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Autore: Vanderbilt    05/12/2013    8 recensioni
Pensa alla carriera e mai all'amore, lei è Isabella Swan, venticinquenne con una carriera promettente nel mondo di Hollywood. Il suo sogno è sempre stato quello di seguire le orme del padre, il suo mentore, e ora che ne ha la possibilità non vuole che nulla intralci il suo cammino.
Ma i progetti possono sempre cambiare o fallire, oppure offrire sorprese inaspettate. Quale tra queste opzioni sarà la strada di Bella? Tutte e tre? Forse...
Edward è un uomo dalle mille risorse, farà di tutto per ottenere ciò che vuole. Lotterà per l'impossibile che si trasformerà in possibile.
Nella vita per cosa vale la pena vivere? Isabella scoprirà la risposta.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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It's not the end

 

 

And now it’s time to build from the bottom of the pit
Right to the top

Imagine Dragons, It's time

 

Guardai il tabellone delle partenze e attesi la comparsa della mia prossima destinazione: Seattle. Il giorno della partenza era arrivato. Avremo girato un'altra parte di film nella Emerald city, soprannome della città grazie ai migliaia di alberi sempreverdi di cui era provvista.

Stufa di stare davanti al tabellone mi sedetti sulle panche grigie al fianco del gate destinato al nostro volo. Ero arrivata lì in largo anticipo, quindi tutta la mia troupe doveva ancora presentarsi, tranne Jasper e Alice.

Edward si era offerto di passare a prendermi la sera prima, quando mi aveva accompagnata a casa dopo la sosta a casa sua, ma come al solito avevo rifiutato. Il motivo era sempre lo stesso, come mi aveva fatto notare un Edward piuttosto nervoso: non volevo che qualcuno ne fosse ancora a conoscenza, anche se molti avevano iniziato a fare due più due.

Quella mattina, nonostante tutto, Edward mi aveva mandato un messaggio del buongiorno molto dolce a cui avevo risposto immediatamente. Nessuno dei due aveva fatto cenno alla sera precedente, lui temeva un mio passo indietro e io temevo un nostro passo di troppo. Edward aveva reso la serata indimenticabile, romantica e ora mi sembrava tutto così strano che non sapevo esattamente come comportarmi. In quel momento farmi mille crucci non era un opzione, quindi accantonai i pensieri contorti e mi concentrai sui primi del mio team che iniziavano ad attraversare le porte scorrevoli di fronte a me. Dopo ben mezz'ora Edward era l'unico che mancava e io continuavo a girarmi verso la vetrata per vederlo arrivare; tuttavia i miei desideri non si avverarono in fretta. Dopo un'altra mezz'ora dove ero sempre più irrequieta, lo vidi finalmente entrare e un sorriso si aprì sul mio volto, specchio del suo. Salutò i suoi colleghi e la troupe, poi si diresse verso di me e si sedette al mio fianco. Nessuna dimostrazione dell'intimità che si era creata tra noi.

«Nessun saluto appassionato, nessuno sfioramento. Ciò che volevi, no?», mi chiese Edward con un tono malinconico che mi fece sentire in colpa.

«Edward, non voglio che tu...», iniziai per poi venire bloccata dopo neanche cinque parole.

«Lo so, ho capito, Bella, non ti sto accusando, vorrei solo che la situazione fosse diversa e ci permettesse di essere noi stessi».

«Anch'io», sussurrai abbassando la testa.

«Niente musi lunghi ora, stiamo per partire e sei ore di volo danno sicuramente modo di rimuginare su molti fatti», mi ammonì sfiorandomi leggermente la mano posata sul ginocchio.

«Okay», sorrisi più ottimista sperando che quelle ore le avrei passate a dormire.

Chiamarono il nostro volo e iniziammo il check-in. Eravamo in molti, con tanto di attrezzatura per girare, quindi ci mettemmo un po'. I posti sull'aereo non avevano un ordine preciso se non su richiesta, quindi una volta saliti mi misi in quello contrassegnato nel mio biglietto, ovvero due posti abbastanza isolati della prima classe.

Mi girai verso il finestrino e osservai il via vai del personale che trasportava i bagagli da mettere nella stiva o ultimava la revisione dell'aereo, finché non sentii qualcuno sedersi al mio fianco e sospirare rumorosamente... Un sospiro che conoscevo alla perfezione. Mi girai osservando quell'uomo dagli occhi verdi che mi sedeva a fianco e sorrisi incerta.

«Vuoi farmi credere che questa è stata solo una coincidenza?», sussurrai indicando i nostri posti.

«E tu vuoi farmi credere di non esserne felice?», mi rispose a tono alzando un sopracciglio.

«Touché», risposi sorridendo apertamente.

«Saranno sei lunghe ore», continuò distendendo le lunghe gambe davanti a sé.

«Dormirò», affermai con un finto sbadiglio.

«Oh no, non lo farai. Non ho supplicato la hostess di darmi questo posto per osservarti dormire per sei dannate ore... Anche se la cosa si potrebbe rivelare interessante nel caso fossi sonnambula», iniziò mettendomi in guardia per poi ritornare sui suoi passi.

«Mi dispiace per te, ma non sono sonnambula».

«Quindi non rischio di essere assalito mentre dormi?», mi domandò deluso con un broncio talmente tenero che mi venne voglia di mordergli le labbra.

«No, a meno che non lo sia tu stesso», chiesi incerta.

«Mi spiace deludere le tue aspettative, ma mentre dormo non mi muovo di un millimetro». «Comunque tranquilla, posso sempre farle da sveglio», dichiarò facendomi l'occhiolino.

«Non oserai su un aereo!».

«Mi piace osare».

«Ti conviene pensarci in un altro momento», dissi risoluta, anche se una strana eccitazione iniziò a prendere possesso del mio corpo.

«È una proposta?». La felicità nella sua voce era palese e il tono fin troppo malizioso.

«Fai le tue supposizioni», lo stuzzicai.

«Le farò, immaginerò e provvederò». Le sue sembravano previsioni degne di una cartomante.

«Sei troppo sicuro...», cercai di smontarlo senza grandi successi.

«Forse perché qualcuno me ne ha dato l'opportunità». Sempre con la battuta pronta, pensai. Il non tanto velato riferimento a me era palese, ma sorvolai appena si avvicinò Alice con Jasper, appena saliti sull'aereo.

«Che fortuna avete avuto!», esclamò Alice appena vide le nostre posizioni. Poi sorridendo continuò: «Una strana coincidenza». Mi strizzò l'occhio senza farsi vedere dai due uomini presenti. La fulminai con lo sguardo e decisi di non rispondere alla provocazione.

«Voi dove siete seduti?», chiese Edward. Il suo interessamento mi parve alquanto strano.

«Siamo in penultima fila, posti cinquanta e cinquantuno», ci informò Jasper.

«Ho cercato di farci avvicinare a voi, ma nulla da fare!», si lamentò Alice mettendo il broncio.

Tutto a un tratto nell'abitacolo risuonò la voce del pilota che ci invitava a prendere posto e ci dava orari precisi di atterraggio e condizioni meteo. Alice e Jasper andarono ai loro posti, Edward si avvicinò al mio orecchio per sussurrarmi la fortuna che avevamo avuto ad essere i più isolati della troupe.

Appena i motori si accesero allacciai la cintura di sicurezza, come da protocollo, e afferrai i braccioli ai miei lati. Edward staccò la mia mano destra dal sedile e me la strinse. Feci un profondo respiro e chiusi gli occhi. Volavo spesso, da sempre, eppure, dopo l'incidente aereo che si portò via mia madre, il decollo mi metteva in uno stato di panico. Continuai a respirare profondamente tenendo gli occhi chiusi e cercando di isolare il rumore dei motori, non dovevo ascoltarli.

Feci risuonare nella mia testa una canzone che avevo sentito da poco, neanche ricordavo le parole se non il ritmo. Edward doveva essersi accorto del mio profondo disagio e cercò di aiutarmi in qualche modo, facendomi sentire la sua presenza. Mi attirò verso il suo petto e mi fece appoggiare la testa sopra il suo cuore per poi iniziare a parlarmi di cose futili e divertenti. Riuscì a rilassarmi così tanto che, a parte il vuoto d'aria, non sentii nulla del decollo, me ne accorsi solo quando eravamo già in alto.

«Va meglio?».

Tirai su la testa per guardarlo negli occhi e accennai un sorriso di gratitudine: «Sì, grazie, Edward».

«Non c'è di che, principessa. Poi averti spalmata sul mio corpo non mi dispiace per nulla».

Gli pizzicai il braccio che mi teneva ancorata a lui sotto il seno. «Non cambierai mai».

«Non mi vorresti diverso da come sono», disse seducente.

«Hai ragione, non cambierei nulla di te, compresa la tua tenacia e la tua perversione», ammisi.

 

Edward

 

Durante tutto il viaggio la stuzzicai, ma mantenemmo comunque le dovute distanze per non insospettire nessuno. Per due ore si addormentò appoggiata alla mia spalla e io rimasi a fissarla incantato dalla sua pelle liscia e chiara ricordando perfettamente com'era sotto le mie dita. Le accarezzai brevemente i suoi capelli lisci e neri, ma poi ci rinunciai temendo di svegliarla. Le feci qualche foto e poi le rimirai sul cellulare: era possibile che quella donna fosse così fotogenica anche mentre dormiva?! Era quasi irreale per me e guardandola serenamente addormentata sembrava un angelo nero.

«Principessa», la scrollai dolcemente cercando di svegliarla.

«Non ho dormito nulla stanotte», mugugnò girando ancora di più il viso verso il mio collo. Il suo respiro caldo mi faceva il solletico e mi fece venire i brividi lungo la mia spina dorsale.

«I miei baci ti hanno tenuta sveglia?».

«Arrogante», sussurrò aprendo gli occhi. Solo lei riusciva a tirare fuori lati del mio carattere che mai avrei pensato di possederti: l'arroganza era uno di questi.

«Consapevole», affermai.

«Di cosa?», mi chiese assumendo una posizione più dritta.

«Dell'effetto che ho su di te».

«Addirittura? Come puoi esserne certo?».

«Perché è lo stesso che tu hai su di me. Lo stesso motivo che ha tenuto sveglio anche me, stanotte».

Spalancò i suoi occhi scuri e mi fissò con sorpresa e soddisfazione.

Il comandante annunciò l'atterraggio e, questa volta, Bella non risentì dello stato d'ansia del decollo. Scendemmo dall'aereo e delle auto ci stavano aspettando per portarci all'hotel designato per questo soggiorno. Sperai di avere una camere abbastanza vicino a quella di Bella, ma questa volta non fui altrettanto fortunato: la sua suite si trovava all'ultimo piano dell'hotel, mentre io ero ben tre piani sotto di lei.

Non avemmo più occasioni di stare insieme, parlare, o semplicemente stare solo noi due. Io ero stato tutto il tempo con altri attori, tra cui Rose, mentre Bella discuteva di alcuni particolari con Jasper, l'aiuto regista, ed Alice, la stylist-design.

Ero stressato per il viaggio, per quanto fosse stato un piacere stare con Bella, ma avevo bisogno di una doccia e rilassarmi mezzora prima di scendere per la cena.

Inviai un messaggio a Bella, volevo sapere se era tutto a posto o se aveva bisogno di qualcosa. Mi rispose dopo qualche minuto descrivendo i suoi piani che combaciavano esattamente con i miei: doccia, risposo e poi cena.

Era incredibile quanto già mi mancasse; quella mattina non avevo avuto l'opportunità di salutarla come volevo, poi ci eravamo separati per sistemarci nelle nostre stanze. Desideravo stare con lei ogni minuto del giorno. Sì, eravamo spesso insieme per via delle riprese del film, ma i momenti da soli scarseggiavano. Forse dividendo la stanza avremmo avuto molto più tempo a disposizione, ma non volevo metterle pressioni dopo i passi avanti della sera precedente, ed era anche prematuro visto che sicuramente non sarei riuscito a comportarmi da gentiluomo con una donna seducente nel mio letto. E per di più per una donna per cui provavo sentimenti profondi.

 

Mi sveglia a causa del continuo martellio dei messaggi sul cellulare. Mi stropicciai gli occhi e allungai una mano sul comodino per prenderlo. Ancora con gli occhi appannati vidi sei notifiche: tutti messaggi di Bella. Li aprii stranito e un po' preoccupato, senza pensare minimamente all'ora.

Il primo mi chiedeva semplicemente dov'ero. Passai agli altri e quasi risi.

 

Edward, come mai non sei ancora sceso?

 

Rispondi!

 

EDWARD!

 

Non dirmi che ti sei addormentato -.-'

 

Non ci posso credere, è più di un'ora che cerco di svegliarti! Ma davvero hai il sonno così pesante?!

 

Guardai l'ora ed effettivamente ero in ritardo, ma non di così tanto come voleva farmi credere Bella. Mi alzai e velocemente infilai un paio di jeans color sabbia e una maglietta. Infilai le prime scarpe che trovai per terra e presi al volo la tessera magnetica della camera. Con ancora il cellulare in mano mi precipitai nell'ascensore, scrivendo intanto a Bella che stavo arrivando. Non ricevetti risposta, ma diedi per scontato che lo aveva letto.

Appena arrivai al ristorante annesso all'hotel sostai un attimo sulla soglia d'ingresso. C'era un gran via vai, molti della troupe se ne erano già andati, altri avevano deciso di cenare fuori ed erano usciti in cerca di divertimento. Scandagliai la sala in cerca di Bella senza trovarla. Vidi Alice e Jasper insieme a Emmett, Rose e altri attori. Mi fecero segno di raggiungerli e alzai la mano per dire che sarei andato tra poco. Mi diressi verso il bar, situato alla destra della sala, leggermente nascosto dai tavoli. Bella era seduta lì, ma non era sola. Oh, no, non era proprio sola! Accanto a lei sedeva un uomo dai capelli neri con in mano una birra. Non riuscii a vederlo bene dalla mia posizione, osservai solo come interagivano, cosa faceva Bella, se rideva, se parlava... Sì, mi stavo comportando come un pazzo maniaco.

Sicuramente i due si conoscevano, conversavano come vecchi amici, ogni tanto si sfioravano le mani o si davano leggere pacche sulle braccia. Bella sembrava contenta di stare in compagnia di quell'uomo e capii il motivo per cui non aveva risposto al mio ultimo messaggio: era impegnata.

Non ero nella posizione di fare scenate, non stavano facendo nulla di male e di certo non era un motivo per scatenare la mia gelosia per qualcosa di apparentemente innocuo.

Guardarla così a suo agio, contenta e senza inutili timori che qualcuno potesse beccarli sul fatto, mi fece inevitabilmente pensare al nostro rapporto. Noi non potevamo comportarci così, non potevamo uscire alla luce del sole come qualsiasi coppia. Di certo ciò non dipendeva da me, ma rispettavo l'opinione di Bella e in fondo non volevo passare io stesso per colui che era stato privilegiato nel film perché stava con la regista. Però non potevo evitare che tutto ciò mi desse fastidio. Non sapevo nulla di quell'uomo, non sapevo le sue intenzioni e non conoscevo il loro rapporto.

Sospirai e decisi di comportarmi come una persona matura che aveva fiducia nella sua donna. Andai a sedermi con altri e passai il resto della serata a buttare occhiate intorno a me. Bella non si fece viva, quindi supposi fosse ancora al bar con quel tipo, invece sbagliai: una volta che abbandonammo la sala gettai un'occhiata al bancone del bar e constatai l'assenza di entrambi. Bella non lì, quell'uomo sconosciuto non era lì e io non li avevo neanche visti uscire dalla sala.

 

«Allora, che ne dite di un giro nel centro di Seattle? È ancora presto per ritirarci nelle nostre stanze!». La proposta di Emmett non era male e poi non avevo nessuna voglia di chiudermi in quella stanza da solo. Mi guardai intorno sperando magari di vedere Bella arrivare o uscire dall'hotel.

«Io ci sto», affermai sorprendendomi da solo.

«Conosco un locale qui vicino niente male! Musica dal vivo, tavolo da biliardo e belle cameriere», confermò Emmett beccandosi occhiate gelide sia da Rosalie che da Alice. Rose? Chissà se nutriva qualche interesse verso Emm visto il suo sguardo sprezzante.

Rimanemmo solo noi, mentre gli altri andarono per i fatti loro. Il locale effettivamente era vicino, ma appena entrammo una puzza di fumo e birra ci investì. Dentro era pieno di gente, musica altissima e ragazzi che ballavano in una pista improvvisata in mezzo ai tavoli. Mmh, un buon posto per liberare la mente.

Con il passare della serata controllai più volte il telefono, ricevendo occhiate da Alice, che mi sorrideva complice, e altrettante occhiate dagli altri che non capivano il mio atteggiamento.

«Aspetti qualche chiamata importante, Edward?», cercò di informarsi Emmett.

«No, no», negai scuotendo il capo.

«Mi sembrava controllassi lo schermo dell'iPhone con uno sguardo abbastanza incazzato», mi schernì mentre un'altra palla andava in buca. Non ero mai stato molto bravo a giocare a biliardo, quindi non me la presi dopo la terza partita persa.

«Nah, controllo solo l'ora, domani voglio essere in forma per le riprese e non arrivare con due occhiaie violacee che neanche la truccatrice migliore al mondo riuscirà a coprire». Emm mi lanciò uno strano sguardo facendomi capire che non si stava bevendo le mie balle. Feci spallucce e lui lasciò perdere.

La serata passò e in parte mi divertii, anche se il mio pensiero era continuamente rivolto a Bella. Ad un certo punto non ce la feci più e dissi agli altri che ero stanco e che tornavo in hotel.

Mandai un altro messaggio a Bella e non ricevetti nuovamente risposta. Iniziai seriamente ad innervosirmi. In ascensore cliccai il decimo piano: dovevo andare da lei.

Bussai nervosamente controllando a destra e sinistra per accertarmi che nessuno mi stesse prestando attenzione.

«Chi è?», chiese Bella con una voce strana.

«Bella, apri», sussurrai quel tanto per farmi sentire solo da lei.

Aprì e io rimasi imbambolato a fissarla. Bella indossava un paio di pantaloncini bianchi e una canotta, anzi in pratica era come se quel pezzo di stoffa che le ricopriva appena il sedere non esistesse. Dio, mi faceva un effetto che... Edward, riprenditi!, mi rimproverai.

«Intendi restare lì impalato o entri?», mi domandò con voce roca.

Entrai e chiusi la porta appoggiandomi poi contro essa in cerca di un sostegno. Non ero preparato a vederla mezza svestita. Alcune parti di te sono molto pronte, mi disse una vocina maligna nella mia mente. Distolsi lo sguardo dal suo corpo e fissai il suo viso confuso.

«Non rispondevi ai miei messaggi».

Si girò e prese il telefono. «Scusa, appena sono salita in camera sono crollata. Prima di cena non sono riuscita a riposare». Chissà per quale motivo, mi chiesi.

«Non hai visto neanche il mio messaggio mentre eri al bar?». Incrocia le braccia sul petto e aspettai una sua giustificazione.

«Sì, mi sono scordata di risponderti perché... Aspetta, come facevi a sapere che ero al bar?», mi domandò sospettosa.

Mi grattai la nuca e lasciai vagare lo sguardo per la stanza. «Forse ti ho visto...», lasciai la frase in sospeso.

«Quindi?». Mi mossi a disagio sotto il suo sguardo indagatore.

«Nulla, ho notato che eri in compagnia e non volevo disturbarti».

«Ti dico io come sono andate le cose: ti sei addormentato, sei sceso in ritardo scrivendomi che arrivavi, non ti ho risposto e dopo avermi visto con Jake hai tratto le tue conclusioni!», mi accusò inferocita.

«A dire il vero non sono saltato a nessuna conclusione!».

«Ma davvero?!».

«Sì, Bella!». Iniziavo ad alterarmi a causa del suo tono accusatorio.

«Dunque come mai sei qui? Per controllarmi?».

Spalancai la bocca e mi avvicinai a lei trovandomi di fronte al suo corpo tentatore. Abbassai il viso per trovarmi alla sua altezza e dissi scandendo bene le parole: «Sono qui perché da cretino iniziavo a preoccuparmi! Non rispondevi al telefono e non è da te! Se avessi voluto controllarti sarei salito molto prima!».

«Giusto, come mai non lo hai fatto?». Il suo tono scocciato mi insinuò qualche dubbio. Sembrava nervosa per qualcosa.

«Sono andato in un locale con gli altri».

«Fammi indovinare: il Black or White», disse in tono di scherno.

«Sì, siamo andati lì». Tutta questa tensione tra noi mi tormentava.

«Tipico di Emmett! Le cameriere erano di tuo gradimento?».

Mi infuriai e l'afferrai per le braccia costringendola a guardarmi. «Cosa ti prende, Bella? Me lo vuoi dire o devo provare a indovinare? C'entra forse quell'uomo del bar?».

Si liberò dalla mia stretta e si sedette sul bordo del letto.

«No... Sì, in parte, ma non è lui il problema», ammise prendendosi la testa tra le mani. Mi inginocchiai ai suoi piedi e afferrai le sue mani staccandole dai suoi capelli.

«È forse qualcuno con cui eri legata? Un tuo ex?», chiesi preoccupato. Non mi sarei di certo arreso davanti ad un piccolo ostacolo. Ormai lei era mia, nessuno poteva portarmela via.

Fece una risatina di scherno. «No, Jake è un amico! Appena ha saputo che ero in città mi ha raggiunto in hotel e ci siamo presi qualcosa al bar. Lavora come giornalista ed era in zona per un nuovo articolo». La mia gelosia era insensata verso un suo vecchio amico, eppure lo ero comunque e inconsciamente lo avvertii come una minaccia.

«Quindi qual è il problema, Bella?». Ero confuso, molto confuso dal suo atteggiamento, dalle sue vesti... da tutto!

«Sto male, Edward!», sbottò alzando le braccia e facendole ricadere rumorosamente lungo i fianchi.

Sgranai gli occhi e l'afferrai per le braccia facendola sedere su una poltrona vicino alla porta. Presi il suo viso tra le mie mani e le feci incatenare il suo sguardo al mio, scrutando ansioso ogni più piccolo segno di malessere.

«Cos'hai? Hai male da qualche parte? Hai bisogno di un medico... Forse a causa dell'ora tarda sarebbe meglio l'ospedale e...», iniziai non sapendo come smettere di farneticare.

«Edward?», mi richiamò Bella, appoggiando le sue mani morbide sui miei polsi. «Calmati, okay? Non è niente di grave, è solo quel periodo del mese in cui detesto essere una donna», mi spiegò calma. Tirai un sospiro di sollievo e la tirai verso di me, abbracciandola.

«Va bene, mi ero solo un attimo agitato, ma ora è tutto a posto. Comunque ti serve qualcosa? Qualche medicina...?».

«No, no, ho tutto ciò che mi serve», mi rispose sussurrando contro il mio collo.

Mi alzai in piedi con lei tra le mie braccia e accarezzai le sue gote rosate.

«Quindi non mi hai risposto, perché...», ripresi.

«Mi sono addormentata», ribadì.

«E lui non è...».

«Nessuno di importante quanto te».

«Bene!», sorrisi apertamente da quando ero entrato in quella camera.

«Tu, invece? Nessuna cameriera all'orizzonte?», mi domandò ansiosa.

«Quali cameriere? Erano davvero presenti?». Le schiacciai l'occhiolino per la bugia velata appena detta.

Mi sorrise più sollevata e si alzò sulle punte per baciarmi. La presi in braccio, tenendola per il sedere e incollai le labbra alle sue. Il fuoco divampò tra noi e le morsicai il labbro, infilando la mia lingua tra la fessura delle sue labbra morbide. Intrecciò le caviglie intorno al mio bacino e feci scontrare la sua schiena con il muro.

Le sue mani raggiunsero i miei capelli e quando mi abbassai a baciarle il collo li tirò leggermente sussurrando il mio nome. Era così sensuale con la testa appoggiata al muro e le labbra socchiuse, mentre accettava tutto ciò che le stavo donando.

Baciai ogni angolo della sua pelle scoperta fino al bordo del reggiseno e poi tornai sulle sue labbra non volendo forzarle la mano.

«Voglio stare con te, stanotte. Addormentarmi con te tra le mie braccia e svegliarmi guardando il tuo viso illuminato dalla luce fioca del mattino», le sussurrai ansante tra un bacio e l'altro.

«Non ho questo gran fascino appena sveglia», scherzò per alleggerire la situazione.

«Tu sei sempre stupenda, ma lascia che sia io a giudicare», le dissi suadente cercando di persuaderla con i baci. Le morsicai il collo e rise attirando il mio viso verso il suo. Mi bloccò a due centimetri dalle sue labbra e sussurrò un «sì» che seppi interpretai.

La portai di peso sul letto, la feci sdraiare e mi stesi su di lei.

«Non pensare che mi sia scordato di parlare di quel Jake in modo più approfondito», dissi imbronciato.

Rise di cuore e mi incantai a osservarla. «Sei geloso», mi accusò.

Aggrottai la fronte e tenendomi in bilico su di lei le risposi sbuffando: «Non è che sono geloso... è più un fastidio, ecco», cercai di rigirarmi il discorso a mio favore. Non ero mai stato un tipo geloso in vita mia, esserlo di Bella era una novità e non sapevo come gestirmi.

«È la stessa cosa, sai?», mi disse mordendosi il labbro inferiore. Mi abbassai velocemente facendo combaciare i nostri corpi alla perfezione e presi quel labbro tra i miei denti.

«Forse», sussurrai. «Ma ora ho ben altro a cui pensare».

«Posso solo immaginare», mi provocò.

Percorsi la sua gamba destra e arrivato al ginocchio gliela piegai sui miei fianchi.

«Desideralo, puoi», bisbiglia sulle sue labbra.

 

Buonasera! Sono davvero una persona orribile ç.ç Non aggiorno questa storia da... bah, non lo ricordo neanche più, quindi non so neanche se voi stessi vi ricorderete della sua presenza .-.

Il mio problema ad aggiornare nasce dal fatto che non capisco più la direzione di questa storia (sì, io che sono l'autrice, quindi pensate un po' quanto sono messa male xD); mi sembra insensata, stupida... non so neanche come definirla ç.ç Ma ho intenzione di finirla, perché non voglio lasciarla incompleta, anche per quelle pochissime anime che vorranno ancora seguirmi, quindi sì, la finirò e visto che manca davvero poco (massimo tre capitoli) cercherò di fare in fretta. Il prossimo capitolo è per metà concluso da tempo, esattamente come questo che sto postando (ora penserete che sono ancora più orribile xD), quindi questa volta cascasse il mondo terminerò entro breve di postare.

Questo capitolo è abbastanza tranquillo, la quiete prima della tempesta ahah

Vi lascio un piccolo spoiler del prossimo:

 

Ciò che invece mi trasmetteva Edward era tutt'altro che sicuro, poteva sparire in ogni momento, crescere, diminuire, non era qualcosa su cui potevo contare senza pensarci. Il suo amore me lo dovevo guadagnare, una parola orribile da usare in un contesto simile, ma rendeva l'idea di quanto fosse difficile mantenere un rapporto saldo. L'amore che derivava da un rapporto intimo era una scarica di adrenalina continua, fatta di incertezze, paure e sorprese continue. Bisognava scendere a compromessi quando necessario, relegare il proprio orgoglio in una parte introvabile di noi stessi perché con esso, in amore, non si andava da nessuna parte.

[…]

«Non sarà così. Prima distruggeranno ciò che c'è tra noi davanti al mondo intero e poi ci lasceranno stare!».

«Di cosa hai paura, Bella?».

 

Ringrazio davvero tanto le persone che mi hanno ancora nelle liste, siete davvero dei tesori, e chi ha recensito lo scorso capitolo <3 Il gruppo della mia storia:https://www.facebook.com/groups/283276051777367/ sarò felice di avervi anche qui =)

Kiss :*

   
 
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