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Autore: nals    05/12/2013    0 recensioni
Ti sei svegliata abbarbicata alle tue stesse ossa; stretta tra lo stipite e il divano.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Due notti fa hai provato a scuoiarti del pelo da lupo che hai cucito addosso; non c'č stato verso. 
Un Dio te l'ha infilato di forza, strappandone via i residui coi denti; prima di gonfiare le tue guance di respiri mutili, soffiati nell'infantile spazio tra gli incisivi spuntati impazienti.
L'appendice epidermica non s'č scollata proprio; non ne ha voluto sapere di crepare tra le sterpaglie arse come le mute velate delle serpi in Agosto.

Ti sei svegliata la mattina dopo, abbarbicata alle tue stesse ossa; stretta tra lo stipite e il divano.
Il ronzio senza scadenza s'č rifatto vivo prima che tu riuscissi a metterti in piedi.

Tardi. E' tardi.


Hai riordinato le fasi topiche del tuo esitare, annegando un po' dei pensieri - ad orbitarti nello spazio tra le tempie - nella cioccolata calda al profumo d'agrumi.
Li hai guardati vorticare e voritcare e vorticare come asteroidi impazziti... poi il tipo del bar č venuto a chiederti se quella tazzona facesse cosė schifo da meritarsi d'esser guardata soltanto.
Gli hai sorriso di riflesso, buttando gių d'un fiato tutto il contenuto. Lui ha riso scoprendo i denti bianchi; tu hai barato: sei fuggita via, nel panico, lasciando sul bancone meno spiccioli di quanti avresti dovuto.


Cinque ore fa t'hanno uccisa. Sei morta in silenzio - matita spezzata - freddata per mano d'un paio di dita di pistola a baluginare da dietro il finestrino - un poco abbassato - di una multipla vecchio tipo; lui aveva lo sguardo vispo, un grembiulino blu a quadri ed una buona mira.
Hai smarrito qualche pezzo dei tuoi sull'asfalto bagnato, cercando di ricucirti la ferita infetta, accostando i lembi frastagliati dello squarcio con le mani tremanti d'un cerusico incapace.
La tua infanzia č un puzzle incompleto fradicio d'aranciata rossa rovesciata per sbaglio.  


Laura ti sorride e allarga le braccia alla Giapeto; s'arrampica e s'affanna, stringendo tra le dita il mondo come dovrebbe essere , annaffiandolo assieme ai sogni sul cuscino.
Vorresti dirle qualcosa, una cosa qualsiasi.
Ma lei sorride. 
"Son felice"


Che poi avresti solo voluto esser meno cauta, pių attenta. E parlare, parlare, parlare. E ridere e abbracciare. Cosė tanto; cosė forte. Ma...
Tardi; č tardi.


Due notti fa hai provato a scuoiarti del pelo da lupo che ti hanno cucito addosso; non c'č stato verso. 
Ti sei svegliata la mattina dopo, abbarbicata alle tue stesse ossa; stretta tra lo stipite e il divano.
L'ombra a definirgli il profilo delle dita lunghe impresso in testa con dettagliata ed odiata chiarezza.
"Che palle"
Hai pensato "che palle" e a quella paradigmatica lobotomia accidentale che ha risolto i problemi; cosė, senza che nessuno l'avesse predetta o che qualcuno potesse realmente crederci.
Hai pensato "che palle", e avresti voluto solamente infradiciarti di pioggia invernale e colargli tra le braccia. Scorrergli addosso senza dover sempre spiegare tutto. Tutto. Tutto. Tutto.
Non ho capito. Che intendi? Potresti ripetere?
EH?

Due notti fa hai provato a scuoiarti del pelo da lupo che ti hanno cucito addosso; non c'č stato verso. 
Hai pregato e implorato che qualcuno ti spogliasse, che lo facesse al posto tuo, ma nulla.
"Non č solo quello, amore," ha sussurrato lei. "Non č solo pelle; ce l'hai negli occhi; hai quegli occhi lė."
Sei tu.


Che poi avresti solo voluto aprirlo come una noce; liberarlo di quel guscio di coria e coste con la forza delle tue sole dita bianche; farti spazio tra i polmoni rossi e il cuore e... starci.
Starci.
 






"Che palle"


 
   
 
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