“Ricordami ancora una volta perché lo stiamo facendo…”
Diceva Watson seccato mentre attaccava bigliettini lungo la via di casa.
“A cosa ci serve una segretaria?” domandava perplesso.
“Visto che ora siamo famosi e avremo molti casi da risolvere, ci serve qualcuno che ci gestisca gli appuntamenti e le cose da fare…” rispondeva Sherlock paziente mentre attaccava soddisfatto l’ultimo biglietto.
“Bah io non capisco… ci siamo sempre arrangiati da soli, io ho avuto addirittura il tempo di scrivere un blog con tutte le nostre avventure!”
“Bene John, tu ti occuperai del blog e la nostra segretaria farà il resto!” e con queste parole Watson si rassegnò. D’altronde sapeva che non l’avrebbe avuta vinta, quando Sherlock si metteva in testa una cosa nessuno riusciva a fargli cambiare idea.
E così tornarono a casa e come al solito la signora Hudson li accolse calorosamente.
“Bentornati! C’è una fila di ragazze che vi aspetta!” esclamò entusiasta.
“Ma come è possibile?” chiese John incredulo. “Abbiamo finito di appendere i biglietti poco fa!” e guardò Sherlock sperando di riuscire a capire.
“Non ti sorprendere John, siamo famosi è normale che la gente non veda l’ora di collaborare con noi!” e detto questo diede il consenso alla signora Hudson per far entrare le persone una alla volta a sostenere il colloquio.
Sherlock si accomodò sulla poltrona con le mani giunte in attesa della prima pretendente, mentre John li osservava in piedi dalla cucina camminando avanti e indietro nervosamente.
Non appena entrò la prima signora, Sherlock si alzò in piedi per accoglierla e stringerle la mano e soprattutto per cogliere l’occasione di studiarla per bene. Infatti poco dopo che si sedette la signora cominciò a parlare delle sue referenze ma Sherlock non la ascoltava, il suo cervello cominciò a lavorare immediatamente come una furia. Unghie curate e ben tenute, smalto sbavato, bottone del polsino della camicia aperto, per averla messa troppo di fretta, bocca sporca di schiuma del cappuccino bevuto al bar qualche minuto prima di venire al colloquio, mani tremanti e sudate sintomo di una persona ansiosa.
“Perfetto, basta così può andare!” disse Sherlock soddisfatto, lasciando la signora a metà del suo discorso.
“Ma Sherlock, non ha ancora finito di parlare!” rispose Watson in sua difesa.
“Io sono soddisfatto, tutto qui!” rispose Sherlock sorridendo.
E così Watson accompagnò alla porta la signora che era ancora sconvolta cercando di consolarla. “Non si preoccupi signora le faremo sapere al più presto”
Subito dopo ne entrò un’altra e fu così anche con lei e con tutte le altre.
John era furioso. “Non puoi organizzare dei colloqui e poi non far nemmeno finire di parlare le persone! Lo so che tu operi in maniera diversa, ormai ti conosco ma mostra almeno un po’ di rispetto!” Ma Sherlock come al solito non lo stava a sentire, non lo faceva quasi mai soprattutto quando John andava in escandescenza.
“C’è un’altra persona, Sherlock” disse la signora Hudson con una tazza di te in mano; lo aveva preparato per tutte le persone che aspettavano di essere chiamate per far si che si sentissero a proprio agio.
“Bene, la faccia pure entrare.” rispose Sherlock impaziente e contemporaneamente divertito.
“Ho l’impressione che tu non stia prendendo questa cosa sul serio, Sherlock, ma che ti stia soltanto divertendo.” gli disse Watson che lo aveva notato.
“Ti sbagli John! Ho un unico e solo scopo!”
Ma non fece in tempo a replicare che la persona era già entrata accomodandosi, senza che nessuno gliel’avesse permesso.
Sherlock la guardava attentamente studiando tutti i suoi minimi particolari, mentre John era scioccato.
“Mi scusi signora, questo è un colloquio non mi sembra appropriato presentarsi in questo modo. Si scopra per favore!” cercò di farla ragionare. Ma la signora che ovviamente non voleva farsi riconoscere continuò a tenersi l’impermeabile abbottonato che le copriva mezzo volto, il cappello e gli occhiali da sole. Sherlock era sempre più divertito e questo faceva infuriare ancora di più il povero John. E così di nascosto tirò fuori il cellulare dalla tasca e si mise a comporre un messaggio e subito dopo anche la signora tirò fuori il cellulare e lesse il messaggio.
“La ringrazio, può andare!” disse Sherlock dopo esserselo rimesso in tasca e la signora obbedì senza discutere, anche lei sorridendo.
“Ah questo è troppo!” esplose alla fine John.
“Signora Hudson! Accompagni la signora fuori dalla porta e le dica che si presenti qui da noi domani a mezzogiorno!” le disse Sherlock di spalle guardando fuori dalla finestra.
“Ma… come… cosa?” blaterava Watson incredulo. “Sherlock! Non ha nemmeno detto una parola!” “Beh senti, io mi arrendo, fai come vuoi! E’ tua la responsabilità!” esclamò John alla fine sconfitto.
“Ma John, non l’hai capito?” Gli disse Sherlock divertito.
“Capito cosa? Sherlock, se questo è uno dei tuoi soliti giochetti io…”
“ E’ la donna!” lo interruppe Sherlock.
“Cosa? Quale donna? Aspetta un momento… Stiamo parlando di quella donna?”
E con un sorriso Sherlock confermò la sua teoria.
“Oh mio Dio… Non è possibile! Era… morta… Mycroft mi aveva detto…” diceva Watson sconvolto.
“Mai fidarsi di mio fratello!” “Bene, ora devo andare!” e detto questo in un attimo era già fuori dalla porta lasciando il povero Watson con i suoi dubbi e le sue domande senza risposta.