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Autore: Charly_92    07/12/2013    4 recensioni
Il mio incontro con Mika alla FNAC.
Impressioni, realtà, emozioni. Tutte in un solo pomeriggio.
Dal testo: "E poi lì. Ecco. Il mio momento.
Mi avvicino e lo saluto, porgendogli la mia copia del cd.
Lui alza la testa, mi guarda.
“Ciao!” Mi dice, strascicando un po’ le vocali.
E sorride. E lì capisco che ogni singola cosa di quella giornata è valsa la pena. "

Spero che piaccia e che vogliate recensire.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Dubbi non ho più: l'origine sei tu."

“only thing I know
you're the origin of love
 
dubbi non ho più
l'origine sei tu
 
you're the origin of love.” *
 
E’ così che mi sveglio quella mattina. Sono le sei, tutto è buio, le mie coinquiline dormono, ma io non ho tempo. Devo andare in stazione. Devo andare a Milano.
Mika farà una signing session, l’unica, alla FNAC.
Amanda mi ha pregato ancora e ancora.
Io morivo dalla voglia di andarci, ma temevo il casino, la macchinosità del viaggio, gli orari, le ore di attesa..
In realtà temevo una delusione, più di tutto.
Ma siccome i miei zii non hanno nulla in contrario a ospitarmi, mia madre mi dice:
“scusa, tu che puoi, vai no?”
Ok, non ci credo. Ci vado davvero.
Sono sveglia dalle cinque, ho preparato in fretta e furia un pranzo al sacco, roba che non facevo dalle superiori, ingoiato la colazione, corso alla stazione. Treno in orario, gioia delle gioie!
Persino Trenitalia quel giorno mi sorride. Bella!
E penso: “Dai cazzo, una pazzia del genere, se non la faccio a 21 anni, quando potrò farla?”
Le ore in treno passano con la sua voce nelle orecchie, neanche a dirlo.
Mi riesce veramente arduo ascoltare altro. Il mio Spotify parla da solo.
Mi sento una quindicenne bimba minchia, forse lo sono, forse sono proprio andata di cervello per questo trentenne libanese naturalizzato inglese che conosce almeno cinque lingue, vive con una carovana appresso fatta da madre, sorelle e fratello, ha una cagnolina dal nome assurdo, veste senza conoscere la parola sobrietà, ha imparato l’italiano in due mesi risicati e, nonostante questo, azzecca sicuramente più congiuntivi della Ventura, felicemente omosessuale, accompagnato e innamorato cotto dello stesso uomo da sette anni, amante del falsetto e dei colori che spaccano la retina.
Sì, insomma, forse non proprio l’idolo di qualsiasi quindicenne, ecco.
Ma io a dodici anni tifavo per Johnny Depp che ha l’età di mio padre, quindi, per i miei standard va tutto bene.
 
Arrivata a Milano, mi ricordo di alcune cose:
1) è tutto troppo grande, TROPPO.
2) la metropolitana è una figata
3) il duomo pure
 
Ma riesco a impararne addirittura di nuove:
1) ci sono più uscite della metropolitana che piccioni
2) se ti devi incontrare con qualcuno stai sicuro che non uscirete dallo stesso punto
3) mai e dico MAI chiedere informazioni a vecchine affabili. Spesso sono pure sorde.
 
Dopo mille peripezie, traversate atlantiche ultracontinentali* (ho sbagliato il cantante da citare) vedo Amanda e gli altri e via.. Verso la FNAC!
 
Prima regola delle signing sessions:
  • Non importa quanto presto arriverai, ci sarà sempre qualcuno che sarà già lì prima di te.
 
 
E infatti.. Siamo transennati. Fuori. Sul marciapiede. Barbona per un giorno, ok, posso farcela.
Prendo questo benedetto cd (NON greatest hits che poi il ricciolo si infumana, ma SONGBOOK! Che aplomb da inglese! Ennesimo punto a suo favore!)
Mi danno un foglio che in poche parole mi sta dicendo che sono una maniaca delle tante, ma una maniaca con il PASS! Gioia infinita!
E dopo? Si attende. Sono le 10. Lui arriva alle 18:30.
Sarà durissima.
Inutile dire che destiamo un certo interesse visto che Via Torino è nel pieno centro di Milano.
Tutti chiedono perché siamo lì, tanti ridono, altri pensano che stiamo scherzando, altri fanno i simpaticoni, altri passano oltre.
Mi giro e rigiro il cd tra le mani e mi faccio innumerevoli viaggi mentali, solo una parte a voce alta.
 
Controllo di aver preso la lettera. C’è. Grazio a Dio Amanda mi ha fatto riflettere sul fatto che il ragazzo è fortemente dislessico. Siamo diventate sceme a copiare un testo che potesse essere di facile lettura per lui. Spero di esserci riuscita.
Anche se la mia lettera mi suona insulsa, sciocca, poco convincente.
Scrivendola in inglese capisco come deve sentirsi lui ogni qual volta cerchi di esprimersi al meglio in italiano. Il terrore di non aver fatto arrivare quello che volevi davvero.
La frustrazione di non saperti spiegare in una lingua non tua.
Capisco perché si schernisce a ogni errore che fa, mentre noi ridiamo come pazzi e la troviamo una cosa buffa e tenera. Lo fa sentire sciocco.
Vorrei spiegargli che c’è gente in Italia che l’italiano non sa parlarlo, mentre lui l’ha imparato in due mesi e si fa capire benissimo.
Anche se non capisco ancora come possa saper utilizzare parole come “cristalleria”, “sofisticazione”, “teatrale” e poi cascarmi sugli ausiliari.
Misteri della mente umana.
 
E’ una vera figata essere qui con Amanda. Se mi avessero detto che ci saremmo incontrate per un’occasione simile non ci avrei mai creduto.
E invece è così. E’ tutto facile tra noi, nulla di diverso da quando i nostri mezzi di comunicazione erano solo il pc e poi i numeri di cellulare.
Cioè cinque anni. Cinque anni di mille parole dette in chat. Senza perdersi. E adesso ce l’ho di fianco che fuma una sigaretta, l’ennesima.
E’ pazzesco a pensarci. E bellissimo!
La sua lettera sì che è bella. Ha parlato a Mika di me.
Non me l’aspettavo e quando l’ho letta sono rimasta di sasso. “Thanks for Sveva”.
Dio mio, pagherei oro per poter sapere se Mika leggerà le sue parole, le mie, la nostra storia.
Ho voglia di sperarci, perché è l’unico modo per dirgli quello che sento.
 
Che mi fa sorridere e ballare e commuovere con la stessa facilità.
Che avrei voluto potermi soffermare prima sulla sua musica, i messaggi che nasconde, ma che nessun momento sarebbe stato migliore di questo.
Che adoro il suo modo di vestire, di pensare, il suo mondo così folle e colorato.
E per questo così sincero. Che mi fa sentire meno sola. Che non mi fa mollare.
Perché lui non l’ha mai fatto, nemmeno con la dislessia, il bullismo, le chiacchiere sulla sua sessualità, il suo sentirsi stupido in confronto agli altri. E’ andato avanti e ha realizzato il suo sogno.
E l’ha fatto a modo suo. Le sue parole, il suo falsetto, i suoi valori, il suo stile così diverso da qualsiasi altra cosa, la famiglia come punto fermo, ogni volta, sempre.
Ha protetto il suo amore per un uomo urlandolo poi al mondo intero solo un anno fa.
Felice, fiero, emozionato. Innamorato, perché in nessun altro modo avrebbe scritto una canzone simile. “Thanks God that you found me.” Dice l’ultimo verso.
E io vorrei ringraziarlo mille volte, per la sua musica, il suo essere così vero e sincero, per la sua timidezza, per Amanda, per quella giornata insieme ad attenderlo, per la serenità che mi trasmette.
Perché ora so che da qualche parte nel mondo, ora a Milano, domani chissà, c’è questo trentenne dai lineamenti delicati, la voce da Freddie Mercury, un amore non più nascosto per mano, una cagnolina, una famiglia folle e colorata come il suo mondo.
E’ strano, ed è così bello, lo sa e lo dice con una certa fierezza.
Si può essere strani e felici. Questa è la cosa più importante che ha saputo dirmi.
E non esiste verità più importante ai miei occhi adesso.
 
 
I daytime con lui sono sempre buffi, allegri, ma anche pieni di profondità e riflessione.
Sembra un fratello maggiore intento a proteggere le sue sorelline.
Ha una così grande sensibilità ed empatia verso gli altri che mi sconvolge.
Impossibile non volergli bene.
Anche il suo odore deve essere qualcosa di buono.
Aveva ragione Chiara, quando l’aveva definito, con aria trasognata: “una persona bella, profumata, è bello averlo vicino.” Sì, dev’essere senza’altro così.
Mi piace come lavora, le sue scelte sono sempre interessanti, pop, sì, ma mai banali.
Ha un modo di vedere le cose molto personale, ed è bello scoprirlo insieme alle ragazze.
Penso che vorrei che vincesse una delle sue solo per il fatto di vederlo trionfare.
Sarebbe certamente una gioia grande.
 
 
Le ore passano, ci fanno entrare dentro. Siamo nel primo quadrato, figata!
Ormai tutti i giochi di parole col suo nome sono andati sprecandosi, ho caldo, prima avevo freddo, mi si è piantato il pranzo, ho sonno, mi fanno male le gambe, sono sudata, sono stanca morta.
Mal sopporto i fanatici intorno a noi e non ce ne sono pochi.
Mika, cazzo, arriva, ti supplico.
Ritardo, merdosissimo ritardo.
Prove di X Factor. Non ci credo. Un'altra ora e mezza di attesa.
Sono disperata, non possiamo aver fatto tutta quella strada e fatica per nulla!
Mi rifiuto di pensarci perché potrei piangere, i nervi sono a un passo dal cedere.
Prego tutti i santi perché non mi deluda.
 
Capisco che è il momento perché tutti urlano come pazzi.
Ed è lui davvero, mi passa così vicino che potrei toccarlo, se volessi, e se i bodyguard non gli facessero da scudo umano e lo facessero camminare a passo sostenuto.
 
Mi sento teletrasportata in un altro mondo, sono lì eppure non ci sono.
Devo svegliarmi, cazzo, è davvero lui, non è un falso allarme, è lì davvero.
Penso a quando la gente dice:
“ah, ma va che in tv è tutto finto, mica sono così: dal vivo sono tutti più bassi e brutti.”
Beh, per essere fini: CE L’AVETE NEL CULO!
Mika, o Micheal, non so neanche come chiamarlo, è alto. Alto da far paura.
Almeno un metro e novanta. E la magrezza lo fa sembrare ancora più alto.
Ha i riccioli scompigliati, grazie a Dio, niente leccata all’indietro come piace tanto agli stylist. Pantaloni scuri e camicia bianca, elegante e semplice.
Ha il viso più bello che abbia mai visto, sono quasi imbarazzata da tanta bellezza.
I tratti più delicati di qualsiasi altra donna, da pazzi!
Tutti urlano e urlano ancora. Chissà cosa pensa di queste reazioni, non lo saprò mai.
Ma i bodyguard ci mettono in fila e vogliono fare tutto il prima possibile.
Lui no. Lui è un vero tesoro. Parla con ognuno di noi in fila, abbraccia, dispensa sorrisi a tutti, a tratti ride di gusto. Tutti cominciano a intonare cori: “Sei bellissimo!”
Lui ride, si copre la faccia con le mani, si imbarazza.
Evidentemente, non se l’è sentito dire più di tanto nella sua vita. Non abbastanza.
Più mi avvicino e più mi sento su una nuvola, perdo Amanda e le altre, non so nemmeno io come.
 
E poi lì. Ecco. Il mio momento.
Mi avvicino e lo saluto, porgendogli la mia copia del cd.
Lui alza la testa, mi guarda. Ha due grandi occhi scuri, ciglia lunghissime, come il cerbiatto di peluche che gli hanno regalato poco prima con suo grande divertimento.
“Ciao!” Mi dice, strascicando un po’ le vocali.
E sorride. E lì capisco che ogni singola cosa di quella giornata è valsa la pena.
Ne è valsa la pena, per quei pochi secondi solo miei e suoi.
Quel sorriso è solo per me e, dopo ore di viaggio e attesa, è la cosa più bella del mondo.
Le fossette sulle guance gli danno un’aria molto dolce.
Se non fosse per gli incisivi un po’ grossi e sporgenti, sarebbe perfetto.
Ma a me la perfezione non è mai interessata.
E quel sorriso imperfetto, caldo, umano, mi ripaga di tutto.
Come in trance, metto la mia lettera sul tavolo.
“This is for you.” Tre parole eppure il mio inglese non mi è mai sembrato così terrificante e finto.
“Thank you!” Mi risponde, mentre un suo assistente, credo, se ne impossessa e la mette con il cerbiatto e altri regali. Prego con tutta me stessa che non vada persa.
“Can I hug you?” Gli chiedo. Non risponde, pare molto preso dall’autografo, ha la testa china sul tavolo e vedo solo i suoi riccioli. Dio, fa che abbia sentito e capito.
Mi ridà il cd e si sporge verso di me. Posso appena sfiorarlo che il bodyguard mi manda via. “Grazie grazie”. La mia voce, la sua voce.. Ed è finito tutto.
Non posso nemmeno voltarmi a vederlo un’ultima volta che l’ennesimo uomo della sicurezza mi accompagna all’uscita.
Sono completamente rincoglionita. Non so se Amanda e le altre se ne accorgono. Mia madre sì.
“Hai una voce trasognata”. Effettivamente mi sento come se stessi ancora in un altro mondo.
E’ accaduto? Davvero? O è un sogno lunghissimo da cui mi sveglierò?
Apro il mio cd. C’è la sua firma e poi, più sotto, un disegno: un cuore animato da occhi e bocca, sorridente.
Ecco perché non mi ha ridato subito il cd.
E’ una cosa così dolce che potrei morire di diabete fulminante.
 
 
E’ ora di andare. Non riuscirò ad addormentarmi prima dell’una. Sono ancora troppo emozionata.
Non ho una foto che testimonia il nostro incontro. Un po’ mi dispiace, ma voglio pensare che ce ne sarà un’altra. Forse più di una. E non vedo l’ora.
E’ stata una giornata infernale, faticosa, sfiancante.
Ma anche una delle più divertenti, gioiose ed emozionanti.
Ho incontrato Amanda, ho dato la lettera a Mika, mi ha sorriso.
Quella manciata di secondi la porto con me e la rivedo ancora, ancora, ancora.
E’ stato una conferma, anzi, di più: ha superato le mie aspettative.
E’ proprio come lo vedo: umano, dolce, timido, generoso, umile, speciale, educato.
Non vedo l’ora che arrivi il nuovo disco e poi, finalmente, un tour.
Provare l’immensa gioia di salire, almeno per un paio d’ore, su quel carro da circense che è la sua vita, la vita che ha sempre sognato e che non gli pesa.
Un paio d’ore con la sua musica, il suo immenso talento, un posto in cui valgo qualcosa anche io e vado bene anche con le mie stranezze.
Mika mi ha dato tutto questo, solo con la sua musica e la sua persona.
Tocca ora a me dire: “Thanks God that you found me.”
La tua musica mi ha trovato.
E mi sta salvando, molto più di tante altre cose.
E’ come una medicina, ti ascolto e tutto sparisce, tutto, in qualche modo, so che andrà meglio di così.
Spero di essere in puntata quel 5 dicembre.
Spero di poterti vedere anche solo da lontano.
Spero che resterai in Italia ancora un po’. Mi piace l’idea di averti qui con noi.
E’ un bel regalo. Spero di poterti dire tutte queste cose un giorno, o solo una parte.
Grazie di essere come sei e di non esserti arreso mai. Non lo farò nemmeno io.
Troverò il mio posto, le persone giuste, il mio “origin of love” che sia chi credo io o qualcun altro, non importa. Un giorno tutto andrà per il verso giusto.
E so che una parte di questa forza me l’avrai data solo tu.
Grazie, per portare un po’ di quella luce del sole nella mia vita ogni singolo giorno.
 
 
* La citazione è "Amore assurdo" di Morgan.
La canzone all'inizio è "Origin of love" ma cosa lo dico a fare?
Non ho usato i veri nomi mio e della mia amica, ma tutto il resto è pura verità.
Spero che piaccia e che qualcuno possa ritrovarsi nelle mie parole.
Quasiasi commento o critica, magari su come scrivo visto che il contenuto è un semplice resoconto della giornata, sarebbero graditi!
  
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