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Autore: Alone_    01/12/2013    13 recensioni
“Credi che abbia deciso io di innamorarmi di lui?” mormoro con tutta la tristezza che provo.
Poi ammutolisco di colpo, portandomi una mano alle labbra, scioccata dalle mie stesse parole. Non posso averlo detto davvero!
Sul volto del ragazzo si inseguono centinaia di emozioni fino a che uno stupore sconsolato non riesce a prendere il sopravvento.
“No” geme voltandomi bruscamente la schiena. “No!”
Vedo il tremito incontrollato che gli scuote le spalle e desidero con tutta me stessa di tornare indietro nel tempo per cancellare quelle parole. Ma è troppo tardi.
La voce del ragazzo suona innaturalmente piatta.
“Dimmi che ho capito male” riesce a mormorare. “Non puoi fare sul serio”
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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“Come stai?”

Louis mi raggiunge sulle gradinate deserte davanti al campo da football, anch’esso vuoto. Rimango a fissare il campo senza preoccuparmi della pioggerella sottile che continua a inzupparmi. Non ho smesso un attimo di pensarci, ma ciò che è capitato la sera prima continua a non avere senso.
Non rispondo neppure.

“Farti venire la febbre non credo ti sarà d’aiuto..” dice accostando l’ombrello per ripararmi dalla pioggia.

“Sei fradicia” mi sussurra accovacciandosi di fronte a me e guardandomi in volto con un sorriso lieve. “E sei turbata” aggiunge.

Evito il suo sguardo, a labbra serrate. Louis è un vampiro.
Rimaniamo immobili per qualche tempo, mentre la pioggia gocciola rumorosamente sulla cerata nera dell’ombrello. Io continuo a mordermi le labbra.

“Ho saputo cos’è successo ieri notte” annuncia.
Faccio una risata piena di sarcasmo.

“Davvero? Benissimo, perché sarei curiosa di saperlo anch’io.. Finora tutto quello che ho visto sono state aggressioni che nemmeno le Famiglie sanno spiegarsi. Sono stata attaccata due volte, Rose lo è stata, la Jones è scomparsa e ieri notte hanno tentato di entrare in casa Styles.. ma tutti fingono che ogni cosa sia sotto controllo.” quasi urlo.

La scuola è ormai deserta ed essere soli fa sembrare inutile la consueta prudenza.
Louis si siede accanto a me con un sospiro.

“Mi dispiace, non so nemmeno io cosa stia succedendo”. I nostri occhi si incontrano. “L’unica cosa che so è che non ti farei mai del male. Volevo solo dirti questo” mormora.

“Come faccio ad esserne certa? Tu sei..” un nodo alla gola mi viene.

“Un vampiro. E a questo punto posso solo offrirti la mia parola. Non voglio convincerti” sorride lievemente. Sento le lacrime premere sulle mi ciglia.

“Vorrei crederti, Louis..” singhiozzo leggermente.

“Non è a me che devi credere, ma a te stessa. Puoi fidarti solo di ciò che senti” replica.

Abbasso il viso, nascondendolo tra le mani. C’è così tanta confusione dentro di me.. Sono spaventata, piena di rabbia, e turbata.
Assaporo i battiti del mio cuore, scandagliando il fondo delle mie emozioni.
Conosco la risposta.

“Mi fido di te” mormoro pianissimo “anche se mi spaventa” aggiungo con un sorriso stanco.

“A volte semplicemente rivoglio la mia vita. Alzarmi dal letto e trovare la nonna in cucina davanti alla colazione, chiacchierare con la mia migliore amica.. In certi momenti vorrei poter tornare indietro nel tempo, darei qualsiasi cosa per non essere mai venuta qui e continuare come prima, senza misteri, senza pericoli. Era tutto così semplice..” sbuffo mentre una innocente lacrima riga la mia guancia.

So che la mia voce ha un suono lamentoso ma non riesco a controllarla. E forse è esattamente ciò che voglio: lamentarmi.
Ho bisogno di qualcuno che mi consoli, che si prenda la responsabilità di promettermi che tutto finirà per il meglio.
Louis però tace, lo sguardo fisso sulla pioggia che continua a cadere.

“E invece tu devi affrontare tutto questo..” conclude poi.
Io annuisco.

“La verità è sempre stata questa, solo che non lo sapevo. E adesso mi manca il coraggio di affrontarla” mormoro con voce carica di amarezza.
Lui si volta a guardarmi, facendo ondeggiare l’ombrello.

“Non è vero, Winter. Sei la ragazza più coraggiosa che conosca!” dice d’impulso. “Sei forte e determinata. E non ti arrendi mai. E’ normale che tu sia spaventata dopo tutto quello che hai scoperto. Con tutto quello che sta succedendo..” aggiunge infine, con tono quasi nervoso.

Infondo lo capisco, starmi accanto non è semplice, come stare accanto a qualsiasi persona, per il richiamo continuo e sottile del mio sangue, o almeno credo che sia solo per questo. Affondo lo sguardo nel suo.

“C’è molto altro, Louis” dico piano, calibrando le parole.

Ma sono stanca di tutta questa prudenza e fidarmi di lui è una sensazione troppo seducente.
Mi fa sentire più forte.

“Mia nonna ha avuto a che fare con l’Esecutore. E’ stata ricoverata perché ha perso i sensi ed è caduta.. Beh, per me quello le ha salvato la vita” rivelo con occhi fiammeggianti di rabbia. “Hanno trovato non so che sostanza tossica nel so corpo, i medici non sanno spiegarlo ma io penso.. penso che il Consiglio l’abbia avvelenata. Oddio! Non so nemmeno io perché ti sto raccontando queste cose!” esclamo pentendomi di quello che ho detto.

Però questa è la prima volta che formulo i miei sospetti con tanta chiarezza.
Una lacrima mi sfugge dalle ciglia e Louis è come se stesse guardando quella lacrime, vedendola scivolare trattenendo il fiato.

“Perché l’avrebbe fatto?” domanda.
I miei occhi si riempiono di disperazione.

“Per impedirle di raccontarmi la verità! Non so perché ma è così..” abbasso lo sguardo.

Ecco qual è il mio segreto: il peso dell’inquietudine non mi lascia mai.
Louis mi stringe tra le braccia e il mio cuore manca di un battito.

“Vattene” lo prego con convinzione.

Poi, piano piano, la sensazione di essere al sicuro comincia a scaldarmi e smetto di lottare.
Mi abbandono tra quelle braccia e, finalmente, mi sento davvero a casa. La nostalgia di ciò che provo per lui esplode insopportabile.

“Perché non riusciamo a stare lontani?” mormoro contro il suo petto.

“Forse non abbiamo scelta..” mormora anche lui.
Le labbra di Louis sfiorano la mia pelle come il battito d’ali di una farfalla, piano, per caso, ma entrambi tratteniamo il battito.

“E’ stato così fin dal primo momento, Winter, come se fosse inevitabile”

Io lo stringo forte e annuisco. Per un istante mi sembra che il calore che provo per lui possa ripagarmi di ogni cosa.
Poi il vampiro sospira.

“Il Patto” mi ricorda sciogliendo l’abbraccio prima che sia inevitabile. “questo è sbagliato, Winter. E lo sappiamo entrambi. Voi e noi siamo diversi.”

Ricaccio indietro le lacrime.
Scivolo fuori dal riparo dell’ombrello e mi allontano di corsa.

 
SANDRA’S POV

Nell’ufficio del giudice Moore non faccio altro che guardare l’orologio sulla scrivania.
Richard dovrebbe arrivare tra pochi minuti, ma la nostra conversazione credo cha sarà diversa da come mi attendo.
Richard spalanca la porta, puntuale come al solito, e marcia verso di me.

“Che cosa hai in mente, Sandra?” chiede senza neppure salutarmi.
Gli rivolgo un sorriso di sfida.

“Siediti Richard, e stai tranquillo. Non è di me che devi aver paura, ricordi?” sorrido beffarda.

Il giudice di versa da bere prima di raggiungermi alla scrivania. Stringe forte il bicchiere e lo osserva come se morisse dalla voglia di svuotarlo d’un sorso.
Nei periodi di tensione finisce fin troppo spesso di alzare il gomito.

“Non siamo costretti a immischiarci” dice allentando il nodo alla cravatta.
Annuisco.

“Quello che sto cercando di capire è appunto quanto è tardi per tirarci fuori, e se ne esiste il modo” dichiaro lentamente.
Scandire bene le parole mi ha sempre aiutata a non farmi cedere i nervi.

“Bevi, mi servi calmo” esorto.
Lui apre la bocca alla ricerca di una risposta appropriata, poi deglutisce il liquore.

“Ora parla, Bray. Non so quanto sono ben predisposto nei tuoi confronti” ordina sbrigativo.
Lo fisso senza sbattere le palpebre.

“Prima voglio farti una premessa. Credo che abbiamo svolto un gran bel lavoro fin ora: tu ed io. Un ottimo, prezioso lavoro. In quindici anni abbiamo controllato ogni cosa, dalle più inutili cosucce ai dettagli più microscopici. Siamo stati davvero bravi, non ci siamo fatti domande e abbiamo tenuto la bocca chiusa.” mi complimento lasciandogli un’occhiata attraverso la mezzaluna degli occhiali e sorrido freddamente.

“Era solo un lavoro di routine in fondo, no?” concorda non cambiando espressione, ma si agita sulla sedia. “Se hai cambiato opinione, è solo perché sei troppo coinvolta..” mi provoca con un sorrisetto.

“Lasciami finire. Stavo dicendo che abbiamo volto un compito insostituibile. Il Consiglio non può che riconoscerlo”

“Dove vuoi arrivare?”
Sono perfettamente consapevole che il livello di scortesia è buon indice dell’umore di Moore.

“Perché ti agiti giudice? E’ solo l’epilogo della storia a lasciarmi perplessa. Marianne Starr è sempre stata fedele al Consiglio, e comunque sua nipote era il suo punto debole. All’inizio credevo davvero alla sua malattia, poi ho scoperto che il giorno stesso in cui è stata ricoverata d’urgenza era venuta nel tuo ufficio.
E tu non c’eri. Piuttosto, credo che ci fosse l’esecutore.”

Richard si impallidisce. “Dove diavolo vuoi arrivare Sandra?” scatta in piedi.

“Non intendo accusarti di niente. Quel giorno tu, io e gli altri eravamo impegnati in una riunione in tribunale, guarda caso. C’era la tua segretaria con noi e c’era anche il dottor Spencer. Loro delle Famiglie non sanno un accidente. E c’era Clarke, un vampiro. Dico solo che anche tu hai fatto i tuoi calcoli e che ti sei trovato un alibi di ferro” esclamo con tutta calma.
Moore va a versarsi nuovamente da bere.

“L’ho trovato anche a voi” mi fa osservare torvo.

“Altrimenti non sarei qui con te. Avrei semplicemente saltato questo passaggio e cercato di stare a galla per conto mio. Sono troppi anni che lavoriamo insieme: tu sapevi cosa sarebbe successo a Marianne e hai cercato di coinvolgere un adepto dell’Ordine in modo che il Consiglio non dubitasse della nostra innocenza”.
Ci scambiamo uno sguardo ostile.

“Lo apprezzo, Richard. Però non sono proprio stupida. Se hai bisogno di giustificarti davanti a Lochinvar e ai vampiri, significa che Fennah non si sta più muovendo a nome del Consiglio. Ha preso solo l’iniziativa a mandare l’Esecutore e sta proseguendo la partita per conto suo. In segreto” aggiungo.

E’ un dannatissimo bluff.
Non ho uno straccio di prova se non l’espressione smarrita di Moore.

“Non fingere che non sia una novità. Da quanto tempo lo sapevi?” lo accuso.

“Le nostre sono solo supposizioni Bray!” dice mentre io picchio un pugno sulla scrivania.

“Noi sappiamo troppe cose!” grido. “Non voglio ritrovarmi sul letto di fianco a quello di Marianne!” la mia espressione si fa più triste.

“Almeno sai per cosa rischiamo la vita? So che è meglio non chiederselo” replica l’uomo.
Ci scambiamo un ultimo sguardo e mi dirigo verso la porta con un sospiro.
 

MOORE’S POV

Non appena la richiude alle sue spalle, prendo il cellulare.

“Mi dica, Moore”

“Sandra Bray sà, Fennah” gli rispondo con un sospiro scontento.

“Allora riconsidererò la sua posizione” dice il Consigliere Maggiore.

Interrompo la conversazione senza aggiungere altro.
Il cellulare torna nella tasca e mi verso di nuovo da bere. Un tempo io e Sandra siamo stati piuttosto intimi. E’ successo molti, molti anni fa.
Poi la vita è andata avanti e ha indurito la nostra corazza. Un vago sentimento è ormai l’unica traccia di lei che mi rammenta talvolta nel passato.

“Alle vecchie amicizie” mormoro dando fondo alla bottiglia.
Dopo aver tradito i compagni di una vita, mi rimane solo quello.


Sono in orario, cosa molto strana, ma ve lo avevo promesso, giusto?
E' un capitolo abbastanza complesso, lo ammetto, soprattutto la parte finale. Bel casino, non trovate?
Più che altro è un capitolo da leggere più di una volta se volete capirci di più. Avrete sicuramente un pallone in testa ora, ma credetemi, io non sono da meno.
Uh, vabè. Vado abbastanza di fretta, quindi non vi trattengo. Ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia e che receniscono. A domenica.
Un bacio,
Maura.
  
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