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Autore: Nayrin Baudelaire    09/12/2013    3 recensioni
[Lyanna/Rhaegar. Aegon/OC. Rhaeny/Jaime. Jon/Tyrion]
E se fosse stato Rhaegar Targaryen il vincitore della guerra dell’Usurpatore? E se avesse sconfitto Robert Baratheon al Tridente? E se il vessillo del drago sventolasse ancora su Approdo del Re? E se Lyanna fosse più di una regina d’amore e di bellezza? Se fosse la regina di Westeros?
Aegon.
La voce dell’erede al trono era inconfondibile. Musicale, sempre gentile, buona.
« Aegon,» lo accolse atona e priva di qualsiasi inclinazione sebbene il suo cuore avesse perso un battito nel rendersi conto della sua vicinanza. Aegon era l’immagine di Rhaegar da giovane. Alto, bello e attraente, con i tratti delicati e con i corti capelli argentati pareva Aegon il Conquistatore rinato. Tutte le fanciulle bramavano per poter trascorrere anche un solo momento con lui, ma Aegon non aveva occhi per nessuna di loro.
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Jaime Lannister, Lyanna Stark, Nuovo personaggio, Rhaegar Targaryen
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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A different tale
Are you strong enough to stand?
Protecting both your heart and mine?

Who is the betrayer?
Who's the killer in the crowd?
The one who creeps in corridors
And doesn't make a sound

Heavy in your arms, Florance and the Machine

 
 
La pioggia scendeva inesorabile e ghiacciata su Approdo del Re. Era sottile ed intensa, colma di tutte le lacrime che lady Katrina Baratheon avrebbe potuto versate se non fosse stata troppo orgogliosa per farlo. Invece si limitava ad osservare la pioggia cadere senza guardarla davvero, persa in quei pensieri che erano scaturiti dalla lettura della missiva di sua madre. Le sue mani candide e signorili, posate sulla gonna ampia del suo abito azzurrino, la stringevano ancora tremanti e inquiete. Pensieri sconnessi le attraversavano la mente e ricordi di tempi passati e felici le ritornavano alla memoria, imprimendo una stilettata di gelida colpa dritta nel suo petto. Non poteva essere accaduto davvero. Non poteva. Chinò gli occhi celesti come il mare della sua casa e lesse quelle poche, lapidarie frasi con le quali sua madre, la bellissima Lady di Capo Tempesta, le aveva comunicato della morte di una delle persone a lei più care.

Figliola,
mi spiace comunicartelo in questo modo, ma devo prima che le voci ti raggiungano. Tuo padre è spirato questa mattina a causa di un incidente di caccia. Purtroppo il maestro non ha potuto far nulla per aiutarlo se non somministrargli il latte di papavero per agevolare la sua dipartita.
Tua madre,
Lady Cersei Lannister.

Quelle brevi e fredde parole le avevano stretto il cuore in una morsa che difficilmente si sarebbe potuta sciogliere. Suo padre era morto e lei, lei che era la sua bambina speciale, non era stata lì ad assisterlo, a sentire le sue ultime parole. No. Lei era ad Approdo del Re, alla corte felice di Rhaegar il Giusto e di sua moglie, la bella e affascinante Lyanna Stark. Era la dama di compagnia della principessa Rhaenys, luminosa quanto il Sole di Dorne. Invece di essere con lui, era nella ridente capitale dei Sette Regni, fantasticando sul proprio futuro, lontano dagli affetti. Si domandava se i bambini, se Tom, Cella e Shireen, stessero bene. Se Joffrey avesse perlomeno chinato lo sguardo alla notizia, ma sapeva bene quanto odio circondasse suo padre. Quanta ipocrisia e quanta noncuranza soffocassero Capo Tempesta.

Incidente di caccia. E chi era l’animale che aveva ucciso il cervo? Forse il leone?

Quel pensiero le creò uno squarciò all’interno del cuore. L’odio che sua madre nutriva per Stannis Baratheon era evidente e Katrina poteva immaginare cosa fosse avvenuto a casa sua.
Qualcuno bussò alla porta e Katrina si ricordò che quello era il giorno delle udienze nella sala del trono. Il re avrebbe giudicato le cause dei cittadini ed era stata richiesta anche la sua presenza come dama di compagnia e figlia di uno dei sette Protettori.
Sperò che, chiunque fosse, sarebbe andato via dopo aver bussato, ma il cigolio della porta smorzò anche quella flebile preghiera. Katrina si accorse dai passi leggeri che poteva trattarsi soltanto della sua migliore amica, della principessa dei Sette Regni, dell’unica figlia di re Rhaegar.
« Kat… Katrina,» la chiamò nuovamente delicata quanto una rosa, quando non si volse ad incontrare i suoi occhi neri come la pece, ma accoglienti e pieni di vita. Tutto in Rhaenys esprimeva grazia e dolcezza ed era la ragione per la quale era amata da tutti coloro che la conoscevano e dal popolo. Katerina l’aveva adorata sin dalla prima volta in cui s’erano incontrate in un torneo a Sala dell’Estate e da allora aveva deciso di essere la sua dama da compagnia, scelta che non aveva mai rimpianto sino a quel momento.  
« Scusa, Rhae,» mormorò con un filo di voce che non sembrava neanche la propria per quanto era priva di forze, volgendosi e tentando un sorriso che pareva più una smorfia di dolore malcelato. Quel giorno Rhaenys era vestita con bell’abito ocra che ben s’intonava con la sua pelle dorata con dei risvolti di pizzo sulle maniche lunghe che mostravano il suo status di principessa di sangue reale. Era ancora sulla soglia e Katrina sapeva bene che era entrata senza permesso soltanto perché si conoscevano da anni.
« Oh Dei, cosa è accaduto, amica mia?» domandò la bella principessa, avvicinandosi velocemente a lei quando si accorse del tremolio del suo corpo scosso dalle lacrime che stoicamente stava ricacciando indietro. Lacrime che non poterono non affluire agli occhi quando Rhaenys si chinò su di lei accomodandosi alla sedia del tavolino ovale accanto a lei.
« Si tratta di… di mio padre… era a caccia ed è… non…» cercò di spiegarle, ma le parole s’interrompevano come se anche le sue stesse corde vocali non potessero esprimere il dolore che le procurava quella perdita. In un attimo il pensiero della morte di quell’uomo che non sorrideva mai, che non aveva mai assunto un’espressione gioiosa né felice la colpì con una forza tale da stordirla e impedirle di continuare.
« Oh cara, mi dispiace così tanto,» esclamò afflitta abbracciandola con trasporto. Rhaenys era sempre calda, come se un fuoco, il fuoco dei Targaryen, l’animasse e per un attimo quel tepore la immerse facendola sentire meglio. Facendola sentire amata.
« Io vorrei rimanere sola se possibile, Rhae,» sussurrò riprendendo il controllo di sé. Non era da lei. Katrina Baratheon non era mai stata sentimentale né troppo estroversa. Era come suo padre, Stannis, chiusa e rigida sebbene accanto alle persone che amava si rabboniva e diveniva più dolce.
Rhaenys si scostò come scottata da quelle parole e le carezzò le guance umide di lacrime, per poi baciarle la fronte con le sue labbra rosee e sottili.
« Come desideri. Ma ti prego di chiamarmi se avessi bisogno di me,» mormorò dolcemente la principessa,  posandole le mani sulle spalle, come faceva sempre suo padre quando non riusciva a comprendere qualcosa. Rhaenys sapeva bene quanto poco amasse i sentimentalismi, quanto poco amava mostrarsi debole e attaccabile. Dopo un lungo sguardo perforante, Katrina annuì secca e Rhaenys si alzò per poi lasciarla sola.
Solo allora la lady di Capo Tempesta si abbandonò alle lacrime che premevano per fuoruscire dai occhi azzurrini. I capelli neri come l’ossidiana le coprirono il volto quando sollevò la mano sinistra per impedire ai singhiozzi di prorompere dalle sulle labbra. La lettera contenete quell’amara verità cadde sul pavimento di marmo bianco della sua camera e Katrina fu libera di abbandonarsi contro il muro della sua finestra per piangere con il cielo.

Mio padre odiava la caccia, perché mai avrebbe dovuto andarci?

È tutta colpa sua. Tutta colpa di Cersei e di Joffrey.

Ed ora Capo Tempesta è tutta loro.

Dopo quella che le parse un’eternità udì nuovamente bussare alla porta e sospirò pesantemente tentando di asciugare le lacrime con la manica del vestito. Se Septa Corinne avesse potuto vederla, avrebbe tossito con disapprovazione.
« Rhaenys, per favore,» la pregò chiudendo gli occhi quando sentì la porta sbattere nuovamente. Non poteva sopportare di parlare ancora. Con nessuno. Nemmeno con la sua migliore amica.
« Non sono bello quanto mia sorella.»

Aegon.

La voce dell’erede al trono era inconfondibile. Musicale, sempre gentile, buona.
« Aegon,» lo accolse atona e priva di qualsiasi inclinazione sebbene il suo cuore avesse perso un battito nel rendersi conto della sua vicinanza. Aegon era l’immagine di Rhaegar da giovane. Alto, bello e attraente, con i tratti delicati e con i corti capelli argentati pareva Aegon il Conquistatore rinato. Tutte le fanciulle bramavano per poter trascorrere anche un solo momento con lui, ma Aegon non aveva occhi per nessuna di loro.
« Katrina, ho appena saputo. Mi dispiace così tanto, cara,» mormorò accorto carezzandole i capelli neri lasciati sciolti e ricci sulle spalle. Le mani di Aegon erano grandi, come quelle di un cavaliere, ma sempre gentili e morbide. Dai capelli le sue mani scesero sulle spalle in una carezza leggera e quasi impercettibile.
« Grazie, mio principe,» sospirò tentando di ritrovare la compostezza che caratterizzava tutte le fanciulle di buona famiglia.
« Non mi hai mai usato molta gentilezza e incominci proprio adesso? » domandò quasi sarcastico per farla sorridere. E per un attimo ci riuscì davvero. Non aveva mai trattato Aegon come le altre dame. Per lei era stato soltanto il fratello di Rhaenys per i primi cinque anni dal suo trasferimento nella corte, poi, negli ultimi due anni, era divenuto qualcosa di più, qualcosa che stentava anche lei a classificare, « Oh cara,» esclamò affranto guardando le lacrime che le avevano macchiato le guance rosee. Gli zigomi dovevano essere arrossati come gli occhi e doveva avere un aspetto orribile in quel momento.
« Mi scuso se non sono sempre stata gentile e cortese,» si scusò docilmente, troppo stanca e troppo afflitta per poter stare al gioco del principe. Rifuggì ai suoi occhi chinando il capo quando lui si parò dinanzi a lei. Non poteva guardarlo, non in quel momento, non così.
« Non… guardami, Kat. Voglio soltanto aiutarti,» sussurrò carezzandole le gote e inginocchiandosi alla sua altezza. Katrina deglutì per farsi coraggioso,- era una Baratheon e i Baratheon non avevano paura di nulla- e si immerse negli occhi color ametista, di un viola chiaro e così accogliente, del principe.
« Non voglio che tu mi veda piangere, principe Aegon. Per favore… ti chiedo di uscire,» ripeté la stessa frase di glaciale cortesia che aveva usato con sua sorella qualche ora prima. No, non avrebbe mai pianto dinanzi al suo principe. Mai.
« Partiremo domani per Capo Tempesta,» le comunicò dolcemente prima di baciarle la guancia destra. Le sue labbra, più carnose di quelle della sorella, si posarono come le ali di una farfalla, ma Katrina percepì un calore ardente e puro. Il calore e il profumo di Aegon erano qualcosa che possedeva soltanto lui e nessun altro. Il principe sospirò poi si scostò e si issò in piedi, carezzandole nuovamente i lunghi riccioli neri. Quasi timoroso si allontanò da lei e percorse la sua stanza velocemente,  « Kat, nessuno ti farà del male se ti mostri debole,» esclamò ragionevole con la mano posata sui cardini della porta di noce quando la udì singhiozzare di nuovo.
« Io sono una Baratheon. Non conosco la debolezza,» sussurrò tentando di essere tranquilla tornando a guardare l’orizzonte. La pioggia aveva smesso di macchiare le strade di Approdo del Re e nel cielo brillava un arcobaleno immenso e meraviglioso. Nel cuore di Katrina Baratheon non v’era mai stato così grande dolore.

Angolo autrice
Cosa dire? Prima di tutto ringrazio chi è arrivato sin qui per aver letto il capitolo. Questa storia è un immenso What if…? Mi sono sempre chiesta: e se Rhaegar avesse vinto la guerra? E se avesse vinto lui il trono di spade? Come sarebbe cambiata la storia di Westeros? Ed ecco questa fiction. Nei prossimi capitoli spiegherò meglio cos’è avvenuto e gli eventi che ho cambiato della storia originale. Per ora avete potuto notare che è Stannis, non Robert né Renly, il Lord di Capo Tempesta e che ha sposato lui Cersei. Da lei ha avuto ufficialmente cinque figli: Katrina, la maggiore, Joffrey, Myrcella, Shireen e Tommen. Ed è subito morto ( sì, io sono un po’ crudele, ma non arriverò mai ai livelli del grande Martin). Bene, per questo capitolo credo di aver finito con le note. Un saluto e un grazie a chi ha anche solo letto. Nayrin Baudelaire. 
  
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