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Autore: Elder_Tea    07/12/2013    1 recensioni
Buio. Attorno a me solo questo. Oscurità, tenebre, chiamatelo come volete ma io vedo solo una cosa: nero.
Genere: Dark, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio. Attorno a me solo questo. Oscurità, tenebre, chiamatelo come volete ma io vedo solo una cosa: nero. Mi sento quasi soffocare, l'aria attorno a me è insalubre, pesante, come se la mia testa fosse stata coperta con della lana. Posso sentire del vapore caldo sul viso, ma non capisco da dove proviene. Tutta la stanza ne è piena. Come dentro un piccolo bagno dopo una doccia bollente. Il vapore si sta depositando sulla pelle, lo sentio. Umido, appiccicoso. Cerco di togliermelo ma non posso muovere le mani, sono legate con delle cighie, credo. Perchè proprio al buio? Il buio è là più tremenda delle torture. E' intoccabile, indescrivibile. Così innocuo eppure così pericoloso per la nostra mente, abituata a creare false associazioni in base ai suoni che ci dà l'ambiente circostante. Il buio è una tortura poiché non ti permette di usare tutti i sensi. Non vedo nulla, ora so come si sentono i ciechi. Sono troppo ansiosa. Ho paura. Le cinghie stringono e comincio a sentire un formicolio alle mani, un po' calde e un po' fredde. Non riesco a sopportare il sudore che sta fuoriuscendo dai miei pori, abituati all'aria fresca e alla leggera brezza di mare. Ora sento solo caldo, come in preda ad un attacco di febbre altissima. I capelli si appiccicano alla fronte, al collo e alle spalle. Mi muovo, cerco di liberarmi, mi dimeno come non mai. Tutto ciò che ottengo sono due tagli sui polsi, almeno così credo. Sento solo un forte bruciore e qualcosa di caldo che mi cola tra le dita e cade su qualcosa che sembra... acqua. Acqua si. Forse sono sopra ad una piscina. No, no. Non sento il rumore dei filtri. Non sento l'odore di cloro. Quello si sentirebbe subito.

Ma allora dove sono?

Sento dell'acqua gocciolare... ma come da un lavandino.

 

Plic.

 

Plic.

 

Plic.

 

Regolare, leggero, quasi impercettibile. Lo ascolto. Ancora. E ancora. E ancora. E ancora.

 

Ancora.

 

Ancora.

 

Plic.

 

Plic.

 

Ancora.

 

Plic.

 

Passano due ore.

 

Plic.

 

Plic.

 

Plic.

 

BASTA! BASTA! BASTA!

La mia mente non lo sopporta più!

Uno scroscio d'acqua, un rumore acuto, musica ad un volume impossibile. Tutto ma non questo. Non queste torture medievali.

Plic.

 

Plic.

 

Sento una goccia scivolarmi sul viso bollente. E' ghiacciata.

 

Plic.

 

Un'altra, scende per la schiena. Più fredda della precedente.

 

Plic.

 

Plic.

 

 

Plic.

 

 

 

Plic.

 

 

 

 

Plic.

 

 

Sta rallentando.

 

 

Plic.

 

No.

 

 

 

 

Plic.

 

 

No!

 

 

Plic.

 

NO!

 

 

L'acqua stranamente comincia a farsi meno fredda di prima, fino a che una goccia bollente non mi scivola per la schiena, facendomi stare bene, dopo il freddo di prima.

 

 

Plic.

 

Le gocce si fanno più grandi

 

Plic.

 

E più calde.

 

 

Plic.

 

 

 

Plic.

 

Plic.

 

Plic.

Plic.

Plic.Plic.Plic.

 

Alzo il viso e vedo, per un attimo, una luce: accecante, abbagliante. Descrivetela come volete, ma sembrava la mia salvezza.

 

Grazie, Grazie.

 

La luce si fa sempre più grande, più calda.

 

 

Sì. Sì!

 

 

Il rumore che mi aveva tormentato per ore si allungò fino a sovrastarmi.

Uno scroscio d'acqua bollente mi investì. Era come essere inghiottita da un vulcano, entrare in un forno, rimanere intrappolati dentro a una casa in fiamme. La luce si ingrandì, ma ero salva.

 

 

 

“Ora del decesso: 12:36, dottore.”

  
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