Note dell'autore: Settimana piuttosto producente per me, eccovi
il terzo e ultimo capitolo. Come
detto in precedenza scrivere questo episodio non è stato facile, perché le idee
scarseggiavano, ma sono soddisfatta del finale, ora m'imbarco nell'episodio che
attendevo di più scrivere, quello con River.
Cmq
tornando a questo, spero che vi piaccia anche questo capitolo, buona lettura e
alla prossima.
Capitolo 3
Sempre più lontano
Donna versò l'acqua calda nella sua tazza preferita,
soffiò un po’ e andò verso il tavolo, dove si mise a leggere una rivista, il
TARDIS la coccolava sempre di più ed era una cosa che apprezzava, ma non
l'avrebbe dato a vedere, sarebbe stato un apprezzamento rimasto tra lei e la
TARDIS.
Il Dottore entrò in cucina con le mani in tasca e in cerca
di qualcosa, meglio dire di qualcuno.
"Una tazza di te?" chiese la rossa senza alzare
gli occhi dalla rivista.
"No, grazie" rispose con un tono calmo.
"Lei non c'è, credo che dorma, non la vedo da quando
abbiamo lascito la console" disse anticipando la sua domanda, lo sentì
sbuffare e mettersi seduto davanti a lei.
"Non dovevi sistemare qualcosa alla console?"
chiese chiudendo il giornale e mettendolo da parte.
"Sì, ma prima volevo assicurarmi che fosse tutto a
posto" disse guardando un punto indeterminato della stanza, Donna lasciò
la presa sulla tazza, e guardandolo.
"Vai da lei, avete bisogno di parlare" disse
dolcemente, il Dottore alzò gli occhi su di lei, sembrava così confuso, e nello
stesso tempo, esprimeva attraverso quello sguardo il bisogno di parlarle, di
averla accanto.
"Permettigli di avvicinarti, ne avete bisogno entrambi"
continuò con dolcezza.
"Si è avvicinata più di chiunque altro" disse
con la voce tremante.
"E ora tu la stai allontanando" continuò
risoluta, ma sempre mantenendo un tono dolce.
"Non so … " iniziò per poi fermarsi di colpo,
distolse lo sguardo e is alzò per andarsene.
"Aspetta" lo fermò Donna alzandosi.
"Non so cosa farei se la dovessi perdere, come ho perso Jenny" disse sinceramente dandole le spalle.
"Quindi credi sia meglio
allontanarla?" chiese avvicinandosi a lui.
"Per il bene di entrambi" disse abbassando la
testa sconfitto.
"Dottore, Rose ha bisogno di te ora, e tu hai
bisogno di lei, smettila con questi giochetti" disse con un tono più
deciso.
"Stanne fuori" le disse con freddezza, si voltò
verso di lei infastidito, Donna incrociò le braccia al petto.
"Scusami non volevo", si scusò
abbassando lo sguardo, Donna lasciò correre rendendosi conto di quanto il
Dottore non riuscisse a esprimere i suoi sentimenti, anche se erano chiari per
tutti.
"Vado a vedere come sta" disse voltandosi
nuovamente verso il corridoio e sospirando.
"Credo sia meglio", suggerì Donna rimettendosi
a leggere la sua rivista.
Il Dottore scomparve tra i corridoi lasciando nuovamente
Donna da sola, sperava che i suoi due amici riuscissero a risolvere i loro
problemi e tornare a essere Rose e il Dottore.
Era sdraiata sul suo letto a pancia in giù, mentre
giocherellava con una ciocca dei suoi capelli, sfogliava distrattamente le
pagine di quel diario, i sogni di John Smith che raccontavano la vita del
Dottore, erano mesi che non prendeva in mano quel diario, lo aveva tenuto
gelosamente nel cassetto del suo comodino, dopo il Maestro non era riuscita a
leggerlo, forse per paura di risvegliare brutti ricordi, o forse semplicemente
non era pronta ad affrontare certi argomenti con lui, e dopo quello che era
successo dalla morte di Jenny, neanche lui era proprio pronto ad affrontarli.
“Ci sono
così tante cose che non sai di lui.”
La voce del Maestro tuono nella sua mente di nuovo
facendola tremare. Scosse la testa cacciandolo via, non voleva ricordarlo, voleva solo cancellare quei momenti dalla sua memoria.
Sentì un leggero bussare alla porta, e invitò a entrare
sapendo bene che si trattava del Dottore.
"Tutto bene?", chiese entrando con le mani in
tasca e guardandosi attorno.
"Sì, stavo solo leggendo un po’" gli rispose
chiudendo il libro e mettendosi seduta.
"Dovresti riposare, è stata una giornata
pesante" le ricordò dolcemente.
"Già, ma non ci riesco, troppi pensieri per la
testa" gli rispose con calma abbassando lo sguardo. Da quando era
diventato così complesso per loro comunicare? Con lui si era sempre trovata
bene, perché sapeva che poteva raccontargli tutto, ma adesso pesava
attentamente le sue parole ed era una cosa che detestava.
"Cosa leggi di bello?"
chiese guardando ciò che teneva tra le mani, sedendosi sul bordo del letto.
"Oh" disse grattandosi nervosamente la nuca.
"Era da un po’ che non lo vedevo" continuò
senza nascondere un po’ di disagio.
"Si, non lo leggo da un
po’, volevo riprenderlo stasera" rispose accarezzando con al punta delle
dita la copertina.
"Come va la testa?" chiese
preoccupato, cambiando argomento, cosa che innervosì Rose tremendamente.
"Stai tranquillo sto
bene" disse alzandosi di colpo, mise il diario sul comodino.
"La nostra amica si prende cura di me" disse
togliendosi la vestaglia e mettendosi sotto le coperte infastidita dal fatto
che lui continuava a tenerla fuori nonostante tutto.
"Rose …" tentò di parlare, ma lei lo fermò con
un gesto della mano.
"Ho bisogno di dormire, come hai detto tu è stata una giornata pesante" disse senza nascondere
il suo fastidio, lo vide abbassare un po’ la testa.
"Hai ragione, scusa" disse alzandosi e voltandosi
verso la porta. Rose chiuse gli occhi dannandosi di essere stata
così brusca con lui.
"Dottore" lo chiamò con calma, lui si voltò
prima di raggiungere la soglia.
"Vorrei che fossi tu a raccontarmi di te, e non un
diario" disse piano, quasi sotto voce, lo sentì sospirare pesantemente
come se stesse cercando le parole.
"Un altro volta, Rose, ora riposati" disse per
poi uscire, Rose si prese il viso tra le mai sospirando, per poi sdraiarsi
sotto le coperte, in cerca di qualche conforto, aggrappandosi al cuscino.
Detestava tutta quella situazione, voleva così tanto che lui si aprisse con lei, che le permettesse di
stargli accanto anche quando stava male, invece continuava a tenerla lontano. Era
una situazione che non poteva cambiare nonostante tutto, nonostante quello che
c'era tra loro, doveva accettare quello che lui era pronto a darle, e magari un
giorno sarebbe andato tutto bene, sarebbero tornati gli stessi di un tempo.
Fine