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Autore: Paperetta    04/05/2008    3 recensioni
Questa fic ha partecipato al contest 'La memoria e il ricordo - Originali e Fanfiction' indetto da Izumi e Naco chan
Sono anni ormai che Cho Hakkai ha perso la persona a lui più importante, ma ancora lo ricorda come se rivivesse quella tragedia in ogni suo momento. Questo non può far altro che portarlo alla rovina.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Hakkai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nda – Questa storia si è classificata settima su dodici, ma posso dire che non ci sono rimasta per niente male (tranne che in un primo momento, ma questo mi sembra più che naturale ^///^); non so se posso riportare i giudizi dei due giudici (Izumi e Naco chan, che ringrazio XD), però voglio dire che hanno apprezzato soprattutto la trama e i dialoghi, che Izumi ha definito 'i meno banali che abbia mai letto': sto ancora gongolando!

Se volete, leggete e lasciate un commentino, che mi servirà per cercare di strappare un buon posto in un altro contest (il quarto) a cui sto partecipando^^

Ah, ho cercato di sistemare tutte le posizioni sbagliate degli accenti: il computer non me li segna e così me ne dimentico sempre, eh eh^^'


***

Un ricordo può essere felice, piacevole; può essere di poca importanza, facilmente trascurabile, oppure così forte da non poter essere dimenticato. Un ricordo può portare serenità, ma anche angoscia.

Vi siete mai chiesti se la forza di un ricordo possa condurvi alla morte?


Un vecchio libro impolverato riportava queste poche parole nella prima pagina, come introduzione al suo intero contenuto. Giaceva dimenticato sopra una vecchia libreria che cadeva a pezzi, in bilico contro un muro sporco di sangue. Questo libro, tra le poche cose in quella stanza che ancora non erano ricoperte da macchie rosse, attirò l'attenzione di un giovane ragazzo dall'aspetto gentile; il ragazzo, che si guardava attorno con cautela, non poté fare a meno di spostare lo sguardo su quell'unico libro abbandonato e, alzatosi in punta di piedi, lo prese dal suo posto. Rimase fermo per qualche secondo mentre rileggeva quelle tre righe, come se queste suscitassero in lui qualche particolare sensazione.

Hai trovato niente?” chiese qualcuno ad alta voce, da qualche parte nella stanza affianco. Il ragazzo parve non sentire.

Hakkai!”

Eh?” esclamò infine, abbandonando i propri pensieri. “Scusa, non ti ho sentito. Temo che qui non ci sia niente di interessante.”

Allora tutta questa faticaccia non è servita proprio a nulla? Che seccatura!”

Hakkai richiuse il libro, soffiò via la polvere dalla copertina e lo portò con sé, mentre con il suo compagno usciva dalla casa.

Sanzo e Goku hanno scoperto qualcosa?” chiese, ma dall'espressione annoiata dell'altro intuì che la risposta sarebbe stata negativa; per questo lo precedette con una sua idea:

Forse sarebbe il caso di cercare qualche informazione in città, prima di fare irruzione alla cieca nelle case: in questo modo sprechiamo solo tempo ed energie.”

E ci vai tu a chiedere? Perché io non sono portato per queste cose, e nemmeno quella stupida scimmia.”

Hakkai sorrise:

Dillo che non ne hai voglia, Gojyo!” scherzò. “Ci andremo tutti e quattro, senza fare storie.”

Ma guardati, sembri un maestrino! Non crederai mica di avere a che fare con un moccioso?”

Beh...” fece Hakkai e Gojyo non ci mise molto a cogliere il suo sarcasmo.

Spero sia riferito alla scimmia!” esclamò, minaccioso.

Anche!” rispose. “Sbrighiamoci a tornare, così possiamo decidere con calma come agire d'ora in poi."

Eh, cambia discorso...”

Continuarono a battibeccare per qualche minuto ancora, finché non raggiunsero una Jeep verde parcheggiata al limitare di una cupa foresta. Hakkai prese subito posto al volante mentre Gojyo, che proprio non ne voleva sapere di passare le proprie serate a chiedere informazioni invece di andare con qualche bella donna, e continuava a sbuffare, si sedette nel sedile posteriore. Vennero presto raggiunti da altri due ragazzi, dei quali uno, biondo e con una veste da bonzo, minacciava l'altro di morte lenta e dolorosa, se non l'avesse smessa di chiedere cibo; l'altro, un ragazzino dal carattere vivace, appariva appunto molto affamato.

Torniamo in albergo?” chiese Hakkai, notando l'espressione furibonda del bonzo.

Subito. E da stasera inizieremo a cercare informazioni in città.”

Abbiamo avuto la stessa idea!” esclamò Hakkai con un sorriso, mettendo in moto l'auto. Il ragazzo dall'aspetto più giovane si sporse verso i sedili anteriori con aria scioccata:

Ehi! Non vorrete mica andare prima di cena! Sto morendo di fame...”

Quella stupida scimmia...”

Fammi indovinare, Sanzo: Goku non è stato fermo un attimo, vero?”

Non ne hai idea...”

Allora? Allora?” insistette Goku, saltellando sul proprio sedile. Sanzo perse la pazienza ed estrasse un grande ventaglio da una delle maniche della veste.

Chiudi il becco, stupida scimmia!”

Mentre i tre passeggeri discutevano animatamente, poiché anche Gojyo era stato coinvolto nella zuffa, il giovane gentile alla guida della Jeep cercava come poteva di non distrarsi; quelle frasi che aveva letto sul libro gli erano rimaste impresse nella mente e non riusciva ad allontanarle, avendo risvegliato in lui dei ricordi molto dolorosi. Gli veniva da pensare che lui, negli ultimi quattro anni, era sempre stato preda di incubi terrificanti e faceva fatica a rammentare quali fossero i bei momenti che la sua vita gli aveva donato.

Vi siete mai chiesti se la forza di un ricordo possa condurvi alla morte?

Oh, incredibile come corrispondesse a verità! Se solo non ci fossero stati i suoi compagni, e con loro tante altre cose a cui pensare, certamente avrebbe impiegato non più di qualche giorno a perdere completamente la ragione; però, malgrado queste distrazioni, il ricordo delle sue mani insanguinate, e di un coltello che penetrava nella carne, continuava a tormentarlo, costantemente, ogni notte, ogni volta che aveva il tempo di pensare.

Per questo, persa la concentrazione mentre guidava, non fece caso ad un tronco che occupava gran parte della strada.

Hakkai!” urlò Gojyo, ma l'amico finì dritto addosso all'albero. La Jeep si schiantò e rotolò in avanti per decine di metri, cadendo infine giù per un dirupo. Sanzo, Goku e Gojyo rimasero lì, immobili; Hakkai invece venne sbalzato fuori dall'abitacolo e finì dentro un fiume, scomparendo sotto l'acqua gelida.

***

Bentornato, Gono!. Com'è andata oggi?”

Benissimo! Sai, i miei alunni sono movimentati, ma passare il tempo con loro è così piacevole che quasi non me ne accorgo.”

Oh, Gono... allora siediti, devo dirti una cosa!”

Ehi, piano! Cos'è questo entusiasmo?”

Non è niente, davvero! È solo che... ora mi sento pronta, Gono. Io vorrei... vorrei avere dei bambini. Con te!”

Dei bambini... nostri?”

Si, solo nostri! Vuoi...?”

Certo che lo voglio, Kanan! Non desidero altro...”


Un suono ripetuto, un ticchettio fastidioso riempiva la stanza come avrebbe fatto un tuono. Il giovane, steso per terra, aprì lentamente gli occhi, cercando di capire dove si trovasse; il buio quasi totale, però, non gli permise di vedere alcunché e dovette procedere a tentoni.

Sarò morto...”

Tastò il terreno con le mani e lo sentì freddo, umido; c'era un'aria gelida che lo colpiva dritto al collo come una lama, bloccando gran parte dei movimenti della testa e degli arti. Una volta che ebbe abituato gli occhi all'oscurità riuscì a distinguere i contorni di alcune grosse pietre sul pavimento, ed una luce, molto lontana, che scorse alle sue spalle; era una luce tenue, come di una candela, che sembrava allontanarsi sempre di più, secondo dopo secondo, diventando sempre più debole. Non seppe spiegarsi cosa lo mosse verso quella decisione, ma improvvisamente sentì come la necessità di raggiungere quel punto luminoso, di rincorrerlo, come se in quel momento fosse stata la sua unica possibilità di salvezza. Aiutandosi con una spinta, poiché il freddo gli aveva bloccato i movimenti, si alzò in piedi e iniziò a correre, scansando per puro caso le pietre davanti a sè.

Hakkai sentiva che qualcosa di particolare, di diverso stava occupando la sua mente. Non riusciva a pensare a ciò che voleva, perché sicuramente, se avesse potuto, avrebbe aspettato prima di lanciarsi in una corsa così insensata. Il problema era che non gli pareva affatto priva di senso! Sentiva il cuore pesante, pulsante come un tamburo, angosciato come se temesse di perdere qualcosa di importante. Il suo cuore, tuttavia, si faceva sempre più leggero, quando la luce non sembrava più così lontana, e così fioca.

Rimase improvvisamente abbagliato e i suoi occhi furono ancora costretti ad abituarsi un po' prima di poter vedere. Quando li aprì si chiese se qualcuno stesse cercando di farlo impazzire: si trovava nello stesso, identico punto di prima.

C'è qualcuno?” chiese ad alta voce, sperando che una qualche anima riuscisse a sentirlo. “Vorrei uscire di qui, per favore!”

Il suo carattere gentile gli impediva di esprimersi sgarbatamente persino in una situazione così delicata. Nessuno rispose alla sua chiamata, neanche dopo aver ripetuto la sua richiesta d'aiuto.

Ci sarà pure un'uscita! Pensò nervosamente. Si guardò nuovamente attorno, alla ricerca di una qualche via di fuga, e ancora una volta la sua attenzione cadde sulla luce fioca e lontana; riprese a correre senza pensarci due volte, anche questa volta spinto dall'impulso irrefrenabile di raggiungerla.

Dannazione!”

Per la terza volta aprì gli occhi e si ritrovò in mezzo all'oscurità più totale, immerso in uno stato di angoscia sempre più opprimente ogni minuto che passava. Non era in grado ragionare come avrebbe voluto e si sentiva a pezzi.

Improvvisamente, quando il ragazzo aveva ormai perso ogni speranza, un rumore poco distante cominciò a risuonare attorno a lui.

Cosa sarà?” si chiese, strizzando gli occhi e tendendo le orecchie per cercare di individuarne l'origine. Il rumore pareva un fruscio, o uno scorrere d'acqua abbastanza intenso; ma lì nei dintorni non aveva notato alcun fiume o ruscello, anche perché dubitava ve ne fossero in un luogo così buio e sperduto.

Un odore fortissimo gli penetrò nelle narici, stordendolo.

Questo è... sangue! Come può essere tanto forte? È come se ce ne fosse a litri... e si stesse avvicinando velocemente!

Accidenti!” urlò. Un istante dopo venne travolto da un'enorme massa d'acqua. Ma non era acqua.

Hakkai non aveva paura del sangue, e sicuramente con il suo modo di vivere sarebbe stato assurdo averne almeno un po', ma di certo la sola vista di una macchia rossa gli faceva tornare alla mente i momenti peggiori della sua vita: essere in un fiume di sangue non avrebbe di certo giovato al suo umore.

***

Sai, Kanan, ho trovato lavoro presso quell'istituto per bambini poco fuori città. Qui intorno non ci sono scuole, e lì possono andare anche gli orfani come noi. Lo stipendio non è un granché... però è sufficiente a mantenere entrambi!

Quindi potremo vivere insieme.”

Gono. Adesso... non siamo più soli, vero?”


C'erano delle sfere luminose. Tutt'attorno a lui, sospese in aria. Il fiume di sangue era scomparso, senza lasciare alcuna traccia, alcuna macchia di sangue: era come se non fosse mai esistito.

Hakkai era ancora una volta steso a terra, semi svenuto, con gli occhi che cercavano di abituarsi alla forte luce di quella stanza completamente bianca. Si mise a sedere, guardandosi attorno; vide che davanti a sé, dietro, ai lati e persino in alto, sopra di lui, c'erano delle sfere luminose grandi quanto un pallone e che queste, a intervalli irregolari, sembravano spegnersi e riaccendersi. Si avvicinò ad una di queste, che stava poco più avanti. Notò che la sfera, al suo interno, non era chiara come le altre; c'era qualcosa di scuro, come delle sagome che si muovevano, che parlavano tra di loro. Qualche istante più tardi, quando l'immagine si fece più nitida, individuò due figure: sé stesso e la sua Kanan.

Chiacchieravano allegramente, seduti su un divano, abbracciandosi stretti.

Hakkai avrebbe voluto piangere, e forse lo avrebbe anche fatto, se alcune voci poco distanti non avessero attirato la sua attenzione.


Io vado, Kanan!”

Tornerai in tempo per la cena? Vorrei prepararti qualcosa di speciale questa sera.”

Certo. Sarò puntuale...”


Hakkai si sentì morire. Aveva promesso che sarebbe tornato in tempo, ma aveva inutilmente perso tempo al lavoro. Aveva quasi dimenticato questa scena...

Chissà cosa volevi prepararmi, Kanan... avrei tanto voluto saperlo...

Attraversò lentamente la stanza, che pareva non avesse una fine, e si fermò ad osservare ogni sfera che aveva vicino; rivide i momenti più belli della sua vita, ma che in quella situazione, colmo di sensi di colpa, lo ferivano come un coltello piantato nel cuore. Perso in quei ricordi, non fece neanche caso al fatto che tutti, dal primo all'ultimo, riguardavano la sua donna.

Dopo un tempo indefinibile, i ricordi iniziarono a scorrere uno dopo l'altro nella sua mente, senza sosta, costringendolo a riviverli ancora e ancora.


Sono tornato! Scusa, ho fatto tardi! Stavo giocando coi miei alunni, non volevano più smettere...!

... Kanan?”


Basta...”


Adoro le tue mani, Gono...”


Fatelo smettere...”


Ascoltami, nel mio grembo... sta crescendo il figlio di quel mostro. Per questo ora...”


FATELO SMETTERE!!”


Addio per sempre, Gono!”


BASTA!” Hakkai cadde in ginocchio. Teneva la testa tra le mani e gemeva disperato. “Lo so! Lo so, è colpa mia! Non sono riuscito a salvarla! Ma perché devo rivedere tutto questo?! Fa troppo male... troppo...”

La sua mente non avrebbe retto oltre. Quei ricordi erano troppo dolorosi, e visti così, uno dopo l'altro, uno insieme all'altro, potevano solo distruggere il cuore di quel povero ragazzo. Continuava a tenersi la testa con forza e a strizzare gli occhi, nel vano tentativo di non perdere nuovamente il controllo e di mantenere un minimo di lucidità; ma la voce che sentì poco dopo gli fece pensare di averla persa completamente.

Aiuto...”

... chi è?” chiese. Di nuovo la voce chiamò:

Qualcuno mi aiuti!” Era un suono lontano, ma non era chiaro se appartenesse ad un uomo o ad una donna. Hakkai, ripresosi un poco dalla sua crisi, cercò, con la vista annebbiata, di individuare una qualche sagoma lì intorno da cui potesse provenire quella voce, ma non riuscì a vedere nessuno; tutto ciò che poté notare fu che la stanza, d'improvviso, si faceva a poco a poco più scura e che le sfere luminose andavano rimpicciolendosi.

Calmati, Hakkai! Cerca di capire da dove viene quella voce. Sembrava una ragazza, ma non è detto...

Per favore... qualcuno... mi aiuti...”

Hakkai si alzò in piedi, con le poche forze che ancora aveva in corpo, e procedette in avanti, benché non avesse idea di dove andare a cercare; si sentiva però in dovere di aiutare quella persona che lo chiamava così disperatamente, tanto che quasi non si curò delle fitte di dolore che lo colpivano alle gambe, stanche di dover camminare inutilmente. Le pareti – se di una stanza si poteva parlare: era tutto molto strano lì attorno - erano sempre più scure, l'aria sempre più fredda e il pavimento sempre più umido; la voce, invece, diveniva più forte ad ogni suo passo.

Giunse infine, dopo quelli che a lui parvero ben più di alcuni minuti, in una grotta quasi completamente buia, se non per una piccola candela che pendeva dal soffitto.

C'è nessuno?” chiese Hakkai, sperando di non aver fatto altra strada per niente. Qualcosa si mosse alla sua destra.

Ti prego, aiutami...”

Chi sei?"

Vuoi... aiutarmi?” chiese la voce, debole ed incerta. “Come?”

Hakkai avanzò di un passo verso la figura in penombra. “Non lo so... perché sei nascosto?”

... non posso muovermi...

Sei legato? Allora ci penso io. Proverò a...”

No! Tanto è inutile!” esclamò la voce, e un rumore di ferro sbattuto contro il muro diede ad Hakkai la prova che quella persona era veramente legata. Poiché non riusciva a vedere chi fosse, si alzò in punta di piedi per prendere la candela, ma ancora una volta la voce lo bloccò.

No, fermo! Non devi vedermi...”

E... perché mai?” chiese Hakkai, preoccupato. “Cosa ti hanno fatto?”

Per un attimo la persona non disse niente. Hakkai poteva sentire il suo respiro affaticato anche senza sforzarsi, tanto era silenzioso quel luogo; lo sentì sospirare, poi tossire, ed infine rispondere.

Vuoi proprio saperlo? Qui... c'è un uomo, che odio con tutta l'anima. C'è sempre, in ogni momento... e mi tormenta.”

Ti tormenta?”

Si, continuamente. Sento sempre la sua voce che urla, vedo sempre i suoi incubi peggiori... e dice ogni volta, ogni volta, che è colpa mia...”

Tua? Perché... cosa hai fatto?” chiese Hakkai, avvicinandosi ancora di due passi. La persona, invisibile agli occhi del ragazzo, prese alcuni respiri profondi prima di rispondere.

Io... non ho fatto niente” disse, tra un colpo di tosse e l'altro. “Ma lui è convinto che io... abbia fallito...”

... in che cosa? In cosa hai fallito?”

Ne è convinto, e per questo mi tormenta! Lui mi odia, e ha detto migliaia di volte che mi vorrebbe morto! Lui mi odia, come odia quel colore...”

Hakkai non chiese niente. Gli era venuto un dubbio, ma era troppo assurdo per poterci credere; però la storia del colore non lo faceva stare tranquillo, gli faceva pensare... no, era un'idea stupida!

Poi un rumore fortissimo rintronò nella grotta, facendo tremare le mura e la terra sotto di loro. La persona sembrava spaventata a morte.

Eccolo! Vuole ucciderci!” gridò. Evidentemente cercò di muoversi, perché le catene si colpirono tra di loro più volte.

Ma chi è?” domandò Hakkai, controllando attorno a sé che non si stesse avvicinando nessuno.

Viene ogni volta... ogni volta che lui sogna, arriva quel mostro. Viene sempre da me... mi fa a pezzi...”

Come sarebbe?” fece Hakkai, quando il terreno cominciò a tremare e dovette faticare per rimanere in piedi. “Ti fa a pezzi? Cosa vuol dire?”

Un colpo fortissimo fece tremare le pareti. Vibrò tutta la grotta, e un rombo, simile ad un tremendo ruggito di bestia, colpì Hakkai dritto allo stomaco.

Io un tempo ero felice” continuò la voce, “ma lui ora viene ogni giorno. Io...”

Il soffitto venne giù con un colpo sordo. La luce finalmente entrò nella grotta...

...sono ciò che resta della sua felicità...”

... e Hakkai vide sé stesso, rannicchiato contro la parete. Vide tutto ciò che rimaneva di un ragazzino spaventato; di un ragazzino fatto a pezzi, che non voleva essere visto da altri. Una rabbia improvvisa lo pervase completamente, anche se non sapeva spiegarsene il perché; era incredibilmente furioso, e il continuare a vedere quel povero corpo martoriato non faceva che incrementare la sua ira.

Prima che potesse anche solo avvicinarsi a quel ragazzo tremante, Hakkai venne colpito con incredibile forza da una grossa coda squamosa. Cozzò con violenza contro una parete di pietra; la testa gli girava e il femore della gamba destra era certamente rotto, ma riuscì comunque a rimettersi in piedi, ritrovandosi così a fissare un paesaggio raccapricciante. Un demone gigantesco, forse più grande di qualsiasi altra creatura avesse mai incontrato, sovrastava i resti della grotta, e ovunque era ricoperto di sangue. Sangue fresco, sangue raggrumato... tutto intorno a lui era rosso. Persino il demone grondava sangue.

Accidenti!” esclamò Hakkai, aggrappandosi ad una roccia per non cadere. “Temo che dovrò sconfiggerlo per uscire di qui...”

Ma come? Sono senza forze e non ho idea di cosa sia quell'essere! Se solo ci fossero anche gli altri, almeno avrei una speranza, ma così... non credo di poter fare qualcosa.

Il demone alzò all'improvviso una zampa rossa, e con un colpo buttò giù la parete dietro Hakkai. Il ragazzo la scansò per pochi centimetri, ma questo non gli impedì di essere colpito dall'altra zampa, che lo scaraventò lontano.

Ah...” gemette, portando una mano su alcune costole rotte. “Ho paura... che non sarà facile...”

Cadde in ginocchio, piegato in avanti per le fitte lancinanti al petto. Quel colpo lo aveva distrutto, tanto che persino respirare era per lui una tortura; stava a poco a poco perdendo i sensi, e di questo se ne accorse subito. L'unica cosa che riusciva a sentire, e vedere, era quel povero ragazzino in fin di vita, ancora legato alla roccia con le pesanti catene. Quel ragazzino lo guardava, poteva capirlo anche con la vista annebbiata. Disse qualcosa, ma la voce arrivò poco chiara alle sue orecchie...

Cosa...?”

Hakkai cadde di lato, steso sul pavimento ricoperto di sangue. Il mostro ormai non aveva più importanza per lui, perché la sua mente pensava solo al dolore che stava pervadendo ogni parte del suo corpo; e pensava a ciò che quel ragazzo stava cercando di dirgli.

Hai paura di lui?”

I... io non...”

Io si, ne ho molta... ma tu? Tu lo temi?”

Hakkai respirò a fondo, ma questo gli provocò diverse fitte su tutto il petto.

No... non ho paura...” rispose infine, ripreso il respiro.

E allora perché non combatti?”

perché... non ne ho la forza... ah!” Ancora dolore alle costole. Il ragazzino era lontano, ma ora la sua voce era forte e chiara, come se fosse stato lì, accanto a lui... no, non accanto. Come se fosse stata dentro di lui.

Non è vero. Tu potresti farcela."

"Cosa... te lo fa... credere?"

"Lo so" rispose il giovane Hakkai, "perché so che tu... odi quel mostro. Tu hai visto cosa mi ha fatto... e per questo lo odi."

"Si... credo che tu abbia ragione" rispose Hakkai - quello adulto - dopo aver preso ancora, dolorosamente, un respiro profondo. "Vuoi dire che per colpa... dell'odio, io non sono nemmeno riuscito a fronteggiarlo...?"

Il ragazzo non rispose, ma Hakkai sentì dentro di sé di aver indovinato. E sentiva anche una piccola verità, che lentamente si stava facendo strada nella sua mente. Una verità che gli fece capire tante cose, in appena un istante.

"Quel demone... rappresenta il mio odio per il sangue, non è vero?"

Il ragazzino annuì.

"E tu sei... me, quando ancora ero felice... con Kanan?"

"Si. Ma tu non odi solo il sangue: quante volte hai desiderato di essere morto?"

"Tante" rispose, chiudendo gli occhi. "Tante... e ogni volta che lo penso, uccido una parte di me..."

"Hai capito in fretta, dopotutto..." fece l'altro, e sembrò finalmente rilassarsi un poco. Il demone era lì, davanti a loro, che li sovrastava imponente e grondante sangue; ma pareva che si fosse immobilizzato, da quando avevano cominciato a parlare - quasi non li volesse interrompere! Solo ora, dopo un momento di silenzio, riprese a muoversi minaccioso. Mentre si avvicinava, il giovane Hakkai si rivolse ancora una volta al suo io più grande, con una voce piena di speranza.

"Hai capito che questo è un sogno, vero? Ora sai cosa devi fare..."

Il demone gentile sorrise. "Sarò più buono con me stesso, d'ora in poi... o meglio, con te."

Il mostro si allontanò da loro, e con lui il suo mare rosso.

***

"Non si sveglia..."

"Avanti, apri gli occhi... dì qualcosa!"

"Non vorrai mica lasciarmi solo con questi due?"

"State tranquilli, sono qui" disse Hakkai, quando fu abbastanza cosciente da formulare una frase di senso compiuto. Aprì gli occhi e si mise a sedere, vedendo i suoi amici che lo accerchiavano preoccupati. Tranne Sanzo, apparentemente.

"Si può sapere a cosa diavolo stavi pensando, incosciente?" esclamò Gojyo, afferrandolo per le spalle. "Hai rischiato di ucciderti, te ne rendi conto?"

"Si, mamma! Ho capito, sarò più prudente!"

"Tu non fai altro che prendermi in giro... maledetto..."

Hakkai e Goku scoppiarono a ridere, mentre Sanzo si avviò verso la Jeep, parcheggiata li vicino.

"Andiamo, o vi uccido tutti."

"Arriviamo!" esclamarono, come un coro di pecore. Poi Hakkai aggiunse:

"A parte gli scherzi, vi chiedo di perdonarmi. Vi ho messi in pericolo e proprio io dovrei essere quello più prudente."

Sanzo si accese una sigaretta e lo corresse. "Scusati con te stesso, piuttosto."

Si. Ho molte cosa da farmi perdonare...


FINE







  
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