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Autore: emotjon    06/12/2013    15 recensioni
Un angelo. Capelli ricci, occhi smeraldo.
Un demone. Pelle ambrata, occhi cioccolato fuso.
E lei. La ragazza da cui dipende il destino di... tutto.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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*tipo che oggi è il mio compleanno, e mi ero ripromessa di non aggiornare niente.
ma tipo che ieri ho finito di scrivere il capitolo, e non vedevo l'ora di aggiornare.
quindi, ho aggiornato lo stesso, nonostante sia il mio compleanno, lol.
tanti auguri a me, yep.
okay, a parte il delirio puro, spero che il capitolo vi piaccia.
e spero che salgano le recensioni, perchè a questa storia ci tengo da morire...
bene, vi lascio alla lettura, alla prossima.
xx Fede.*
 



4. Green eyes.
 
 

Guess you're permanent
Can't be removed
Each time my heart breaks
It's like a new tattoo”.

 
 
Madeleine lavorava al negozio di tatuaggi da quasi due settimane ormai. Eppure ancora non era riuscita ad abituarsi al canticchiare continuo di Eveline. Canticchiava, sempre. Qualsiasi cosa succedesse, e qualsiasi genere musicale.
Canticchiava disegnando, inviando e-mail, intingendo la punta nell'inchiostro durante un tatuaggio. E quella mattina, mentre Mad buttava giù qualche bozzetto... canticchiava. Senza sosta. Quasi senza riprendere fiato.
Madeleine sorrise, per poi automaticamente prendere a canticchiare con lei. La cosa più naturale del mondo. Come se si conoscessero da sempre. Un attimo, e anche la voce melodiosa di Cher si unì alle loro, seguita dal leggero battere del tacco di Cassiel sul parquet.
Eveline rise piano, facendo l'occhiolino a Mad dall'altra parte del negozio, per poi cambiare improvvisamente canzone, facendo ridere la nuova impiegata dell'Angels Tattoo.
«Così non vale», borbottò Cherubiel mettendo il broncio. La sentirono sbuffare, mentre Eveline riprendeva a canticchiare, stavolta a bocca chiusa, muovendo la testa ad un ritmo tutto suo.
Se Cherubiel era l'angelo per antonomasia, Eveline non era da meno. E si somigliavano, in un certo senso. Si somigliavano, ma in un modo che Madeleine non riusciva a capire. Forse erano gli occhi azzurri, o la bellezza che emanavano entrambe.
Non riusciva a spiegarsi perché le vedesse tanto simili.
«A cosa pensi?», le chiese Cassiel vedendola con la testa tra le nuvole. Lei per tutta risposta scosse leggermente la testa, quasi come a scacciare qualche brutto pensiero. «Quelle due danno da pensare anche a me, credimi», aggiunse, facendo ridacchiare l'altra.
«Sicura che non siano sorelle?», scherzò sistemandosi alla meno peggio lo chignon. Se prima era disordinato, ora era un disastro. Ma in fondo non le stava male. «Sono identiche», aggiunse gesticolando leggermente. Cas le sorrise, ed è probabile che stesse per risponderle, ma al sentir tintinnare il campanello sopra la porta, si voltò di scatto, aprendosi in un sorriso fenomenale.
«Ragazze!», esclamò Niall entrando per primo, con una scatola di ciambelle tra le mani, e seguito da Liam, che portava i cappuccini per tutti. Madeleine li aveva conosciuti il suo primo giorno al negozio, quando avevano portato la colazione alle ragazze.
Come anche quella mattina, del resto.
Niall era… incredibile.
Bello da star male, con quegli occhi celesti che ti inchiodavano al suolo, impedendoti di muoverti. Quando ti guardava, era come se non esistesse nient’altro al mondo se non i suoi occhi. Riusciva a calamitare l’attenzione di chiunque con uno sguardo, con un sorriso, con la sua risata.
E finivi ai suoi piedi, cotta a puntino.
«La sua ordinazione, signorina», scherzò salutando Mad con un bacio sulla guancia e porgendole il sacchetto di carta col solito cornetto al cioccolato. Lei avvampò, come sempre quando il biondo le rivolgeva tutte quelle attenzioni.
Anzi, no. Mad arrossiva con chiunque, non solo con Niall.
Ma con lui era tutto come più imbarazzante. Amplificato, in un certo senso.
«Grazie, biondo».
La mettevano in soggezione, tutte quelle attenzioni. Ma Liam era diverso. Meno espansivo. Più simile a lei. Il più umano di tutti, in effetti. Così si limitò a regalarle un sorriso e a posarle il suo cappuccino sul bancone, di fianco ai suoi disegni.
Niente abbracci da amiconi. Niente baci sulla guancia. Solo un sorriso.
Sorriso che Madeleine ricambiò allegramente, senza la minima traccia di rossore sulle guance. Liam le piaceva, in un certo senso. La trattava da ragazza normale, la faceva sentire bellissima, nonostante fosse circondata da ragazze decisamente più… appariscenti. La trattava da amica.
«Vado a salutare la mia ragazza, prima che mi prenda a sprangate… dopo ricordami di farmi vedere quel disegno che mi dicevi, okay?», le disse Liam scompigliandole leggermente i capelli.
Adorabile. Bellissimo. Ma impegnato. Come anche Niall, del resto.
Liam con Cherubiel. E Niall con Eveline.
Ma Madeleine aveva già la testa da tutt’altra parte. Non sulle smancerie inadeguate di Niall. Non sul sorriso incredibilmente bello di Liam. Ma sugli occhi che non faceva altro che disegnare da due settimane.
Verdi. Color prato, spruzzati d’argento.
Gli stessi occhi del ragazzo che in quel momento stava ridendo con Cassiel. Un ragazzo di cui Mad nemmeno si era accorta, distratta dal biondo e dal castano. Un ragazzo incredibilmente alto e davvero troppo bello anche solo per sembrare vero. Dalla carnagione chiara, liscia alla vista. Dai capelli castano scuro, ricci.
E dagli occhi verdi. Gli stessi occhi di cui era pieno l’album dei bozzetti di Maddie.
Un viso familiare. Troppo familiare per essere una coincidenza. Come se la ragazza l’avesse già visto, già incontrato, già abbracciato. Come se ci avesse già parlato. Come se ricordasse perfettamente il suono della sua voce. Come se lo conoscesse, ma non riuscisse a capire come.
Come con le ragazze. Ma peggio, da un certo punto di vista.
«Ehi». Kismet invece, aveva la bruttissima abitudine di comparire dal nulla e far prendere dei gran colpi al cuore alla povera Madeleine. Kismet arrivava, salutava, e puntualmente l'altra perdeva un battito, saltando sullo sgabello.
«Ciao Kismet», sbuffò la ragazza, portandosi come sempre la mano sul cuore, solo per sentirlo battere all'impazzata. E come ogni volta in quelle due settimane, Kismet finiva per scoppiare a ridere, passandosi una mano tra i capelli scuri.
Era la loro routine, in un certo senso.
Ma Kismet era indecisa. Indecisa se chiedere o meno a Mad cosa ne pensasse di Harry. Indecisa se chiederle o meno cosa stava disegnando con tanto impegno quel giorno. Indecisa se fare conversazione, o se per una volta lasciarla in pace.
«Hai conosciuto Harry?». Ed eccolo, il suo animo da pettegola. Che fece sorridere Madeleine. E non solo per la sua domanda, o per il modo in cui gliel'aveva chiesto. Ma perché in fondo sperava che Kismet glielo chiedesse.
Sperava che qualcuno le confermasse che il ragazzo dagli occhi verdi fosse proprio Harry.
E si limitò a scuotere la testa. Arrossendo violentemente. Forse era anche più rossa del solito, vista la risatina in risposta di Kismet. Ma in fondo non le importava. Insomma, è vero che le dava fastidio imbarazzarsi per qualsiasi cosa... ma in quel caso era come se sentisse il bisogno di arrossire.
Perché Harry era davvero troppo, per non essere notato.
«Se vuoi...».
Lasciò apposta la frase in sospeso. Il suo era come un “se vuoi te lo presento”. Che fece rimanere di sasso Madeleine, con la brioche a mezz'aria e l'altra mano che le tremava sul coperchio del cappuccino al cioccolato.
«Assolutamente no», le disse Mad, cercando di riprendersi e trattenendo una risata nervosa. Non aveva bisogno di conoscere Harry. Non le serviva. Ma la domanda è un'altra. Lei lo voleva? Voleva conoscere il ragazzo che aveva ispirato così tanti disegni in quelle due settimane? Assolutamente sì. «O magari...».
Ma non fece in tempo a finire la frase che Kismet aveva già battuto le mani, eccitata come una bambina, e si era incamminata – con forse troppa eleganza per una che dovrebbe sembrare un’umana – verso Cassiel e il riccio. E Madeleine ovviamente non aveva il coraggio di fermarla. Di certo non poteva mettersi a strillare davanti a tutti.
Perciò sospirò scuotendo leggermente la chioma di capelli castani, e tornò alla sua colazione, mentre con la mano libera ripassava i contorni di un disegno, canticchiando. Cantare la distraeva, un po' come disegnare e mangiare.
Ma dopo un po' le venne un'idea per un disegno, e chissà come riuscì persino a trattenersi dal disegnare l'ennesimo paio di occhi verdi. Si mordicchiò il labbro inferiore disegnando la sagoma di un occhio, contornato da una miriade di ciglia scure.
Un occhio. Non verde. Un occhio scuro. Color cioccolato fuso.
«Sei brava». La voce roca di Harry interruppe a metà un tratto che dalla matita che Mad teneva in mano sarebbe andato a formare l'angolo di quell'occhio. Occhio che non sapeva di chi fosse. O meglio, Mad non lo sapeva. Harry sì, perfettamente.
E quando la ragazza alzò lo sguardo verso il suo interlocutore, per poco il suo cuore non smise di battere. Così, all'improvviso. Fermo. Per qualche battito. Ma non per la paura. Nemmeno per l'imbarazzo.
I suoi occhi si erano appena incatenati a quelli di Harry.
E non sembravano in grado di staccarsi da essi.
Madeleine non voleva che si staccassero. Non voleva perdere il contatto con gli occhi più incredibili che avesse mai visto, non ora che finalmente li vedeva dal vivo e non solo immaginati nella sua mente.
«Grazie», cercò di dire senza balbettare. E in qualche modo ci riuscì. La sua voce risultò netta, limpida, leggermente emozionata, e leggermente presuntuosa. A Mad riusciva bene. Se la tirava un po’ magari, ma in fondo era la ragazza più umile sulla faccia della Terra. «Io sono Madeleine», aggiunse con un mezzo sorriso porgendogli la mano libera dal cappuccino.
Lo stava torturando, quel povero bicchiere.
E il riccio ridacchiò, davanti a tanto spirito d’iniziativa. Era la prima volta – la prima vita – in cui Mad si presentava prima di lui. E la cosa non gli dispiaceva… anzi, era il contrario. «Harry», mormorò con un sorriso con tanto di fossette facendole un elegantissimo baciamano.
Ma solo per un motivo. Vederla arrossire.
Detto fatto. La pelle di Madeleine prese praticamente fuoco, a contatto con le labbra del riccio. Rossa in viso, e giù, scendendo fino allo scollo della maglietta nera che indossava. Pochi secondi ed era diventata color fragola, solo con quel tocco minuscolo. Harry sorrise impercettibilmente. Ma Mad non riusciva a capire come potesse farle quell’effetto…
Harry invece stava ripercorrendo con lo sguardo il viso della ragazza che aveva davanti, mentre nello stesso momento ripercorreva i ricordi. Ogni vita in cui l’aveva amata, a volte da vicino, altre da lontano. Ogni vita in cui l’aveva salutata, a volte abbracciata, a volte baciata. Ogni vita in cui si erano uniti, in ogni modo possibile.
Ogni volta in cui il suo amore per lei era stato più forte del dolore della perdita. Ogni volta che i loro occhi si erano incrociati e lui si era sentito in colpa, perché ogni suo sguardo significava una fine, per Madeleine, prima o poi.
«Io… ti lascio lavorare», le disse dopo quella che ad entrambi parve un’eternità, lasciandole dolcemente la mano e sorridendole, per poi tornare da Cassiel, che parlava con Liam.
Ma che in realtà non gli aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno per un istante.
E si stava trattenendo dal sorridere come un’ebete, in effetti.
«Come sta andando?», gli chiese Cas legandosi i lunghi capelli ebano in una coda alta, sorridendo enigmaticamente, per poi prendere l’occorrente per ritoccare il tatuaggio del riccio. Lui le sorrise, con tanto di fossette, per poi stringersi nelle spalle.
«Mi è mancata così tanto, che non poterla stringere mi fa… male». Disse l’ultima parola in un sussurro, appena percepibile, in modo che lo sentisse solo la sua migliore amica. «Hai pensato all’eventualità che scelga Zayn?», le chiese poi, serrando la mascella.
Cassiel annuì piano, con un mezzo sorriso.
Avevano pensato a tutte le possibilità, lei e Kismet. Ma Harry non avrebbe dovuto pensare in quel modo. Doveva solo fare tutto il possibile perché Madeleine scegliesse lui. Avere il tempo di farsi conoscere, di farsi amare. Come aveva fatto tutte le altre volte.
Solo che questa volta Madeleine avrebbe conosciuto anche il demone dagli occhi cioccolato. Avrebbe avuto la possibilità di conoscere, abbracciare, baciare, amare, entrambi. E di scegliere.
«Devi lasciar scegliere lei, è questo il piano, Haz», gli disse dopo una manciata di secondi facendogli togliere la maglietta bianca che indossava e facendolo sdraiare su uno dei lettini. «Cosa ritocchiamo oggi?», aggiunse cercando disperatamente di cambiare argomento.
Il riccio ci penso su qualche istante, per poi posare lo sguardo sulla ragazza castana dall’altra parte del negozio, che era tornata a disegnare, canticchiando tra sé. E gli venne un’idea, che lo fece ridacchiare, e che fece impallidire Cassiel.
Lei non voleva che Harry corresse. Doveva andare con calma.
O l’avrebbero persa.
«Respira, Cas… voglio solo che mi tatui uno dei suoi disegni», la interruppe divertito alzando le mani, come se si stesse arrendendo. Aveva bisogno del contatto fisico con Madeleine, però, o sarebbe scoppiato. «Voglio che me lo disegni a mano libera sulla pelle».
L’angelo al suo fianco si rilassò visibilmente. Ma forse non aveva capito quello che voleva Harry. «Vado a prendere un pennarello, allora…», gli disse con la testa inclinata da un lato, curiosa di capire cosa avesse in mente il ragazzo semi sdraiato sul lettino.
Per tutta risposta scoppiò a ridere.
«Se ti dico Mosca, cosa ti viene in mente?», le chiese con un ghigno divertito.
A lui veniva in mente di quando si era finto malato di colera. E di quando una bellissima infermiera dai lunghi capelli castani e gli occhi nocciola si era presa cura di lui, steso su un lettino non molto diverso da quello su cui era sdraiato in quel momento. Era il 1848.
Una delle vite in cui Harry e Madeleine si erano solo guardati. E il massimo erano le carezze di Mad sulla sua fronte imperlata di sudore. Ma era comunque un suo ricordo. E nel profondo era anche un ricordo di Mad.
«No, Harry, no», lo fermò Cassiel prima che si potesse alzare e andare da Maddie di persona. Il ragazzo puntò i suoi occhi verde smeraldo in quelli dell’amica, sporgendo il labbro inferiore in fuori, cercando di persuaderla. Lei scosse la testa, divertita, e gli lasciò un bacio veloce sulla guancia, prima di alzarsi dal suo sgabello. «Ma mi devi un favore», borbottò andando verso la postazione della sua nuova (o vecchia, a seconda della prospettiva) amica.
Mad era completamente concentrata su quello che stava facendo, ma non amava avere gli occhi di qualcuno addosso mentre disegnava. Tutta quell’attenzione la metteva in soggezione. «Dimmi Cas», disse piano alla mora, sorridendo appena.
Ma senza distogliere lo sguardo dal blocco da disegno.
Lei prese un respiro profondo, attirando l’attenzione di Madeleine, che si mise a guardarla, con un sopracciglio elegantemente inarcato. «Te la senti di disegnare una delle tue piume… direttamente sulla pelle?», le disse tutto d’un fiato, tanto veloce che per un istante la ragazza credette di non aver capito.
Ma poi spostò lo sguardo su Harry, che si divertiva a scherzare su qualcosa che non riusciva a sentire con Eve. La vide ridere, passandosi una mano tra i capelli mogano, mentre il riccio spostava lo sguardo proprio su di lei.
«Su di lui?», le chiese, la voce più alta di un’ottava. Quasi stridula.
Cassiel si limitò ad annuire, cercando di reprimere una risatina. E sperando con tutta sé stessa che accettasse. Perché in fondo l’idea di Harry non era tanto male, da un certo punto di vista. «Ti prego, solo a pennarello, poi lo tatuo io».
Allora la ragazza rise, passandosi una mano tra i capelli perfettamente lisci e tirando fuori un pennarello dal cassetto del suo bancone. Cassiel sapeva essere convincente, c’era da ammetterlo. E poi Mad stava morendo dalla voglia di toccarlo.
Solo che, ancora una volta, non ne capiva il motivo.
«La piuma però la scelgo io, e anche il punto dove tatuarla», disse a Harry sedendosi dove poco prima stava seduta Cassiel. Lui annuì, visibilmente divertito, non capendo da dove venisse tutta quell’intraprendenza. Sicuri che quella fosse la sua Madeleine?
«Sono tutto tuo», le sussurrò in un orecchio, prima di sdraiarsi e lasciare che la ragazza iniziasse a disegnare, poco sopra la cresta iliaca destra. Un brivido gli attraversò la schiena, così come ne fu attraversata la schiena della ragazza.
Sì, quella era proprio Madeleine. La sua Madeleine.


 
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(askate, vi supplico in ginocchio, lol)

*e vi lascio con Eveline (Miranda Kerr), alla prossima.
ah, e già che siete qui, me la lasciate una recensione, vero?*

   
 
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