Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Helen Lance    10/05/2008    9 recensioni
Neji mise a fuoco le sue gote arrossate, i capelli scompigliati e gli occhi vagamente annebbiati.
[Che, ad ogni modo, uguali ai suoi non erano mai stati.]
Non c'era paura mentre lo guardava.
[Da quanto tempo non lo guardava più?]
<< Vai via, nii-san? >>
[Luce, luce, luce.]
- [One-shot, NejiHina | Buon compleanno, papera.] -
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lui la guardava attraverso il vetro.
Lei piangeva.
Lui la guardava piangere attraverso il vetro, con quegli occhi bianchi che vedevano ogni cosa.

Stava seduto sul suo letto, e guardava con quei suoi occhi bianchi attraverso la parete, la parete dopo, attraverso il giardino, [attraverso il vetro], la guardava dormire.
E quella solitudine sapeva di [eternità] casa.
[Non era così, che doveva andare.]

Poi, attraverso, il vetro, la guardava avvicinarsi.
Con le mani protese in avanti a raggiungerlo [toccarlo], Hinata incontrò il vetro.
E Neji scosse la testa.

<< Nii-san? >>
Lui le voltò le spalle.
[Non era così che doveva andare.]
La guardò piangere.
[Perché, attraverso il vetro, non poteva fare altro.]


E allora lei si era seduta lì, davanti al vetro.
Lui aveva continuato a voltarle le spalle.
[Ma la guardava.]
E lei sfiorava il vetro, solo.

Poi anche lei si voltò. E iniziò a camminare lontano, lontano da lui, che l’aveva sempre guardata.
E Neji pensò che la cosa più orribile che avesse mai visto era la sua schiena che si allontanava.
E lo capì, in quel momento.
[Che quella solitudine sapeva di casa perché solitudine non era mai stata.]
Che lui si era perso.
[Che era troppo tardi.]






Looking Through The Glass [Burning]


<< È finita! Finita! È FINITA! >>
Neji sentì quell’urlo sfondargli il cervello con un dolore lancinante.
Ma nessuno, lì dentro, aveva forza o voglia sufficienti per andare a tirare giù Naruto da quel tavolo.
E poi, aveva ragione.
[È finita.]
E, pensandolo, si concesse un altro bicchiere [bruciava, dio], un altro brindisi e un altro ancora.
[Bruciava, bruciava, e quelle urla, quelle risate, nella sua testa, bruciavano, bruciavano.]
Neji si abbandonò totalmente sullo schienale della sedia, stanco, più stanco in quella serata che in venticinque anni di vita, ma, tutto sommato, con una sensazione di ebbrezza, di felicità intensa e senza sfogo, che non aveva mai provato.
E non c’era sangue, quella sera, [le sue mani, le sue mani ne erano piene, di sangue], non c’era fango [che si mischiava alla pioggia, e lui, loro, scivolavano a terra, sempre, ancora e c’era qualcuno che, da terra non si era più alzato, non si era più…] c’erano solo le risate, le urla, e quel bicchiere davanti a lui.
Sakura, -era davvero lei? Era diventato tutto così sfocato- stava abbracciando tutti, piangendo e ridendo insieme, ripetendo grazie, grazie, grazie, come una ninnananna, una nenia.
Lui non si sottrasse a quella specie di rituale, né comunque ne avrebbe avuto la forza.

Provò ad alzarsi, ma il respiro gli si strozzò in gola con una fitta di dolore pulsante alla testa.
Si aggrappò al bancone per non crollare sul pavimento, e riuscì in qualche modo a tenersi in piedi, ignorando il dolore alla testa e quella maledetta stanchezza che lo aveva consumato interamente, incatenando ogni muscolo, ognuno dei suoi sensi, la sua mente.
Mosse qualche passo barcollante appoggiato al bancone, ed evitò Ino che ballava al suono di una musica che sentiva solo lei.
L’uscita.
[Sembrava così lontana.]
E, tutto d’un tratto, si sentì persino più stanco, quella felicità assurda la sentì scivolargli di dosso piano dalle spalle, scorrere sulle braccia, fluire lentamente sul pavimento.
Erano tutti così felici, e lui non capiva come facessero, con quella stanchezza.
Doveva essere lui ad essere sbagliato.
Lui, a non capire.
Scavalcando risate e brindisi per arrivare alla porta, sbatté contro qualcun altro, riuscendosi tuttavia a tenere in piedi in precario equilibrio.
Tese una mano a quel qualcuno che, al contrario di lui, aveva perso l’equilibrio del tutto cadendo miseramente per terra.
E quella voce sembrò perforargli i timpani come se venisse da un altro tempo.
[Da un’altra vita.]

<< Nii-san? >> la sua voce era annebbiata e impastata, o magari era lui a sentirla così, ma era comunque la sua.
<< Hinata-sama? >>
Ci mise un po’ a mettere a fuoco quel chiarore, che poi scoprì essere il kimono bianco [accecante] della cugina.
L’aiutò ad alzarsi con una fatica che lo fece quasi vergognare, ma, in ogni caso, quella sera non aveva proprio voglia di pensarci.
A nessuno, comunque, sarebbe importato, lì.
Hinata si aggrappò alle sue spalle, e lui sentì le unghie di lei affondargli nel tessuto della maglia, graffiargli lievemente la pelle.
Lei ridacchiò, alzando la testa.
Neji mise a fuoco le sue gote arrossate, i capelli scompigliati e gli occhi annebbiati.
[Che, ad ogni modo, uguali ai suoi non erano mai stati.]
Non c'era paura mentre lo guardava.
[Da quanto tempo non lo guardava più?]

<< Vai via, nii-san? >> E le sue labbra erano stranamente troppo vicine mentre parlava.
[Troppo vicine, troppo rosse, il sangue, il sangue ricopriva ogni cosa e le sue labbra erano così rosse così vicine come le aveva viste in tutti i suoi deliri, in ospedale, lei, i suoi occhi, pensando adesso muoio, ora muoio davvero, così rosse così-…]
<< Sì. Dovreste venire anche voi. >>
Lei rise di nuovo. Non c’era traccia della solita esitazione, nella sua voce.
Neji si stupì di essere ancora in grado di notarlo.
<< Certo! A casa! >> e, staccatasi da lui, veleggiò verso l’uscita. A lui sembrò che lo sfiorasse soltanto, il terreno. Ma poi pensò che, semplicemente, [lei] lui era troppo [era] ubriaco [così] per avere [bella] una corretta concezione della scena. Sembrava così surreale, Hinata, apparizione così luminosa con quel kimono bianco, che sfiorava il terreno.

[Luce, luce, luce, guardarla per sempre e non esserne accecato mai.]

La seguì, arrancando fra i tavoli come meglio gli riuscì, fino ad arrivare la alla porta.
L’aria sapeva ancora della pioggia di qualche ora prima [pioggia, fango, sangue. Nei suoi occhi, sarebbero rimasti per sempre.] ma il cielo era scoperto, e così blu, così blu e le stelle, così chiare da bruciare, da abbagliare.

[Luce, luce, luce.]

Hinata danzava.

[Guardarla per sempre e non esserne accecato mai.]

Rideva, girando su se stessa, nel suo kimono bianco, e Neji, Neji non poteva fare altro che stare lì, e guardarla, guardarla, ubriacarsi di quella visione.
[Come se fosse stata l’ultima immagine che avrebbe potuto vedere.]
Lei rideva, ballava, lo guardava, rideva, e piroettava ancora, lungo la strada.
[Come se, dopo quella luce, lui non sarebbe più stato capace di vedere altro.]

E Neji sentì la stanchezza scivolargli via sulla pelle e quella notte, quella notte e quelle stelle, Hinata, [Hinata] entrargli negli occhi e non uscirne più, più, mai più.
La strada scorreva sotto forma di sfumatura di quella che lui sapeva essere ghiaia chiara, ma che non riusciva a mettere a fuoco, gli alberi erano scuri e alti verso il cielo, come una cattedrale, così alti, così scuri, inghiottiti da quel cielo così blu, così incredibilmente blu, che sembrava di vetro.
[Il vetro, però, si rompe, no?]
Hinata gli buttò le braccia al collo, e non smetteva di ridere.
[Si rompe, il cielo, si rompe?]
Sentiva il suo calore attorno al collo e alle spalle, la sua testa girare, il suo respiro mischiarsi con le sue risate e il suo profumo.

Lottò per mantenere l’equilibrio fino a quella porta che lui sapeva essere casa sua, il suo appartamento comprato dopo il trasferimento da villa Hyuuga, nonostante non riuscisse a mettere a fuoco nemmeno un particolare del portone di legno scuro.
Ma era lì, lui lo sapeva, anche se era così sfocata, [casa] come un’apparizione lontana.
Ma la luce continuava ad accecarlo, la sua luce, i suoi occhi, il suo kimono gli scorreva morbido fra le dita come liquido, come aria.
[Da quanto tempo, quanto tempo, l'attesa.]
Avvertì il legno freddo della maniglia contro il palmo.
Pensava solo che aveva troppo sangue sulle mani, e che avrebbe finito per sporcare [lei] quel suo bellissimo kimono, così bianco.
Il suo nome sulle sue labbra scivolava come seta, e lui capì che quel qualcosa che mancava, quel qualcosa che era sempre mancato da una primavera di troppi anni prima lo aveva in quel momento fra le mani, [Dentro] sotto gli occhi, [di] nel respiro mischiato al suo [lui] profumo.
[E che, alla fine, era sempre stata lei. Tutto.]
E quasi pensò che infondo la decisione di non fermarsi non l'aveva mai presa, semplicemente perché non era mai stata una scelta.
[Era semplicemente così, che doveva andare.]
Era cresciuta con lui, con lei, quella consapevolezza, non era mai stata altro se non una cosa talmente ovvia da fare male, da cercare di nascondere, odiare.
Con tutte le sue forze.

[Luce, luce, luce.]

Talmente semplice, da essere spaventosa.
E quello fu l'ultimo lampo di coscienza, fra la morbidezza delle lenzuola e la sua pelle, e fra la luce dei lampioni e della luna che entrava dalla finestra e quella nel riflesso dei suoi occhi, il dolore nel petto che si scioglieva mischiandosi alle sue lacrime [piangeva? Perché piangeva?] e al suo nome, [mai più dolce] che scivolava fra le sue labbra in un respiro bollente.

[<< Neji... >>]



***



Sottili lame di luce penetravano dalle fessure fra le tende.
La testa pulsava, pulsava, pulsava, da sotto le palpebre fino alla punta delle dita sentiva vibrare i colpi come un tamburo. Avvertiva un piacevole tepore diffuso, e l'unica cosa che riusciva ad udire era l'eco del suo stesso respiro.
Per abitudine acquisita in missione il Byakugan si schiuse prima degli occhi, e attraverso le proprie palpebre il mondo splendette, bianco accecante per un attimo e poi vide...
[Luce.]
Neji si immobilizzò, la testa pulsava, in respiro gli raschiava la gola e [luce, luce, guardarla per sempre e non esserne accecato mai.] la memoria gli trafisse la mente come un coltello [<< È finita, è finita! >>] immagini confuse, sfocate e brillanti insieme, [<< Vai via, nii-san? >>] gli affollarono la mente [Hinata.]
[No.]
Poi se ne rese conto, e la sua testa non sembrava capace di formulare alcun pensiero.
E poi, quel peso devastante.
[Cosa ho fatto?]
E lo capì in quel momento, che quella era una luce che non poteva seguire.
[Ma era troppo tardi.]
Neji quasi boccheggiò, ingurgitando aria ma sentendosi come annegare.
La guardò e gli sembrò di nuovo, come la sera prima, l'immagine che vedeva nei suoi deliri quando gli sembrava di affondare e prima del buio, prima del buio da cui finora si era sempre salvato, vedeva solo lei, c'era solo lei.
Poteva sentire il calore del suo respiro fra il collo e la spalla.
Neji chiuse gli occhi.
Si impose il controllo che gli apparteneva e ricacciò il respiro dentro al petto lentamente.
Lentamente.
Lentamente.
Quando riaprì gli occhi incontrò lo sguardo di Hinata.
Stava ferma, respirava sul suo collo.
Lo guardava.
Neji fece per aprire la bocca, scusarsi, alzarsi, uscire dalla stanza, scappare, farsi assegnare una missione e sparire.
Invece, non fece nemmeno in tempo ad aprire la bocca che Hinata sorrise.
<< Neji? >>
Lui rimase lì, e chiuse la bocca.
Hinata continuava a sorridergli.

Improvvisamente gli venne in mente l'oreficeria del villaggio dove si era rifiutato di fermarsi, sempre, perché faceva troppo male.
Eppure, quando Hinata lo baciò, piano, ancora sorridendo, Neji pensò a quell'anello, il secondo sulla destra dalla vetrina.
Pensò a come sarebbe stato bene ad Hinata.

[Luce.]






Questa shot è dedicata interamente alla mia papera, alias Artemisia89, che compie oggi gli anni.
Grazie.
Mi dispiace se la fic non è un gran che, mi dispiace davvero tanto, e me ne scuso.
Ma, comunque, grazie, grazie per le serate a parlare di tutto, per i nostri progetti londinesi, per le risate e le tue parole, per le foto del mare e le cartoline, per le papere, Eliot e Baricco, per le tue fanfiction e i tuoi pensieri.
Grazie, papera, tesssora, Chiara.
Grazie, e Auguri.

Elena




  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Helen Lance