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Autore: Seele    08/12/2013    17 recensioni
Sorride, sentendosi scoppiare di felicità. Rotola sul materasso fino ad arrivare addosso a Louis, prendergli il viso tra le mani e baciarlo entusiasta.
“Amore, è una vita meravigliosa!” esclama, svegliandolo.
*
Louis apre la porta, si blocca sulla soglia non appena abbassa gli occhi sul lavello.
Harry tossisce
sangue.
*
“Credo abbia un tumore” Louis sente il cuore mancare un battito. “Adenocarcinoma polmonare, per essere precisi.”
Louis rimane in silenzio per qualche secondo. “Cosa?” riesce infine a replicare, troppo scioccato per apprendere la notizia.

{Larry}
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note autrice: eeeccomi qui, al solito. So di aver promesso una kitten!Harry nell'ask della mia long Larry , ma ho scritto questa storia con tanto amore e non posso proprio fare a meno di pubblicarla.

Il titolo si basa su due canzoni meravigliose, che hanno lo stesso nome ma fra di loro sono molto differenti, “it's a wonderful life” degli Alter Bridge e quella di Black. Sono entrambe meravigliose, quindi vi consiglio vivamente di ascoltarle.

Detto questo...beh, credo sia già tutto. Spero che questa storia vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate c: potete contattarmi sia su twitter che su ask , se vi va di dirmi qualcosa.

Seele vi augura una buona lettura.


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It's a wonderful life




Fuori nevica, e loro due sono al calduccio dentro casa. Sta per arrivare Natale; sembra tutto bellissimo, luccicante, immobile e meraviglioso.

Harry si sveglia per primo, si rigira un paio di volte tra le lenzuola profumate, calde, accoglienti come sempre. Si stiracchia, lancia uno sguardo alla finestra; attraverso le piccole fessure tra le persiane vede la neve scendere lentamente, imbiancare ogni cosa.

Sorride, sentendosi scoppiare di felicità. Rotola sul materasso fino ad arrivare addosso a Louis, prendergli il viso tra le mani e baciarlo entusiasta.

“Amore, è una vita meravigliosa!” esclama, svegliandolo. Louis borbotta qualcosa nel sonno, prima di cercare di scollarselo di dosso senza risultato.

“Devi svegliarti” lo incita Harry, “sta nevicando.”

Louis solleva a fatica le palpebre. “Ma è prestissimo...” protesta.

Harry ride, inizia a tempestarlo di baci. “Alzati, pigrone” lo sprona ancora, finché Louis si mette seduto e Harry con lui, ancora a cavalcioni sulle sue cosce.

“Va bene, andiamo” sospira, fingendosi annoiato, ma Harry lo conosce benissimo. Sa perfettamente che, in realtà, anche lui non vede l'ora di andare a giocare con la neve, come se tornassero bambini.

Gli schiocca un bacio sulle labbra a mo' di ringraziamento, scende dalle sue cosce e sparisce nel bagno, non prima di aver afferrato vestiti a caso dall'armadio. Ci ripensa, si affaccia di nuovo alla camera da letto, sfoggia un sorriso innocente.

“Vieni a farmi compagnia sotto la doccia?”


******


Un'ora dopo si confondono con il bianco, nell'immenso giardino innevato che hanno davanti casa loro. Giocano come cuccioli, rincorrendosi per prendersi a palle di neve, ridendo a crepapelle.

“Non riuscirai a prendermi!” urla Harry, sorridendo come non mai, iniziando a correre. Sono fuori solo da cinque minuti, ed ha già così tanto freddo da sentire il bisogno di scaldarsi.

Louis non se lo fa ripetere due volte, comincia a rincorrerlo. Harry scoppia a ridere -non fa altro da quella mattina- ma, dopo solo qualche minuto, si sente già terribilmente stanco.

Rallenta il passo fino a fermarsi, Louis lo raggiunge in un secondo. “Ehi, Harry?” lo chiama, preoccupato. Di solito Harry è pieno di energia, e sono fuori da pochissimo.

“Sto bene” gli sorride lui, con il fiatone. “Mi sono solo stancato.”

“Siamo qui da dieci minuti, Haz” gli fa notare Louis, mentre quello si mette seduto; non riesce nemmeno a stare in piedi. “Ehi” lo chiama ancora, abbassandosi con lui. “Ti senti bene?”

“Sì, sì, sono a posto” lo rassicura. “Davvero.”

Louis annuisce, ma nei suoi occhi si legge la preoccupazione. Cerca di collegare quella debolezza con qualcosa; poi capisce. “Ieri non hai toccato cibo, e oggi nemmeno” gli ricorda, “sicuramente sarà per questo. Non hai mangiato neppure stamattina.”

“Non ho fame, Lou” piagnucola Harry; non è la prima volta che Louis lo richiama su questo aspetto. È da qualche settimana che non ha mai appetito, e mangia molto poco.

“Niente storie” gli sorride Louis, più tranquillo, “andiamo dentro. Ti preparo qualcosa.”

Harry scoppia a ridere. “Tu?” lo prende in giro, lasciandosi tirare su. “Come minimo brucerai tutto. Cucino io, è meglio.”

Louis ride, lo prende per mano. Ma sì, è una vita meravigliosa.


*****


Le strade di Londra sono meravigliose, bianche come un gigantesco manto di neve. C'è neve ovunque, sui negozi, sui marciapiedi, sulle panchine.

Harry e Louis fanno acquisti insieme, come ogni Natale. I loro sorrisi sono bianchi e lucenti quasi quanto la neve ai lati della strada.

Harry ha il fiato corto, come sempre da qualche tempo; Louis lo guarda sempre un po' preoccupato, ma Harry insiste che sia colpa del freddo e lui si fida.

“Pensavo che potremmo farci un regalo più bello, quest'anno” commenta il maggiore, indicando un'agenzia di viaggi lì vicino. “Dovremmo andare in qualche posto bellissimo.”
Harry annuisce e si sforza di sorridere, ma qualcosa proibisce al suo sorriso di sembrare sincero e Louis se ne accorge immediatamente. Si ferma davanti al negozio accanto al quale stanno camminando, per posizionarsi davanti a Harry e guardarlo bene in viso.
“Haz” dice soltanto, come se pronunciare il suo nome basti per rimettere tutto a posto. Harry si posa una mano sul torace, inspirando ed espirando un paio di volte -non che sentirsi il fiatone aiuti molto.

“Mi fa soltanto male qui” fa, minimizzando il tutto, “deve essere un dolore intercostale.”

“Haz” ripete Louis, prima di ragionare. “Okay.” soffia poi.

Ha un presentimento terrificante, che non saprebbe spiegare a parole. Ma Harry riprende a sorridere, stringe la sua mano e cammina verso l'agenzia viaggi.

“Andiamo a scegliere un bel posto?” gli propone, dolcemente. Sembra stare già bene, e Louis smette di pensare al peggio.

“Sì, andiamo. Dev'essere un posto meraviglioso!”


****


Vigilia di Natale. Compleanno di Louis.

“Auguri!” esclama Harry, vivace come un bambino, quasi saltandogli addosso non appena scocca la mezzanotte. Ma Louis spalanca sul serio le braccia, e allora Harry non esita un secondo ad allacciargli le gambe ai fianchi, intrecciare le dita ai suoi capelli e baciarlo con passione sulle labbra, lasciandogli approfondire il bacio e stringergli le cosce per reggere il suo peso.

In realtà, Harry è davvero dimagrito ultimamente. Secondo Louis un po' troppo, ma Harry sostiene di non avere fame.

In quel momento, comunque, Louis non ci pensa. Harry è bellissimo in qualsiasi momento; con le braccia intorno alle sue spalle, mentre lo bacia con foga, quando lo posa sul letto per poi sovrastarlo.

Harry gli prende il viso fra le mani, lo avvicina al proprio e lo bacia, ancora. Non la smette nemmeno per un secondo, anche se è già a corto di fiato, tranne che per spogliarlo e lasciarsi spogliare a sua volta.

“Buon compleanno” sussurra con gli occhi verdi oscurati dalla lussuria, quando Louis entra dentro di lui e Harry lo accoglie senza protestare, con lo sguardo incatenato al suo, la bocca dischiusa in sospiri di piacere che presto viene coperta da quella di Louis.

Si scambiano uno, due, dieci, cento baci. Baci meravigliosi.


*****


Il bagno della loro casa, prima d'ora, non gli è mai parso un luogo così terribile. Ci sono le volte in cui fanno le docce insieme e quelle in cui Louis non si cura di bussare ed entra mentre lui sta svuotando la vescica, decisamente meno romantiche, ma Harry non ha mai considerato quella stanza della loro casa come brutta. Eppure, lo diviene nel momento in cui si ritrova piegato sul lavandino, una mano stretta al marmo e l'altra vicino alla bocca, nel momento in cui tossisce così forte che teme che dal salotto Louis possa sentirlo.

Ecco, è il salone ad essere meraviglioso; lo è sempre stato, proprio come la loro camera da letto.

Ma non il bagno. Da questo momento, Harry non penserà mai più a quel luogo della loro casa come un bel posto.

Louis apre la porta, si blocca sulla soglia non appena abbassa gli occhi sul lavello.

Harry tossisce sangue.


*****


Louis non esita un attimo, prima di dirigersi in ospedale con Harry. Sa benissimo che quello che sta succedendo ultimamente non è normale, che vuol dire qualcosa; spera solo che non sia troppo tardi.

Sono i primi giorni di Gennaio e, davvero, iniziare così l'anno nuovo è terrificante. Entrano in ospedale, anche se Harry cerca ancora di fargli cambiare idea, ma Louis non sente ragioni. Lo trascina fino a una saletta, e a malincuore lo lascia a farsi controllare da un medico.

Aspetta. Aspetta per minuti. Ha il cuore in gola.

La dottoressa che esce dalla stanza poco dopo ha un cipiglio serio in volto, delle cartelle cliniche in mano. “Signor Tomlinson” lo chiama seria, “il signor Styles mi ha chiesto esplicitamente di rivolgermi a lei. Non vuole conoscere la sua situazione.”

Louis trattiene una imprecazione tra i denti; è un idiota. “Allora dica a me, avanti” la incoraggia, suonando involontariamente sgarbato.

“Credo abbia un tumore” Louis sente il cuore mancare un battito. “Adenocarcinoma polmonare, per essere precisi.”

Louis rimane in silenzio per qualche secondo. “Cosa?” riesce infine a replicare, troppo scioccato per apprendere la notizia.

“Dovrà aspettare qualche giorno per la conferma, ma ci sono pochi dubbi a riguardo. Il signor Styles presenta già sintomi come difficoltà respiratorie e debolezza, sembra inoltre che abbia perso peso. Può dirmi da quanto va avanti questa situazione?”

Louis manda giù la saliva alla domanda della dottoressa, quasi tentato dall'idea di mentire. “Qualche- qualche mese” replica infine.

La dottoressa si sistema gli occhiali sul naso, sospira. “Signor Tomlinson” chiama, il suo tono è tremendamente serio. Louis vorrebbe tapparsi le orecchie, fuggire via. “Potrebbe essere già troppo tardi.”

Louis scuote la testa, si sente un ragazzino in preda alla paura e l'unico modo che conosce per difendersi dalla disperazione è alzare la voce. “La mia vita è meravigliosa” sbraita, “e resterà tale.”

Entra nella saletta. La prima cosa che fa è baciare Harry e stringerlo a sé, fortissimo.


*****


La stanza è troppo bianca, la scrivania davanti a sé troppo grande, la sedia al suo fianco troppo vuota. Harry non è voluto venire, continua ad affermare di stare bene. Ma Louis non può ignorare la situazione; deve sapere.

La dottoressa Heffern, la stessa che ha fatto il primo controllo ad Harry, ha un'espressione ancora più seria delle precedenti. Intreccia le proprie dita, posando le braccia sulla scrivania, e sul piano ci sono le cartelle cliniche di qualche giorno prima -stavolta compilate. Louis quasi trema.

“Come sospettavo, si tratta proprio di un adenocarcinoma polmonare. La questione è seria.”

“Non ho idea di cosa diavolo sia” sospira Louis, frustrato. “Traduca in termini comprensibili.”

La donna annuisce. “Si tratta di un tumore, maligno.”

Louis abbassa lo sguardo, si prende qualche secondo per calmare l'attacco di panico che sta per travolgerlo. Deve assolutamente rimanere cosciente. “Come- ci sono modi di curarlo?” domanda, come un bambino spaventato.

“Faremo il possibile, signor Tomlinson. Intanto ci prepariamo per un esame istologico, faremo una radiografia e una TAC del torace. Ma” e Louis sa già che, adesso, arriverà una notizia ancor peggiore, “tutto questo non potrà essere possibile se il signor Styles si rifiuterà di accettare la malattia. Deve convincerlo a collaborare.”

Louis fa sì con la testa, è diventato pallido. “Certo, certo.”

Torna a casa guidando piano, con la mente vuota e lontana.

A casa, Harry tossisce ancora sangue.


*****


Le loro mani sono intrecciate, mentre Louis lo prega di lasciarsi controllare dai medici; “so che sei forte, che stai bene” mente, “ma ho davvero bisogno che tu torni dalla dottoressa Heffern. Ti prego, amore, fallo per me.”

Harry sospira, poi annuisce. “Va bene” mormora, sconfitto. “Ma tu non devi preoccuparti.”

Louis si lascia scappare un sorriso triste. “D'accordo” sussurra.


*****


Harry si sta sottoponendo ad un intervento chirurgico. Louis sa già che non basterà; la dottoressa Heffern gli ha accennato che dovranno provare con la chemioterapia, ed è stato come un colpo al cuore.

Una settimana dopo, sta facendo le valigie sue e di Harry. Il ragazzo è nell'altra stanza, e quando lo raggiunge sbatte le palpebre qualche volta di troppo.

“Lou” lo ferma. “Cosa stai facendo?”

“Andiamo dai tuoi” gli annuncia Louis. “Ci stiamo una decina di giorni.”

Harry continua a non capire. “Perché?”

“Perché poi dovrai cominciare a prendere farmaci, Harry” gli spiega, forse troppo duro, visto il modo in cui Harry si irrigidisce. “Voglio che tu sia cosciente mentre sei con loro.”

Harry butta la valigia giù dal letto, facendo cadere sul pavimento tutti i vestiti. “Non sto morendo, cazzo!” esclama, gli occhi appena lucidi.

Louis non resiste. Lo spinge sul letto, prende a baciarlo quasi con violenza mentre lo spoglia in fretta, marchiandolo in qualsiasi zona; sul collo, sulle clavicole, sul ventre, nell'interno delle cosce. Vuole lasciargli morsi ovunque, vuole che sul suo corpo ci siano segni del suo passaggio. Vuole accertarsi che sia vivo.

Harry risponde con la stessa intensità. Trattiene il suo labbro inferiore tra i denti, mordicchiandolo, mentre le braccia circondano le sue spalle e non lo lasciano nemmeno per un secondo.

Fanno l'amore disperatamente, in un modo rude che non hanno mai conosciuto.

Ed Harry è vivo. Vivo e meraviglioso.


*****


“Amore?”

Louis lo chiama nella quiete della stanza, è mattina e sa che Harry è già sveglio, anche se non risponde. “Ti va di uscire?” gli propone, abbracciandolo da dietro e baciandogli una spalla. “È l'ultima neve. Poi non nevicherà più.”

“Oh” sussurra Harry. “Non- meglio di no.”

Louis alza un sopracciglio. “Perché no?”

“Perché non ne ho voglia” borbotta il più giovane. Louis lo conosce troppo bene; sa che non si lascerebbe scappare l'ultima neve, perciò si solleva e lo volta verso di sé.

Harry non riesce a reggere i suoi occhi dentro ai suoi. “Non ce la faccio” bisbiglia. “Mi sento troppo debole perfino per alzarmi.”

Louis vorrebbe piangere, ma invece sorride. O almeno, si sforza di tirare un sorriso. Si alza dal letto, sparisce oltre la soglia della camera, torna con un cappotto.

“Lou?” gli domanda Harry, confuso. Louis lo aiuta ad indossarlo, ignorando le sue proteste, poi lo avvolge nel lenzuolo per tenerlo ancora più al caldo e lo porta di peso fuori casa.

Harry ride, ritrovando il buonumore. “Sei pazzo” gli sussurra all'orecchio, tenendosi stretto al petto di Louis. Il ragazzo ride a sua volta, lo bacia sulle labbra.

“E tu sei bellissimo, Haz.” risponde, serio. Lo posa sulla neve, attento che non prenda troppo freddo, fa per sedersi anche lui ma Harry lo tira indietro, per baciarlo ancora.

“Abbiamo una vita meravigliosa!”

Più tardi, Louis si chiuderà in bagno e piangerà tutte le lacrime che gli sono rimaste. Ma non adesso; ora vuole soltanto guardare Harry che gioca con la neve, un sorriso entusiasta sul volto, che ripete quella frase fra sé e sé e si riempie gli occhi di lui.


*****


Le parole di Harry suonano come una bugia, nel momento in cui la dottoressa Heffern lo chiama al cellulare e gli annuncia che deve parlargli d'urgenza.

Louis guida velocemente, ma non dice niente ad Harry; gli schiocca un bacio sulla guancia mentre prepara il pranzo, felice che lì con lui ci siano Niall e Liam a tenergli compagnia. Qualsiasi cosa succeda, si sente più tranquillo al pensiero che ci sia qualcuno pronto ad aiutarlo.

Ormai ha imparato a memoria la strada che porta all'ufficio della dottoressa Heffern, una delle migliori pneumologhe dell'ospedale. Attraversa i corridoi, sale le scale, svolta a destra e poi a sinistra, e in fondo trova la sua sala.

Lei è seduta alla sua scrivania, come al solito. Stavolta non ha in mano cartelle cliniche, e sembra quasi dispiaciuta.

Louis vorrebbe fare immediatamente retro front; si blocca sulla soglia della porta. Ma la dottoressa lo nota e lo incita a sedersi.

“Mi ascolti attentamente, signor Tomlinson” mormora, abbassando quasi la voce, “quello che sto per dirle non le piacerà.”

Louis non parla. Tace fin quando non è lei a riprendere parola.

“Non possiamo fare più nulla per guarire il signor Styles” lo informa, guardandolo negli occhi. “Tutto quello a cui possiamo aspirare, al momento, è allungare la sua vita il più possibile.”

Louis non ha mai pensato di piangere davanti a qualcuno; ma sente ugualmente un singhiozzo sfuggirgli dalle labbra, e si affretta ad asciugarsi gli occhi prima di parlare.

“Mi dica quanto” riesce a chiedere, e non c'è bisogno di specificare a cosa si riferisce.

“Cinque mesi, signor Tomlinson. Forse meno.”

Louis si alza di scatto dalla sedia, i pugni chiusi e gli occhi pieni di lacrime. “E questi mesi di cura a cosa cazzo sono serviti?!” protesta, alterato. “Tutti quei cazzo di farmaci?! Quelle cazzo di prescrizioni, quei fottuti controlli?!”

“Si calmi, oppure-”

“Oppure cosa?!” sbraita Louis, “farete magicamente guarire Harry, se mi calmo?”

La dottoressa Heffern non replica, non potrebbe in nessun modo. Louis singhiozza, emette un verso frustrato, butta giù quella sedia che Harry non occupa mai ed esce dall'ufficio.

Scoppia a piangere non appena si chiude la porta alle spalle.


*****


“Non devi essere triste, tesoro.”

La voce di Harry è un sussurro nel buio, dopo aver fatto l'amore. Louis se lo stringe di più addosso, annuendo piano.

“No, non sono triste.”

“Certo che lo sei” bisbiglia Harry in protesta. “Solo che io non voglio che tu lo sia.”

Louis sospira, vinto. “Perché no? Fra sei mesi te ne andrai” sospira, “e mi lascerai qui da solo. Non puoi chiedermi di non essere triste, non posso non esserlo. Perché?”

Harry solleva il viso per baciarlo. “Perché, comunque” sorride, accarezzandogli la schiena con le mani, “la nostra vita è meravigliosa.”


*****


Ci sono volte in cui, persino, Louis crede alle parole di Harry. Perché ci sono giorni in cui Harry non sta troppo male, si sente meno debole del solito e riesce a respirare quasi bene, e allora vanno a fare una passeggiata, per un po' sembra che niente sia cambiato, che ogni cosa vada per il verso giusto.

Allora, Louis pensa che la loro sia davvero una vita meravigliosa. Fatta di loro due soltanto, senza cartelle cliniche, senza farmaci, senza interventi.

Ma ci sono anche quelle giornate più difficili; quando Harry prende troppi farmaci in una volta sola, quando le sue ossa si intorpidiscono eccessivamente e gli fanno un male cane, e allora inizia a prendere antidolorifici. Perde la lucidità, e spesso comincia a delirare.

Sembra drogato, e Louis scherza per mantenerlo sveglio. “Ti ricordi quando abbiamo vinto ad X Factor” gli dice dolcemente, accarezzandogli i capelli. “La sera dopo, intendo, quando avevamo già firmato il contratto con la Modest! e non aspettavamo altro che essere lanciati nel mondo dello spettacolo. Quando Zayn ci ha portato la droga” ride, “e tu eri quello che non la voleva nemmeno provare. Alla fine ne hai presa più di tutti! Ora sembra che tu sia tornato indietro nel tempo. Non è che Zayn ha scambiato le medicine con la droga, mh?” mormora, con gli occhi lucidi, ridacchiando.

Louis sa di star parlando praticamente da solo, ma non gli importa. Gli accarezza i capelli, gli parla dritto nell'orecchio. Se Harry vuole una vita meravigliosa, lui farà di tutto per far sì che sia tale.


*****


Quando la dottoressa Heffern gli propone l'eutanasia, Louis le chiude direttamente il telefono in faccia. Hanno già smesso di somministrare ad Harry farmaci che non siano antidolorifici, adesso vogliono anche ucciderlo?! Louis le ha fatto un favore a non risponderle, altrimenti le avrebbe urlato addosso una marea di insulti.

Sono già passati quattro mesi. Louis sa che non gli resta molto tempo.

Ha sentito accendersi una speranza quando il primario dell'ospedale ha pensato di provare un altro intervento chirurgico, una pneumonectomia per asportare l'intero polmone infettato oppure una lobectomia, per rimuoverne almeno una parte, ma il chirurgo si è ricreduto quando si è reso conto della debolezza di Harry. Un intervento potrebbe ucciderlo, ha detto a Louis, non credo che sia possibile fare qualcosa.

Così, Louis può solo aspettare. E ripetere ad Harry quanto lui sia meraviglioso.


*****


Succede quando Louis è fuori, e Zayn è a casa con Harry. Lui sta parlando con Anne al telefono, per metterla a corrente del fatto che non è più il caso che siano loro a spostarsi ad Holmes Chapel; Harry potrebbe star male durante il viaggio, adesso è ora che siano loro a venire a Londra per passare tempo con lui. Louis vorrebbe tenerlo solo con sé tutto il tempo, ma sa che anche la sua famiglia merita di condividere con lui questi ultimi momenti.

Zayn lo chiama non appena conclude la telefonata con Anne. E glielo annuncia; Harry ha avuto le convulsioni.

Scoppia a piangere in automobile, mentre guida, sentendosi un perfetto idiota. Dio, non può credere che al suo amore, al suo dolcissimo e perfetto Harry stia davvero succedendo tutto quello.

Lo raggiunge a casa, quando la crisi è finita e sembra tutto normale, ma Louis sa perfettamente che non è così. Piange anche tra le braccia di Zayn, mentre Harry dorme sul letto da qualche minuto, e sembra bellissimo e tranquillo mentre invece muore ogni giorno di più.

Louis si chiede che fine abbia fatto la loro vita meravigliosa.


*****


Harry, di recente, ha sempre mal di testa. Ha mal di testa anche nel momento in cui, sorpreso, Louis si rende conto che è già il settimo mese che sono a conoscenza della malattia di Harry, e che hanno già superato la sua aspettativa di vita.

“Amore!” lo chiama, raggiungendolo nella veranda, dove prende tranquillo il the. “Siamo al sesto mese, tesoro. Al sesto!”

Harry soffia via una risata, annuendo.”Non è bellissimo?” sorride ancora Louis, incapace di smettere. Gli prende il viso tra le mani, lo bacia. “Dio, sono così felice. Di' qualcosa, Haz!”

Harry fa per parlare, dischiude le labbra, ma poi tira un sorriso triste. Scuote piano la testa.

Louis lo guarda confuso. “Amore” mormora. “Di' qualcosa” ripete.

Harry raccoglie il fiato, copre le sue mani con le proprie sul suo viso e sorride con più convinzione.

“È u-na vita” riesce ad articolare, con difficoltà, “me-ra...vigli-osa.”
La dottoressa Heffern glielo aveva detto, che avrebbe potuto avere problemi di quel tipo. Ma al momento non gli importa, perché Harry ha ragione.

Lo bacia, lo bacia, lo bacia.


*****


Ormai Harry ha completamente smesso di prendere farmaci, salvo qualche antidolorifico quando sta troppo male. Nel momento in cui hanno portato delle bombole di ossigeno a casa loro, Louis si è sentito quasi mancare.

Harry ha avuto crisi respiratorie sempre più frequenti, la dottoressa Heffern ha riproposto l'eutanasia, Louis non ha avuto il coraggio di dire sì. Non può accettare che Harry muoia, tanto meno prima del previsto. Harry deve restare al suo fianco, tutta la vita.

Si sveglia una mattina assolata degli ultimi giorni di luglio. Il sole entra dalle finestre spalancate, i raggi accarezzano dolcemente il corpo di Harry.

Sente il suo respiro leggerissimo, ma ne ringrazia il Cielo. Per lui, ogni minima cosa è già un'immensa vittoria.

Aspetta che si svegli accarezzandogli la spalla, il braccio, il fianco. Ritorna sul viso pacifico e addormentato, sfiorandogli le guance, le labbra morbide e rosse come al solito. Passa appena il polpastrello su una delle sue palpebre, e un secondo dopo Harry le solleva entrambe.

“Ciao” sussurra, con un sorriso. Louis lo ricambia, si abbassa per baciarlo a fior di labbra. “Buongiorno, piccolo.”

Harry si sfrega i pugni sugli occhi, mentre “come ti senti?” gli domanda. Il più giovane gli sorride, tranquillo.

“Meglio del solito.”

Louis adora questo genere di risposte. “Doccia insieme?” gli propone, come un bambino allegro. Harry ride ed annuisce. “Solo se è una doccia meravigliosa.”


****


Louis lo scopre a guardare fuori dal balcone con aria pensierosa; lo raggiunge in poche falcate, gli avvolge la vita con le braccia e gli bacia una guancia da dietro, cercando di capire dove stia guardando.

“Qualcosa non va, tesoro?” gli domanda, accarezzandogli il ventre con i pollici.

Harry si morde il labbro inferiore con i denti, abbassando gli occhi. “Oh, no, è una cosa impossibile.”

“Niente è impossibile” nega Louis, incitandolo a parlare. “Avanti, dimmelo.”

Harry sospira, scuote la testa ma sorride, seguendo i suoi pensieri. “Pensavo al mare.”

Louis si irrigidisce appena; per Harry è impossibile nuotare o fare un bagno, sarebbe troppo difficile e pericoloso. Ma non si arrende. “Vuoi andare in spiaggia?”

Il più giovane volta il viso verso di lui, cercando di farlo ragionare. “Lou...”

Ma l'altro, come sempre, non si lascia nemmeno rimproverare. “Andiamo a mettere il costume” lo sprona, “fuori c'è un sole meraviglioso!”

Harry rimane un secondo immobile, sorpreso e appena combattuto. Poi ride e si lascia contagiare dall'entusiasmo di Louis.


*****


Sembra così fragile.

Sul serio, Louis vorrebbe smetterla di pensarci, ma non può. Harry è dimagrito così tanto che sembrano essere tornati più giovani, quando i manager li facevano mangiare solo quanto bastava per mantenere la loro perfetta immagine; le gambe di Harry sono sottili come quelle di una ragazza, il suo viso appare un po' sciupato, e riesce facilmente ad intravedere le costole affianco al ventre piatto.

È seduto sulla spiaggia, dove il mare riesce a raggiungerlo solo con la spuma, riuscendo tuttavia a renderlo ugualmente allegro; Louis è seduto al suo fianco, sempre prudente e attento anche nei momenti di gioia, mentre il sole colpisce Harry in pieno volto e lui ne è entusiasta. Spera che faccia bene anche ai suoi polmoni. Continua a contare i mesi, e ne sono passati sette da quando ha ricevuto quella notizia; Dio, vorrebbe che il tempo non passasse mai.

Si alza da terra, sporco di sabbia umida, sentendo le risate di Harry accompagnarlo mentre si bagna in acqua fino allo stomaco, riempiendo un secchiello. Le risate di Harry scemano subito: “Louis” lo ammonisce, conoscendolo fin troppo bene, “non vorrai-”

Louis non gli fa finire la frase; comincia a ridere a crepapelle, svuotandogli addosso l'intero contenuto del secchiello.

Harry fa giusto in tempo a portarsi indietro i capelli fradici che gli coprono la fronte, che Louis già lo sta baciando con tanto impeto e gioia da farlo cadere all'indietro. Harry ride contro le sue labbra e non gli importa del dolore ai muscoli, al torace, o del fiato corto; stringe le braccia intorno a lui e lo bacia a sua volta, mentre la sua schiena si sporca di sabbia umida e le onde del mare li raggiungono, bagnando le loro gambe.

Sì, dev'essere proprio una vita meravigliosa.


*****


“Fai l'amore con me.”

Sono giorni che Harry è debole, più debole che mai. Louis l'ha portato in fretta e in furia dalla dottoressa Heffern, dopo che ha avuto le convulsioni -e oddio oddio oddio amore, ha ripetuto durante tutto quel tempo- ed ha tossito più sangue del solito. Molto più del solito.

“Ha già resistito più di quanto avremmo potuto sperare” gli ha detto lei, quasi dolcemente, “ma ora possiamo contare solo i giorni.”

Louis ha pianto tutta la notte, da solo, nel loro letto che improvvisamente sembrava terribilmente grande. Harry è rimasto in ospedale, collegato a delle bombole di ossigeno, dopo numerose trasfusioni.

La notte dopo, di nuovo a casa, respirando appena sulle sue labbra, gli sussurra di fare l'amore con lui. Ed a Louis sembra quasi che aggiunga per l'ultima volta, ma non gli fa pronunciare una parola di più; lo bacia con foga, prima di sovrastarlo e baciargli ogni singolo centimetro di pelle, imparando ogni angolo del suo corpo a memoria, senza chiudere mai gli occhi per riempirli di lui, dei suoi colori, dei suoi sguardi.

È attento, è delicato, è dolcissimo. Non smette di baciare Harry neppure per un secondo, mentre si fa spazio dentro di lui con più attenzione di quanta ne ha usata per la loro prima volta, e sorride al pensiero quando Harry glielo bisbiglia nell'orecchio, dentro ad un sorriso.

E in quella notte, assolutamente meravigliosa, fanno l'amore per salutarsi.


****


La mano di Harry è stretta in quella di Louis; le coperte sono morbide, anche se Louis ne sente il calore soltanto tramite i gomiti posati sopra, mentre le sue ginocchia poggiano a terra e il dorso della mano di Harry è ad un soffio dalle sue labbra, il suo respiro quasi inesistente, i suoi occhi tentati dall'idea di chiudersi per sempre.

“Non te ne devi andare, amore” mormora Louis, quasi tremando. “Non mi puoi lasciare qui da solo. Per favore? Ti prego, Harry. Resta qui, perché non ce la posso fare senza di te.”
Le lacrime stanno scendendo dai suoi occhi, le ciglia ne sono imperlate. Si era ripromesso di non piangere mai in presenza di Harry, ma non ce l'ha fatta nel momento in cui la dottoressa Heffern, venuta appositamente a casa loro quando la situazione di Harry è peggiorata drasticamente, gli ha annunciato che quella sarà la sua ultima notte.

Non gli va di stare lì, lontano di qualche centimetro da lui, mentre l'amore della sua vita se ne va per sempre. Si solleva in piedi, senza lasciare la sua mano; ha paura che, se lo fa, un angelo verrà a prenderselo per portarlo via. Si stende piano al suo fianco, gli bacia il dorso della mano mentre altre lacrime gli rigano le guance.

“Ehi- tesoro, guardami, okay?” lo prega. Harry solleva a fatica le palpebre; la dottoressa l'ha riempito di morfina, Louis sa benissimo che è meglio così, ma vorrebbe tanto che fosse cosciente. Non sa se apre gli occhi perché glielo abbia effettivamente chiesto o perché ha l'ha solo percepito spostarsi, ma è felice che lo abbia fatto. Gli sorride, con gli occhi pieni di lacrime.

“Bravo, amore, in questo modo. Lo sai che ti amo tantissimo, vero? Oh, certo che lo sai. Solo che voglio ripetertelo, perché...perché io, beh, ti amo” singhiozza. “Non te ne andare” lo supplica, piangendo, “non vedi che sono perso, senza di te?”
Harry sbatte soltanto le palpebre, fissandolo negli occhi. I suoi sono ancora pieni di amore, due pozzi verdi colmi di adorazione nei suoi confronti, e un sorriso lievissimo è abbozzato sulle sue labbra.

“Sei sempre tu a piangere, quando litighiamo” mormora Louis, “dovevi per forza pareggiare i conti, vero? Dio, sto frignando come un bambino” si lamenta, cercando di tirare un sorriso e di scherzare, per quanto sia inutile. “Ma il mio bambino sei tu. Sei il mio piccolo. Resta con me, devo ancora farti crescere, devo insegnarti tante cose, devo ancora spiegarti come si gioca a calcio -non puoi stare in porta per sempre!” ride, in un singhiozzo. “E- e anche tu mi devi insegnare delle cose, sai. Non so ancora come si usa la lavastoviglie e come si fa il bucato, come faccio senza di te? Non voglio che tutte le mie magliette diventino rosa, come quando ho preparato io la lavatrice” ma a questo punto nemmeno ride più, piange soltanto. Se lo ricorda ancora; quando ha pensato di fare una sorpresa ad Harry e invece ha rovinato tutti i vestiti, e Harry si è arrabbiato e due secondi dopo è scoppiato a ridere, e sono finiti a far l'amore nella lavanderia. Non può credere che tutto quello stia succedendo davvero. Deve essere un incubo, ora si sveglierà ed Harry gli rotolerà addosso per svegliarlo, faranno la doccia insieme e poi usciranno, torneranno a casa e faranno l'amore, si addormenteranno abbracciati dopo aver cenato insieme, stretti nel divano con una coperta addosso e la televisione accesa.

Harry lo distrae dai suoi pensieri, solleva la mano libera e la posa sulla sua guancia bagnata. Louis lo guarda, stupito e confuso, tirando su col naso.

Harry sorride, ha l'aria stanca e felice. “Louis” lo chiama, quasi a bassa voce. Louis si sporge per dargli un bacio lieve, spinto dall'impulso.

Harry lo guarda ancora, pieno di amore e di dolcezza. “È una vita meravigliosa” gli sussurra, prima di chiudere gli occhi.


*****


Louis si sveglia qualche mese dopo, mentre fuori nevica e qualche raggio di sole entra dalle piccole fessure tra le persiane. Ritira il braccio steso alla sua destra, sulle coperte vuote -quell'abitudine non lo lascerà mai-, e si alza dal letto sbadigliando. Fa per dirigersi in bagno, quando prima decide di aprire la finestra, come faceva sempre Harry.

Ed è in quel momento, che gli sembra di vederlo; bellissimo, bianco come la neve, che gli sorride da lontano. Scintilla, ride senza fare rumore, si porta le mani alla bocca e gli soffia un bacio.

Poi, scompare. E Louis ride, ride, piange e ride.

Oh, è davvero una vita meravigliosa.


  
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