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Autore: Hurin    03/12/2013    0 recensioni
Questa storia, che è anche la mia prima storia su EFP, parla delle "avventure" di Luca, il protagonista; dei suoi problemi con i genitori e con gli amici. In particolare con una certa ragazza per la quale si prenderà una cotta.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Avrei dovuto pensarci meglio.



- Non lo so amico ... non è che ne ho troppa voglia, e neanche tempo -
- Ma non dire idiozie! Faremo una rock band, come non se ne sono mai viste! -
Cosi mi aveva risposto Alessandro, quel maledetto idiota era anche troppo cocciuto. Una rock band, siamo pazzi? Non è certo una buona idea, dovremmo concentrarci sugli studi e finire la scuola ma no, facciamo una rock band. Non ha senso. Però, l'idea di suonare la chitarra solista in una band non era certo male, anzi, era molto esaltante! Però ero ancora convinto fosse una pazzia.
- Okay ci sto! -
La prima cosa che ho pensato subito dopo aver detto questa cazzata è "Sono cretino..." e non avevo tutti i torti...
- Uno, due, tre, uno due tre... - Cavolo se siamo forti, questo è rock, se non fosse per quel idiota patentato di Riccardo, il nostro "cantante". Si dimenticava sempre il testo e ci disturbava mentre suonavamo. Io e lui non siamo mai andati molto d'accordo. E' solo un rompi palle, ma se ti servivano soldi lui era la persona giusta.  Alto, capelli corti neri, occhi grigi e con un fisico slanciato, di questo lui andava spesso vantandosi, credendo di essere bellissimo. Non che fosse brutto, ma certo non è bello quanto lui crede. Eravamo a metà del pezzo, stavo per fare il mio piccolo assolo quando arriva il caga cazzo che mi interrompe - Ragazzi devo dirvi una cosa  - "Sì ma sbrigati, non farci perdere troppo tempo"  dissi fa me e me.
- Io mi trasferisco. Mio padre ha trovato lavoro in un altra città e noi ci trasferiamo con lui. Parto fra tre giorni - Alleluia, un rompi palle in meno. Magari è un po' da stronzo pensare queste cose e ora me ne pento un poco. - Cavolo brò mi dispiace, ci mancherai un casino! - Alessandro era quello un po' più affezionato a lui. Tutti posammo gli strumenti e ci mettemmo a parlare. "Ma sì, mandiamo a cagare le prove, dovevamo scegliere il nome e il logo, ma chi se ne frega. Giusto?" Riccardo non mancherà a nessuno, questa è la verità, né a Gabriele, né ad Alessandro, né a me. Mentre loro parlavano, l'unica cosa alla quale riuscivo a pesare era "ora ci serve un nuovo cantante!"
Adesso la band andrà a farsi fottere, lo sapevo che tutto questo era solo uno spreco di tempo! Passammo così il resto del pomeriggio; la sera pizza, pizza per tutti.
- No, non credo che verrò, non ho voglia di venire alla festa. Lo sai che non è esattamente "il mio genere" di serata. Comunque ci vediamo domani Antonio, ciao - vorrei vedere, sono astemio, con la birra e i superalcolici che girano a quelle feste mi ubriacherei solo con l'odore - D'accordo, ci si vede domani - 
Mi annoiavo a morte. Però era una bella giornata, presi in considerazione l'idea di uscire, portare a passeggio quel disgraziato del cane e magari mi potevo prendere un bel gelato. "Perché no? Mi merito un gelato dopo tutto quello che non ho fatto". Avevo un bellissimo pastore tedesco di circa quattro anni, un maschio, mio fratello più piccolo voleva chiamarlo "Jerry", ma che diavolo di nome è Jerry? Io ho deciso di chiamarlo "Attila", è più adatto a questo bastardo. Scese le scale aprì la porta sulla destra, su uno scaffale doveva trovarsi il guinzaglio del cane. Eh, facile a dirsi. Dove cavolo era finito però non lo sapevo.
- Mamma, dov'è il guinzaglio di Attila? - subito lei risponde
 - Dovrebbe essere là da qualche parte, non farmi venire lì! - io, dopo aver guardato meglio
- Ma qui non c'è, magari qualcuno l'ha spostato - Eccola che arrivava, tutta convinta della sua superiorità. Da un occhiata veloce e - Eccolo! - aveva il maledetto guinzaglio in mano, dove l'aveva preso lo sapeva solo lei.
 - Non l'avevo visto, grazie  -                                                                                                                             - Guarda meglio la prossima volta - disse lei con un tono che non nascondeva per nulla il suo orgoglio.
- Dai su Attila, è più di un'ora che siamo fuori e tu non hai ancora fatto nulla. Cerca di sbrigarti, eh? - Pure io, certo che ero un povero genio, parlare col cane, lui mi guardava mentre gli parlavo e poi abbaia tutto contento, come se avesse capito. Passa un altra mezz'ora buona prima che si decide a far uscire qualche goccia di urina. -Alleluia Attila, meglio tardi che mai, vero bello? -
- Bau bau! - "Sei proprio un cane sveglio" pensai.
Finalmente però arrivammo alla gelateria, lego il cane ad un palo e mi prendo un gelato. Quando torno lo vedo che abbaia ad un bambino che aveva su per giù cinque anni. Quel ragazzino avrà passato mesi in psicoterapia per colpa mia. Però io volevo il mio gelato, non si rinuncia mai al gelato.
"Mi viene in mente ora che dovevo parlare con Ale riguardo il nuovo cantante".  Chiamo Alessandro al cellulare.
- Ehi Ale, dovevamo parlare di quella cosa del cantante, ricordi? -
- Si certo brò. Però non ora, devo prepararmi per andare a quella merda di festa -
- Se la chiami "merda di festa" perché ci vai? -
- Perché ci saranno alcolici e se ci sono alcolici ci saranno ragazze ubriache, ragazze ubriache significa possibilità di scopare. Vuoi che ti spiego cosa significa "scopare" o che ti svelo qualche trucco? -
- Non mi servono i tuoi "trucchi", tua madre è già contenta cosi. A dopo Ale - Alessandro mi rispose confuso - Lo sai che siamo fratelli, vero? -
- Dettagli bro. A dopo. -
- Svegliati Ale, dobbiamo andare a scuola -
- Ho ancora sonno, lasciami dormire, entro in seconda ora -
-  A che ora sei tornato ieri? -
- Boh, saranno state le cinque, cinque e mezzo -
- Alzati, o la mamma ti ammazza -
La stanza di Alessandro è sempre un macello: vestiti ovunque, scarpe e mutande non sono da meno. La scrivania in un disordine perenne. Per non parlare dell'insopportabile odore di muffa. Mai ho visto quella stanza illuminata dalla luce del sole, mai, non sono più sicuro che sia dotata di finestre. Un mistero che non troverà mai risposta credo. Tentai di districarmi tra i vestiti e le mutande in cerca di un sentiero sicuro per fuggire da lì, appena ci riuscì mi fiondai sulle scale e a tutta velocità andai in cucina. Stavo morendo dalla fame.
"Cibo!" Non pensavo ad altro, appena arrivo in cucina prendo un panino, lo taglio e lo apro per infilarci tutto ciò che mi veniva in mente. Stavo per uscire di casa quando - Dov'è tuo fratello Alessandro? - e io - Sta dormendo, credo sia tornato tardi ieri sera -
"Tardi? E' tornato il giorno dopo"
 - Quel disgraziato! Ora lo butto giù dal letto! - Come no, adesso andrai da lui e gli chiederai con voce docile e rassicurante: "Come stai? ci vai a scuola?". Ovviamente ti dirà di no e tu lo lascerai stare, come sempre.
La scuola, il luogo più bello del mondo, dove si muore dalla voglia di imparare e di migliorarsi, aspetta un attimo, forse nelle altre scuole del paese è così. Qui è diverso: se muori è perché qualche bullo ha deciso così, se ti metti a studiare è perché... no, qui nessuno studia.
La mia è una scuola grande e piuttosto vecchia, anche se il preside preferisce l'aggettivo "antica", dice spesso "Non c'è rispetto per la scuola come istituzione e come edificio!" probabilmente però ha ragione, ma non importa a nessuno. Le lezioni sono iniziata da poco, questo è il terzo giorno e io sono già stanco di svegliarmi alle sette del mattino. Mi era giunta voce che nella nostra classe doveva venire una nuova studentessa, ma non si sapeva molto ancora, una cosa soltanto era certa: arrivava oggi. Perciò scrutavo attentamente i volti dei miei colleghi per individuare una sconosciuta. "Vediamo un po',certo sarebbe più facile se..."  persi il filo dei miei pensieri quando - Ehi Luca, come stai? - era il "bulletto" della scuola, solo che era enorme, puzzolente e con un senso dell'umorismo pessimo.
- Che fai? Non mi parli? Non si trattano cosi gli amici - si... amici...
- Fottiti lezzo - ecco che succede quando non si pensa prima di parlare
 - Cosa? Come osi, lezzo io. Lezzo ci sarai tu! - ma  decisi che ormai tanto valeva continuare a prenderlo per il culo no.
 - Che significa lezzo? Sorprendimi su - e lui - Ecco... io... ehm... non importa! Quello che importa è che lo so e tu no! - che bambino
 - Quindi rimangiati quello che mi hai detto o ti rompo tutto -
- Non si trattano cosi gli amici, da te non me l'aspettavo, mi stai deludendo - dissi io. Ed ecco arrivare un gancio destro. Certo, sono cose che capitano se ti comporti così, ma non importa, quello che è fatto è fatto e non si torna indietro. Così lo colpisco a mia volta, faccia, pancia, faccia. Non si fa mai niente, il grassone del cazzo, con quella barricata che si ritrova neanche un carro armato lo scalfirebbe. Così penso ad una ginocchiata ai testicoli ma fui troppo lento, una sberla come in faccia mi lasciò il segno per tutto il giorno. Per poco non cadevo a terra. Ero stordito e lui ha avuto il tempo di sferrarmi un altro pugno, stavolta in pancia. Non finisce certo qui, fa male ma non mi tiro indietro... - Ehi fermi, fermi! Che state combinando si può sapere? - ecco che arrivano i professori. Ammetto che se non fosse stato per loro mi avrebbe massacrato.
- Marco, complimenti, il terzo giorno e già combini casini. Vuoi una sospensione? - "Glielo chiedi? Mandatelo in cella e buttate la chiave!" -No, signore - che espressione da cucciolo bastonato, farebbe pena a chiunque se non fosse un gran bastardo. Il professore, dopo avermi lanciato un occhiata storta se ne va. - Ti è andata bene Luca. La prossima volta ti ammazzo -
- Sembra divertente, magari un giorno ci riuscirai - E finalmente ecco che spunta Gabriele con Antonio
- Ma che combini idiota?! Vuoi farti ammazzare?! - così Antonio inizia la ramanzina.
- Ciao Antonio, ciao Gabriele. No, non mi avrebbe certo ammazzato, anzi, è stato fortunato! - "si certo, lui è stato fortunato, non io".
- Va beh, non è importante quello che combina. Andiamo in classe su, oggi arriva quella nuova - Ecco finalmente una frase sensata. E mi sono evitato la ramanzina. Ci dirigemmo in classe e prendemmo posto prima dell'arrivo della professoressa. Era una classe di ventitre persone, ventiquattro con la nuova arrivata, i banchi erano disposti in tre file, quella di sinistra, quella centrale e quella di destra. Ogni fila era composta da otto persone disposte a due a due una dietro l'altra. Io sedevo nella fila centrale, secondo banco. Appena fu entrata, la professoressa, ci fissò uno per uno, dopo questa sua attenta analisi disse - Non mi piace come siete sistemati ragazzi, proprio per niente - "La scuola è appena iniziata e già rompe le pale?" Così ci ha riorganizzati, io sono rimasto al mio posto ma il mio compagno è stato spostato. L'unico banco vuoto era quello accanto al mio. così ho pensato "La nuova arrivata si siederà vicino a me, ottimo". Era il terzo giorno di scuola sì, ma questa era la prima volta che vedevamo la professoressa di italiano dalle vacanze. Così ha incominciato un pallosissimo discorso sull'importanza dello studio, della cultura, della scuola e delle istituzioni. Per carità, lo studio è importante, la cultura è importantissima ma, se vuoi fare questo tipo di discorso devi saperlo fare; a differenza di lei che riusciva solo a farti annoiare e in certi casi addormentare. Non come il professore che avevamo il primo anno. Lui sì che riusciva a motivarti, a farti venir voglia di studiare e di essere una persona migliore, non come lei. Visto che mi annoiavo iniziai ad ascoltare un po' di musica con le cuffie, così appoggiai la testa sul banco come per dormire. Non volevo proprio saperne di ascoltare la professoressa.
Suona la campanella. Mi accorgo che la professoressa parla con me di conseguenza levo uno degli auricolari - Dunque Luca, hai deciso di degnarmi della tua attenzione o intendi continuare a dormire? - "Dormire, assolutamente" - Mi scusi, non volevo recarle alcun fastidio, ma ieri ho avuto delle difficoltà a dormire e ora sono un poco assonnato - dissi. Bussano alla porta. E' il preside seguito da una ragazza. Ovviamente era la nuova arrivata. - Lei è Federica, la vostra nuova compagna. Mi raccomando trattatela bene e fatela sentire a suo agio - eccetera eccetera. Si vedeva lontano un miglio che era profondamente imbarazzata, ma lo sarebbero tutti in una circostanza simile. Vedendo che quello accanto al mio era l'unico banco libero posò lo zaino lì e, quando stava per sedersi, la professoressa la chiamò, le chiese di venire vicino alla cattedra e di parlare di lei alla classe. Capelli ondulati, lunghi e rossi, occhi verdi, un bel viso insomma. Federica non era alta, nella media, con un fisico asciutto. Non trascurabile era per me il pensare "Tette piccole; un bel sedere. Ottimo". Quando aveva posato il suo zaino sul banco mi ero anche accorto di due tatuaggi, entrambi sull'avambraccio destro: uno era un cuore e l'altro una frase che non feci in tempo a leggere. Tutti la guardavano, compagni e compagne, io però lo facevo come se non avessi mai visto una ragazza in vita mia. -Dunque, ecco, io sono Federica - un colpetto di tosse proveniente dal fondo dell'aula seguito da un "ma va'?" - ecco, non sono di qui e... - altro colpo di tosse seguito da "capitan ovvio è qui?" cosi interviene la professoressa - Finitela con queste battutacce ragazzi, non è un comportamento da persona matura questo! Prego, continua ... -                                                          
-  Dicevo, non sono della zona, mia madre ha trovato lavoro qui e ci siamo trasferite. I miei genitori hanno divorziato qualche anno fa e adesso in casa ci siamo solo io e mia madre. Mi piace il rock, cantare e leggere. Credo sia tutto... -
 - Ottimo cara, va a posto - Finito il discorso Federica si siede finalmente al suo posto.
- Piacere, io sono Luca, abbiamo una cosa in comune - dissi con un sorriso
-Ciao Luca. C-cosa esattamente? -
- Anche a me piace il rock -
- Magnifico, che genere ascolti di preciso? -
- Mi piace quasi tutto, tranne il folk. -
- Peccato, a me piace molto -
- Magari mi insegnerai ad apprezzarlo - dissi sorridendo
- Ne sarei... onorata - finalmente un sorriso, un meraviglioso sorriso
- Volevo chiederti: cantare, è solo un hobby oppure hai preso delle lezioni di canto o roba simile? -
- Ho preso delle lezioni nella città dove vivevo prima, perché? -
- Ottimo. Vedi, io suono in un gruppo rock, ma siamo agli inizi e il nostro amico che doveva fare il cantante si trasferirà tra pochi giorni perciò, beh, ci serve un nuovo cantante o, anche meglio, una cantante -
- Ehm, non lo so, sembra interessante ma devo pensarci bene prima - 
 

  
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