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Autore: Jagiya Eomma    28/11/2013    2 recensioni
Mary ha sempre desiderato andare in Corea del Sud. Compiuti i 20 anni, finalmente ha la possibilità di realizzare il suo sogno. Però sembra proprio che tutto stia andando per il verso sbagliato e l'incontro con un playboy le rovinerà del tutto la vacanza... O sarà solo l'inizio di una serie di peripezie un po' particolari?
Una comica avventura che cambierà la vita di una ragazza, e non solo!
Dal cap 5:« STAI INDOSSANDO I MIEI VESTITI! » urlò una voce e un ragazzo mascherato piombò nella camera.
Mary inizialmente si irrigidì, ma poi decise di affrontare lo sconosciuto.
« Dove sono? E tu chi sei? »
« Non è affar tuo! E adesso lascia stare i miei vestiti! » si avvicinò di qualche passo.
« Fermo lì! Fai un altro passo e te ne pentirai! »
« Ooooh, che paura! Cosa vuoi farmi? Saltarmi addosso? Baciarmi? Lo so che sono irresistibile ma... NO FERMA! »
Mentre lui si dilettava col suo sarcasmo da quattro soldi, Mary prese una maglietta firmata Gucci e, utilizzando tutta la forza che aveva, strappò una manica.
Il ragazzo cadde a terra ed iniziò ad imprecare disperato.
« BASTARDA! MALEDETTA! COME HAI POTUTO? COME HAI POTUTO? »
A Mary scappò una risatina soddisfatta e questo
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Mary, sei pronta? »
« Un attimo mamma, scendo subito! »

L'eccitazione era viva più che mai in casa Amos. Fremevano gli spiriti e l'atmosfera era trepidante. Bastava un'occhiata che i sorrisi si manifestavano in tutto il loro splendore. 

Eccolo, finalmente, il giorno aspettato per anni.

Una valigia scese giù dalle scale, lasciando l'eco della sua scesa nella casa.
« Basta con tutto questo baccano! » gridò una voce assonnata.
« Rob, non rompere! » rispose una voce femminile, avvicinandosi alla soglia della porta della cucina.
« Sei così felice solo perché vai da quei cinesi... Bah, chi ti capisce è bravo. » disse il giovane ragazzo dai capelli arruffati e gli occhi socchiusi che girava il cucchiaio nella sua tazza con cereali.
« Robert! Smettila di sparare queste cretinate di prima mattina, soprattutto in QUESTO giorno! E poi sono coreani, scemo di un bradipo! » lei andò da lui e gli diede un calcio, silenzioso ma letale.
Il ragazzo strillò dal dolore.
« Mary, Robert, smettetela! » gridò la madre che entrò nel luogo del reato.
« È stata lei! » l'accusò lui.
« Lui spara cavolate! » si giustificò lei.
« ZITTI ENTRAMBI! » gli azzittì la madre, stufa di quei litigi mattutini.
I due non dissero più niente e si guardarono in cagnesco.
« A volte mi dimentico di avere due figli di 20 anni... » sospirò la madre, guardandoli con un cenno di sorriso e occhi nostalgici.
I due, vedendola sull'orlo delle lacrime, lasciarono da parte le loro divergenze e andarono da lei, abbracciandola. Non dissero niente, si limitarono a stringerla forte e darle il conforto che lei era sempre stata pronta a dare a loro.
« Auguri, auguri bimbi miei. » disse la madre tra le lacrime e portandogli stretti a lei.
« Grazie mamma » risposero all'unisono i gemelli.

Il campanello della porta d'ingresso suonò, rovinando quel momento intimo.
« È arrivato il taxi! » annunciò la madre, asciugandosi gli occhi.
Andò ad aprire la porta e si trovò davanti un uomo di media statura con l'espressione allegra e spensierata.
« Siete pronti? » chiese.
« Si, ecco la valigia. » gli diede la valigia di Mary.
« Ci può dare un minuto? »
« Certo, aspetto in macchina »

Quando l'uomo si allontanò, lei tornò dai suoi figli e trovò i due a bisticciare.
« Hey voi due, smettetela! Mary devi andare... » la donna si rabbuiò di nuovo.
Mary corse subito da lei, seguita da Robert.
« Mamma non essere triste... Vedrai che tornerò presto! Intanto c'è questo animale con te! » disse, indicando il fratello.

« Hey! » protestò lui.

Le due risero.

« Va bene, amore... Ma chiamami quando puoi, ti prego. E appena arrivi facci sapere come stai! » la madre cercò di essere forte e di riprendersi.
« Quando arriverò lì, qui sarà tardi. »
« Non fa nulla, tu chiama, aspetterò una tua telefonata! » la abbracciò e le diede baci su baci, finché finalmente non la liberò, anche se con rammarico.
Mary si girò e guardò il fratello.
« Stai sempre con lei, capito? Sii uomo e proteggila anche per me! »
« Certo che lo farò! »
I due si guardarono per alcuni istanti, poi finalmente ebbero il coraggio di unirsi in un abbraccio fraterno, che quasi commosse la madre.
« Ora vado, ci vediamo tra un mese! » disse Mary uscendo di casa, mentre il fratello e la madre la salutavano dalla soglia della porta.
Si diresse al taxi, aprì lo sportello e, guardando un'ultima volta la sua famigliola, disse all'autista di partire. La destinazione era l'aeroporto.
Nel tragitto Mary pensò a come far fronte alla folla nell'immenso aeroporto. Ogni anno, andando in vacanza con la famiglia, era una guerra contro l'ammucchiata arrivare in tempo a prendere l'aereo. Questa volta però si era preparata un piano: sarebbe giunta molto prima, così da risolvere le varie pratiche e stare tranquilla ad aspettare la partenza.

Quando arrivò diede i soldi al tassista, prese la valigia, fece un grosso respiro e si diresse verso l'entrata dell'aeroporto.
In un momento, dopo aver oltrepassato la porta scorrevole, si trovò davanti a quello che lei chiamava "il party delle etnie". Uomini, donne, bambini di ogni etnia erano riuniti lì, insieme, lasciando nell'aria quella sensazione di diversità culturale che Mary tanto adorava.

Quando si riprese dall'impatto iniziale, corse subito al controllo dei bagagli. Aspettò alcuni minuti prima che gli sportelli si aprissero. Per fortuna era la prima e tra rilascio di bagagli e controlli ci mise pochissimo. Finalmente ora era nella sala delle partenze, semi vuota. Prese dalla borsa le sue cuffiette a forma di coccinella, le infilò nelle orecchie e si lasciò trasportare dalla musica.
Mentre muoveva quasi impercettibilmente labbra, capo e gambe a suon di musica, scrutava l'ambiente circostante. La sua attenzione fu rapita da due uomini robusti vestiti di nero e uno, più gracile e basso degli altri due, che era appena dietro di loro. I due omoni osservavano diffidenti la sala, mentre l'altro teneva lo sguardo basso sul suo cellulare e nascondeva la faccia sotto una sciarpa nera. Alla mano teneva un guinzaglio, che era legato al collo di un adorabile cane color caramello.
« Ma che cucciolo! » sibilò Mary a bassa voce, gli occhi lucenti e desiderosi di toccare quel manto.

I tre si sedettero piuttosto vicini a Mary e lei, gioiosa, rimase ad osservare ogni minimo movimento del cagnolino che era intento ad acchiappare una palla. Il padrone sembrava assente, racchiuso nel suo mondo, mentre gli altri parlavano tra loro, mantenendo sempre lo sguardo su quello che accadeva intorno.
Ma a Mary non importava degli altri, lei voleva solo ammirare e sperare che quel batuffolo di tenerezza venisse da lei. Le sue speranze furono esaudite e il cagnolino si avvicinò alle sue gambe mentre rincorreva la sua pallina fugace. Mary si chinò verso di lui e gliela diede, lasciando che le mordicchiasse leggermente le dita nella presa. Lei sorrise e pian piano si spostò con la mano sulla sua nuca, lasciandogli grattini un po' ovunque. Il cucciolo sembrava gradire, tanto che si sedette comodo a pancia in su e si lasciò coccolare. Mary non gli rifiutò le sue attenzioni, finché non sentì una voce roca e modificata dal raffreddore dire: « Gaho! »
Il cagnolino balzò via e ritornò dal suo padrone, il quale l'aveva chiamato.
Si chiama Gaho? Questo nome l'ho già sentito... - pensò Mary mentre lo sguardo seguiva tutti i movimenti del cagnolino.

Dopo circa un'ora di attesa, fu il momento dell'imbarco. Mentre era in fila pensò a che fine avrebbe fatto il cucciolo. L'avrebbero messo da solo in una cuccia lontano dal suo padrone? O l'avrebbero lasciato con quest'ultimo? Pensando ciò si girò verso i soggetti dei suoi pensieri e vide che erano ancora immobili ai loro posti. Poi vide il ragazzo imbacuccato prendere in braccio il cane e portarlo sotto il suo grosso cappotto nero. Il cagnolino scomparve e allora lui e gli altri due uomini si misero in fila.
A Mary scappò una risatina a quella scena.
Ho capito, Gaho dovrebbe stare in una cuccia da solo... Che bravo padroncino che ha! - pensò, mentre tirava fuori dalla borsa passaporto e biglietto.

Un autobus attendeva i passeggeri fuori. Quando tutti salirono, partì e li portò all'aereo.
« Koreanair... » lesse, emozionata solo a leggere quella grossa scritta che vi era sull'aereo color turchese.
Si imbarcò e dopo una ventina di minuti l'aereo partì. Destinazione Corea del Sud.

  
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