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Autore: Parsifal    29/11/2013    2 recensioni
Questa è davvero una favola... moderna.
C'è Michel che capisce, troppo tardi, di aver perso l'unica occasione che la vita gli aveva dato per essere felice. Così, finalmente, apre il cuore a chi, prima, aveva voltato le spalle.
Ma questo basterà a Johannis per capire e perdonare?
Ecco qui un piccolo momento tra loro:
\\Quando ti trovi davanti ad una scelta da cui dipenderà il resto della tua vita, non te ne rendi pienamente conto.
Non senti né l'adrenalina che ti scorre nel sangue né vampate di calore, di gelo o simili.
Nessuna pelle d'oca o altro.
E questo è un bene, da un punto di vista.
Perché almeno eviti di fartela sotto e di pensare che sei giunto al bivio più importante della tua pur breve vita. \\
Buona lettura.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una favola moderna


-Michel-

\Quando ti trovi davanti ad una scelta da cui dipenderà il resto della tua vita, non te ne rendi pienamente conto.
Non senti né l'adrenalina che ti scorre nel sangue né vampate di calore, di gelo o simili.
Nessuna pelle d'oca o altro.
E questo è un bene, da un punto di vista.
Perchè almeno eviti di fartela sotto e di pensare che sei giunto al bivio più importante della tua pur breve vita.
Chissà mai se, posti davanti a questo dilemma, noi agiremmo comunque alla stessa maniera?
Cioè... se io avessi saputo in tempo quello che stava per accadere, se io avessi saputo che, da quello che stavo per fare, sarebbe dipesa la mia felicità futura o l'infelicità, davvero avrei agito diversamente?
Non lo so, chiaramente.
E, qualsiasi cosa possa pensare adesso, so che non sarebbe lo stesso.
Con il senno del poi tutti siamo bravi a sindacare, giurare e spergiurare.
La realtà è che agiamo sempre ad occhi chiusi.
Sempre.
Intuiti, sesti sensi e balle varie non esistono.
E questo l'ho verificato sulla mia pelle.
Ma credo che sia meglio se ti racconto tutto dall'inizio, altrimenti non capisci nulla.
E' comodo scrivere su un PC, sai?
So che adesso stai scuotendo la testa, incredulo.
Io, proprio io, che sto “sprecando” il mio tempo per scrivere, usando qualcosa di così freddo ed impersonale come un PC.
Più o meno sono queste le parole che ho usato l'ultima volta che ci siamo visti e che tu mi hai proposto di scriverci così.
Ma, come vedi, mai dire mai.
Non è che io ne abbia detti tanti di mai, però, questa volta, questo “mai” è stato nettamente smentito da questa tastiera che sto torturando con le mie parole.
Preferirei parlarti, certo, ma... non so se tu accetteresti di ascoltarmi.
Io, al tuo posto, chiuderei la porta in faccia a questo stupido essere che si professava un amico e che, invece, alla prima occasione davvero importante, messo davanti ad una scelta, ti ha detto di no.
E ti ha voltato le spalle.
Come iniziano le fiabe?
"C'era una volta..."
bè, è davvero così.
C'era una volta... un ragazzo che viveva in un regno bellissimo.
Non è che fosse davvero quel gran posto, a dire la verità, ma per lui, che non conosceva altro, era immenso.
Così come il palazzo in cui viveva gli sembrava un castello.
Il proprietario di tutto questo, poi, quanto di più vicino ad un Rè ci fosse sulla terra.
Che poi ogni fiaba abbia un fondo di marcio è risaputo.
Biancaneve, ad esempio, fu una fallita buona a nulla che si fece fregare dalla matrigna fino alla fine che, secondo me, si meritava: mamma-schiava di un branco di nani malfidati che la chiudevano a chiave in casa.
O Cenerentola: ma dove si è visto mai una ragazzina che fa la sguattera in casa sua e venera, come padrone assolute, le intruse?
Andiamo... è chiaro come il sole che fosse una masochista e che lì aveva trovato l'America!!
E così anche la vita di questo ragazzo, alla fine, era come lui la voleva.
Perchè uno che si illude di essere trattato come un figlio da un maniaco -sadico che lo violenta per passatempo e non prova nemmeno a capire che cosa c'è sotto e com'è davvero la realtà, ha quello che si merita.
Ne più ne meno.
Ma che razza di fiaba stai raccontando?” dirai adesso.
Bè... leggi fino alla fine e porta pazienza, tanto tu, con me, ne hai avuta tanta.
Porta pazienza ancora e aspetta: fra poco capirai.
Come si dice quando muore un Re?
Il Re è morto... evviva il Re
Ecco, è quello che è successo quando è morto “quel” Re.
Il nuovo Re diventò lui.
Un Re senza corona e senza scorta, come cantava De Andrè.
Un Re che aveva imparato una cosa importante: se non ci metti il cuore allora te la puoi cavare ma, se ti fai “incastrare” da quella cosa che chiamano “sentimenti”, ci lasci le penne.
Completamente.
Il ragazzino sognatore che approdò in quel regno e in quel palazzo tanti anni addietro, non c'era più.
Al suo posto c'era un giovane uomo con una forza che non temeva rivali ma con il cuore chiuso a doppia mandata.
La fiaba sta per andare al suo epilogo... ma non è bello, come ci si può aspettare.
Del resto avrai capito che questa è una fiaba molto, molto particolare.
In fondo chi lo dice che nelle altre è finita bene?
... e vissero felici e contenti” che cosa nasconde, in verità?
Quanto c'è di vero in quelle parole?
Io non ci ho mai creduto pienamente.
Il ragazzino credeva di essere “felice e contento” fino a quando scoprì che il suo amato padrone, mentre lo accudiva e gli dava un'istruzione, se lo scopava.
Come poteva davvero essere felice e contento?
Apparentemente la sua vita era come lui lo desiderava.
Non si negava nulla e, nello stesso tempo, faceva il suo dovere fino alla fine.
Con una precisione maniacale.
Ma, in relatà, stava alla larga dall'unica cosa che non aveva mai avuto: l'Amore.
Così, quando arrivò il momento di afferrare davvero la felicità, ebbe paura.
E disse di no.
Già, proprio così.
Paura.
Soltanto paura, pura e semplice.
Paura di qualche cosa che non aveva mai conosciuto.
E di rivelarsi debole, ammettendo di aver bisogno di amore per sentirsi, finalmente, completo.
Sai... mi sono chiesto tante volte: come si può sentire la mancanza di qualcosa che non conosciamo?
Sentire la mancanza di qualcuno vuol dire che, questo “qualcuno”, tu, lo hai già avuto.
E' stato tuo e il vuoto che ha lasciato è incolmabile.
E il nostro ragazzo non ha dato a nessuno questo potere.
Almeno così credeva.
Eppure lui la sentiva, questa mancanza.
Questo vuoto che niente e nessuno riusciva a colmare.
Come termina questa fiaba?
Bè... il finale è in sospeso e non credo che debba scriverlo io.
Lascio aperta l'interpretazione a te.
Una persona riuscì a far breccia nel cuore del protagonista.
Una persona che lui cercò, con tutto se stesso, di tenere lontano.
Così quando lui venne a prenderlo per portarlo lontano, in un luogo dove avrebbero potuto essere, semplicemente, finalmente, se stessi senza finzioni e senza maschere lui disse di no.
Adesso ti chiedo una cosa Johannis, una cosa importante.
Scriveresti tu il finale di questa fiaba così strana e fuori, completamente, da ogni logica e pensiero?
Io non lo so se lo farei al tuo posto.
Ma mi sono innamorato di te perchè sei così diverso e così vero.
Forte nelle tue convinzioni e nelle tue certezze.
Vivo come il giorno.
Vero come la vita.
Assoluto come la morte.
Soltanto tu puoi finire questa mia follia.
Lo farai veramente? \

Rileggo tutto con attenzione e mi rendo conto, una volta di più, di quanto mi abbia cambiato Johannis.
Con la sua assenza.
Stando lontano da me mi ha fatto capire quanto è grande il posto che occupava in me.
Troppo per continuare a sopportarlo.
Chiudo il PC e lo lascio li per il resto della notte.
Aspetterò fino a domani sera prima di aprirlo.
Gli lascio tutta la giornata per decidere.
Poi... scuoto la testa con forza e vado a letto.
Poi basta.
Non c'è nessun poi.
Non permetterò a me stesso di rovinarmi l'attesa.
Un'attesa che dura fino al crepuscolo del nuovo giorno.
Quando mi siedo davanti alla mia scrivania e accendo questo compiuter che non avrei mai creduto potesse diventare così importante, per me.
Ed è mentre lo apro che...

Johannis
lo vedo seduto li, davanti a qualcosa che aveva giurato di non toccare mai.
Mi fermo per un attimo, continuando a tenere celata la mia persona per non farmi scoprire.
Momento perfetto, unico nell'universo, per me almeno.
La luce della lampada antica, che lo illumina, lo rende davvero simile a un personaggio di una fiaba.
Certo... questa lampada stona accanto a una cosa così moderna come un personal compiuter, ma non mi sarei mai aspettato nulla di diverso, da lui.
In questo, almeno, non è cambiato affatto.
Il mio principe infelice, che è riuscito a sopravvivere all'inferno grazie alle sue immense forze.
Quelle forze che lo hanno liberato dalle catene invisibile che quel suo cosidetto "padrino" gli aveva lasciato in eredità.
All'improvviso lui si volta, calmo.
Tranquillo.
Mi aveva sentito lo stesso, ma aveva lasciato che mi palesassi da solo.
Si alza e ci veniamo incontro lentamente, nei nostri volti la stessa, identica, espressione.
Finalmente siamo insieme.
Finalmente la nostra attesa è terminata.
- Vuoi sapere come finisce la tua fiaba, allora?-
gli moromoro all'orecchio dopo averlo abbracciato.
Si lascia andare tra le mie braccia come se non avesse aspettato altro, da una vita.
Fa cenno di si con la testa, appoggiata nell'incavo del mio collo, e io gliela alzo per guardarlo diritto negli occhi, quegli occhi così profondi.
Così meravigliosi.
Così miei.
- E vissero felici e contenti. -
Sussulta impercettibilmente e i suoi occhi si fanno ancora più grandi.
- Sei sicuro di volere un finale banale come questo? -
Avvicino la bocca ulteriormente e, prima di coprirla con la mia, mormoro un -Si - che non lascio spazio a nessuna replica.
Adoro le fiabe con i finali banali, specie quando hanno questo sapore.
FINE!!!!
   
 
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