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Autore: fedenow    10/05/2008    6 recensioni
Perché quando tre Weasley uniscono le loro teste, possono uscirne cose stupende.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia, Weasley, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AAA Questa ff ha partecipato alla terza edizione del fic-exchange, classificandosi sedicesima; potete leggere le altre storie sul livejournal.
Traccia ricevuta da: Robylupin
Dalle 3 alle 5 cose che vorresti la fanfiction contenesse: Ron/Hermione; i gemelli; commedia; se presenti altri pairing, che siano canon.
Dalle 3 alle 5 cose che non vorresti la fanfiction contenesse: OOC; storia sdolcinata; slash; incesto.
Rating: G/PG13
La fanfiction che vuoi ricevere può o non può contenere riferimenti e spoiler a Harry Potter e i Doni della Morte?


Questa storia tiene conto del settimo libro della saga, ma non della morte di Fred Weasley.





AAA ORGANIZZASI MATRIMONIO

Perché quando tre Weasley uniscono le loro teste, possono uscirne cose stupende.





La Tana.
La Tana e il suo giardino incolto, le sue stanche mura che resistevano anno dopo anno alle intemperie, il suo vialetto d’ingresso di cui conosceva a memoria ogni singola mattonella, i suoi alberi che crescevano da decine di anni indisturbati (e indisturbabili: si narra che un Weasley abbia visto un grosso uccello addentrarsi nelle fitte profondità di un abete e non uscirne più; pare inoltre che poco dopo la sparizione del volatile, la pianta abbia emesso un sonoro rutto di apprezzamento. È bene precisare, però, che il suddetto testimone Weasley si identifica con Fred, e che la storia subisce misteriose variazioni ogni qualvolta venga raccontata).

L’abitazione insomma non era quella che si può modernamente definire una magnificenza, ma aveva quel tocco particolare che la rendeva atta ad essere definita casa.


Stupito dagli strani pensieri intelligenti che lo coglievano negli ultimi tempi, Ronald Weasley  proseguì il suo cammino verso la porta d’ingresso, puntando la bacchetta contro lo gnomo silvestre che attentava alla vita del suo piede destro, e costrinse l’essere a danzare un ballo cosacco finché non gli si fossero lacerati gli stivaletti.

“Ciao!”, esclamò varcando la soglia, ma non ricevette risposta: la casa era stranamente vuota e silenziosa, mentre a quell’ora alla Tana vi era di norma un delizioso pullulare di nipotini impetuosi, a maggior ragione un venerdì sera di Settembre.

Ron si avviò guardingo verso la cucina, quando fu colpito in pieno petto da una palla volante; al contatto questa liberò una gelatinosa sostanza violacea, che insozzò completamente la giacca del ragazzo.
Cadde a terra con un sonoro “Miseriaccia!”, mentre urla di gioia proruppero dalle scale, e due bambine di circa cinque anni irruppero in salotto.

“Zio! Zio! Lo zio è caduto, lo zio è caduto!”, iniziò a cantare una delle due, mentre improvvisava un balletto con l’altra, che rideva a squarciagola.

Ai tre si unì subito gran parte della famiglia, chi con una faccia divertita chi battendo le mani. L’unico rimasto serio –a parte Ron che si stava pulendo con un incantesimo- era suo fratello Fred.
“Ruby! Ruby, tesoro mio…quante volte te lo deve dire papà? Non si fa così! Non devi ridere così sguaiatamente per prima, se no tutti capiscono che sei stata tu!”

Ruby smise di ridere momentaneamente, preoccupata dal rimprovero subito, ma fu la sorellina a intervenire.
“Ma papi, l’hai visto lo zio? È caduto come una pera cotta! Per forza che Ruby rideva sgusciatamente!”

Inutile dire che seguirono risate in quantità, a cui si aggiunsero anche quelle di Ron, poiché era risaputo avesse una venerazione per le due nipoti gemelle.
Si rialzò, accettando volentieri i baci e le scuse false delle due bambine.


“Bentornato caro! Com’è andato il lavoro?”, gli chiese sua madre abbracciandolo e baciandolo troppo sonoramente.

“Sì, mamma, come al solito. George arriva fra poco, il tempo di chiudere il negozio. A proposito, la palla è una delle nostre, vero Fred?”, chiese al fratello, che glissò la domanda con un’alzata di spalle, ma Ron giurò di avergli visto comparire sul volto il tipico ghigno divertito, poco prima che si girasse.
Ormai erano tre anni che i Ron e i gemelli collaboravano alla gestione dei Tiri Vispi Weasley, e aveva imparato a fondo i sintomi che indicavano la colpevolezza dei due: il ghigno faceva decisamente parte di questi.
“Giuro che se te ne vai un’altra volta prima dal negozio per…ah sì! pagare le bollette ” –aggiunse scimmiottando la voce del fratello- mentre invece inizi al crimine le mie nipoti, io potrei-”


“Permesso!”
La minaccia fu bruscamente interrotta dall’ingresso di Fleur e Bill.

“Cari! Ma fatevi vedere! Siete splendidi! E Victoire sta bene? Come mai non è con voi? È malata forse?”

“Ehm…cara, magari i ragazzi vogliono sedersi comodamente e parlare dopo”, si intromise timidamente il signor Weasley.

Merci, Arthur!”, disse Fleur sciogliendosi dall’abbraccio della suocera, e prendendo posto su una poltrona insieme al marito. La ragazza aveva un vistoso pancione, che ospitava il loro secondogenito, la cui nascita era prevista di lì a poche settimane.
Ron notò che la sua bellezza, tuttavia, restava pressoché immutata, poiché la donna era una fervente sostenitrice della palestra. “Purché non è justo che i miei filii abbiano una madre che sembra una balena, no?”, era la frase che recava sempre come giustificazione.

Ultimamente aveva certo abbandonato le corse mattutine e gli esercizi, ma gli effetti di un tale lavoro erano ancora ben visibili.

Bill, per parte sua, non cercava di nascondere i segni causatigli da Grayback, esibendoli fieramente.


“Allora, mi dite dov’è Victoire?”, ripeté Molly, sedutasi a sua volta.

“È a casa, mamma. Ma sta bene, non ti preoccupare”, aggiunse anticipando la domanda della madre.

Oui. È solo un po’ stanca in questi jorni. Si addormenta e voilà!, non si sveglia più. Il dottore ha detto che è l’influenza, tutto qui. Solo ho ritenuto responsabile lasciarla a dormìr con la tata, poiché magari facciamo tardi”, concluse Fleur con un gesto teatrale.

“Oh, sì sì, certo. Mi pare ovvio!”, si affrettò ad aggiungere la signora Weasley. “Gradite forse qualcosa da bere, cari? Ho giusto preparato un ottimo-”


La donna non terminò la frase perché la stanza fu attraversata da un lampo di luce proveniente dal cortile, poi un urlo lancinante e qualcosa –precisamente ciò che emetteva il grido- veniva scagliato in cielo con un suono simile a un colpo di cannone.

Tutti erano a bocca aperta quando George Weasley entrò in casa, voltato di spalle e ridendo come un bambino alla vista della scena che aveva appena provocato.
“Hihihi! Ma come può uno gnomo essere così idiota? Fred, dove sei?”, urlò verso le scale, ancora ignaro del pubblico che lo fissava attonito. “Sembra quando ad Hogwarts al terz'anno abbiamo messo quel finto serpente nel baule di quello stro…”
La sua voce scemò quando finalmente si accorse delle nove persone che lo fissavano sbigottite.

“Sì, insomma di quel…quello stro…strozzino!”, iniziò a balbettare George. “Ehm…buonasera gente!”

Le due gemelline naturalmente scoppiarono in risate fragorose alla vista dello zio stranamente in difficoltà, e la cosa allentò molto la tensione.

“Ma tu un ingresso normale non lo puoi fare?”, esclamò Ron divertito.

“Ehi fratello, ricorda che stai parlando con George  Weasley, non con il suo gemello che ha messo la testa a posto da molto tempo!”, esclamò canzonando il gemello.

“Sì, e sai?, dovresti provare anche tu. A volte è affascinante essere responsabile!”

“Forse quasi ci siamo. Ho due o tre cosette per le mani al momento,e effettivamente è veramente interessante il tutto”, concluse sprofondando nel divano.

La signora Weasley lo fissava stralunata, la bocca aperta a metà che mormorava frasi sconnesse; a Ron parve che ripetesse qualcosa tipo due o tre, prima che sbottasse: “George! Ti prego di non dire altre sciocchezze davanti a delle orecchie innocenti!”, e indicò Ruby e sua sorella Jamie, che tuttavia erano ancora troppo prese dall’esilarante scena di poco prima per badare ai noiosi discorsi degli adulti.
Ron avrebbe tanto voluto fare come loro pur di non doversi sorbire l’ennesima paternale a George sul matrimonio, che sembrava l’argomento preferito in casa da ormai qualche mese.

Molly si accigliò. “E stranamente sono d’accordo con Fred. Penso che dovresti pensare seriamente a sistemarti, trovarti una buona moglie…”


Appunto...


“… Insomma, hai già venticinque anni, tesoro! Non pensi di volere-”

“Mamma, ne abbiamo già parlato, ricordi? Mi sposerò solo quando sentirò di esser pronto. E poi forse ti sfugge il particolare che per un matrimonio bisogna essere in due.”

Molly perse lo sguardo severo, assumendone uno piuttosto compassionevole. “Oh, tesoro! Ma lo so, lo so! Però vedi com’è felice tuo fratello con Angie? E da così tanti anni già…” Cercò di abbracciare il figlio, che però sentì improvvisamente la necessità di controllare cosa facessero Ruby e Jamie, dileguandosi rapidamente dalla propria poltrona.


Il senso di malessere di Ron continuava a montare man mano che la discussione procedeva.
Se c’era una cosa che non sopportava, erano i matrimoni. O meglio, i discorsi sui matrimoni che si facevano alla Tana. Ormai tutti i figli Weasley erano felicemente sposati tranne George, appunto, e lui. Con l’unica differenza che George non era mai stato fidanzato per più di due settimane, mentre lui da sette anni aveva donato il proprio cuore all’unica donna che avesse mai amato: Hermione Granger.
Questo fatto, però, era assolutamente ininfluente in casa sua: fortunatamente George faceva da scudo per le ramanzine di Molly, ma Ron era certo che, una volta sistematosi anche l’ultimo fratello, sarebbe stato il suo turno a sorbirsi i quotidiani attacchi di due genitori d’oro, sì, ma ossessionati dal desiderio di avere una quindicina di nipoti (Ron sospettava che suo padre volesse farne una squadra di Quiddich, che a tempo perso avrebbe allenato ovviamente lui).  

Oppresso da questo strano senso che non riusciva bene a definire, sentì crescere il desiderio di stare da solo con i suoi pensieri, e decise di assecondarlo.
Sgusciò fuori dalla stanza non visto, essendo Molly intenta a elencare a George tutte le ragazze che gli aveva presentato, fra cui lui tuttavia non ne aveva trovata alcuna di suo gradimento.
Ron era certo che suo padre l’avesse visto mentre saliva le scale, ma evidentemente aveva avuto pietà, invidiandolo perché poteva fare ciò che a lui non era concesso: scappare dalle furie matrimoniali di Molly Weasley.
 

Entrò in camera sua e si sdraiò sul letto, contemplando il soffitto e le pareti che conosceva alla perfezione. La stanza non era molto cambiata dai tempi di Hogwarts. Aveva tolto qualche poster, qualche foto di Quiddich, ma la maglietta autografata dei Cannoni di Chudley ancora campeggiava fieramente sulla parete grazie a un incanto che gli aveva suggerito Hermione.
Sorrise al pensiero della ragazza. Com’era possibile che qualunque cosa pensasse tornasse sempre a lei?
Lei così puntigliosa, che riusciva a sopportarlo anche quando metteva i piedi sul suo tavolino guardando la tv, che gli urlava contro quando imprecava contro gli elfi domestici –altra cosa che non era mutata nonostante il tempo-, che gli aveva salvato la vita almeno una mezza dozzina di volte. Lei che aveva reso magici gli ultimi sette anni.
Sì, a pensarci bene era molto strano che pensasse sempre a lei.


Estrasse dalle tasca dai jeans l’anello di fidanzamento che le aveva comprato. La scatolina era di velluto verde, che faceva ben risaltare il brillante in cima all’anello d’argento. Era semplice ma splendido, come la donna che l’avrebbe portato se solo avesse avuto il coraggio di darglielo…


“Ma guarda un po’ il nostro Ronnie cosa ci combina!”

Ron si voltò di scatto, giusto in tempo per vedere i gemelli che  prendevano posto per terra ai piedi del letto.
“E voi che ci fate qui? George, come hai fatto a liberarti di mamma?”, chiese per distogliere l’attenzione dalle sue mani che nascondevano alla meglio l’anello sotto il cuscino.

“Le ho detto che mi sono fidanzato cinque mesi fa.”

“Mi stupisco che ti abbia creduto, Georgie. Ron, facci vedere l’anello.”

“Quale anello”, chiese il ragazzo, mostrando le mani vuote.

“Quello sotto il cuscino. È per Hermione, vero?”

“Quando glielo vuoi chiedere?”

“Ma ne avete già parlato o è una sorpresa?”

“Ok, ok…basta!” Sconfitto gettò lo scatolino a Fred, che lo squadrò con interesse.

“Uh. Niente male, amico. Stavolta ti sei davvero superato, sul serio. Le piacerà di sicuro”, disse lanciando il prezioso oggetto a George.

“Niente male, confermo. Allora…”, gli sguardi dei due si volsero simultaneamente verso Ron “…quand’è fissata la data?”

Ron aveva ormai assunto il caratteristico color peperone, continuando nell’elenco delle abitudini che non aveva perso.
“Bhè, ecco…veramente…Non è che, insomma…”

George sgranò gli occhi. “Ron, non glielo hai detto! Non ti facevo così romantico, bello!”

“Allora la domanda diventa: quando hai intenzione di chiederglielo?”, aggiunse Fred in tono melodrammatico.

“No, ecco. Qui sta il problema” Ron si avviò verso la finestra, fissando il buoi che calava silenziosamente, non essendo più in grado di sostenere lo sguardo di Fred e George. Come era finito in una situazione così imbarazzante? “Non è l’intenzione che manca, quanto…il coraggio.”, e si voltò aspettando le risate dei fratelli.

Stranamente però, Fred e George erano estremamente seri. Fu proprio George a rompere il silenzio.

“Ok, amico. Tu hai assoluto bisogno del nostro aiuto in una situazione del genere. Come quando abbiamo cercato di insegnarti come rimorchiare una ragazza per il Ballo del Ceppo.”

“Fra parentesi, hai fatto schifo quella volta.”

“Ma ora è diverso.”

“È più serio.”

“Perché tu vuoi chiedere a Hermione di passare il resto della tua vita con te, e non  a una gallina qualunque di accompagnarti al ballo della scuola, vero Fred?”

“Non me lo ricordare, George. È stato uno degli schiaffi più dolorosi. Quella Corvonero non ha avuto la finezza di togliersi la dozzina di anelli che portava prima di tirarmelo.”


Ron assisteva a quei dialoghi improbabili volgendo lo sguardo da un gemello all’altro, gli occhi sgranati.

“Comunque”, riprese Fred, “ritengo sia opportuno presentare al nostro caro fratellino in difficoltà la vasta gamma di proposte matrimoniali che offre la nostra agenzia.”

“Giusto, Fred! Cominciamo. Opzione A: tu dai a Hermione l’anello inginocchiato sul tappeto, e subito dopo noi due entriamo suonando la marcia nuziale, vestiti da barcaioli veneziani e offrendovi su un vassoio d’argento due biglietti per una luna di miele in Italia.”

“Opzione B: metti l’anello in un toast, e quando lei lo trova mentre mangia, le dici che se accetta quello sarà il primo di una lunga serie di toast che condividerete insieme. Un po’ culinario forse, però poetico, non trovi? Certo, sempre che non si sia inghiottita il brillante prima che tu abbia aperto bocca.”

“Trovato niente di interessante o vuoi che continuiamo?”


Ron aveva la bocca completamente secca, fissava i due esterrefatto, non sapendo cosa dire.

“Siete degli idioti.”

“Dai, Ronnie, non fare così…stavamo scherzando!”

La dilatazione degli occhi di Ron raggiunse livelli mai visti.
“Scherzando? Stavate scherzando? Io devo fare la cosa più importante della mia vita e voi scherzate?”

I due gemelli si guardarono colpevoli.
“Era per allentare la tensione…”, tentò George debolmente.

“Bhè, io non credo che sia il caso! Tu, George, non scherzi quando mamma ti ripete che devi sposarti! E tu!”, Ron prese fiato, “Fred. Tu non scherzi mai se qualcuno osa toccare Angie. O sbaglio?”

Calò un silenzio greve fra i tre. Ora era Ron a fissare i fratelli, mentre quelli si osservavano i piedi imbarazzati.

“Ok. Allora…” Di nuovo George fu il primo a parlare, con una serietà che poche volte lo aveva caratterizzato. “Facciamo così…Immagina: tu vai da Hermione, la guardi e ripensi a tutti i bei momenti che avete passato insieme. Ti ricordi quello che provavi, come ti sentivi quando eri con lei, quanto stai bene se le sei accanto. Le chiederai di sposarti nel migliore dei modi, credimi.” Mentre parlava gli brillavano gli occhi. “Io e il mio collega streghiamo una rosa, che entrerà dalla finestra e si aprirà davanti ai suoi occhi, rivelando al suo interno il tuo anello. Una rosa bianca, fresca, bellissima come è Hol- Hermione!, come è Hermione per te.”
L’emozione traspariva chiaramente dal suo viso. Finalmente si volse a guardare in faccia Ron.
“Sai che non può dirti di no, vero? Tu la ami. Punto.”

“Ehi, Georgie! Mi fai quasi paura!”

Ron si alzò e abbracciò i due fratelli, prima di rendersi conto del fatto che stava seriamente compromettendo la sua reputazione.
“Ehm, sì, ecco…Grandi! Siamo d’accordo allora? Eh…wow!”, disse staccandosi frettolosamente e cercando di riacquistare parte del contegno perso.

Fred e George si avviarono verso la porta.
“Bene, fratello. Passiamo domani da Hermione per mettere tutto in posizione. Tu vedi di tenerla occupata per una decina di minuti.” Fred riassunse il suo ghigno malizioso. “Questo pensi di poterlo fare o vuoi ancora delle proposte?”

“Tranquillo, Fred. Penso di avere qualche idea.”


***°°***


Il mattino seguente Ron si recò di buon’ora a casa di Hermione, che si trovava in una tranquilla zona periferica di Londra. Siccome era una casa babbana, era sprovvista di Metropolvere, così il ragazzo doveva sempre usare il treno babbano che viaggiava sottoterra, la Metropolitana, come la chiamava Hermione.
In fondo, dopo anni e anni di continue visite alla ragazza e ai suoi, aveva acquisito una discreta abilità con i tornelli d’ingresso.


“Oh, ciao Ron. Entra, entra pure. No, Hermione non c’è, mi ha detto che andava in libreria per trovare un libro di…mah, chi lo sa? Quella ragazza legge troppo per ricordarsi tutti gli autori che le piacciono! Vieni, non fare complimenti, avanti!”

La madre di Hermione era una signora sulla cinquantina molto ben tenuta e con la facile parlantina, cosa che metteva Ron a suo agio quanto Harry era stato a suo agio con Cho il giorno dopo averla lasciata.

“Grazie, signora. Quando pensa che posso passare per trovarla? Dovrei parlarle di una cosa importante…”

La donna lo fece accomodare in salotto.
“Sarà di ritorno a breve, non temere. Aspettala qui, fra poco arriva! Io ora devo proprio uscire. Devo assistere alla discussione di una tesi sulle abluzioni degli antichi Romani alle terme di Caracalla”, si sistemò il cappotto prima di fermarsi sulla soglia dell’appartamento, “Mestiere ingrato quello dell’archeologa! Ciao Ron! Fa come se fossi a casa tua, come sempre!”

“Ehm…sì, grazie.”, rispose udendo la porta sbattere alle spalle della donna. Si chiese cosa facessero di così speciale i Romani alle terme, ma decise che poteva vivere anche senza andare a fondo della questione.
 

Si posizionò meglio sul divano, e prese a sfogliare le riviste sul tavolino. Decise che "People" era la più noiosa (babbana naturalmente: le foto neanche si muovevano), mentre “La rubrica dell’Elfo” era stata certamente comprata da Hermione, visto che lei stessa aveva fondato quel giornaletto.

La sua attenzione fu attratta da un libro babbano appoggiato lì vicino. Anche quello era sicuramente di Hermione: pagine piene di appunti, ma non un’orecchia o una macchia. “The picture of Dorian Gray” di Oscar Wilde. Lui non l’avrebbe aperto già leggendo il titolo, ma aveva avuto ampio modo di stabilire che non avrebbe mai capito i gusti di Hermione.
Nonostante tutto, attratto dall’immagine del ragazzino in copertina, aprì il volume, e dovette ammettere suo malgrado che questo Wilde sapeva il fatto suo. Prese a leggere le frasi che Hermione aveva sottolineato.

-L’esperienza è semplicemente un’etichetta con cui gli uomini designano i propri errori.
Questa può sempre essere utile.

-È veramente la menzogna una cosa terribile? Non lo credo. È solamente un metodo che ci permette di moltiplicare la nostra personalità.
Questa l’hanno letta Fred e George due giorni dopo essere nati!

-Aveva il terrore della certezza.
Questa, vabè, poteva esser la vita di Ronald Weasley…


Continuò la sua lettura, convincendosi sempre più che avrebbe chiesto a Hermione di prestargli il libro non appena fosse tornata.
Poi qualcosa colpì la sua attenzione. Una riga e poco, nulla più, e il piccolo segno di Hermione di fianco.


-La volta in cui si ama è la prima e la sola.



Mentre ancora contemplava il libro, sentì la porta a aprirsi e vide Hermione appendere il cappotto all’attaccapanni.


La volta in cui si ama…


“Ciao, Ron! Scusa, mi dispiace tantissimo! Ho fatto tardi perché ho trovato un libro di Pallet che non ho ancora letto e che…”
Continuò a monologare mentre prendeva posto accanto al ragazzo. “Insomma alla fine ho dovuto ordinarlo! Ron, tutto bene?”


La ragazza gli si avvicinò, preoccupata dal mutismo del giovane, e decise di perdonargli i piedi sul tavolino. Ron sembrava quasi in trance, con un sorriso ebete stampato in faccia e Dorian Gray ancora tra le mani. Parve improvvisamente riprendersi, guardò Hermione sorridendo e le prese le mani.


…è la prima…


“Ciao, amore.”

Hermione si stupì di quell’eccesso di zucchero.
“Non mi dire che ti sei messo a leggere Wilde! Se vuoi farti una cultura di letteratura babbana devi partire da libri più soft! Forse è per questo che hai la faccia da malato comatoso! Comunque togli i piedi dal mio tavolino.”

Ron ubbidì, continuando a fissare la donna con amore.
“Hermione.”

“Ronald.”

Il ragazzo prese fiato. “Oddio, è la cosa più seria che abbia mai fatto in vita mia!” Le strinse di più le mani.


…e la sola.


 “Mi vuoi sposare?”

“Cosa?”, chiese la ragazza immobile.

“Mi vuoi sposare?”

Secondi di silenzio.
“Non dovresti scherzare su queste cose.”

“Miseriaccia, Hermione! Come potrei scherzare su di noi?”, esclamò Ron, estraendo la scatola con l’anello e mostrandoglielo.

Hermione lo prese con le mani che le tremavano vistosamente.
“Oddio, Ron! Tu sei serio!”, disse mentre lacrime di gioia le scendevano lungo le guance.

“Certo che sono serio! Anche questo tizio del libro dice che la volta in cui si ama è la prima e la sola! Quindi perché dovrei aspettare che qualche altro giocatore di Quiddich decerebrato arrivi e ti-”

Hermione lo zittì con un bacio.
“È un sì, Ron! Io ti sposo! Certo che ti sposo!”, esclamò euforica.

“Ehm…wow!”, argomentò Ron fra un bacio e l’altro.


“Ron, sai che Wilde diceva anche che gli uomini si sposano solo perché sono pigri, e le donne perché sono curiose?”

Ron la attrasse più vicina a sè.
“Non puoi certo credere a tutto quello che leggi, no? Questo vuol dire che la cultura fa bene solo se assunta con moderazione.”

E riprese da dove aveva interrotto.



***°°***


“E Ron, sono molto felice che abbiate deciso di sposarvi! Siete così belli insieme!”

“Grazie, Molly!”, rispose Hermione raggiante.

La sala della Tana era affollatissima in occasione di uno dei tanti cenoni organizzati da Arthur e Molly.

“Sì, e sarei felice anch’io, se solo il caro Ronald non avesse sottratto a me e George del tempo prezioso inutilmente e gratuitamente”, interloquì Fred, marcando pesantemente l’ultima parola.

“Che pretendi, Fred? Questo è quello che si intende per affetto fraterno. A proposito, dov’è George?”

“Eccomi, popolo Weasley! Scusate il ritardo, ma Holly è voluta passare in pasticceria a prendere qualcosa a tutti i costi!”

“Holly?” Molly guardò la ragazza che George stava aiutando a togliersi il soprabito: alta, magra lunghi capelli corvini e sorriso splendente.
Bellissima. Fleur già la fissava con astio.

“Holly, mamma! La mia ragazza! Te l’avevo detto che ero fidanzato da cinque mesi, no?” 





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Ringrazio Rubylupin, perché mi hai costretto a riprendere a scrivere dopo mesi di inoperosità: per la traccia non potevo chiedere di meglio!
Altra cosa: spero di non essere finita nello sdolcinato, come mi hai chiesto, e voglio dire questo: sono convinta che l’amore e il sorriso debbano andare di pari passo, ma penso che un “ti amo” detto troppo alla leggera sia la negazione dell'amore stesso, così come uno troppo melodrammatico. Quindi spero di aver azzeccato il grado di romanticismo che volevi: fammi sapere che ne pensi della storia, mi raccomando!!

Solitamente scrivo seguendo alla lettera i libri, ma stavolta mi sono permessa di dare a Fred un pezzo di quello vita che JK non gli ha concesso per qualche strana ragione.
Questa fanfiction è virtualmente dedicata a tutti i Fred e George che ci sono.

Le frasi che Ron legge sono realmente presenti nel romanzo “Il ritratto di Dorian Gray” di O. Wilde, che mi ha accompagnato durante le vacanze di Pasqua e non solo, meritando a pieno titolo di finire tra i miei libri preferiti. LEGGETELO!!!
L’altro scrittore che cito, Pallet, è inventato di sana pianta, quindi non dovrebbe esistere, per quanto ne so…:P

Uh, altra cosa. Non so se si può fare, ma mi complimento con me per essere riuscita a scrivere su commissione, e non sono decisamente il tipo*__* ScusatescusatescusateXD


Un bacio dall’autrice, miei potterianiXD


   
 
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