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Autore: ELLEcrz    06/12/2013    9 recensioni
Klaroline is THE way!
Gli occhi di Caroline non guardano più Klaus allo stesso modo, questo la spaventa, la confonde, la cambia. La cambia ma non la rende diversa da Klaus.
“Noi siamo uguali, Caroline” [Cit. Klaus]
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO:

D'ora in avanti seguirò alcuni avvenimenti di 'The Originals', quindi vi avviso che troverete degli spoiler ''tra le righe'', anche se stravolgerò tutto alcune cose rimarranno le stesse.

 

 

 

Sto percorrendo il corridoio della prima classe diretta al mio lussuoso posto a sedere accanto al mio più che lussuoso accompagnatore. Accompagnatore. Non saprei come chiamarlo in altro modo anche se ormai, data la situazione, lui non è di certo solo un accompagnatore.
Sorrido mentre alza lo sguardo vedendomi arrivare. Mi ha lasciato il posto accanto al finestrino, perché sa che mi sento meglio se posso guardar fuori, mi ha ordinato da bere, perché sa quello che mi piace, mi ha fatto arrivare delle sacche di sangue direttamente sull'aereo, perché sa che ne ho bisogno. Dopo questo viaggio ha imparato ogni cosa su di me senza nemmeno farmi delle domande ma semplicemente prestando attenzione, smaniosa attenzione, a quello che facevo o dicevo. La cosa mi lusinga e mi spaventa, sa talmente tante cose su di me. Sì, dopo questo viaggio conosco cose di lui che nessun altro sa ma non abbastanza, non sarà mai abbastanza. Be' senz'altro a sufficienza, visto che rimarrò con lui e non solo per soddisfare la mia insaziabile voglia di sapere ma perché lo voglio, voglio restare con lui, voglio lui.
Arrossisco per quel mio lascivo pensiero, mi mordo il labbro fissando il pavimento. Il suo sguardo è su di me, lo percepisco e questo non fa che peggiorare la situazione facendo aumentare il rossore sulle mie guance.
«Perché stai arrossendo, Caroline?» mi domanda in un sussurro, la sua voce è dolce e suadente, so che vorrebbe essere partecipe a quelli che sono i miei pensieri ma fortunatamente non può esserlo.
Poggio il dorso della mano sul volto, imbarazzata.
«Non sono affari tuoi.» Gli rispondo cercando di sembrare distaccata ma fallendo miseramente.
Mi afferra la mano allontanandola dal mio viso, stringendola alla sua sopra al bracciolo.
«Mi piace vederti imbarazzata, non succede spesso.» ancora quel tono suadente, come se lo sapesse, o forse è quello a cui stava pensando anche lui?
A differenza sua odio essere in imbarazzo, odio soprattutto che a lui piaccia e che faccia di tutto per farmici sentire, ed è un campione nel riuscirci.
Gli stringo la mano a mia volta mentre mi sporgo leggermente sulla poltroncina per osservare dall'oblò. Tramonto o alba? Il fuso orario mi sta confondendo. Ci devo riflettere un paio di secondi prima di realizzare che è l'alba. Manca quasi un ora di viaggio prima dell'arrivo a New Orleans.
New Orleans. Non ci sono mai stata, ovviamente, tutto quello che so sulla città l'ho imparato da brevi ricerche fatte dopo la partenza di Klaus, e dopo gli ultimi avvenimenti ricordo ben poco delle suddette. Sono curiosa di poter conoscere la musica, l'arte e cultura che lui desiderava mostrarmi visto che sembra amare così tanto questa città tanto da considerarla uno dei luoghi che preferisce al mondo. Mi torna in mente il suo messaggio, ancora salvato nella mia segreteria:

...e tutto ciò a cui riesco a pensare è quanto vorrei poterti mostrare tutto. Magari un giorno me lo permetterai.»

Quel giorno sembra arrivato. Sorrido.
New Orleans. Certo può essere una delle città che preferisce al mondo, ma ha detto lo stesso su Roma e non è lì che sta vivendo. Lo conosco quindi so che non è solo per puro piacere che sta facendo ritorno in questa città, c'è qualcosa che gli interessa, che vuole scoprire o avere. Mi domando solo cosa diavolo si sarà inventato. Più di una volta ho cercato chi entrare in argomento per sapere le motivazioni che lo hanno portato a trasferircisi di nuovo. So che è stato lui, insieme alla sua famiglia, a costruire la città fino a quando non sono stati raggiunti dal padre che gli ha costretti a fuggire ma le mie conoscenze terminano qui e vorrei davvero sapere cosa devo trovarmi ad affrontare prima di trovarmici già dentro. Se non ha accennato a nulla fino ad ora non si tratterà di certo di qualcosa di ingestibile.
«New Orleans.» esordisco mentre i nostri sguardi si incontrano. «Per quel poco che ti conosco.»
«Poco?» mi interrompe scettico.
«Per quel poco che ti conosco» riprendo, non badando al suo intervento. «so che non fai nulla per caso, non vai in una città per puro piacere.»
«Ho viaggiato un mese per piacere, il mio e il tuo» interviene di nuovo, sorridendo ammaliante.
«Smettila di interrompermi.» lo rimprovero, è in grado di lasciarmi finire la frase? Alza la mano libera in segno di resa. «Grazie.» sorrido gratificata prima di procedere e concludere formulando una domanda. «quindi mi stavo chiedendo cosa ci fosse a New Orleans che ti interessasse tanto.» anche se il suo viso muta in modo impercettibile, ormai lo conosco e lo vedo e lo sento irrigidirsi di colpo.
'Oh no.' Allora mi sbagliavo, è qualcosa di ingestibile. Il fatto che non mi risponda immediatamente me lo conferma, ma me lo deve dire, adesso.
«Sai, teoricamente siamo in viaggio e per sfida sei costretto a rispondere ad ogni mia domanda, a meno che tu non voglia perdere proprio in vista del traguardo» La mia voce è tranquilla, cerco di rassicurarlo, visto che ormai sono preparata e abituata al peggio. Mi sollevo, staccando la schiena dalla poltroncina per poterlo guardare meglio.
China la testa di lato sospirando senza interrompere il nostro contatto visivo.
«La guerra.» risponde senza aggiungere altro, lasciandomi spiazzata.
«La guerra?» ripeto stranita. Lui annuisce e non riesco a trattenermi dal ridere. La guerra? C'è stata guerra a Mystic Falls prima ancora del suo arrivo, crede davvero che la cosa mi possa sconvolgere tanto?
Lui sembra non capire la mia reazione.
«Ho combattuto diverse guerre per ben 2 anni a Mystic Falls, una persino contro di te.»
«Posso ritenermi vincitore assoluto in quel caso, visto che sei qui»
Mi spiazza di nuovo, imbarazzandomi. Mi ammutolisco per qualche secondo, guardandolo prima di realizzare che non è questo il momento di farsi distrarre dalle sue dichiarazioni. Scuoto leggermente la testa in segno di dissenso e riacquistando le mie piene facoltà mentali.
«Non mi distrarrai» lo avviso «voglio sapere di questa nuova guerra.»
Lui sospira rilassandosi sul comodo sedile lasciando la mia mano ed inizia il suo racconto esordendo con l'arrivo degli Originari in quelli che sono gli attuali territori di New Orleans, mi racconta di Marcel, del modo in cui l'ha incontrato, salvato, accudito, cresciuto ed infine trasformato, plagiandolo a sua immagine, considerandolo come un figlio, di come sia dovuto fuggire lasciandosi tutto alle spalle, tutto e tutti, persino Marcel che dopo l'attacco credeva morto, anche se morto non si è rivelato essere. Mi informa di come Marcel si sia creato una nuova famiglia, di come sia stato in grado di prosperare e di impossessarsi della città, del favore dei suoi cittadini e di un'arma, Divina, una sedicenne strega, potente e a lui leale. Le streghe sono ormai sottomesse e in un disperato tentativo di salvezza hanno attirato Klaus in una città che è ora sotto il controllo di questo nuovo Re, in grado di controllare vampiri, umani, licantropi e serve della natura. Un Re che però a scelto la città sbagliata. «New Orleans è mia, e la rivoglio indietro, costi quel che costi.» conclude con lo sguardo infiammato e pieno di rabbia e desiderio di vendetta.
Io non dico nulla mentre cerco di assimilare tutto quello che ho appena scoperto.
Lui mi guarda aspettando di assistere alla mia reazione ed agire di conseguenza.
Come dovrei reagire? Cosa dovrei dire? Re, lotta al potere, streghe. Non ci trovo nulla di nuovo.
«e io che avevo paura di annoiarmi» commento infine sarcastica ed è l'unica cosa che sono in grado di dire.
«Tutto qui?» sembra quasi deluso, ma sicuramente sollevato.
«Tutto qui.» mi stringo nelle spalle.
«E io che ero pronto a fiamme e grida» vedo che non sono l'unica a fare del sarcasmo.
«Mi dispiace deluderti» commento altezzosa. «Sinceramente mi ero preparata a peggio, non devo di certo farti la predica, non devo e non ne ho proprio voglia. Vuoi indietro la tua città? Prenditela. Non ti si può impedire di far nulla, non a te. Mi stupisco che tu non abbia semplicemente ucciso direttamente Marcel, esibendo il suo cadavere in piazza come dimostrazione di quello che succede mettendosi contro di te, impadronendoti così di nuovo della città.» Sono un fiume di parole, escono spontanee e non rifletto nemmeno prima di rivolgergliele.
Lui rimase sorpreso. «Sono scioccato, che ne hai fatto della Caroline che credevo di conoscere?» sembra sincero anche se l'ironia è evidente.
«Credo si debba riprendere dal jet lag. Piuttosto che fine ha fatto il Klaus che io credevo di conoscere, ha perso la mano? Una volta avresti agito diversamente, con noi lo hai fatto. Insomma, hai ucciso chi ti serviva senza guardare in faccia nessuno...» Mi blocco, sconvolta per quello che sto dicendo ma soprattuto con la semplicità con cui lo sto facendo. Come se fosse una storia, letta da qualche parte, qualcosa che non mi riguardasse direttamente
Lui immobile mi fissa. Rimaniamo in silenzio per qualche secondo, incapaci di controbattere. Faccio un lungo respiro. Poi un altro. Ce la posso fare, non posso dimenticare ma posso andare oltre.
«Mi avresti uccisa ed ora non saremmo qui...»
«Caroline...»
Posso farlo.
«Quindi vedi di fare in modo che la mia eternità valga la pena di essere vissuta» lo interrompo «non farmi annoiare mi sembra già qualcosa.» sorrido rassicurandolo un'altra volta.
Mi chino appoggiando la testa sulla sua spalla, cogliendolo in un primo momento di sorpresa, solleva il bracciolo che divideva i nostri sedili ed io mi metto comoda su di lui, riafferrandogli la mano. Lentamente lo sento rilassarsi.
«Non sono ancora in grado di prevedere quale sarà la tua reazione ed essere pronto a rispondere» il suo tono appare rammaricato ma divertito allo stesso tempo.
«Non vorrei rischiare di annoiarti anch'io.» rispondo.
«Non l'hai mai fatto.»
Sorrido e cerco di rilassarmi anch'io.
New Orleans. Guerra. Streghe... Klaus.
Klaus.
Paradossalmente resta lui quello che mi preoccupa di più.
«Resti comunque tu il problema più grande.» lo informo ridendo mentre l'hostess in sottofondo ci avvisa che le manovre per l'atterraggio stanno per iniziare.

 

 

Sono in mezzo a Bourbon Street in questa meravigliosa giornata e tutto è come nel sogno fatto settimane fa, gli edifici stretti in stile coloniale spagnolo, i palazzi in mattoni rossi, quelli in vernice di color pastello, bar e pub ad ogni angolo della strada, i terrazzi in ferro battuto, come nel sogno ma cento volte meglio. Sorrido incantata circondata dalla gente.
«Caroline?» Klaus mi chiama alle mie spalle.
Mi volto a guardarlo mentre lui nella sua posa perfetta aspetta che lo raggiunga, cosa che faccio qualche secondo più tardi. Mi offre il braccio ed io esito, esito ricordando come quel sogno si concludeva, un brivido mi percorre la schiena.
'Era un sogno.' Gli afferro il braccio.
«Le nostre valigie?» chiedo abbandonando subito i pensieri negativi.
«Le ho fatte portare direttamente a casa, pensavo volessi vedere la città senza aspettare»
Il mio sguardo non è del tutto convinto, come lo sono io.
«Arriveranno sane e salve» mi rassicura «di Joshua c'è da fidarsi» aggiunge sorridendo soddisfatto.
«Posso immaginare come si sia guadagnato la tua fiducia» lo ammonisco, lo avrà senz'altro soggiogato.
Fa spallucce chinando la testa di lato, scoperto.
Scuoto la testa, contrariata prima di ricordare le sue parole 'di te mi fido'. Sorrido compiaciuta e lui fa lo stesso mentre ci guardiamo.
«Nik.» Qualcuno lo chiama, una voce femminile che già conosco. Entrambi distogliamo lo sguardo puntandolo sulla folla davanti a noi e lì la vedo, mentre procede a lunghe falcate verso di noi, con i suoi suoi perfetti capelli biondi, Rebekah Mikaelson.
'Be' non perfetti quanto i miei.'
«Rebekah» le risponde lui.
«Ti sei degnato di tornare» il suo tono è seccato ma sollevato, non mi bada anche se sono avvinghiata al braccio del fratello.
Lui non risponde.
«Vedo che ti sei portato dietro la vacanza.» solo ora si volta a guardarmi.
«Rebekah» mi limito a dire, in tono vacquo costringendomi a non risponderle acidamente.
«Caroline» finge un sorriso «vorrei poter dire che è un piacere ma visto che non lo è..»
«Non ti preoccupare, il dispiacere è reciproco.» imito il suo sorriso.
«La nuova balia?» chiede a Klaus riferendosi a me.
'Balia?'
Lo sento irrigidirsi. «Tutt'altro. Ci sei tu per quello..» risponde seccato.
Il sorriso di Rebekah muta, ora è autentico e sembra soddisfatta, divertita. Non riesco a capirli e questo mi infastidisce.
«Quindi lei....» lascia la frase incompleta guardandomi. «Hai sentito Matt?» cambio di rotta.
«Non di recente.»
«Nel caso lo sentissi, non me lo salutare.»
'Perchè dovrei salutarglielo?'
«Me ne ricorderò.»
«Ora devo andare ma presumo che ci rivedremo a casa.» guarda il fratello.
«Presumi bene, spero di trovare tutto come l'ho lasciato» il suo tono è sicuro ed autoritario.
Lei sembra rifletterci su. «Non ti preoccupare, tutto è come lo hai lasciato... a parte alcune cose che sono leggermente lievitate.» si gusta a pieno lo sguardo contrariato di Klaus.
'Lievitate? Di che diavolo stanno parlando?'
«Ci vediamo dopo» continua prima di lasciare il tempo di ribatterle allontanandosi. «Spero solo di arrivare in tempo.» si volta dopo pochi passi rivolgendoci un sorriso sadico.
Klaus sospira infastidito.
'In tempo per cosa?' abbasso lo sguardo sempre più confusa.
«In tempo per cosa?» non posso non chiederglielo.
«Cosa vuoi vedere per prima cosa?» evita la mia domanda.
«In tempo per cosa Klaus?» domando nuovamente, la mia voce è più dura ora.
«Nulla» sbotta lui nervoso «nulla...» ripete più tranquillo.
Muovo il braccio per allontanarlo ma lui mi ferma «No.» sussurra. «Lascia perdere Rebekah» mi guarda, il suoi occhi sono quasi supplichevoli e non posso ignorarli.
Vorrei impormi ma rinuncio, almeno per ora. Siamo appena arrivati, siamo a New Orleans da un paio di minuti e non voglio già rovinare tutto, intaccare quell'idilliaca aura che ci avvolge ormai da un mese.
Sospiro cercando di lasciar correre.
«Sei tu il vero re» cerco di sorridere «mostrami i segreti della tua città.»
«Con piacere.» Si rilassa e ricambia il mio sorriso, prima di incamminarsi per la città con me al suo fianco.
È stato strano, l'incontro con Rebekah, tralasciando la conversazione tra le righe che si sono scambiati i due in cui sono stata completamente estromessa. Non siamo più solo io e lui in mezzo a sconosciuti, non siamo più solo io e lui punto. Ed è stato già difficile rimanere soli e sopravvivere, tornare nel mondo reale sembra ancora più arduo, soprattutto perchè questo non è il mio mondo, New Orleans non è la mia città, la mia casa. Qui non conosco nessuno, non posso confidarmi con nessuno, sono sola. Nell'ultimo mese ho comunicato con le persone a cui tengo solo attraverso messaggi lasciati in segreteria a mia madre, Elena, Matt, Bonnie, Stefan, a cui solo i primi tre della lista hanno risposto.
Mi sono sentita a disagio con Rebekah, come se la mia presenza qui fosse ingiustificata, insensata, inutile. Qui stanno combattendo una guerra, una guerra di cui non mi importa nulla, di cui non voglio far parte.
'Hai paura.'
'Sì che ho paura'.
Paura soprattutto perchè non ho affatto voglia di lasciare Klaus, nonostante sorelle isteriche e guerre in atto, voglio rimanere con lui e questo mi spaventa.
Mi stringo al suo braccio ed abbandono quei pensieri per prestare attenzione alle sue parole appassionate mentre si spertica in racconti sulla città ed i suoi luoghi.

 

 

È ormai il tramonto, siamo stati fuori tutto il giorno, trascorso tra famosi luoghi ed altri meno conosciuti alle guide turistiche ma senz'altro più interessanti. New Orleans è meravigliosa, soprattutto ora, avvolta tra le luci artificiali, mentre la gente ancora affolla le strade ed in sottofondo diversi musicisti suonano la loro musica che sembra unirsi perfettamente anche se ognuno di loro suona qualcosa individualmente.
Klaus aveva ragione, di musica, arte e cultura aveva parlato, ed io in poche ore le avevo scoperte ed ammirate già tutte.
Siamo ripiombati nella nostra teca di vetro, protetti dal mondo esterno, in cui esistiamo solo io e lui.
Ci stiamo lentamente allontanando dal centro della città diretti verso casa, almeno credo. Klaus si è fatto via via più silenzioso il che mi riporta alla mente la breve e fastidiosa conversazione avuta con Rebekah appena arrivati. Ci ho riflettuto in queste ore senza venire a capo di nulla. Che stessero discutendo su qualcosa riguardante Marcel? Le streghe? Qualcosa di cui non posso essere messa al corrente? Non vedo per quali motivi dovrei correre dal nemico ed informarlo delle loro intenzioni. Nemico. Rimango stupita. Ora il nemico di Klaus è anche il mio? Klaus era un nemico e ora cos'è? Tieniti stretta gli amici ed ancora più stretta i nemici. Sorrido. Lo sto tenendo stretto, eccome.
Ci fermiamo davanti al cancello di un enorme villa bianca e so che siamo arrivati. Lui non dice nulla mentre lo superiamo avvicinandoci all'abitazione e questo silenzio mi sta facendo agitare, più di quanto non lo sia di mio. Casa sua, sto andando a casa di Klaus, vivrò con Klaus per un tempo indeterminato. Con Klaus. Con la sua famiglia. A casa sua.
«Ti sei mangiato la lingua?» sussurro scherzando cercando di alleviare la tensione.
Lui sorride abbassando lo sguardo ma non dice nulla.
'Porca miseria, cos'ha?'
Sul vialetto, se così lo si può definire, sono parcheggiate due auto, le uniche luci provengono dall'interno della casa e sembra che quelle di ogni stanza siano accese. Saliamo la manciata di scalini davanti alla porta d'entrata, lui si ferma con la mano poggiata sulla serratura, esitante si volta verso di me e capisco dal suo sguardo che vorrebbe dirmi qualcosa. È titubante, sembra che stia per dire qualcosa ma poi non lo fa, questo suo comportamento mi spiazza e mi sconvolge, non l'ho mai visto così.
Alla fine scuote la testa, mi tende la mano che afferro ed entriamo.
'Cosa mi volevi dire Klaus?'
Sono subito colpito dall'entrata, il mobilio e l'ambiente antico ma moderno allo stesso tempo,il pavimento in marmo, il salotto alla mia destra, le scale per il piano superiore davanti a me, alla mia sinistra scorgo la porta di quella che dev'essere la cucina, senz'altro la stanza meno utilizzata vista la natura degli abitanti della casa. Mi guardo intorno ammirando la casa in silenzio, cercando invano di ambientarmici mentre ho lo sguardo di Klaus puntato addosso. È preoccupato? Agitato? Vivremo insieme e sono agitata anch'io ma non credo di avere quello sguardo stralunato in questo momento.
Sto per dirgli qualcosa, per rassicurarlo, per capirlo, quando dalla porta del salone alle sue spalle spunta l'ultima persona che mi sarei aspettata di rivedere in vita mia.
'Hayley?' Sono incredula. Non sono in grado di formulare nessun ragionamento logico, lo stupore che dapprima mi aveva colpita lascia lo spazio a rabbia, ira, collera, violenza che mi bruciano dentro. Non penso ed agisco.
«Tu... Brutta stronza!»
La raggiungo ed ancor prima che lei se ne possa accorgere le sono davanti, le mie mani sono strette al suo collo ed i suoi piedi non toccano più terra.
Questa stronza ci ha tradito, mi ha spezzato l'osso del collo lasciandomi nel bagno del Grill mentre Tyler rischiava di morire per colpa sua. Per colpa sua Carol è morta quella sera.
Stringo la presa mentre sento il suo respiro mozzarsi.
«Caroline no!» Klaus urla alle mie spalle mentre il mio polso viene preso di forza ed abbassato dall'ultimo degli Originals che non avevo ancora rincontrato, Elijah.
Non posso oppormi alla sua forza quindi mollo la presa ed Hayley tocca di nuovo terra, tossendo e portandosi una mano laddove prima era stretta la mia. Con uno schiaffo Klaus allontana la mano del fratello dalla mia. Mi afferro il polso con l'altra mano muovendo qualche passo all'indietro, allontanandomi da loro mentre li guardo irata.
Passo lo sguardo su ognuno di loro, su Klaus in particolar modo, ma nessuno si azzarda a dire nulla, a darmi spiegazioni, che diavolo ci fa quella cagna qui?
«Che diavolo sta succedendo qui?» urlo.
Sia Elijah che Hayley si voltano in direzione di Klaus. Tre paia di occhi sono ora puntati su di lui mentre i suoi non incontrano quelli di nessuno, concentrati su un punto indistinto. Penso trascorrano alcuni secondi, o quelli che a me sembrano un'eternità.
«Klaus!» lo chiamo ed un po' della mia rabbia viene meno.
Lui finalmente mi guarda e capisco, non è solo per la guerra che è tornato qui, non mi ha detto tutto.
«La ragazza porta in grembo mio figlio.» La sua voce è gelida.
Schiudo la bocca incredula posando lo sguardo su Hayley, la cui mano è poggiata sul suo grembo pronunciato.
''..alcune cose che sono leggermente lievitate. Balia'' è di questo che stavano parlando prima lui e Rebekah.
Ma non è possibile, i vampiri non possono procreare, Klaus sarà anche nato con il gene del licantropo che fa di lui un ibrido ma il suo corpo è morto quando ha subito la trasformazione.
'Non è possibile' mi ripeto.
I miei occhi sono ancora puntati su quella mano, su quel pancione di pochi mesi, appena visibile.
'Non è possibile'.
Torno a guardare Klaus, sta aspettando che reagisca, che dica qualcosa come quella mattina in aereo quando mentendomi mi informava della ragione che lo portava qui a New Orleans. Stringo i pugni lungo i fianchi, immobile, bloccata.
«Me lo sono persa?» Rebekah fa capolino nella stanza, i miei occhi incrociano i suoi, delusi ma divertiti. «Peccato!»
Vedo il mondo crollarmi addosso, quel briciolo di fiducia che avevo imparato a dare a Klaus infrangersi in mille pezzi, l'idea di aver creato qualcosa in questo mese distruggersi. Cos'ha fatto in questo mese se non prendermi in giro? Non gli è mai passato per l'anticamera del cervello di informarmi di questo?
Che idiota sono stata.
Quell'aurea idilliaca che pensavo di poter conservare anche qui, nel mondo reale, con lui si è appena dissolta completamente. Eccola la nuvola nera che, come nel mio sogno, rovina tutto. Sono confusa ed ho paura. Non voglio più stare qui. Perchè sono qui?
«Non è possibile» sussurro fissando il tappeto al centro della stanza.

'Non è possibile'.

 


Spazio autore:  
Incredibilmente ho già aggiornato! Ho scritto il capitolo tutto d'un fiato e rileggendolo mi sono sorpresa che mi piacesse tutto. Non abituatevi a questa velocità, non posso promettere nulla.
Parlando del capitolo, finalmente ci siamo, siamo arrivati a New Orleans ed alla fatidica scoperta del BAMBINO e Caroline si trova ad affrontare la realtà. 
In questo capitolo si sono aggiunti Rebekah, Elijah ed Hayley nel prossimo arriveranno anche Marcel e Camile (almeno credo, non so se aggiungerla a questa storia). 
È un capitolo un po' di passaggio ma spero vi sia comunque piaciuto :)
Ringrazio le meraviglie che hanno recensito il precedente Capitolo:
klaroline
AliMorganDevota
Mery1992
Elyxa85
giusy8690
MariaMirella
Pity9
Angel51

La storia ha raggiunto le 100 RECENSIONI, GRAZIE INFINITE! Per festeggiare, 2 banner per questo capitolo! (in realtà non sapevo proprio decidermi tra le due quindi le ho messe entrambe)
Ringrazio anche coloro che hanno raggiunto la storia tra le preferite, ricordate, seguite ed i lettori silenzioni.
Insomma: VI AMO TUTTI!

A presto Klaroliners, aspettatevi fiamme ed urla nel prossimo capitolo!!
ELLEcrz.


 

  
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