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Autore: jo_gio17    01/12/2013    2 recensioni
La nostra mente può essere la nostra peggior nemica, crea nodi, problemi che non sempre riusciamo a sciogliere da soli. Cosa significa "perdere un amore"? Quant'è lunga la strada per rinascere?
La storia si è classificata 3 al Contest Teach and Love
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Decima Seduta – Due settimane dopo
 
Il professor Liberti si trascinò nello studio bianco senza salutare, si limitò a guardare il suo psicologo con un’espressione distrutta che gli sfregiava il volto. Il dottor Marchini, lo studiò a fondo prima di raggiungerlo sulla porta.

- Non vuole entrare? – la sua espressione era impenetrabile, il tono pacato e con la mano invitava l’uomo dentro la stanza.

- Non posso farcela, non posso rivivere quella sera.

- Si che può farlo, io sono il suo medico e dico che è pronto. – Non ricevendo risposta continuò con tono gentile – Si è fidato di me in tutte queste settimane, si è aperto. Si fidi ancora la prego, dirlo ad alta voce lenirà un po’ del suo dolore. Io sono con lei – il dottore poso delicatamente la mano sulla spalla del paziente. Simone, lo guardò smarrito ma alla fine entrò nello studio e si lanciò sulla solita poltrona. Non si spiegava perché proprio quella seduta, quando nella stanza c’erano ben due divani bianchi in pelle, lo faceva sentire al sicuro. Si prese la testa fra le mani e cominciò a dondolarsi leggermente, sentì le prime lacrime pungergli gli occhi come se fossero tanti spilli ed un nodo gli blocca la gola tanto da non farlo respirare. Il dottore avvicinò la sedia alla poltroncina lasciando il solito blocco e la penna sulla scrivania situata nell’angolo opposto della stanza.

Una voce strozzata dal pianto finalmente spezzò il silenzio. – Lei non capisce dottore, l’ho uccisa io.- Ormai le lacrime bagnavano completamente il viso di Simone che continuava a ripetere quasi sussurrando – L’ho uccisa io, è tutta colpa mia.

La voce sicura di Marchini si insinuò violentemente in quella litania – Sa benissimo che non è stato lei, altrimenti non sarebbe qui, ma in un carcere. Lei si trova in questo studio per questo, si faccia forza vorrei sentire da lei, cos’è successo quella notte.

Con uno sforzo sovrumano Simone cominciò a raccontare cercando di reprimere i singhiozzi, per quanto poteva. - Quella sera le feci una sorpresa, avevo prenotato nel suo ristorante preferito, avevo organizzato tutto con cura, l’avevo persino bendata in macchina per non rovinarle lo stupore di quando l’avrebbe scoperto. La sua risata cristallina mi suona ancora nelle orecchie, era felice e lo ero anche io. Così tanto elettrizzato da non prestare attenzione alla strada, la guardavo ridere e cercare di sbirciare. Le sue labbra si increspavano in mille piccole dolci smorfie; ad un tratto un boato percosse l’aria. – La sua voce mancò, un fiume di lacrime lo invase, prese aria come se stesse per annegare ma continuò – Fu colpa mia, non vidi il tir arrivare. Travolse la mia macchina in pieno, dalla parte di Arianna. Riesco a ricordare solo il rumore, nessuna immagine. Appena ripresi conoscenza la vidi, lì accanto a me ancora bendata, il suo corpo abbandonato sul cruscotto, schiacciato dalle lamiere, immerso nel suo stesso sangue e di nuovo il buio. Da quel giorno sto vivendo in un oscuro incubo, in cui io sono il carnefice dell’amore della mia vita.
 
Autrice:
Allora avevate capito cosa era successo al professore? :D La nostra terapia è conclusa, grazie a chi a letto la storia e a chi l'ha messa tra le seguite.
Baci Baci
Jogio
  
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