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Autore: pazzamenteViola    05/12/2013    11 recensioni
Giada e Alex. Alex e Giada.
Lui la ama, ma lei? Perché continua a fuggire?
E se un insospettabile diventasse il terzo incomodo? Chi sceglierà Giada? Alex, sé stessa o...
Se vi siete appassionati ai protagonisti di "I suoi occhi nei miei" e volete sapere come va a finire, siete nel posto giusto!
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Giada&Alex'
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[Giada]
 
Mio fratello e la sua famigliola erano già in Slovenia da un paio di giorni, Mara aveva un bel da fare con la casa nuova, ma si erano sistemati proprio bene; io, invece, avevo appena accompagnato Michele a Malpensa per prendere il volo che lo avrebbe portato a Barcellona, un risvolto positivo della sua partenza era che avevo guadagnato un’auto! Il mio c.f.a mi aveva lasciato in custodia la sua, sapevo già che mi avrebbe assillato tutti i giorni per controllare che fosse tutto in ordine, ma era un prezzo che potevo pagare confrontato alla maggior libertà di spostamento di cui avrei potuto godere. Marghe mi aveva fatto giurare che ci saremmo viste almeno una volta al mese, e  fino a quando non sarebbe diventata una balena (parole sue, non mie) avremmo fatto a turno; Jenny continuava a chiedermi di andare da lei a Roma, voleva che vedessi come aveva sistemato il piccolo appartamento che aveva preso in affitto con Gian.  Eh, già, alla fine avevano fatto il grande passo e avevano deciso di andare a vivere insieme, speravo solo non avessero affrettato troppo i tempi …. Per quanto mi riguardava, dovevo assolutamente trovarmi una coinquilina e un lavoro.  Al momento del rinnovo del contratto d’affitto avevo anticipato due mensilità, ma quello che avevo guadagnato quell’estate non sarebbe durato in eterno e di chiedere soldi a mio fratello non se parlava proprio! Purtroppo Eva, la proprietaria del bar dove avevo lavorato negli ultimi tre anni, era stata costretta a fare dei tagli al personale e, giustamente, la prima testa a saltare era stata la mia ...
Dopo aver fatto un salto in università per tappezzare le bacheche con annunci a supporto della mia ricerca di una coinquilina e uno al supermercato visto che il mio frigorifero piangeva dopo il passaggio di Michele, me ne tornai nel mio appartamento; come al solito l'ascensore era fuori uso e non senza qualche difficoltà salii le scale  fino all'interno 3B.
Aprii la porta: "Che cazzo ..." mi ritrovai a dire ad alta voce appoggiando le buste della spesa sul pavimento, dov'era finito il divano?
“Posso?” chiese una voce alle mie spalle facendomi sobbalzare.
“Signora Pina”  era la proprietaria dell’appartamento “mi ha spaventato”giustificai la mia reazione.
“Scusami cara, non era mia intenzione … Ma avrei bisogno di parlarti ...”
“Prego, si accomodi” la invitai ad entrare.
“Oh grazie cara, ma preferisco di no”
Che cosa strana “C'è qualche problema?” le chiesi.
“Non esattamente” mi disse ma sembrava, come dire,  imbarazzata?
“C’entra per caso con il fatto che il divano è sparito?” riprovai
Sorrise. “In un certo senso, cara.” La cosa non mi piaceva per niente, la guardai decisamente ansiosa, aspettando che si decidesse a parlare. “Non è semplice per me …” si giustificò la signora “ma .... Volevo comunicarti che ho venduto l'appartamento.”
“Come scusi?” dovevo aver sicuramente capito male.
“Ormai ho una certa età e l'offerta era davvero vantaggiosa io non....”
“Io e lei abbiamo firmato  un contratto!” le ricordai “Di punto in bianco, non mi può buttare in mezzo a una strada!” esclamai decisamente  inferocita.
“Oh ma di questo non ti devi preoccupare, cara” la guardai perplessa. “Il nuovo proprietario ha … com’è che si dice? … rilevato il tuo contratto”
“È subentrato?” le chiesi confusa, che senso aveva e dov'era finito il mio divano?  “Non capisco” ammisi. “Cosa c’entra questo con la sparizione del divano?”
“Beh al nuovo proprietario non piaceva l'arredamento”
“Te pensa questo” mi ritrovai a dire tra me e me. Certo il gusto della signorina Pina in fatto di arredamento era decisamente discutibile, ma io e Jenny c’eravamo impegnate a dare un tocco personale alla casa ed ormai mi piaceva così com’era. “Scusi ma mica ci deve vivere lui!”  dissi infastidita.
“Non proprio” mi smentì titubante la signora Pina, spalancai gli occhi e questo cosa voleva dire esattamente? “Si trasferirà qui anche lui … In fondo cara, lo stavi cercando un coinquilino …” aggiunse dopo aver visto la mia faccia.
“Coinquilina” la corressi. “Io non ...“ non sapevo neanche cosa dire! Ero basita.
“Vedrai che ti piacerà …” cercò di consolarmi “è un ragazzo giovane ed è anche molto carino” mi disse.
“Chi se ne frega se è carino!” sbottai “Questi non erano i patti!”
“Cara io ...” ma fu interrotta dallo squillo del suo cellulare. “Pronto?” rispose “…. Bene sono proprio qui con lei …..” Sorrise “A tra poco!” riattaccò. "Sta salendo proprio ora" mi informò.
“Fantastico” commentai ironica e raccogliendo le buste dal pavimento le portai in cucina.
“Ben arrivato” sentii dire alla signorina Pina che poi scoppiò in una risatina lusingata.
“Ci mancava solo questo” pensai mentre tornavo da loro “Il tipico cascamorto!”
Non poteva essere vero, qualcuno mi facesse un pizzicotto perché quello era un incubo. “Tu!” esclamai risentita “Che cazzo ti sei messo in testa?”
“Signorina Giada!” mi rimproverò la mia ormai ex proprietaria.
“Non si preoccupi, signora Pina” la rassicurò. “È stata molto gentile, ma ora me ne occupo io.”
La stava sbattendo fuori senza neanche troppi giri di parole e lei non se ne rendeva neanche conto! Chiuse la porta davanti alla faccia ancora sorridente della signora, poi mi guardò e sul suo viso comparve un sorriso divertito. Ah, quanto avrei voluto prenderlo a schiaffi!
 
 
[Alex]
 
Era inutile che ci provava, quando era arrabbiata era ancora più bella.
"Allora?” Aveva incrociato le braccia al petto e batteva impaziente il piede sul pavimento. “Cos'è il tuo modo di vendicarti?”
Perché doveva sempre pensare male. “Avevo bisogno di un posto dove stare!” le risposi con innocenza. “Non lo sai che ho firmato per due anni con Milano?” Era ovvio non lo sapesse, non era ancora stato ufficializzato ….  di proposito.
Quella notizia l’aveva presa alla sprovvista ma si affrettò a riprendere il controllo. “Di tutti gli appartamenti in città proprio questo dovevi comprarti?”  chiese infastidita.
“Era un vero affare e poi questo è perfetto” le spiegai “A pochi minuti dalla palestra e dall’università.”
“Non sapevo ti fossi scritto all'università!” ribattè con ingenuità, possibile che non ci fosse arrivata?
“Infatti non l'ho fatto”
“Oh ma certo!” commentò con ironia “Nessuna zona è migliore di quella universitaria per rimorchiare facilmente!”
“Sei fuori strada ….”
“Come no!”  Mi era mancato il suo sarcasmo.
“Volevi i fatti?” le chiesi “Eccoti un fatto!” le disse indicando le pareti intorno a noi “Vieni a vivere con me?”
Scoppiò a ridere, a ridere di gusto.  “Questa poi …” commentò “Vuoi parlare di fatti? Ibiza è un fatto!”
Ci avrei giurato che l'avrebbe tirato in ballo. “Mi dispiace deluderti ma le tue informazioni sono errate! Me ne sono andato dopo un giorno …” quello sì che non se lo aspettava. “Michele non te l'ha detto?” Sapevo che non l'aveva fatto, il mio, ormai a pieno titolo, migliore amico aveva pensato proprio a tutto: ci aveva visti al matrimonio e quando la sorella gli aveva detto che ero andato a cercarla, mi aveva mandato da Stefano di proposito, poi mi aveva proposto quella vacanza sapendo che mi sarebbe servita per aprire gli occhi, aveva persino calcolato, o meglio sperato, che quella volta non mi sarei fatto avanti subito. Per quel motivo aveva evitato Giada per tutta l'estate, qualora Andrea fosse rinsavito in fretta, voleva che, per una volta, facessi le cose nel modo giusto e aspettassi che lei avesse risolto con la sua famiglia. Tutto questo l’avevo scoperto solo dopo il battesimo quando gli avevo confidato sia di aver spinto per il trasferimento a Milano sia il mio progetto; era stato proprio Michele a fornirmi gli spostamenti di Giada, così che potessi chiudere il contratto con la signora  e far sparire il divano senza che lei si accorgesse di nulla!
“Indovina un po’ il perchè?” la provocai. Non rispose.  “E indovina dove sono andato?” Rimase in silenzio, ma era evidente stesse cercando di uccidermi con lo sguardo. “Neanche un tentativo? Mi deludi …” la presi in giro.
“In realtà, non mi interessa!” tentò ma era decisamente poco credibile.
“Ti do un indizio: Trafalgar Square. Per caso la conosci?” La sua reazione non fu esattamente quella che mi sarei aspettato, a quel punto si sarebbe dovuta arrabbiare ancora di più, invece sembrava così confusa.
“Allora eri davvero tu ....” lo disse così piano che riuscii a malapena a sentirla. Mi aveva visto? Approfittai di quel momento per avvicinarmi a lei.
“Non ti azzardare!” mi stoppò e fece un passo indietro per rimettere la giusta distanza tra di noi.
“Altrimenti?” le chiese facendo un altro passo verso di lei, che la fece indietreggiare di nuovo.
“Non mi interessa” cambiò discorso. “Ormai è passato!”
“Davvero?” le chiesi ironico.
“Assolutamente!” un sasso sarebbe stato più convincente di lei. “Ora se non ti dispiace avrei di meglio da fare che stare qui ad ascoltare le tue stronzate quindi …. Quella è la porta” me la indicò.
“Tecnicamente questa è casa mia quindi non mi puoi cacciare” le ricordai.
“Perfetto!” disse “Me ne vado io allora!” esclamò e puntò la porta.
“Non credo proprio” la contraddissi trattenendola per un braccio. “Questa storia deve finire!” non era proprio quello che volevo dire.
“Su questo siamo d’accordo” mi disse cercando di liberarsi dalla mia presa.
Sorrisi. “Mi sono spiegato male” le lasciai il braccio. “Basta scappare, basta scuse, basta! Io ti amo” scosse il capo “tu mi ami: è l’unica cosa che conta”
“No, no, NO!”
La ignorai: “Questa volta voglio fare le cose nel modo giusto, per questo non ti ho parlato prima, perché dovevamo risolvere entrambi un po’ di cose.” Almeno aveva smesso di scuotere la testa. “Tu dovevi sistemare la situazione con tuo fratello e io dovevo trovare un modo per dimostrarti che sono pronto” mi avvicinai a lei: “vieni a vivere con me?”
Mi guardò stupita: “Nooo!” esclamò “Non ci penso proprio! Tu sei completamento pazzo!” fece un passo indietro.
“Perché sei così dannatamente testarda?”  le chiesi esasperato.
“Detto da un presuntuoso come te!”
Feci un passo verso di lei: “Insicura!”
Indietreggiò ancora: “Egocentrico!”
Un altro passo in avanti: “Permalosa!”
“Vanitoso!” ormai aveva le spalle al muro.
“Prevenuta!”  appoggiai le mani alla parete, non poteva più fuggire.
“Orgoglioso!” disse mentre avvicinavo il mio viso al suo.
“Lunatica” le mie labbra a pochi centimetri dalle sue.
“Casanova” la voce ridotta a un flebile sussurro e le mie labbra erano di nuovo sulle sue.
 
Cercò di opporre resistenza ma alla fine cedette e si lasciò baciare. Con un braccio le circondai i fianchi e spinsi il suo corpo contro il mio, le mie labbra continuavano a muoversi con irruenza sulle sue,  volevo assaporare ogni centimetro  della sua bocca, accarezzare ogni angolo del suo corpo, volevo lei più di ogni altra cosa al mondo, tutto il resto era superfluo, persino respirare, avrei potuto continuare a baciarla per sempre ma … Giada si allontanò bruscamente da me, spiazzato allentai la presa e lei ne approfittò per sgusciare via: “No, no, no” disse.
Sconsolato abbassai il capo tra le spalle, sarebbe stato troppo facile, poi mi voltai verso di lei, continuava a scuotere la testa. “Perché?” chiesi semplicemente
“Perchè no!”
Sorrisi. “Deboluccio come motivo!”
“Perché è sbagliato! Perché sono successe troppo cose!”
“Sono tutte scuse e tu lo sai!” le dissi. “Dammi una sola valida ragione per cui non dovremmo stare insieme e giuro che ti lascerò in pace” Mi guardò attentamente cercando di capire se fosse la verità. “Vedi?” l’anticipai “Non esiste!”
“Dammi una sola valida ragione per cui dovremmo stare insieme?” mi fece il verso, ma a differenza sua io avevo tutti i motivi di questo mondo.
“Perchè ti amo …”
“Non è vero” ribattè
“Perché voglio vivere con te …”
“No, no, no” ripetè.
“È inutile che continui a dire no per farmi stare zitto … Perché voglio noi” continuava a scuotere il capo. “Perchè voglio tornare a casa sapendo di trovarti lì, voglio addormentarmi ogni notte stringendoti tra le mie braccia, voglio che i tuoi occhi siano la prima cosa che vedo ogni mattina, voglio litigare con te e poi voglio fare l’ amore con te …” aveva preso a camminare avanti e indietro, scuotendo il capo ma continuai: ”… voglio essere quello con cui te la prendi quando sei nervosa per un esame, voglio essere quello che chiami ogni volta che sei triste o felice o arrabbiata …” Feci un respiro profondo, adesso arrivava la parte che non le avevo mai detto: “ … voglio essere quello che sveglierai in piena notte perché avrai voglia di fragole a gennaio o di gelato alle tre del mattino.” Quella frase la bloccò completamente e tornò a incrociare i miei occhi. “Sì” risposi alle sua domanda silenziosa, aveva capito bene. “L’ho sempre voluto, dalla prima volta che ti ho visto e lo ammetto questo mi ha spaventato a morte perché solo qualche mese prima l’idea di costruire qualcosa di vero, di definitivo mi faceva venire l’orticarie  ma poi sei arrivata tu e con una stupida frase hai cambiato tutto” mi avvicinai lentamente a lei che questa volta non si mosse. “Voglio te, voglio noi, voglio cominciare ad essere una famiglia, io e te, per ora…” le presi il volto tra le mani e le asciugai una lacrima che stava scendendo veloce verso le sue labbra, poi appoggiai la mia fronte sulla sua: “Ci saranno complicazioni, difficoltà e porte sbattute, tante porte sbattute ma voglio anche quelle! Ti amo, testona, non ho smesso e non smetterò mai” la baciai di nuovo, quella volta gli angoli della sua bocca si alzarono in un sorriso: “Ti odio” sussurrò tra le mie labbra.
“Lo so” sorrisi senza smettere di baciarla.
 
 
[Giada]
 
Era una strana sensazione, sembrava fosse la prima volta, quello sfiorarsi senza fretta un po’ per l’attenzione e un po’ per il timore  di quando si scopre qualcosa di nuovo, eppure era come se non ci fossimo mai lasciati, i nostri corpi si conoscevano, forse si appartenevano da sempre: l’elettricità, i brividi lungo la schiena erano gli stessi se non più di prima, ritrovare nei suoi occhi quel lampo di desiderio, l’eccitazione nel sentire i suoi addominali scorrere sotto le mie dite, le sue mani sul mio corpo, lo stato di completo abbandono che le sue labbra sul mio collo provocano ancora, il piacere provato accogliendolo e sentendolo  muoversi dentro di me e mordicchiandogli l’orecchio sfidarlo perche’ andasse più a fondo. Mi ero quasi dimenticata come mi sentisse tra le sue braccia, quel senso di pace come se il mondo e i suoi problemi non esistessero, come se esistessimo solo noi …. E ci bastavamo.
 
Riuscivo a sentire i pensieri che affollavano la sua testa mentre osservavo le nostre mani intrecciate sul mio ventre: “A cosa stai pensando?” chiesi.
Percorse con le labbra il tratto che andava dal mio collo all’orecchio dove sussurrò: “Non voglio svegliarmi domani mattina e non trovarti”
Mi voltai per guadarlo negli occhi, quei bellissimi occhi color nocciola che, sin dal primo istante, avevano cambiato irrimediabilmente la mia vita, mi stupii di trovarci dentro preoccupazione e paura. Avevo sprecato un sacco di tempo cercando di scappare dalla cosa più vera e più bella che mi fosse mai capitata. “Non vado da nessuna  parte.” lo rassicurai.
Sorrise. “È una promessa?”
Scossi il capo avvicinando la mia bocca alla sua. “È una minaccia!” sussurrai, poi baciando il suo sorriso mi sdraiai sopra di lui.  
“Ah sì?” chiese divertito.  Annuii tenendo il suo labbro inferiore intrappolato tra i miei denti.
Con un unico semplice gesto ribaltò la situazione, risi divertita poi le sue labbra voraci sulle mie, le nostre mani , i nostri corpi intrecciati …
 
Il mattino dopo mi svegliai ed ero semplicemente felice! Felice come solo lui riusciva a farmi sentire, ancora prima di aprire gli occhi, allungai la mano alla ricerca del suo corpo accanto al mio, ma trovai solo il materasso vuoto. Spalancai gli occhi: panico totale, non mi ero sognata tutto, vero? Scesi dal letto e dopo aver indossato la prima maglietta che mi capitò a tiro, andai in cucina. Quando lo vidi lì, ripresi a respirare e rimasi ad ammirarlo appoggiata alla porta:  non mi sarei mai abituata a vederlo girare in boxer per casa, non mi sarei mai abituata all’idea che sarebbe stato sempre e solo mio. “È per caso scoppiata un bomba?” chiesi divertita dal casino che occupava la mia, anzi la nostra cucina: c’erano padelle e farina sparse ovunque.
“Ah, ah … Sto preparando la colazione ma ho incontrato qualche piccola difficoltà” Spiegò continuando a trafficare con i fornelli.
“Non si direbbe!” lo presi in giro.
Si voltò verso di me, sorrisi notando che aveva un po’ di farina sulla guancia. Mi squadrò da capo a piedi  facendomi arrossire. “Che c’è?” gli chiesi.
Si avvicinò e mi diede un bacio: “Le mie magliette ringraziano, gli eri proprio mancata” sussurrò.
Guardai quella che indossavo e solo in quel momento mi accorsi che era una delle sue: “Cretino!”lo rimproverai prima di baciarlo di nuovo.
“Torna a letto” mi disse “tra poco arrivo con la colazione”  
Non avevo alcuna intenzione di perdermi quello spettacolo, in punta di piedi lo raggiunsi ai fornelli e dopo averlo abbracciato gli diedi un bacio tra le scapole nude.
“Non mi ascolterai mai, vero?” commentò divertito.
Lo baciai nello stesso punto e sfiorandogli la schiena con la punta del naso chiesi: “Cosa stai preparando?”
“Pancakes! Quando ero piccolo mamma me li preparava sempre per il mio compleanno” mi spiegò.
Lasciai la presa sui suoi fianchi per andare a curiosare nella padella: “Ma oggi non è il giorno del tuo compleanno” gli ricordai.
“Lo so amore mio, ma oggi è un giorno speciale!”
Mi si azzerò completamente la saliva, ero leggermente confusa? Sorpresa? Emozionata? Non saprei! Non mi aveva mai chiamata in quel modo prima.
Alex si voltò a guardarmi “Stai bene?” domandò divertito. Non dissi nulla, ma lo baciai con abbastanza trasporto. “E questo a cosa lo devo?” chiese.
“Ti amo” sussurrai
“Ti amo anch’io …” rispose prima di baciarmi, poi aggiunse: “Amore mio”. Ecco un’altra cosa a cui non mi sarei mai abituata.

 
THE END
 
 
  
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