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Autore: SongMiSun    05/12/2013    2 recensioni
YoungJae si è appena trasferito nella città di Seul, abbandonando così il paese natale. Inizialmente, si prospetta una bella permanenza: casa accogliente, clima sereno, nuove amicizie.. ma già il primo giorno di scuola accade qualcosa. Che questa bella prospettiva riservi qualcosa di totalmente diverso?
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Youngjae
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arrivò in quella stanza non troppo grande, lasciando lo scatolone che aveva in mano in uno degli angoli, guardandosi poi intorno, affascinato.
Le pareti erano di un azzurro pastello, il mobilio e le tende bianche si abbinavano alla perfezione. Quella era la sua nuova camera. Sorrideva con entusiasmo, sedendosi sul letto per provarlo, lasciandosi poi infine andare, sdraiandosi completamente.
YoungJae e la sua famiglia si erano appena trasferiti nella grande città di Seul, abbandonando così il loro paesino natale, a causa del lavoro del padre; ma ciò poté solo che giovare a tutti, potendo così trovare una casa migliore, più grande ed accogliente e con più comodità rispetto a quella di campagna.
Nella vecchia casa, Jae non aveva una camera propria, doveva condividerne una più piccola di questa con il fratello maggiore, dormendo su un letto a castello. Ora quindi, era felice di aver trovato uno spazio tutto suo, dove avrebbe potuto fare ciò che voleva con tranquillità, senza essere perennemente disturbato.
Si tirò di nuovo su a sedere, notando quanto fosse vicino il letto alla finestra. Cosa buona per lui, avrebbe potuto ammirare fuori da essa e perdersi nei suoi pensieri con tanto di comodità.
Osservò quindi la casa dirimpetto, con i mattoncini bianchi, uguali alla sua, sbirciando tra le tende. Un ragazzo biondo, molto alto, era intento a ballare in quella che sembrava la sua stanza. Si muoveva molto bene, anche se non poteva sentire la musica,  Jae capì dai suoi movimenti che sicuramente frequentava una scuola di danza.
Si rasserenò nell'avere almeno un adolescente come vicino, avrebbe potuto conoscerlo e farsi un amico, dato che non aveva mai avuto tutta questa folla di persone con lui; ma si era ripromesso che col cambiare città (e vita), avrebbe provato a fare nuove conoscenze, ad allargare la sua rete di amicizie, provando così ad essere più felice.
In quei pensieri, la madre lo interruppe con un forte urlo, chiedendo il suo aiuto per sistemare ancora delle cose. E YoungJae, da bravo figlio, corse ad aiutarla.
 
Venne presto la sera e tutti erano riuniti a tavola per la cena, ascoltando come sottofondo il telegiornale dalla tv nuova di zecca. Di tanto in tanto il signor Yoo raccontava un breve episodio della giornata lavorativa, provando a rendere partecipi i membri della famiglia. L'unico interessato veramente era YoungJae. Ascoltava le parole di suo padre e sorrideva, annuendo quando necessario. Era davvero attaccato al padre e sapeva che anche lui gli voleva molto bene. Avevano questo strano rapporto d'intesa, andavano d'accordo, ma non davano mai segno del loro sentimento. Era il loro tacito accordo. Volersi bene, senza troppo eccesso di affettuosità.
Dopo aver finito di mangiare le verdure grigliate, Jae aiutò la madre a sparecchiare, mentre il fratello sgattaiolò in camera sua e il signor Yoo si stese sfinito sul divano.
Anche nella casa vecchia era così. Dopo i pasti, Jae e la madre erano gli unici a rimanere per mettere a posto le stoviglie dopo averle lavate e a sistemare la cucina. Ma lui non si era mai lamentato di questo, andava bene così e ne era contento. Inoltre, sapeva benissimo che sua madre aveva sempre avuto dei piccoli disturbi psicologici, anche se lei aveva cercato di nasconderlo; per questo, YoungJae le era accanto il possibile, aiutandola anche in momenti come questi. Non gli dispiaceva tutto ciò.
« Tesoro, potresti andare a buttare l'immondizia? Ci sono due buste all'ingresso, piene di alcune cose che non ci servono più. Non so perché le abbiamo portate qui.. »
La madre parlava con il suo solito tono di voce basso e delicato, lanciando un piccolo sorriso al figlio minore, lasciandolo poi libero di andare.
Ovviamente, le cose non erano proprio andate così. Era stata lei stessa a voler portare quelle buste, ma come accadeva spesso, si dimenticava  e addirittura cambiava la sua idea.
Quindi, senza farsi troppi problemi o controbattere, Jae infilò una giacca ed uscì con le buste tra le mani. L'aria era abbastanza fredda, ormai era quasi inverno. Si strinse il più possibile e camminò velocemente, arrivando fino al secchione più vicino, solo a due case dalla sua.
La strada non era illuminata alla perfezione, a causa di un guasto ad alcuni lampioni, quindi Jae aveva poca visibilità. Per questo, mentre tornava indietro, finì contro qualcuno. Si inchinò un paio di volte in segno di scuse, sapeva che era in torto, non avendo visto quella persona uscire dal cancello della sua abitazione. A volte sapeva essere proprio sbadato.
« Mi scusi, non l'avevo vista.. »
Tornò dritto e notò davanti a se lo stesso ragazzo che aveva scrutato quel pomeriggio, mentre ballava. Stava sorridendo e scuoteva la testa, quindi non si era affatto offeso. Questo era una buona occasione per Jae di intraprendere una conversazione.
« Tu abiti qui, vero? Io mi sono appena trasferito nella casa accanto, quella lì. »
Alzò una mano per indicarla, sorridendo quindi al ragazzo.
« Davvero? Forte, abbiamo dei nuovi vicini e non sono dei vecchiacci noiosi! Comunque piacere, io sono Junhong. »
Questo Junhong fece un lieve inchino e poi porse la mano all'altro, senza smettere di sorridere.
« Io sono YoungJae, piacere di conoscerti. »
Ricambiò l'inchino e la stretta di mano, accennando anche un sorriso. Ce l'aveva fatta, era riuscito almeno a presentarsi.
Stava per aprire bocca, ma suonò quello che sembrava il cellulare di Junhong, che rispose prontamente.
Disse al suo interlocutore qualcosa che Jae provò a non ascoltare, ma capì benissimo che la persona dall'altra parte della cornetta era in casa e lo stava richiamando per entrare.
La conversazione durò pochi minuti, poi il biondo ripose il cellulare nella tasca e sospirò.
« Scusa, ma i miei amici sono proprio stupidi. Dovevo andare a comprare delle bibite per loro, ma poi si sono accorti di averle nascoste solo-Dio-sa-dove. Quindi, io rientro, anche perché qui fa un certo freddo! » fece una piccola risata, che accompagnò quella di Jae, poi proseguì.
« Davvero, sono contento di averti conosciuto, sapevo sarebbe venuto presto qualcuno qui, ma come detto, non credevo fosse un ragazzo. Ora vado, ci vediamo presto, YoungJae. »
Jae fece in tempo solo a sventolare una mano in segno di saluto, che l'altro tornò indietro, arrivando fino alla porta di casa che chiuse in poco tempo.
Lui se ne tornò a casa propria, abbastanza soddisfatto dell'accaduto. Non era stata una conversazione brillante, ma almeno era riuscito nell'intento. Con il tempo, avrebbe lavorato su una possibile amicizia.
Rientrò in casa in fretta e notò che la madre aveva raggiunto il padre sul divano. Facevano spesso così. Guardavano la tv insieme e si coccolavano, a volte riuscivano anche ad addormentarsi. Era una cosa bella, per lui; dopo tutto quel tempo si amavano ancora tanto e le loro litigate erano minime e per cose banali. L'atmosfera era alquanto serena.
YoungJae, quindi, salì le scale e se ne andò in camera sua col sorriso. Si prospettava una bella permanenza.
 
La sveglia suonò alle 7 in punto e Jae la spense in pochi secondi. Si alzò prima con il busto, mettendosi a sedere e lasciando fuoriuscire un sonoro sbadiglio, stiracchiando le braccia, poi si alzò in piedi, lentamente, avviandosi in bagno per una veloce rinfrescata. Fortunatamente aveva dormito bene e non aveva quel solito mal di testa che lo tormentava quasi tutti i giorni. Tutto ciò lo rese di buonumore e per questo riuscì anche a fare una bella colazione.
Poi si cambiò, indossando dei jeans ed una felpa pesante; non aveva ancora fatto lo zaino, ma essendo il primo giorno nella nuova scuola, mise solo alcuni fogli e delle penne.
Salutò la famiglia ed uscì di casa con il sorriso.
Percorse il piccolo vialetto e chiuse il cancello alle sue spalle, notando non troppo lontano Junhong fare la stessa cosa. Anche il ragazzo si accorse di lui e gli sorrise, avvicinandosi.
« Buongiorno YoungJae, anche tu a scuola? »
« Beh si, è il mio primo giorno qui. »
« Molto bene! Allora faremo la strada insieme. »
I due si incamminarono verso l’edificio scolastico non troppo lontano da loro, chiacchierando del più e del meno.
Una volta dentro, si dovettero separare. Jun frequentava il secondo anno e Jae il penultimo, quindi, non erano in classe insieme.
« Ti aspetto all’uscita, a dopo! »
Junhong sorrise e se ne andò nella sua classe, senza troppa fretta.
Jae, invece, si guardò intorno spaesato, ma riconobbe quasi subito il preside che lo stava aspettando. Era vicino alla classe con la sezione D, la sua nuova classe.
Salutò il preside con rispetto, inchinandosi per bene e poi lo seguì dentro, dove erano presenti solo pochi studenti. Mancava ormai poco al suono della campanella e Jae si sentiva già in ansia. Quei pochi ragazzi lo guardavano in strano modo e lui aveva paura che lo stessero giudicando. Non sopportava questa cosa.
Come detto, suonò dopo pochissimi minuti la campanella di inizio delle lezioni, facendo entrare tutti gli studenti nelle loro classi. Quando arrivò la professoressa, il preside poté presentare il nuovo arrivato, lasciando poi fare lui.
« Salve a tutti, sono Yoo YoungJae e da oggi farò parte di questa classe, per il resto dell’anno. »
Sforzò un sorriso, anche se sentiva un nodo alla gola e il viso andare a fuoco; era praticamente in imbarazzo. Gli fu indicato un posto libero ad uno dei primi banchi, dove sistemò le sue poche cose e la professoressa gli diede una lista dei libri che doveva comprare. Iniziò poi l’appello e lui provò a seguirlo, cercando di memorizzare qualche nome, invano.
Bussarono alla porta proprio nel bel mezzo dell’appello, rivelando uno studente ritardatario.
« Yu, dovresti smetterla di arrivare sempre tardi. Vai pure a sederti al tuo posto. »
Jae l’osservò con attenzione e curiosità, notando che avevano lo stesso cognome. Questo Yu, sembrava quasi finto, fatto di plastica, quasi come una bambola. Alto, magrissimo, i lineamenti delicati, con quei suoi occhi non molto grandi che gli davano quell’aria misteriosa e le lenti a contatto azzurre che li risaltavano; i capelli neri ricadevano ai lati del viso e coprivano la fronte e in parte gli occhi, lo rendevano ancora più bello.
Tutte le ragazze della classe sembravano in iperventilazione per il suo arrivo, ma lui sembrava non farci caso.
Il banco del ragazzo-bambola era praticamente vicino a Jae, alla sua sinistra; Yu lo guardò, sorridendogli sghembo.
Cosa diamine voleva dire quel sorriso?
Jae si limitò a ricambiarlo per qualche istante, interpretandolo come un “benvenuto”, volgendo poi lo sguardo alla lavagna, dove la professoressa stava iniziando la lezione. Matematica, la sua materia preferita.
 
Le ore passarono velocemente, per fortuna, rendendo comunque la mattinata piacevole. Suonò quindi, la campanella della pausa pranzo, che fece correre tutti fuori dalla classe, per accaparrarsi un buon posto per la fila alla mensa, o semplicemente per incontrare il prima possibile gli amici.
Tutti, tranne Jae.
Lui, ovviamente, non conosceva nessuno e preferiva starsene lì. Non aveva molta fame e non gli interessava molto. Stava cercando di perdere peso e saltare qualche pasto non gli faceva così male. Almeno lui pensava. Inizialmente, non si accorse della presenza del ragazzo, dato che era intento e scrivere delle cose sul quaderno, ma poi egli si avvicinò, picchiettando piano sulla sua spalla.
« Hey. Io sono Min, piacere. »
YoungJae alzò lo sguardo e si ritrovò quel sorriso proprio davanti gli occhi. Davvero un bellissimo sorriso. Scosse la testa, come a riprendersi da quanto accaduto e sconcertato, provò a ricambiarlo.
« Io sono.. YoungJae. »
« Oh, piacere di conoscerti. Aish, ora devo andare a pranzo, ci vediamo dopo a lezione. Tu non vieni? »
YoungJae scosse la testa, stavolta per rispondere alla sua domanda e l’altro annuì piano, andando poi fuori dalla classe.
Non capì bene cosa fosse successo, ma quel ragazzo sembrava diverso da tutti gli altri. Quando Jae era entrato, quasi nessuno lo aveva notato; invece Min era riuscito a farlo sentire a suo agio, parte della nuova classe.
Riprese a scrivere, ancora immerso nei suoi pensieri, ma poté captare un piccolo pezzo di conversazione di alcune ragazze lì vicino.
A quanto pare, questo Min era un modello, metà americano e metà coreano, arrivato da non molti anni nel paese natale del padre, dopo aver vissuto la sua infanzia negli Stati Uniti.
 
Ma perché si stava interessando tanto? Cosa importava chi fosse Yu Min e quali fossero le sue origini?
  
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