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Autore: Ged    03/12/2013    3 recensioni
Sentirsi braccato, giorno e notte, consapevole che lei è sempre dietro di te, in agguato. Ti cerca. Ti cercherà sempre. Finché non avrà raggiunto il suo obbiettivo: divorare il tuo cuore.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heartless, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Xehanort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, KH Birth by Sleep
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gedo senki - Le cronache di guerra di Ged'
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The Wizard and The Shadow

Capitolo 1 - L'Ombra e il Vecchio

<< Un altra vittima... >>
Anche la figlia del fabbro era scomparsa.
Una folla di curiosi si accalcava intorno al padre della ragazza,  che in lacrime giaceva a terra disperato. Si spera sempre che le disgrazie non capitino a noi stessi, vedere gli altri addolorati è triste, certo, ma niente in confronto a quando siamo noi quelli colpiti da tale disgrazia.
<< Cos'è successo? >> chiedeva il macellaio, improvvisamente emerso dalla folla, grande amico del fabbro.
<< Me l'hanno portata via! È scomparsa! La mia Mary... L'Uomo Nero se l'è portata via! >> rispose quello in lacrime.
L'Uomo Nero. Non era la prima volta che qualcuno spariva nel nulla: notizie di misteriosi casi di scomparsa di persone erano ormai ben noti alla popolazione in quei giorni. Dopo i primi casi all'inizio trascurati, il problema diventò via via più grande e si decise di prendere dei seri provvedimenti. Innanzitutto la notizia fu subito diffusa in tutto il regno e furono inviati dei cavalieri affinché indagassero sulla questione, ed eventualmente punissero il colpevole una volta scovato. Naturalmente, subito si creò un clima di terrore e sospetto tra la popolazione, per questo venne assegnato un cavaliere per quasi ogni villaggio, a cui facessero riferimento. In questo modo tornó la calma tra la gente, che sorvegliata da un cavaliere si sentiva stranamente protetta, come un uccellino tra le salde sbarre della propria gabbia. Non tutti però credettero a questa storia, reputando che fosse qualche trovata dei nobili per divertirsi alle spalle della comune plebe. Molti credettero a questa versione, ma le persone continuavano a sparire. Una dopo l'altra.
Fino ad allora nessuno aveva scovato il colpevole, perché non c'erano mai testimoni. Se anche ci fossero stati, probabilmente sarebbero scomparsi pure loro insieme alla vittima. E non sembravano esserci nemmeno collegamenti tra le persone scomparse, chiunque fosse stato, sceglieva a caso le proprie vittime e questo non aiutava di certo le indagini.
Alcuni ipotizzavano si trattasse di una bestia, altri di qualche demone, altri ancora pensavano fossero stati qualche gruppo di briganti, ma nessuno aveva mai scoperto chi fosse stato realmente. Questa figura misteriosa ben presto prese il nome che tutt'ora è di largo uso tra la popolazione, l'unico modo per identificare quest'entità malefica: l'Uomo Nero.
<< Fai il bravo, se no arriva l'Uomo Nero e ti porta via! >>, così avevano iniziato a raccontare le nonne ai propri nipotini, e quelli si zittivano subito. Tutti, o quasi, temevano questa figura emblematica.

<< Sentiamo, quando è stata l'ultima volta che hai visto tua figlia?>>, la domanda proveniva da un uomo in armatura, dall'aspetto rude, sulla quarantina, ormai quasi completamente calvo e dalla barba bruna, gli occhi ridotti a due fessure che fissavano il fabbro, ancora leggermente sconvolto.
Era sempre la stessa storia, qualcuno scompariva e a lui, che era il cavaliere di turno posto a vigilare quell'area, toccava andare ad indagare. Erano le solite domande di routine ma lui non ne aveva la benché minima voglia quel giorno: era stato informato in mattinata dell'accaduto e gli era toccato partire di punto in bianco verso quel villaggio distante qualche miglia, ancora insonnolito. Ed ora si trovava difronte a un vecchio fabbro nella sua bottega a chiedere della scomparsa di una plebea, cosa che non interessava a nessuno.
<< Avevo chiesto a mia figlia di andare a prendere il pane... Una volta uscita dalla bottega, ho sentito un urlo... Sono uscito di corsa per vedere cosa succedesse, ma ormai mia figlia era scomparsa... >>, aveva raccontato il fabbro al cavaliere.
La storia era sempre quella, ripetuta in maniera solo leggermente diversa, per l'ennesima volta. Quando da piccolo sognava di diventare cavaliere non si aspettava di certo di finire ad interrogare la plebaglia.
<< Conosce per caso qualcuno che potrebbe nutrire risentimento nei suoi confronti, tanto da decidere di rapire sua figlia? >>, aveva continuato l'uomo.
<< No, non credo proprio... >>, il fabbro aveva iniziato a tenersi la testa fra le mani callose e temprate dai numerosi anni di lavoro, con lo sguardo fisso nel vuoto, << ... È un villaggio piccolo il nostro: ci conosciamo tutti, e viviamo tranquilli. Ho ottimi rapporti con tutti, credo. Non penso che qualcuno desiderasse nemmeno mia figlia a tal punto da rapirla, sarebbe bastato venire da me a chiedermi la sua mano. Certo, non l'avrei concessa al primo che capita, però sanno tutti che sono un uomo comprensibile: ne avremmo parlato... Secondo me è stato l'Uomo Nero. Dev'essere stato lui per forza.>>
<< Sciocchezze! >>, ribattè l'uomo che non credeva a quella leggenda. È impossibile che qualcuno possa far scomparire nel nulla una persona senza lasciare traccia. Eppure era quello che stava succedendo. Ma ci doveva per forza essere una spiegazione logica!
<< Senta, ha notato qualcosa di strano in questi giorni? >>
<< No, nulla... >>
<< Ne è proprio sicuro? >>, chiese per l'ennesima volta il cavaliere che iniziava a perdere la pazienza.
<< No, nulla. Cosa avrei dovuto notare? >>
<< Non ne ho idea, me lo dica lei! Non vorrà farmi credere che in questo villaggio siano passati i giorni tutti terribilmente uguali a se stessi?! Dovrà pur essere accaduto qualcosa! Qualcosa di inusuale magari, non per forza straordinario! Mi dica tutto quello che le viene in mente, magari troviamo qualche indizio!>>
<< Be', a dir la verità... In effetti è successo qualcosa di inusuale... Non passa molta gente dal nostro villaggio, i forestieri si tengono alla larga da qui perché non c'è nulla, preferiscono altre zone... Eppure quattro giorni fa un forestiere è passato. Non si è fermato molto, giusto il tempo di far rifornimento di provviste e dopo è ripartito. Era un ragazzo sulla ventina, dallo sguardo molto triste e confuso. Povero ragazzo sembrava davvero spaesato... >>
<< Si ricorda per caso se l'aspetto del ragazzo avesse qualche particolarità? >>, chiese il cavaliere per la prima volta visibilmente interessato: forse avevano trovato un indizio.
<< Sì... Sì... Una cosa che ha colpito tutti... Nonostante la sua giovane età aveva già i capelli bianchi... >>, rispose il fabbro immerso nei suoi ricordi.
<< Perfetto, allora darò l'ordine di...>>
<< Signore! Signore! >>, un messaggiero era entrato irrompendo nella bottega, << Abbiamo degli indizi!>>
<< Ne avrei uno anch'io. Parla prima tu, chissà che non sia la stessa informazione a cui sono giunto io.>>
<< Signore! Dalle informazioni ricevute dagli interrogatori compiuti dagli altri cavalieri in giro per il regno, pare che in tutti i villaggi colpiti dalla disgrazia dell'Uomo Nero sia passato qualche giorno prima un misterioso ragazzo dai capelli bianchi. Dev'essere lui la causa di tutto!>>
<< È proprio la conclusione a cui ero arrivato anch'io.>>, si rivolse quindi al fabbro, che osservava la scena confuso, << Sa per caso dove fosse diretto questo ragazzo?>>
<< No, non ne ho idea... Non ne ha fatto parola con nessuno. >>
<< E lei?>> chiese il cavaliere, stavolta rivolto verso il messaggiero.
<< A giudicare dalla posizione dei villaggi colpiti possiamo tracciare il suo tragitto e quello che probabilmente compierà se continuerà in questa direzione.>>
<< Arriva al punto. >>
<< Quel ragazzo probabilmente si sta  dirigendo alla Capitale.>>
<< Bene. Dobbiamo diramare l'ordine a tutti i cavalieri di dirigersi verso Londra! Dobbiamo trovare quel ragazzo!>>, e detto questo i due uscirono dalla porta in fretta e furia, lasciando il fabbro da solo.
Non capiva cosa stava succedendo, e non gli importava. Qualunque cosa accadesse, ormai sua figlia era scomparsa e nessuno gliela avrebbe riportata indietro. Probabilmente era morta. In cuor suo sapeva che non l'avrebbe rivista mai più.


Finalmente era giunto alla Capitale. Il ragazzo si guardó in giro: c'era moltissima gente per le strade, dopotutto era quasi Capodanno e come al solito era stato allestito un torneo tra cavalieri, e molti si recavano a Londra da tutte le parti del Mondo per vederli combattere, erano l'attrazione del momento. Le persone amano vedere i cavalieri combattere, come facciano a farlo nonostante il freddo che fa in quel periodo e indossando delle armature di metallo ancora più freddo resta un mistero.
Le case erano avvolte sotto un mantello di neve, rendendo l'atmosfera bianca e candida, l'ambientezione perfetta per i festeggiamenti. La felicità regnava sovrana nell'aria e la gente per le strade, in preda all'euforia del momento, intonava la famosa ballata della Quercia Azzurra, che tutti conoscono essendo un diffuso canto popolare. Ma proprio quella felicità, quell'euforia, quel benessere che in quella città riempivano inevitabilmente i polmoni di chiunque si trovasse lì a respirare quell'atmosfera, stonavano invece con la tristezza, la confusione e il senso di vuoto che provava il misterioso ragazzo dai capelli bianchi.
Era un cuore freddo il suo ormai, freddo come la temperatura esterna in quel periodo dell'anno, un freddo così intenso da penetrare perfino nelle ossa.
Si strinse ancora di più nel suo mantello e si addentrò tra la folla.

Innanzitutto aveva bisogno di un luogo in cui riposare, dopo i lunghi vagabondaggi senza meta che aveva compiuto in quei giorni. Si diresse quindi alla locanda vicino alla chiesa. Ma non era quello l'unico motivo: era anche desideroso di vedere un antico artefatto che si poteva trovare solo lì, nella Capitale.

Ed eccolo giunto nei pressi della locanda. Più avanti, vicino alla chiesa, una recinzione delimitava lo spazio sacro destinato a questo artefatto ormai dimenticato. Il ragazzo si avvicinò e scavalcò la recinzione. Al centro di quello spazio c'era Lei, conficcata dell'incudine e nella roccia, dove nessuno avrebbe potuto smuoverla: la leggendaria Spada nella Roccia, altresì detta Excalibur.
Era una storia molto conosciuta la sua, ogni bardo ed ogni menestrello del regno la conosceva e la cantava cosicché la storia continuasse a vivere e non fosse mai dimenticata.
*  "Si narra che un dì l'Inghilterra fiorì di audaci cavalieri! Il buon re morì senza eredi e così agognaron tutti al poter... Soltanto un prodigio poté salvar il regno da guerra e distruzion! ... Fu la Spada nella Roccia, che un bel dì... Laggiù comparì...", così iniziavano tutte le loro storie, le quali coincidevano con la verità. Infatti il buon re Uther era morto circa vent'anni prima senza eredi, lasciando quindi l'Inghilterra, così si chiama il nostro Mondo, nel caos e nelle guerre senza fine. Tutti volevano salire al potere, nessuno escluso.
Un bel giorno però, comparì per miracolo la Spada nella Roccia, ed ogni conflitto svanì e tornó la pace. Il ragazzo si avvicinó alla spada.
"Allora la leggenda era vera...", pensó.
Infatti sotto l'elsa in lettere d'oro erano scritte queste parole: "Chiunque estrarrà questa spada da questa roccia e da questa incudine sarà di diritto Re d'Inghilterra". Sebbene molti avessero provato con tutte le loro forze, nessuno era riuscito ad estrarre la spada e neppure a smuoverla. Così il miracolo non era avvenuto e l'Inghilterra era ancora senza un re, e con il passare degli anni la spada prodigiosa fu dimenticata. Erano passati vent'anni da allora e la situazione non era cambiata.
Il ragazzo afferró l'elsa della spada. Com'era da immaginarsi non si mosse di un millimetro. Lasciò la presa sospirando: a quanto pare il ruolo di re non era tra le sue potenzialità, ma dopotutto lo sapeva. Si voltó e si avvió verso la locanda.

Prima di entrare sentì dei passi dietro di lui. Si voltó.
Vicino alla spada si era avvicinato un vecchio, dalla carnagione scura tendente al marroncino, completamente calvo e con un grosso pizzetto grigio sul mento, gli occhi gialli a fissare la spada incuriositi. Indossava un abito davvero inusuale per questo Mondo: un lungo mantello nero dall'interno rosso copriva una veste bianca a bottoni neri, stretta al corpo da due cinture anch'esse nere; indossava anche un paio di pantaloni neri che andavano a concludersi dentro a degli stivali neri dalle bordature argentate. Doveva venire dal mondo esterno, ipotetizzó il ragazzo. Non aveva mai visto una persona non appartenente al proprio Mondo, lo fissó un attimo incuriosito. Una volta probabilmente sarebbe corso da lui per riempirlo di domande sui più svariati argomenti, si aspettava che un abitante del mondo esterno avesse una conoscenza più ampia di una persona che invece aveva abitato sempre sul proprio mondo, ma ora invece non ne aveva proprio voglia, voleva evitare tutti i possibili problemi, non importa quanti segreti nascondesse quel vecchio. Fece per entrare nella locanda, quando si voltó per dare un ultima occhiata. L'uomo anziano aveva allungato le mani, coperte da un paio di guanti bianchi, ed aveva afferrato la spada. Provó ad estrarla, ma anche lui fallì e se ne andò, non molto sorpreso.
Il ragazzo entró quindi nella locanda.

Entró e andò ad accomodarsi su una delle sedie difronte al bancone. Aveva bisogno di qualcosa di forte per riscaldarsi, ordinó quindi un boccale di idromele.
<< È una brutta bestia quella che ti segue.>>
Il ragazzo si voltó. Accanto a lui si era seduto il vecchio di poco prima, che intanto aveva ordinato da bere anche lui, tornando a voltarsi verso il ragazzo.
<< Non so di cosa tu stia parlando.>>, aveva negato secco quello, voltandosi a bere il boccale di idromele che intanto era arrivato.
<< Non importa dove tu scappi, quell'Ombra saprà sempre dove trovarti. Non si fermerà mai, nè il giorno nè la notte le impediranno di inseguirti. Finché non avrà raggiunto il suo obbiettivo: divorare il tuo cuore.>>
Il cuore del ragazzo perse un colpo. Come aveva fatto quel vecchio a scoprirlo?
L'uomo, che sembrava aver letto nel pensiero al ragazzo, continuò: << Ti starai chiedendo come io abbia fatto a scoprire tutto ciò. Niente di più semplice: ho tirato ad indovinare. In più avevo molti indizi a supportare la mia ipotesi. La tua fama, o per meglio dire la fama della tua ombra, ti precede, ragazzo! Sai quante persone sono morte per colpa tua? La tua Ombra continua a divorare i cuori della gente, innocente per di più, diventando sempre più forte per ogni cuore che mangia. Devi porci un rimedio: è colpa tua.>>, detto questo il vecchio si mise a ridere. Una risata sadica, malvagia. Sembrava fosse divertito da tutta questa storia.
Al ragazzo quel vecchio non piaceva per niente, gli faceva accapponare la pelle.
Stette un attimo in silenzio a riflettere.
<< Come hai fatto a capire che ero io la persona che l'Ombra stava cercando?>>, chiese infine.
<< Più ti avvicini alla luce, più la tua ombra diventa grande.>>
Il ragazzo non capiva. Guardó d'istinto a terra e capì. Come aveva fatto a non accorgersene? La sua ombra fuggiva dalla luce, come avrebbe fatto quella di qualunque persona. La sua però andava via via dissolvendosi fino a scomparire, come se fosse stata lasciata incompiuta da un artista, che per qualche problema non era riuscito a concludere l'opera. E sapeva benissimo chi c'era dall'altra parte dell'ombra, da qualche parte c'era Lei, che lo cercava, desiderosa di completare l'opera e di ricongiungersi all'originale.
<< Un Heartless?>>, chiese il vecchio, interrompendo il filo di pensieri del ragazzo.
Gli Heartless, creature oscure nate dall'Oscurità nei cuori delle persone, più precisamente quando questa Oscurità è così forte da consumare il cuore in cui risiede. Sono creature che normalmente non dovrebbero esistere nei mondi appartenenti al Regno della Luce.
<< È un Heartless diverso dalla norma.>>, rispose il giovane, << Forse l'Heartless più potente che sia mai esistito. La sua potenza è fuori dall'immaginario, ma se fosse solo per quello non sarei costretto a scappare, so benissimo difendermi da solo. La sua vera particolarità che fa di lui un nemico terrificante è il fatto che sia invincibile...>>
Il vecchio sgranó gli occhi.
<< ... Non può essere distrutto da nessun altro all'infuori di me. Solo che nemmeno io posso distruggerlo, ogni tentativo si è concluso nel fallimento. Se esiste un modo per distruggerlo, io non lo conosco...>>
<< Interessante...>>, commentó il vecchio.
Intanto il ragazzo continuava, con lo sguardo perso nell'indromele mentre il suo pensiero vagava sopra le nuvole indisturbato: << Non sai cosa vuol dire sentirsi braccato, giorno e notte, consapevole che lei è sempre dietro di me, in agguato. Mi cerca. Mi cercherà sempre. Finché non avrà raggiunto il suo obbiettivo: divorare il mio cuore.  Per questo scappo, cercando di non farmi prendere dall'Ombra, perché questo significherebbe morte certa. È una vita disperata la mia: di giorno cerco di mettere più miglia possibili tra me e Lei, di notte invece non riesco a dormire dal terrore che Lei possa comparire da un angolo buio della stanza e venire a porre fine alla mia patetica esistenza, e alla mattina la fuga ricomincia. Non so per quanto potrò continuare ancora. Più volte ho pensato di farla finita e lasciarmi prendere. Mi pare di sentire sempre il suo fiato sul collo... Per questo ho iniziato a chiamarlo il mio Guardiano...>>
<< Guardiano? Che nome ironico ed azzeccato per un Heartless di tale portata!>>, e si rimise a ridere sarcastico. Il ragazzo non riusciva a decifrare cosa passasse per la testa di quel pazzo, eppure non sapeva per quale motivo gli stesse raccontando tutto. Forse in cuor suo sperava ancora che qualcuno potesse aiutarlo.
<< Mi insegue da quando ne ho ricordo... Non molto quindi considerato che non ho alcun ricordo della mia vita passata...>>
<< Sai almeno come ti chiami, ragazzo?>>, il giovane non sapeva se quel vecchio fosse davvero interessato a lui o meno. Forse si stava facendo raccontare la storia da uno sconosciuto solo per farsi una risata come un'altra in una locanda.
Decise comunque di rispondergli.
<< Io sono Ged, il Mago.>>
<< Piacere mio, Ged. Il mio nome è Xehanort, il Cercatore dell'Oscurità.>>

Finirono entrambi le proprie bevande. Poi il vecchio si alzò e si diresse verso l'uscita. Fermandosi sulla soglia, disse, rivolto al giovane: << Se fossi in te, me ne andrei da qui. Mi sembri un ragazzo di buon cuore e che si preoccupa delle altre persone, a differenza del sottoscritto. Immagina solo il disastro che avverrebbe se l'Ombra ti raggiungesse qui nella Capitale, per di più durante il periodo del torneo quando c'è più gente: sarebbe una strage.>>
Ged rabbrividì all'idea, come se non avesse già abbastanza morti sulla propria coscienza. Di notte spesso si svegliava in preda agli incubi: sognava persone dai volti sconosciuti che lo incolpavano della loro morte, le lacrime e la disperazione dei parenti e degli amici delle vittime, e lui scappava, scappava in preda ai sensi di colpa, e nel buio c'era Lei, nascosta nell'Oscurità, non ben visibile, se non fosse per quei suoi occhi gialli e inespressivi, che illuminavano il buio come due fari nella notte. E così si svegliava in preda al terrore, imperlato di sudore. Non poteva permettere che altri cuori venissero divorati, eppure non poteva farci niente. Difronte a quell'Ombra, lui era completamente impotente.
Intanto l'uomo era uscito dalla locanda.
Ged avrebbe potuto ignorare il vecchio, e girarsi verso il proprietario e prenotare una stanza per riposarsi come aveva deciso, e far finta di niente difronte alla strage che sarebbe avvenuta, oppure avrebbe potuto inseguire l'uomo, peró questo non avrebbe cambiato nulla: la strage sarebbe avvenuta lo stesso. Il ragazzo era combattuto, sarebbe stato meglio continuare da solo per la propria strada oppure affidarsi a un pazzo dalle idee chiaramente malvagie e insane? Ma il ragazzo era stato solo per troppo tempo, ed ora desiderava solo un aiuto. Non importa da chi provenisse.
<< Aspetta! Xehanort!>>, urló il giovane uscito dalla locanda.
Il vecchio non si era allontanato molto. Si fermò sentendosi chiamare. Anche se di spalle, Ged immaginó un ghigno soddisfatto dipingersi sul volto dell'uomo. Ma al contrario, questo riprese il proprio cammino.
Allora il ragazzo lo rincorse, afferrandolo per la spalla.
Una moltitudine di senzazioni percorsero il giovane mago. Gli parve di scorgere delle immagini nella propria testa, seppur frammentarie e criptiche.
<< Guerra dei Keyblade... X-blade... Kingdom Hearts...>>, senza accorgersene aveva iniziato ad elencare ad alta voce ció che aveva visto nella mente del vecchio. Ma questo non fu tutto, avvertì anche tutto il dolore che avrebbe causato quest'uomo alle persone e ai Mondi.
Si staccó da Xehanort, visibilmente confuso. Aveva usato per sbaglio la Percezione su di lui, ma per qualche strano motivo aveva avuto anche delle premonizioni. "Forse ho ereditato la capacità di vedere nel futuro dal mio Maestro...", pensó Ged, ma subito rimase scioccato. Aveva avuto un Maestro? Non se lo ricordava assolutamente... Ebbe una fitta alla testa. I ricordi cercavano di riaffiorare.
<< Cos'hai detto?>>, chiese il Maestro del Keyblade, ora lo sapeva, voltandosi.
<< C-Chi sei...?>>, rispose invece il mago, tenendosi fra le mani la testa ancora dolorante. Le premonizioni lasciarono il posto ad altro, quello che avrebbe dovuto vedere normalmente con la Percezione. Vide quindi il Potere dell'uomo. Per quanto il suo potere magico fosse elevato, Ged lo superava di certo. Non fu quello però che colpì il mago, ma fu piuttosto l'enorme, anzi immensa, Oscurità che emanava il cuore del Maestro del Keyblade.
<< Che Oscurità terribile...>>, disse infine.
<< Odio i maghi come te. Quello che sai ora potrebbe rivelarsi d'intralcio per i miei piani, in seguito. Mi dispiace, ma dovró eliminarti.>>
Uno schiocco di dita ed emersero dal terreno delle creature oscure dagli occhi gialli inespressivi, queste peró avevano una forma diversa da quella solita che si ricordava. Questi avevano una forma molto più umanoide, delle lunghe antenne a zig-zag verso l'indietro, e delle venature blu che pulsavano in evidenza su quel corpo nero come la pece. << Neo-Shadow...>>, gli parve di ricordare di averlo letto in un libro, era la forma evoluta dell'esiguo, ma comunque pericoloso, Shadow.
Per quanto fossero più potenti dei comuni Shadow, nemmeno quegli Heartless potevano competere con lui. Quelli cercarono di circondare il ragazzo, ma bastó evocare un muro di fiamme intorno a lui, e gli Heartless si sciolsero come neve al sole.
Era ancora troppo presto per esultare, gli occhi di Ged riuscirono appena a vedere il colpo che vibrava nell'aria puntando alla sua faccia. Ormai era troppo tardi per evitare il fendente, ma i suoi riflessi gli consentirono di pararlo appena in tempo trasformando il proprio avambraccio nella lama affilata di una spada.
Si era creato così un momento di stallo, dove l'uno cercava di sopraffarre l'altro con la forza bruta. Il mago ebbe quindi il tempo di notare cosa aveva bloccato: era un Keblade, grigio e dalla forma inquietante, l'elsa era contornata da due ali di demone che andavano ad unirsi nel volto di una bestia, cornuta e spaventosa, posta tra l'elsa e la lama, la quale si divideva in due riunendosi alla fine, con un pezzo uscente come un artiglio, che dava all'arma le sembianze di una grossa chiave.
<< Pensi di poter fermare un Keyblade con la lama di una comune spada?>>, chiese sarcastico Xehanort.
Ged non era stupido e conosceva la potenza di quelle armi, come se non bastasse, si aggiungeva la forza fisica di quel vecchio, che dopotutto era pur sempre un Maestro del Keyblade, seppur anziano. Sentì la lama incrinarsi, se avesse insistito quella chiave gli avrebbe di sicuro tranciato di netto il braccio. Prima che ciò accadesse, cambió il materiale del braccio in un liquido in modo che la lama ci passasse attraverso. Con un balzo prese le distanze, facendo tornare il braccio alla normalità. Doveva stargli più lontano possibile, o quel vecchio avrebbe avuto la meglio.
Non ebbe il tempo di pensare ad una strategia, che quello sparì portandosi immediatamente alle sue spalle.
"Dannazione, è veloce!"
Un altro colpo, stavolta all'altezza del ventre. Di nuovo andó a vuoto, passandó attraverso il mago, spargendo acqua sul terreno, quella della parte che il ragazzo aveva tramutato per evitare ancora una volta l'attacco a distanza ravvicinata. Per fortuna non c'era nessuno intorno a loro, tutti si erano probabilmente diretti a vedere le prime gare del torneo, questo dava la possibilità al giovane di dare sfogo a tutto il suo Potere.
Dalla pozza d'acqua che si era andata a creare sul terreno, emerse una punta di ghiaccio che si diresse veloce verso il petto del vecchio, ma anche questa fallì. Xehanort evitó il colpo, scartando di lato. Un altro fendente, stavolta dal basso, il ragazzo evocó una barriera d'aria intorno a sè che girava vorticosa su sè stessa, facendo rimbalzare indietro il colpo.
Non poteva continuare così ancora per molto.
Fece comparire quindi una spada tra le sue mani, almeno se fosse stata infranta non avrebbe rischiato di perdere un braccio come era successo all'inizio quando invece era stato il braccio ad essere stato tramutato in lama. Doveva creare un apertura nella difesa del Maestro del Keyblade, solo allora avrebbe potuto sconfiggerlo.
Quello riprese l'assalto, e si portò subito vicino al ragazzo, iniziando un breve duello in cui le armi dei due si incrociarono furiose. L'esito tuttavia era scontato, Ged era pur sempre un mago, non pratico quindi di combattimenti corpo a corpo. Nonostante fosse più bravo di quanto ci si aspettasse da lui, forse in passato si era allenato anche nell'arte della spada, fu ben presto disarmato. Dopotutto il vecchio era un Maestro del Keyblade, combattere era la sua specialità.
Ged decise quindi di crearsi l'apertura di cui aveva bisogno in un altra maniera e scomparì.
<< Scappi forse? Non ti credevo così vigliacco.>>, disse l'uomo, non vedendo più il mago.
<< Non sottovalutarmi, vecchio.>>, disse Ged ricomparendogli alle spalle.
Pose le mani unite a pugno a contatto con la schiena del Maestro. Una scossa violenta si diffuse percorrendo tutto il corpo del vecchio, che rimase paralizzato.
"Ecco l'apertura!", pensó soddisfatto Ged.
Evocó di nuovo una spada tra le mani e cercó di trafiggere il vecchio. Di nuovo non si concluse nulla: un aura di Oscurità scaraventó Ged lontano.
<< Mi stai facendo innervosire...>>, disse Xehanort voltandosi verso il ragazzo.
Questa battaglia fra titani sembrava che sarebbe durata ancora a lungo. Ma Ged non poteva protrarre il duello ancora per molto, o avrebbe esaurito la sua Riserva magica, e con essa sarebbe venuta la sua sconfitta. Evocó quindi Sif, un demone-lupo con cui aveva stretto un Patto tempo fa, non si ricordava quando questo fosse avvenuto nè come, ma sapeva stranamente di esserne capace. Una luce accecante colpì entrambi negli occhi: era comparso un lupo grigio grande quasi quanto un uomo e nella bocca brandiva un enorme spada nera che emanava una forza demoniaca.
<< Non ho mai visto una cosa del genere. Certo che in giró per l'Universo c'è della gente davvero interessante!>>, ridacchió il vecchio.
Sif partì all'attacco e con lui pure Ged, che brandiva una spada. Il mago sperava di soprenderlo con attacchi combinati ma l'uomo non ne sembrava affatto turbato. Paró tranquillamente i fendenti del ragazzo e non fu sorpreso affatto quando quello si spostó improvvisamente facendo comparire dietro di lui l'enorme lupo che tentó un affondo diretto a Xehanort. Lui paró pure quello, nonostante la forza fisica del lupo che lo aveva smosso di qualche metro. In pochi secondi, Sif fu scaraventato in aria dal Maestro del Keyblade che lo finì sparando dalla sua arma due proiettili di Oscurità. E così, come era comparso il lupo scomparì e il ragazzo fu di nuovo solo.

<< Smettila di scherzare e cerca di prendermi sul serio, altrimenti non vincerai il duello.>>
Xehanort aveva ragione. Ged cominciava ad avere il fiatone, mentre quello sembrava ancora fresco come una rosa. Anche la sua Riserva magica non sarebbe durata molto, prima o poi avrebbe esaurito anche l'ultima goccia di magia. Decise di provare con l'ultima azione. Era ora di giocare il tutto per tutto.
Unì le mani e sparó un enorme sfera di fuoco contro il Maestro, che paró di nuovo il colpo. Stavolta l'esplosione fu così violenta da spostare il vecchio di qualche metro. Certo, poteva fare di meglio, e non ci aveva messo molta potenza in quell'attacco, ma non era quello il suo obbiettivo. L'esplosione aveva creato una folta coltre di fumo che impediva di vedere oltre. Così il vecchio non lo avrebbe visto arrivare.
Improvvisamente emerse dal fumo un drago di medie dimensioni, dalla corporatura agile e snella ma dai muscoli forti e tesi, puntando gli artigli verso la preda. Xehanort scorgendolo all'ultimo momento non fece in tempo a scansarsi e così il drago lo afferró per le spalle carpendolo sotto i propri artigli. L'impatto fu così violento da far cadere entrambi rovinosamente a terra, il drago, ancora sopra di lui, cercò di attentare famelico alla gola del Maestro con morsi in rapida successione, ma quello li evitó tutti nonostante la mobilità limitata. Allora il drago fece per vomitargli le fiamme in faccia, ma un calcio al costato lo fece cadere a terra, liberando la presa e facendogli riprendere sembianze umane. Il mago cercó di volare via trasformandosi nuovamente in drago, ma una magia del vecchio gli geló un ala riportandolo a terra.

L'uomo si avvicinò al ragazzo, che giaceva ancora a terra dolorante con un braccio completamente congelato. Esibiva un ghigno trionfante, convinto di aver già vinto, e forse era davvero così.
Ma Ged non aveva intenzione di arrendersi, la sua Riserva magica non si era esaurita ancora del tutto: avrebbe dato fondo a tutto il suo Potere, seppur ridotto quasi al limite ormai.
<< Qualche ultima parola prima di morire?>>
<< Vai all'inferno!>>
Detto questo, Ged tramutó la neve circostante in acqua che confluì intorno al Maestro, imprigionandolo in un enorme sfera d'acqua.
<< Se pensi di potermi annegare, ti sbagli.>>, disse Xehanort, facendo uscire numerose bolle dalla bocca. La voce era arrivata abbastanza nitida al mago, nonostante il grosso strato di acqua che si frapponeva tra i due.
<< Non pensi abbastanza in grande.>>, lo corresse invece il ragazzo.
Il vecchio alzó la testa verso l'alto.

Fu un lampo.

In una frazione di secondo, un enorme fulmine piombó dal cielo abbattendosi sulla terra nel punto in cui si trovava il Maestro del Keyblade.

L'impatto fu tanto devastante da aprire in due la terra, creando un cratere enorme. Aveva cercato di non intaccare nè la locanda in cui c'era ancora il proprietario nè la Spada nella Roccia, in quanto artefatto leggendario da conservare fino al ritorno del nuovo Re. Il resto peró non si salvó: che fossero strade o edifici, ormai non c'era più nulla nel raggio di una centinaia di metri. Dopotutto aveva cercato di contenere l'attacco, sia perché la poca magia rimasta non gli permetteva di lanciare un incantesimo più potente, sia perché, se anche avesse potuto, non avrebbe voluto rischiare di uccidere tutte le persone riunite nella Capitale quel giorno, o ancora peggio di distruggere il Mondo stesso.
Tuttavia la magia che aveva lanciato, seppur non usando il suo pieno potenziale, sarebbe bastata per disintegrare qualunque uomo.

La battaglia si era finalmente conclusa.

Voltó quindi le spalle al cratere, tirandosi su il cappuccio del mantello e stringendosi ancor più in esso, come se si fosse appena ricordato del freddo che faceva all'esterno.
Il fumo si levava ancora dal punto in cui il fulmine si era abbattuto, emettendo quel terribile rumore. Presto tutti sarebbero giunti dal torneo per vedere cosa fosse accaduto. Doveva andarsene.

<< Te ne vai di già?>>
Di nuovo quella voce cupa e roca, inconfondibile.
"Non è possibile!"
Dal fumo emerse di nuovo lui: Xehanort, il Cercatore dell'Oscurità.
"Ma di cosa è fatto quel tipo?!"
Non sembrava aver ricevuto ferite gravi, solo qualche graffio e una parte del vestito completamente carbonizzata. Il mago invece aveva esaurito tutto il suo Potere, ed ora era esausto.
Ormai era chiaro: aveva perso.

Non si aspettava di morire per mano di qualcun'altro che non fosse il suo Guardiano. Forse alla fine era meglio così.








* Be', qui immaginate la canzone iniziale del film Disney "La Spada nella Roccia", nel quale è ambientato questo primo capitolo.


(Angolo Autore)
Ciao a tutti! Tecnicamente questa è ancora la mia prima ff, considerando che ho pubblicato una storia la scorsa settimana ma l'ho cancellata subito perchè non mi convinceva... Il protagonista è rimasto lo stesso, ho solo cambiato completamente la storia che avevo in mente XD tranne il passato del protagonista che è rimasto grossomodo lo stesso che avevo pensato all'inizio...
La storia è ambientata 20 anni prima del primo Kingdom Hearts e quindi 10 prima di Birth by Sleep, ma ne parlerò meglio nei prossimi capitoli ( a meno che non abbiate letto la mia bozza di storia della scorsa settimana XD, in quel caso il contesto è rimasto lo stesso ;)
Il protagonista si chiama Ged in omaggio alla saga di Terramare della Le Guin, e NO! Non sono un narcisista che chiama il proprio protagonista come sè stesso ahahah XD.
Riguardo al primo capitolo, mi dispiace solo di non essere riuscito ad inserire tutto quello che avevo in mente, ma se no veniva troppo lungo! Così rimando il tutto al prossimo capitolo :)
All'inizio vi sembrerà un po' strano, perchè ho modificato pesantemente il sistema della magia, che con quello che ho scritto in Kingdom Hearts non ha niente a che fare scusate XD ma prometto che andando avanti la storia prendera maggiormente una piega alla "Kingdom Hearts"!

Spero di avervi incuriositi con questa mia storia. Accetto consigli sulla storia o sullo stile della mia scrittura, oppure anche solo per dirmi se vi è piaciuta o no ovviamente ahah! Quindi attendo trepidante le recensioni e intanto incrocio le dita!  >.<
Penso sia tutto, ciao al prossimo capitolo!
  
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