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Autore: Nazumichan    01/12/2013    2 recensioni
Vederlo sorridere mi riempiva il cuore di gioia, sempre. Mi dava conforto nei momenti difficili.
Probabilmente è per questo che non ero riuscito a dirgli di no; la cosa che mi chiesi in quel momento fu: “Perché volevo vedere il suo sorriso? Perché mi rendeva così felice guardarlo sorridere?”
“Ma soprattutto...perché adesso quel sorriso meraviglioso mi provocava solamente un inguaribile dolore?”
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Calendula sbocciata

 

Capitolo 1

Pensieri profondi in un oceano d'inquietudine


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Premessa: prima d'iniziare a leggere, è bene che sappiate che questa storia è incentrata su una relazione yaoi (boyxboy), quindi se non amate il genere, cambiate subito pagina e non parliamone più. Leggete a vostro rischio e pericolo. Se, al contrario, amate questo genere (come la sottoscritta), spero che vi piaccia!

La storia è incentrata su Tohru e Natsuno, dall'omonimo anime/manga “Shiki”.

E' la mia prima fanfic, siate buoni/e! Ho voluto scriverla perché adoro la coppia Tohru/Natsuno, di fatto questa fanfic la dedico a loro.

C'è da dire che questa storia contiene spoiler, perciò se non avete visto l'anime, vi conviene non leggerla. Certo, non che ci siano chissà quali spoiler, però se siete come me, ovvero persone che un anime/manga amano gustarselo appieno, senza farsi odiosissimi spoiler, beh allora vi consiglio vivamente di non leggerla. La storia parte dalla 4a puntata e rimane qui, andando poi avanti senza seguire più l'anime.

Detto questo, buona lettura! Recensite se volete :)

 

 

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-Ehi Natsuno, potresti farmi un favore?
 

Quella domanda in un attimo riuscì a farmi distogliere l'attenzione dal caos che avevo in testa e mi riportò alla realtà, precisamente nella piccola camera da letto del mio migliore amico.

Mi ci trovavo bene, lì: un letto morbido appoggiato alla parete in legno, una finestra non troppo grande alle mie spalle, situata appena sopra il letto sul quale ero seduto io; una stanza così semplice, normale, ma allo stesso tempo così familiare, così accogliente.

Così calda.

Ormai era diventata quasi un'abitudine andarci, di tanto in tanto, come se i miei piedi avessero autonomia propria, come se avessero voglia di tornare ancora una volta lì, l'unico posto in cui la mia testa, sempre piena di pensieri, e soprattutto il mio cuore, potessero trovare pace nel sonno. Non ricordavo nemmeno l'ultima volta che avessi dormito sonni tranquilli nel mio letto, a casa mia; i miei sogni erano sempre infestati da incubi ricorrenti, così scortesi da farmi svegliare in malo modo ogni notte, madido di sudore. Invece, nella camera di Tohru, dormivo bene, anche se non riuscivo a spiegarmi il perché.

Che fosse semplicemente suggestione? O che ci fosse davvero qualcosa in quella camera che la mia non aveva? Che ci fosse qualcuno che nella mia camera non c'era, quel qualcuno che riusciva a placare il mio cuore in tumulto, senza chiedere nulla in cambio?

O almeno, senza chiedere nulla fino al momento in cui mi aveva posto quella domanda.

Potresti farmi un favore?”

Mi aveva lasciato basito e sorpreso, mi aveva risvegliato da quello stato di trance in cui mi trovavo da un po', facendomi tornare alla realtà. Non mi aveva mai chiesto favori prima d'ora quindi era abbastanza normale che fossi un po' stupito e, non lo nego, anche abbastanza curioso.

Cosa mi avrebbe mai potuto domandare tutt'un tratto? Lui, che era sempre così schietto e socievole, mi apparve, in quel momento, così timido e insicuro, tanto da far vacillare l'idea che avevo di lui.

-Ecco...mi piacerebbe invitare Ricchan ad una guida con me, però...- mi sembrò insicuro in quel momento, quasi come se si stesse soffermando sulla sua stessa frase e se avesse dovuto, o meno, parlarmene apertamente. Mi resi conto che il soggetto principale di quella frase era Ricchan, una della infermiere della clinica del paese. Una brava persona, senza alcun dubbio, che era solita aiutare Tohru alla guida. Solo che, in quel momento, non riuscii a capire cosa avesse a che fare con lui, almeno al di fuori della scuola guida.

-Mi piacerebbe invitarla ad un appuntamento, ma sono troppo timido e quindi- un lampo di esitazione nella sua voce, ma poi continuò- mi piacerebbe che tu mi accompagnassi.-

Lo disse senza nemmeno guardarmi, continuando imperterrito a guardare lo schermo pallido della televisione e continuando a tenere in mano il joystick, cui era solito usare per giocare ad uno dei suoi tanti videogame.

-Ma non è un po' troppo grande per te? Potrà anche sembrare molto giovane, ma è molto più grande di noi e...- non riuscii a continuare. Cosa avevo appena detto? Che Ricchan era troppo grande? Troppo grande per un ragazzo di 18 anni? Troppo grande per lui? Non riuscivo a capire il motivo del mio sconcerto, di questa strana sensazione che mi attanagliava lo stomaco.

Cos'era?

Perché tutt'un tratto Tohru mi chiese una cosa del genere, perché la chiese proprio a me? Forse perché mi considerava una persona degna della sua fiducia o forse perché non aveva nessun altro a cui chiedere?

Mille pensieri mi esplosero in testa e, nel cercare una risposta soddisfacente da dargli, finii col rispondergli con un banalissimo “Va bene”.

Non è quello che avrei voluto dirgli. Non lo era. Per qualche motivo non riuscii a dirgli di no, specie dopo aver visto il sorriso raggiante che mi aveva rivolto dopo quella risposta.

Vederlo sorridere mi riempiva il cuore di gioia, sempre. Mi dava conforto nei momenti difficili.

Probabilmente è per questo che non ero riuscito a dirgli di no; la cosa che mi chiesi in quel momento fu: “Perché volevo vedere il suo sorriso? Perché mi rendeva così felice guardarlo sorridere?”

Ma soprattutto...perché adesso quel sorriso meraviglioso mi provocava solamente un inguaribile dolore?”

 

 

Fine primo capitolo

 

  
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