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Autore: Bay24    05/12/2013    11 recensioni
E' il 10 aprile 1912 e Thad Harwood sta per salire sul nuovo transatlantico della White star line, il Titanic . Insieme a lui il suo signore Sebastian Smythe e la giovane moglie di lui, Lady Santana Lopez. Quel viaggio non è solo la luna di miele di Lord Sebastian e Lady Santana ma è anche il viaggio che separa Thad dalla sua nuova vita e libertà. Arrivato in America, infatti, dirà addio a Sebastian, suo amante segreto da anni ormai. La notte del 14 aprile però qualcosa di spaventoso succede e tutti gli equilibri che sembravano già prestabiliti subiscono una brusca metamorfosi.
Riuscirà il sogno di un amore a superare la forza del destino?
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Santana Lopez, Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Blaine/Kurt, Santana/Sebastian, Sebastian/Thad
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa: Questa minilong di appena tre capitoli è il seguito della mia os Let me go contenuta nella raccolta scritta per la thadastian week di novembre, Give me love, che è piuttosto indispensabile aver letto per capire il resto della storia e che trovate qui. http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2277281
 Molti di voi mi hanno fatto sapere come pensavano che sarebbe finita quella storia e mi hanno chiesto di conoscere anche la mia versione dei fatti. Eccola.
Come sapete io non ci vado leggera con l'angst, per cui siate pronti a tutto, ma veramente.
Come mio solito in questa ff sarà presente anche un po' di Klaine. Per la loro storia mi sono ispirata alla reale storia d'amore avvenuta tra due personaggi davvero imbarcati sul Titanic e innamoratosi contro i pregiudizi dell'epoca.  Quella tra il Maggiore Archibald Butt e il pittore Francis Millet è una delle storie d'amore naufragate sul Titanic, infatti. Entrambi purtroppo morirono la notte del 14 aprile 1912 a bordo del transatlantico.

Pronti per questo viaggio?
Buona lettura.   



                                                                                                         01. Il titanic



 
 10 aprile 1912





La nave era anche più grossa di quanto Thad avesse immaginato. Molto più grossa.
Lì, ancorata al molo, la gente di sotto  che salutava i suoi cari saliti ormai a bordo, immersa nel viavai di auto e facchini, riluceva sotto il caldo sole di aprile e sembrava un gigante di ferro .
Non era la prima grossa nave che vedeva, eppure c’era qualcosa, in essa,  che riusciva a lasciarlo comunque senza fiato.

Il viaggio più lungo lo aveva fatto sulla Mauritania. Quattordici giorni, partendo dalle coste inglesi di Liverpool,  attraversando  tutto l'Atlantico verso ovest.
La Mauritania era conosciuta, con la gemella Lusitania, come la più veloce e imponente di quegli anni. Fino a quel momento, almeno.
Il gioiello,  che Thad stava guardando a bocca aperta per lo stupore, il Titanic, era sicuramente più grosso e, da quello che si diceva, più veloce di entrambe quelle  navi.

"Chiudi la bocca, Harwood. O un intero esercito di moscerini ci passerà attraverso" esordì una voce divertita dietro di lui, e Thad ripiombò sul molo di South Hampton, e nel suo personale incubo, in un attimo.

Cercava di pensarci il meno possibile. A ciò che era successo, e a quello che sarebbe accaduto quando fossero arrivati in America. Ma quando sentiva la sua voce, o vedeva il suo volto, ripiombava nel tormento.
Erano passati solo quattro giorni del resto.

"Tutto bene?" gli chiese ancora il suo signore, Sebastian, quando gli fu vicino. Aveva usato quel tono caldo e intimo, quello che usava sempre quando erano da soli e si concedevano di tenersi la mano, guardarsi negli occhi e parlarsi come pari e non come servo e padrone.

"È stupenda, signore" rispose semplicemente Thad, perché, quando si trovavano  in mezzo alla gente, lui era  questo, un servo. E sembrava essere l'unico a ricordarsi che  c'erano delle regole da rispettare, e delle distanze da mantenere. Sopratutto adesso. Ma del resto, tra i due,  era lui che aveva sempre rischiato di più, e quindi era anche   quello più cauto.

"Thad..." cominciò a dire il suo Lord, ma uno dei facchini della nave si fece sotto, per chiedere loro se serviva aiuto con i bagagli, con il massimo dell’affettazione. Faceva questo effetto a chiunque, Sebastian Smythe. Se il suo volto non fosse già stato piuttosto noto, sarebbero bastati i suoi abiti e le sei automobili,  con cui erano entrati nel porto, per fare capire a chiunque che era ricco.

Thad sembrava essere il solo a vedere la persona che stava dietro a quei   soldi.
E sembrava essere il solo a dispiacersi del fatto che, dal matrimonio, avvenuto ben quattro giorni prima, quello fosse il primo vero momento che passava così vicino a Sebastian.
Non era stato chiamato durante quelle notti. E non aveva trovato nessuno ad attenderlo in camera sua alla fine del suo lavoro.
Sapeva cosa ciò volesse dire, ed era preparato a vederlo succedere, perché quello era il compito di Lord Smythe e, all' inizio, quando era ancora nella casa di suo padre, avrebbe dovuto salvare le apparenze.
Ma faceva male lo stesso.

Faceva male pensare che forse per Sebastian non era poi così brutto sostituire il calore del suo corpo con un corpo diverso, così  come lo era per Thad. Faceva male avere la certezza che, tra i due, lui fosse stato, di sicuro, il solo a passare quelle notti solitarie a piangere per ciò che aveva perso. Faceva ancora più male pensare che, di lì a pochi giorni, niente di tutto ciò  sarebbe più stato un problema per lui.
Non più.

"Non mi sembra questo granché. Non capisco di cosa la gente si stupisca." Una voce  femminile irruppe nei pensieri di Thad, sovrastando il rumore della banchina e della nave stessa, che ogni tanto suonava il suo richiamo per far salire i passeggeri a bordo.
Lady Lopez, ora Lady Smythe, non era quella che si sarebbe detta una donna raffinata, dato che aveva una grossolanità, nei modi, che nemmeno le migliori scuole femminili di Londra avevano saputo stemperare; ma di sicuro era una delle donne più belle che Thad avesse mai visto in vita sua.
Pelle ambrata, un corpo sinuoso, capelli neri e lucenti che catturavano i riflessi del sole e un viso praticamente perfetto. Gli uomini, che sulla banchina stavano svuotando le macchine dei loro padroni, per portare i bagagli sulla nave, non le toglievano gli occhi di dosso, mentre camminava lentamente verso Sebastian con al fianco la sua domestica privata, Miss Pierce.
E lei ne era consapevole, si vedeva.

Le piaceva essere sfoggiata, gli aveva detto Sebastian durante una delle loro notti rubate prima del matrimonio. Le piaceva l'idea che la gente parlasse di suo marito non solo per  il suo successo negli affari, ma anche per la bella moglie che era riuscito a conquistare. Era uno dei motivi per cui l'aveva scelta.
E Lady Lopez sembrava davvero fiera del fatto che il suo unico compito fosse farsi guardare.

"Credo che la vera sorpresa del Titanic sia al suo interno. Secondo esperti del settore, è molto più lussuoso di ogni nave esistente, e anche più veloce. La gente parlerà sicuramente molto di questa nave" le rispose Sebastian con quel tono, fintamente dolce, che riservava sempre alla donna.

Apparenze.
Thad sapeva che Sebastian provava ammirazione e rispetto per la donna. Sapeva anche che, per quanto dicesse il contrario,  in realtà non era così infastidito dall'averla vicino. Lo leggeva nel suo sguardo quando la guardava, e  lo coglieva nei suoi gesti spontanei verso di lei. Un interesse latente che faticava a tener nascosto.
Sebastian era attratto da Santana Lopez.
Sarebbe stato felice con lei quando Thad fosse sparito. E forse un altro amante avrebbe scaldato il suo letto quando si fosse annoiato. Thad doveva pensare a se stesso, perché lui era l'unico ad avere un cuore davvero spezzato, l’unico a cui tutto era stato tolto.

"Se lo dici tu, mio adorato. Thad, fai portare i nostri bagagli in cabina" comandò poi Lady Santana guardando altezzosa l'uomo.

"Cara, ti ho già detto che il mio domestico personale non è qui per occuparsi di questo genere di cose. Per questo c'è il resto della servitù" la redarguì Sebastian con tono contrariato.

"Lo capisco. Ma lui è qui, e non sta facendo nulla. Perciò può occuparsi almeno della disposizione dei bagagli, e badare che nessuno di questi giovinetti rovini nulla, ti pare?"

"Certo Milady" disse Thad facendo un breve inchino, sovrastando Sebastian che stava per ribattere di nuovo contro la moglie. Senza guardarlo in volto poi, si rivolse ai facchini della nave che attendevano un comando, e disse loro cosa prendere e in quali  cabine della nave sistemarlo.

Sebastian faceva di tutto per fargli sentire che nulla era cambiato. E che, anche se da quattro giorni era sposato, lui era ancora il vecchio Sebastian, il Sebastian che amava passare pomeriggi interi con lui a parlare di arte, e che  la notte, nel silenzio della propria camera, sapeva amarlo con tutto se stesso.
Solo che non lo era. Non era più quel Sebastian, non era più il suo Sebastian. Era un uomo che presto avrebbe avuto dei figli a cui badare, perché questo gli imponevano le  regole della società. Le regole del suo mondo.

Un mondo che non era di Thad. E di cui presto non avrebbe fatto più parte.



    
                                                                                                                    *****



Sebastian era fiero di aver scelto, per la sua luna di miele, il viaggio inaugurale di una nave come il Titanic. Ne aveva parlato per giorni a Thad dopo l’acquisto dei biglietti.
Sarebbe stato un caso dentro il caso. Il ricco ereditiere del grande impero Smythe che arrivava in America, con la giovane moglie, a bordo di una nave destinata a stracciare ogni record finora detenuto dalla marina.

Sì, era fiero della sua scelta.
E Thad ne capiva il motivo.

Mentre lo osservava muoversi sul ponte personale della sua cabina, in compagnia di un ufficiale, per ispezionare la vista e accertarsi che   tutto fosse di suo gradimento, riconosceva il suo sguardo compiaciuto, e se ne sentiva partecipe.
Non importava cosa il viaggio significasse per lui. Per Sebastian era un nuovo inizio. E di questo era felice.
Lo era sempre quando poteva condividere un successo dell'uomo. Ma lo era, anche e soprattutto, nel sapere che forse tutto ciò lo avrebbe aiutato a sopportare meglio il distacco da lui.
Ammesso che ciò gli fosse pesato.

La cabina in cui si trovavano era quanto di più lussuoso Thad avesse mai visto in vita sua. Dotata di salottino e ponte personale. Era, in pratica, grande quanto la casa in cui Thad era cresciuto prima di trasferirsi dagli Smythe. E comunicava   con quella di Lady Lopez tramite una porta.
Intimità discreta.

Thad dormiva sul ponte inferiore, invece, in una cabina egualmente lussuosa, anche se un po' più piccola, vicino a Lady Pierce, la dama di compagnia di Lady Lopez.
Eppure non avrebbe potuto essere più lontano da Sebastian. Perché la loro non era una distanza calcolabile in metri. Quanto, casomai, in sentimenti.
Inutile negarlo.

Mentre la nave lentamente usciva dal porto e si allontanava da South Hampton,  Thad seguiva con lo sguardo Sebastian, in movimento su quel ponte, in attesa che si accorgesse che era entrato per avere nuovi ordini, e ascoltava l'ufficiale snocciolare le qualità di quella nave. Thad si chiedeva perché un ufficiale, e non un inserviente, si occupasse di quello.

Sebastian sembrò leggere nella sua mente quando, voltandosi verso di lui, e vedendolo in attesa, dopo avergli sorriso, come faceva ogni volta che lo vedeva dopo un distacco, che fosse breve o lungo, gli disse: "Thad, ti sei sistemato? Bene. Questo è Kurt Hummel. Hummel è un mio caro amico di infanzia. Abbiamo fatto la scuola insieme a Cambridge. Io poi sono entrato negli affari e lui si è arruolato in marina."

"Come mio padre prima di me e come mio fratello" sentenziò l'uomo che, togliendosi il cappello, porse la mano a Thad e si presentò. "Kurt Hummel. Per ogni cosa chiedete pure a me."

"Molto gentile, signore" disse Thad, come voleva l'etichetta, ma fu ripagato da una risata divertita dagli altri due uomini. Notò allora che quell’Hummel sembrava troppo delicato e molto giovane. Troppo, per essere già un ufficiale.

"Kurt è un buon amico ed è come noi, Thad. Per cui non devi essere cerimonioso con lui." Gli spiegò Sebastian che un po' confuse Thad, il quale si limitò a sorridere e a  fare un cenno di assenso, onde evitare brutte figure. Avrebbe chiesto delucidazioni per le sue parole, quell’ "è come noi", quando fosse rimasto da solo con Sebastian.
Era più sicuro.

"Bene, presto dovrò tornare al mio posto, la nave sarà in mare aperto a breve e  dobbiamo preparare tutto per stasera, quando imbarcheremo gli  altri passeggeri  da Sherborne. Per cui, se tu e la tua signora volete fare quel famoso giro della nave, il momento migliore è ora. Vi aspetto di sopra. "

"Sì, grazie Kurt" disse Sebastian che aspettò che l'uomo fosse rientrato nella cabina, e sparito dalla sua vista, per afferrare Thad per un gomito e portarlo lontano dalle porte finestre da cui i camerieri, che dentro stavano ancora portando e sistemando i suoi bagagli, avrebbero potuto vederli.
Poi lo spinse contro il muro e, senza dire nulla, assalì le sue labbra con un bacio caldo e umido.
Le ginocchia di Thad cedettero all'istante, e sarebbe caduto se le mani dell'altro non fossero state premute, possessive, sulla sua vita, a tenerlo ben pressato tra il muro e il corpo di Sebastian.

Erano giorni che l'altro non gli stava così vicino. E, contrariamente a quanto Thad aveva pensato, o forse sperato, il suo profumo non era cambiato diventando quello di un altro. Il suo tocco non si era fatto più freddo, anzi, se possibile, era ancora più possessivo. E il modo in cui lo baciava era ancora come una tortura per Thad. Una lunga, dolce, lenta, tortura.

Quando Sebastian si staccò dal bacio, gli sorrise e sussurrò: "Ciao".

"Ciao" rispose scioccamente Thad, gli occhi persi in quelli dell'altro, che si erano fatti più scuri per il desiderio.

La voglia che tratteneva da quasi una settimana, e  il bisogno di sentire di nuovo le mani dell'altro su di sé, presero il sopravvento su tutto. Anche sul suo istinto di sopravvivenza. Quell’istinto che gli diceva che, più stavano lontani l’uno dall’altro, più facile sarebbe stato dirsi addio. Lo stesso che subito ricordava a Thad che però, forse, prendersi un nuovo attimo, un semplice momento di passione col suo padrone, avrebbe potuto mandarlo avanti quando sarebbe stato da solo. Tutto solo. Lontano da lui.
 
Quella indecisione, che lo rendeva debole e plasmabile dal suo stesso desiderio, era proprio ciò  che Thad non poteva permettersi di provare, non in quel momento in cui la cabina, a pochi metri da loro, era piena zeppa di persone che entravano e uscivano, spostandosi  tra la sua cabina e quella di Lady Lopez. Così, per distogliere l'altro, e se stesso, da fin troppo chiare intenzioni, chiese con voce non tanto ferma: "Cosa intendevi prima con "Kurt è come noi”?"

Sebastian fu sorpreso da quella domanda ma, sentendo un rumore più forte provenire da dentro, sembrò ricordarsi dove fossero e cosa  stava accadendo intorno a loro, e si staccò  da Thad, allontanandosi.
Il freddo che colpì Thad a quel distacco fu immediato ma, ricomponendosi a sua volta, cercò di non darci troppo peso. Avrebbe dovuto farci l'abitudine del resto, perché tra pochi giorni avrebbe dovuto fare a meno del calore di Sebastian per il resto della sua vita.
Dio, come avrebbe potuto fare?

Sebastian guardò dentro per assicurarsi  che nessuno li ascoltasse  e poi, voltandosi di nuovo verso Thad, chiese: "Ricordi i due mesi che ho passato a Londra quando avevo 16 anni?"

E sì, Thad ricordava quel periodo. Lo ricordava dolorosamente bene anche se erano passati ben 10 anni. Il periodo più lungo passato lontano da Sebastian, che a quel tempo era solo un padrone e un amico per lui. Il migliore, ma un amico e nulla più. Fu, anzi, in quei mesi di distacco che Thad cominciò a pensare di essere forse troppo attaccato al suo padrone. E di provare per lui un sentimento che trascendeva l'affetto, il rispetto, e il senso di obbligo dovuto dalla sua posizione.

"Fui ospitato a casa degli Hummel in quel periodo. Passavo molto tempo con Kurt ed ebbi modo di conoscere anche alcuni suoi amici. Alcune sue abitudini." Continuò Sebastian ammiccando verso di lui.

"Non ti seguo" disse Thad, quando l’altro si sedette al piccolo tavolino posto fuori, e prese a prepararsi una sigaretta al mentolo, le uniche che fumava.

"Sai che Kurt è sposato e ha due figlie femmine?" chiese Lord Smythe, cambiando del tutto discorso. Thad faceva onestamente fatica a stargli dietro, o a capire dove volesse andare a parare, ma comunque rispose: "No, certo che non lo sapevo, l'ho appena conosciuto."

"Beh, lo è. È sposato da cinque anni con la figlia di un banchiere, un americano. Si chiama Quinn Fabray, suo padre è piuttosto noto nell'ambiente. Comunque è sposato, ha due figlie, e una relazione clandestina. Che va avanti da tutti questi anni.”

“Capisco” sussurrò Thad, anche se in realtà non capiva per nulla. Non era una novità per nessuno che un uomo sposato potesse avere una tresca, nell’ambiente di Sebastian. Molte volte i matrimoni, in quell’ambiente, erano fatti per questioni di   interesse e affari, non per  vero affetto, e non era poi così strano che, nel letto di un uomo, entrassero altre donne oltre alla moglie.

“La relazione in questione, Hummel ce l’ha con un altro uomo. Un artista delle sue parti. " Disse poi Sebastian, e finalmente Thad comprese.
Oh. Era dunque quello il punto?

“Ovviamente non è una confidenza che lui mi fece a cuor leggero. Diciamo che lo sorpresi in atteggiamenti intimi nel capanno della sua famiglia con questo ragazzo. Lui mi chiese, ovviamente, di mantenere il segreto e, quando giurai che lo avrei fatto, mi rivelò tutto. Quando ho iniziato la storia con te, mi sono confidato solo con lui. Perciò ti dico che non devi essere cerimonioso in sua presenza. Sa tutto di te. Di noi. Lui ci capisce, Thad.“

Il che poteva anche essere una grande cosa ma, a dire il vero, era Thad quello che non capiva. Perché Sebastian gli parlava di questo Hummel soltanto adesso? Perché gli aveva confidato tutto senza farne parola con lui? Thad si fidava del giudizio di Lord Smythe e, se lui diceva che di qualcuno ci si poteva fidare, di sicuro era così. Eppure, non poteva fare a meno di sentirsi infastidito dal fatto di non essere stato tenuto al corrente di un segreto come quello. Che infondo lo riguardava eccome.

"So che durante la cena di questa sera non sarai seduto con noi al tavolo di John Jacob Astor ma, se passi dalle parti della sala, osserva l'orchestra. Nella fattispecie, il ragazzo che suona il violoncello. Si chiama Blaine Anderson, ed è lui, l'amante di Kurt."

Thad non sapeva che dire a quella ennesima rivelazione, perciò non disse nulla. Il fatto che altri fossero nella loro condizione, e la portassero avanti da anni, non faceva nessuna differenza per lui. Ma adesso cominciava forse a capire per quale motivo Sebastian avesse insistito a portarlo con sé in  luna di miele, pur sapendo che dolore tutto ciò gli avrebbe provocato.
Voleva mostrargli una coppia che faceva funzionare le cose. Magari presentargli questo Anderson, per fargli recitare il mantra in cui diceva a Thad che il dolore era tanto, ma si sopportava se si credeva nel sentimento.  

Sarebbe stato nel suo stile.
Sebastian Smythe otteneva sempre quello che voleva, in un modo o in un altro.

Peccato che Thad avesse già pensato a diverse soluzioni, che includevano anche quella che gli stava presentando adesso il suo signore, e avesse capito semplicemente di non essere il tipo che poteva sopportarle. Non lui.

"Non poteva farlo salire su questa nave come suo cameriere personale perché, agli ufficiali di bordo, non è permesso averne uno, quindi ha dovuto trovare per lui un altro impiego. Il ragazzo, tra le altre cose, sapeva suonare diversi strumenti, quindi eccolo qui. Un membro dell'orchestra della nave. E questo escamotage gli consentirà di passare dei mesi lontano dalla moglie di Kurt, e vicini l'uno all'altro. È fattibile" continuò Sebastian, alzandosi e avvicinandosi di nuovo a Thad che, presa la giacca che l’altro gli porgeva,  lo aiutò a indossarla. "Se si vuole restare insieme, è fattibile. Se ami, sopporti anche questo. Anderson lo fa da 10 anni."

“È sposato anche lui?” chiese Thad, mentre lisciava le spalle della giacca del Lord per far sparire le pieghette che si erano formate.

“Anderson? Non che io sappia, ma cosa c’entra questo?”

“Potrebbe sposarsi anche lui, no? Mettere su famiglia e fare dei bambini. Porterebbe avanti il ruolo prefissato per lui in questo mondo, e potrebbe comunque continuare a vedere il suo uomo di nascosto, come di sicuro faranno adesso. Darebbero ancor meno nell’occhio, direi, anzi. E potrei farlo anche io. Trovarmi una brava moglie e sfornare con lei un paio di marmocchi”continuò Thad, facendo voltare Sebastian verso di sé per sistemargli la cravatta. Cercò di ignorare lo sguardo alterato che l’altro gli stava rivolgendo ma, se era di quello che dovevano parlare, se dovevano fingere che una soluzione ci fosse, e fosse facile per tutti e due, tanto valeva esporre le cose per quelle che erano. “Diventerebbe impossibile per te raggiungermi di notte ogni volta che volessi, ma potremmo sempre trovare il nostro piccolo, segreto, nido d’amore. Accontentandoci l’uno delle briciole dell’altro, come probabilmente fanno questo Hummel e questo Anderson.”

“Thad, perché devi sempre complicare tutto?”chiese Sebastian portando le mani sopra le sue, per fermare i suoi movimenti nervosi. Thad, con uno scatto, le liberò dalla presa e poi lanciò uno sguardo nervoso verso l’entrata della cabina. Nessuno prestava attenzione a loro, ma ciò non significava nulla. Dovevano essere più cauti.

“Le serve altro signore, prima di cena?” chiese poi alzando la voce e tornando al suo modo affettato di rivolgersi al  suo padrone in pubblico.

“Testardo” lo  sentì sussurrare con rabbia. Poi Sebastian  aggiunse, alzando la voce a sua volta: ”No Harwood. Questa sera dopo cena sarai libero. Non serve che ti faccia trovare nelle mie stanze per concordare i dettagli. Ne riparleremo domani.”

I dettagli di cosa, restava un mistero per Thad, era certo solo che Sebastian gli stava dicendo che nemmeno quella notte avrebbero potuto essere  soli.
E andava bene così.
Thad avrebbe afferrato ogni attimo che avesse potuto avere con Sebastian, se ci fosse  stato. Ma, se il suo signore aveva intenzione di privarlo anche di quelli solo per punirlo della sua testardaggine, Thad ne avrebbe fatto a meno. Non avrebbe cambiato idea. Non stavolta.

Perciò “Come volete signore” disse e, dopo un inchino, uscì dalla cabina di Sebastian, non voltando più lo sguardo dietro di sé.
Si sarebbe dovuto abituare anche a questo.



                                                                                                           *****




Il ponte era come tutto il resto della nave.
Grande, imponente, lussuoso.
Persino  immerso nella notte ormai calata, nel silenzio, eccetto per  il rumore del mare, e nel suo essere privo della vita che vi scorreva durante il giorno, lo era. Forse persino di più.
Thad lo percorreva stringendosi nel cappotto e cercando un posto dove sedersi per poter fumare in pace.

Dopo la cena, Sebastian si era ritirato con Hummel e altri ufficiali della nave, per parlare di chissà cosa, e lui era libero fino alla mattina seguente. Non sperava certo che la nuova routine di Sebastian avrebbe cambiato rotta proprio quella notte, su quella nave. Non certo quando Thad stesso lo aveva fatto arrabbiare, e la sua cabina era praticamente adiacente alla suite  della moglie, e quella di Thad, invece, alla cabina della sua dama di compagnia.
Troppi rischi.

Sebastian continuava a dire che a lady Lopez non importava nulla di quello che faceva quando non era con lei, eppure Thad era piuttosto certo che, se avesse scoperto che il marito andava a letto con un uomo, la cosa non le sarebbe andata poi così a genio. Paradossalmente, avrebbe potuto forse sopportare  mille avventure con diverse donne, ma non avrebbe mai retto a quell'affronto. Ci sono scandali che nemmeno i soldi possono aiutarti a superare.

Quando raggiunse il “ponte A”, Thad procedette fino alla coda della nave. Non conosceva i nomi tecnici delle parti di quella meraviglia. Ma quella mattina, giù in terza classe*, dove Thad era andato a curiosare giusto per capire che ambiente fosse rispetto alla prima classe, e se sarebbe stato più adatto a lui, recluso in seconda quando non era con Sebastian, c'erano stati due ragazzi, un americano e un italiano, che avevano detto di aver visto dei delfini viaggiare con la nave, e Thad era curioso di vedere se avrebbe assistito a uno spettacolo simile anche lui.

Il mare era buio ma le luci della nave, forse, erano sufficienti per poter vedere qualcosa, se qualcosa c'era. E poi tutto, anche il freddo pungente della notte, era meglio che tornare nella desolazione della sua piccola cabina, ben sapendo che, a soli pochi metri di distanza, Sebastian dormiva, respirava, e forse amava qualcuno che non era lui.

Per dovere, o per piacere che fosse,  a Thad non interessava.
Il suo dolore non era mitigato in alcun modo dalle motivazioni che giustificavano le azioni di Sebastian.

Salendo alcuni scalini, si trovò proprio sulla punta della prua e, quando  stava per fare un ulteriore passo avanti,  udì una risatina. Automaticamente, senza nemmeno sapere perché, si nascose dietro l'angolo che portava all'interno del ponte principale e da lì alla sala si lettura e soggiorno della prima classe.
Sporgendosi, si trovò davanti a una scena che mai si sarebbe aspettato.
Kurt Hummel era appoggiato al muro, nell’angolo nascosto da occhi indiscreti, tolti quelli di Thad, e un giovane uomo gli stava praticamene addosso. Si baciavano. E quando l’uomo si staccò dall’ufficiale Thad, riconobbe il giovane violoncellista della banda, quello che Sebastian gli aveva indicato come  Blaine Anderson.

A un tratto, le parole che il suo signore gli aveva detto ebbero improvvisamente un senso.
Hummel aveva fatto imbarcare il suo amante per potersi concedere con lui  dei  momenti come quello, lontano da tutto e tutti.
Una vita clandestina. Ma una vita insieme.

Dieci anni sembravano così tanti. Ma momenti come quello, rubati alla vita,  sembravano enormente più importanti di tutto il resto.
Improvvisamente a Thad venne voglia di chiedere ad Anderson come facesse a sopportare l’idea che altri mani toccassero il suo uomo in modo intimo. Come potesse sopportare il fatto di non poter dire a nessuno che Kurt era suo e solo suo. Come riuscisse a farsi bastare quelle briciole. Quei pochi momenti rubati.

Thad sorrise intenerito quando vide il musicista staccarsi dal bacio e inginocchiarsi davanti a Kurt. Poteva immaginare cosa sarebbe successo dopo, ma lui di sicuro non sarebbe rimasto lì a guardare. Silenziosamente, mosse dei passi indietro e, uscendo dall’angolo, tornò verso la proprio cabina.

Il freddo si stava facendo più intenso e Thad era stanco.
Voleva solo dormire fino al mattino, e smettere di pensare per un attimo, uno solo.

Scese al suo ponte, cercando di fare il più piano possibile, per non recare disturbo a nessuno. Quando fu davanti alla porta della sua cabina, fu colto per un attimo dal desiderio di salire, per vedere se al suo signore servisse nulla. Sarebbe stata un scusa. In realtà voleva solo passare quanto più tempo possibile con Sebastian, fino a che poteva. Rubare un po' di quei preziosi momenti con lui. Ma non avrebbe veramente fatto nulla per metterlo in difficoltà. Anche se questo significava dovergli dire addio, arrivati in America, senza averlo potuto amare un’ultima volta.

Sospirando, infilò la chiave nella toppa e poi entrò.
Il tempo di accendere le luci e, davanti a lui, si palesò l'immagine più bella che conoscesse.
Sebastian, con la camicia slacciata, e  con  in mano un bicchiere di liquore, lo stava aspettando.
Sorrise quando lo vide. Quel sorriso caldo che riservava solo a lui. Quel sorriso che non aveva ancora  rivolto neanche a sua moglie. Solo a lui.

"Eccoti" sussurrò Lord Sebastian.

"Eccomi" gli fece eco Thad, sorridendo a sua volta. Poi mosse un passo verso di lui,  con la consapevolezza che, se quella era la loro ultima volta insieme, avrebbe fatto di tutto per renderla magica.

Thad sapeva di dover dire addio, e lo avrebbe fatto.
Gli serviva solo tempo.









L'angolo della pirla che ci gode a complicarsi la vita con ‘ste robe qui (se si definisce pirla un motivo ci sarà):

Partendo dal presupposto che tutti voi abbiate visto il film Titanic di James Cameron e abbiate quindi tutte le nozioni di base riguardo la nave, ho volutamente ignorato le parti tecniche e descrittive in favore di altri aspetti inerenti al resto di questa storia. Quindi  ecco spiegato il motivo per cui non vi ho dettagliatamente descritto la nave. Nel caso non conosceste il film di J. Cameron, trovate tutte le informazioni tecniche sulla forma della nave qui http://it.wikipedia.org/wiki/File:RMS_Titanic_3.jpg se vi interessano.

Qualora invece conosceste il film e trovaste nel mio racconto dei dettagli che non concordano, sappiate che non sono io a prendermi licenze (salvo in caso dove specificato come per il fatto ovvio che Blaine non fosse un membro della orchestra. Oltretutto in realtà i membri erano 8 e non 5 come appaiono nel film, ed erano cioè  Wallace Hartley, Roger Bricoux, Fred Clarke, P. C. Taylor, G. Krins, Theodore Brailey, Jock Hume, e J.W.Woodward. Blaine ovviamente è una mia aggiunta al gruppo.) ma che in molti casi è stato proprio James Cameron a farlo. Non saprei dirvi perché. E' stato così accurato nel ricreare il disastro da averci regalato le due effettive ore che ci mise la nave ad affondare ma in altre cose è stato molto più liberale (come inserire quadri di Picasso che ovviamente a bordo del Titanic non sono mai stati) Btw farò presente quando ci saranno queste discordanze.

* Si capisce qui che parlo di Jack e Fabrizio di Titanic ? Un piccolo omaggio su. XD

Anche per questo capitolo i ringraziamenti per la betatura vanno tutti a Nessie86 . Avete letto la sua klaine? La trovate qui-http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2316665&i=1
Alla prossima e fatemi sapere cosa ve ne pare di questo prologo.
Baci Bay24


  
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