Unconditionally
#
Kate
Sei
sola in casa come ogni sabato mattina.
Il
giorno della spesa settimanale.
Gironzoli
nelle stanze, annoiata, sistemando qua e là.
Non
l’avresti mai creduto ma ti stai abituando al
nuovo appartamento.
Ai
mobili più bassi e concavi per permetterti di arrivare alle
cose e manovrare
allo stesso tempo la carrozzina.
Al
grande forno che però si apre di lato come il microonde.
Ai
ripiani dai bordi sagomati per evitare ogni tipo di spigolo.
Alle
piccole rampe, rivestite dello stesso parquet del pavimento, che
collegano le
varie stanze.
Alla
tua nuova vita vista dall’altezza di 80 cm.
Abbastanza
basso per te. Abbastanza alto per Castle.
O
per lo meno questo è quello che vi ha detto
l’agente immobiliare quando vi ha
affittato l’appartamento.
Vivi
in una casa a prova di bambino, praticamente.
Eppure
giorno dopo giorno ti stai abituando.
Non
puoi dire lo stesso della tua situazione medica.
Guardi
con aria afflitta le tue gambe. Poi rivolgi gli occhi verso la stanza
in fondo
al corridoio.
La
porta è rigorosamente aperta, ovviamente.
Castle
non tollera le porte chiuse, nonostante tu sia perfettamente in grado
di
abbassare una maniglia.
Con
poche spinte sei già arrivata sulla soglia e con altre due
ben assestate superi
la rampa che ti permette di entrare nella stanza.
Ogni
volta che sei lì dentro vorresti urlare.
Materassini
di gomma sparsi in terra.
Verdi
e gialli.
Per
infondere positività.
La
voce del tuo fisioterapista ti riecheggia in testa.
Quel
suo modo allegro e solare di parlarti.
Lo
odi.
Odi
lui e le sue parallele.
Sistemate
lungo la parete più assolata, davanti alla finestra per
avere uno stimolo a
voler uscire da lì sulle proprie gambe.
Stronzate!
La
verità è che l’operazione non
è riuscita e non camminerai mai più.
Deglutisci
con forza perché sai che non potrai mai esternare ad alta
voce questo pensiero.
Castle
ne morirebbe.
E
tecnicamente sarebbe una bugia.
L’operazione
è riuscita.
Nessuna
complicazione
Miss Beckett. La sua era una lesione spinale del tipo
“incompleto”. Durante
l’intervento abbiamo rimosso un
frammento osseo e ristabilizzato le vertebre. Con la dovuta
fisioterapia ci sono elevate possibilità che lei possa
tornare a camminare.
Squilli
di trombe e rulli di tamburi.
Tuo
padre e Castle hanno fatto i salti di gioia per un mese, hanno acceso
candele e
ringraziato ogni santo.
Allora
perché non riesci ancora a fare un passo?
Mesi
di massaggi e piegamenti e ancora non riesci a muover un muscolo senza
che non
ci sia qualcuno a piegarti le gambe?
Non
può essere andato tutto bene.
Hanno
sbagliato qualcosa!
Stupida
clinica privata svizzera.
Con
stupidi chirurghi privati svizzeri.
E
stupido centro di riabilitazione privato svizzero.
Ma
è tutto privato lì?
A
quanto pare sì, dato che stai fissando la tua
‘palestrina’. Privata.
Perché
Kate Beckett non ce la faceva a stare in mezzo agli altri paraplegici
mostrando
così la sua debolezza a tutti, vero?
Te
ne sei voluta andare.
E
ora sei lì davanti a quello che ne resta della tua vita.
Materassini
colorati, massaggi e piegamenti.
Le
parallele no. Quelle solo quando riuscirai a reggerti in piedi e a fare
dei
piccoli passi.
Quindi,
mai.
Ruoti
con rabbia la carrozzina per andartene.
Allora
perché sei entrata in quella stanza?
Per
Castle.
Per
quale altro motivo, altrimenti?
Ha
sconvolto tutta la sua vita per starti accanto.
Ha
trovato la clinica e il chirurgo.
Ha
pagato l’intervento e il fisioterapista.
E
sta pagando l’appartamento in cui vivete.
Ti
ha lasciata protestare per una buona mezz’ora, poi ti ha
sorriso, ti ha baciata
e ti ha convinto con una delle sue storie assurde.
Proprio
come quella della carriera da investigatori privati.
Mai
decollata, oltretutto, dato che l’intervento è
passato immediatamente in primo
piano tra le vostre priorità.
Quindi
il minimo che puoi fare è dimostrare che ti impegni.
Per
lui.
Per
l’uomo che ami.
Al
diavolo la riabilitazione!
Al
diavolo lo sguardo di pietà che ti rifila chiunque ti veda
quando siete per
strada!
Al
diavolo Noël e il suo voler andare per gradi con i piegamenti!
Fai
scivolare le mani sui manubri delle ruote e raggiungi le parallele.
Sei
decisa a fare di testa tua e a dimostrare a tutti, a Castle, che non
sei ancora
spacciata.
Metti
il fermo alle ruote.
Con
le mani metti i piedi in terra.
Arpioni
i braccioli e con i muscoli delle braccia, ormai ben allenati, ti
sollevi e con
un’immensa frustata di dolore alla spina dorsale afferri le
parallele.
Una
sola, in realtà.
Ti
ci accasci di peso, respirando affannosamente.
Il
dolore alla schiena è insopportabile senza contare che le
gambe non ti stanno
sorreggendo per niente.
Ma
non puoi mollare.
Di
slancio cerchi di afferrare anche l’altra parallela, ma il
tuo corpo non ti
segue.
Non
senti dolore alle ginocchia quando toccano il suolo, ancora insensibili
crollano sul materassino.
Rotoli
piano su un fianco cercando di respirare in attesa che le scariche che
senti
nella schiena si plachino.
Contorci
tra le mani la gomma e ti imponi di non urlare per il male.
Vorresti
disintegrare tutto quel giallo positivo e farlo ingoiare a Noël.
E
anche a Castle, ogni volta che annuisce e concorda con lui.
Cominci
a sentire sollievo man mano che il dolore si attenua.
In
fondo lo sapevi già, no?
Non
camminerai mai più.
Con
tutte le forze che ti sono rimaste in corpo ti arrampichi sulla
carrozzina e
torni in salotto prima che Castle rientri e possa accorgersi di
qualcosa.
Ivi’s
Corner:
Cucù ed eccomi con il seguito di "Un amore splendido".
Io ci riprovo.. a gran richiesta volevate vedere come poteva evolversi
al
situazione dopo che Castle ha scoperto dell’incidente
stradale e ha detto a
Kate che portarla in braccio a vita sarebbe stato un onore per lui.
Potti, Sara, Rachi, un grossissimo grazie a voi tre!
Ci
risentiamo al prossimo capitolo!
Buona
lettura.