare. Viene verso di me caracollando sulle gambette grassottelle; gli occhioni azzurri, uguali a quelli di Johnny, mi puntano e si illuminano.
   “U-iii-conno!” strilla deliziato.
   “Precisamente, Sammy” annuisce suo padre, dandomi una affettuosa pacca sul collo coperto dalla criniera sintetica. “Questo è Justin, e ogni volta che avrai bisogno di lui ci sarà. Ecco, fate amicizia.” Solleva Sam e me lo posa sul dorso. Il bambino inizia a dondolarsi emettendo squittii compiaciuti. “U-iii-connooo!”
   La testa di Cox fa capolino dalla porta. “Cherise, piantala di perdere tempo con quel coso. Non so se ti ricordi, ma di là ci sono altri quattro ragazzini in astinenza da zuccheri che stanno per prendere d’assalto la torta di compleanno di tuo figlio, quindi ti consiglio di portare il festeggiato indietro prima che devastino la cucina.”
   Johnny fa scendere Sam e lo prende per mano, dirigendosi in cucina. Cox li segue, non prima di avermi lanciato un’occhiata sorpresa e disgustata insieme.
   La sua voce echeggia nel corridoio. “Pivello, perché hai un unicorno a dondolo in camera tua? Dimmi che non è come penso o questa è la volta buona che mi convinco della tua totale mancanza di cromosomi Y.”
   Dentro di me ridacchio compiaciuto.
   Rassegnati, Perry, vecchio gelosone.
   Il vero mentore di J.D. sono io.