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Autore: Mya_chan    09/12/2013    8 recensioni
Una giovane ragazza segnata da esperienze dolorose si trasferisce da sua zia e arriva al "Liceo Dolce Amoris".
Si è scordata come si ama e ormai non si fida più di nessuno. Dentro di lei nasconde un grande segreto.
Aprirà il cuore a un solo rockettaro rosso e...
Ops... No scusate, scherzavo! XD In realtà si tratta di una fic senza capo nè coda ambientata in un'ospizio: l'"Ospizio Dolce Amoris".
Come saranno diventati gli studenti del liceo settant'anni dopo averlo terminato?
Una breve e demenzialissima fan fiction scritta in collaborazione con charlina. ;)
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve cari lettori! :D
Prima che iniziate la lettura ci tengo a specificare due punti fondamentali:
1. La seguente fic non è interamente opera mia, ma è stata ideata e scritta a quattro mani con charlina (l'autrice è presente anche qui su EFP, se non lo avete ancora fatto, vi consiglio di correre a leggere le sue storie perché ne vale davvero la pena). Per la precisione, la prima parte è sua e l'ultima mia. ^_^
2. La seguente fic è stata scritta con un preciso intento comico e parodico, quindi vi prego di non prenderla sul personale se qualche ragazzo verrà un po' preso per i fondelli... Lo abbiamo fatto con tutti e senza cattive intenzioni. ;)
Detto questo, spero che vi piaccia e che ci facciate sapere in numerosi cosa ne pensate. XD Un commento non ha mai ucciso nessuno, ma l'assenza di commenti ha ucciso moltissime fic. 
Enjoy! ;D




Cap 1: Settant'anni dopo...


   No, così non andava bene, stavano sbagliando tutto. Ma possibile che al giorno d'oggi non si sappia neanche metter su un muro come si deve?
   - Vèè, la cazzuola le devi impugnare dall'altra parte - urlò Nathaniel al muratore. - Dall'alto verso il basso, dall'alto verso il basso! - continuò imperterrito, ma il ragazzo non sembrava ascoltarlo. Dannati ingrati, non sanno neanche trarre il vantaggio da chi ha quattro volte i loro anni di esperienza.
   - E quel blocco di cemento? Ma perché lo mettete lì? Va laggiù.
   Nathaniel se ne stava all'angolo della strada scuotendo la testa. Lui amava guardare i lavori, ma ultimamente non riusciva a trovare un cantiere dove facessero le cose nel modo giusto.
   “No,no, così non va mica bene!” non aveva mai avuto esperienza di cantieri, ma i giovani d'oggi proprio non sapevano come fare le cose, avrebbe saputo costruirlo ad occhi chiusi, era tutto sbagliato. Rivolse di nuovo lo sguardo verso il muratore che lo salutò con il dito medio.
   “Ah che maleducazione! Ai miei tempi si portava rispetto verso gli anziani!”
   Si dimenticò del giovinotto e riprese il suo cammino verso la casa di riposo, sarebbe stato un viaggio breve non essendoci altri cantieri in cui fermarsi nel tragitto.
Finalmente arrivò al Dolce Amoris, l'ospizio in cui era ricoverata sua sorella, non essendo più autosufficiente dopo che si era rotta il femore inseguendo un giovane per strada.
   Nathaniel entrò, salutò le infermiere e si diresse verso la camera della parente.
Trattenne il fiato, la stanza della sorella odorava sempre di pannolone pieno. Non cambiavano spesso la sua vicina di letto, Melody, ci volevano almeno 5 o 6 OSS per farla rotolare e il sollevatore teneva al massimo 150 kg. E dire che una volta era una ragazza così graziosa e a modo.
   Entrò nella stanza, di fianco al letto di Ambra c'era il marito Kentin che guardava con desiderio Melody che trangugiava un budino.
Era stato un vero trauma per lui scoprirsi diabetico, cose che succedono quando butti giù un chilo di biscotti al cioccolato al giorno.
   Nathaniel guardò la sorella e il suo enorme seno siliconato che si notava anche da sotto il lenzuolo dell'ospizio, avrebbe dovuto farsi rimuovere quelle cose, non sta bene a una certa età.
Era pronto a sorbirsi tutte le sue chiacchiere e lamentele riguardo al cibo, ai vestiti e al fatto che non fosse possibile sostituire il paralume sopra al letto con una lampada a UV per abbronzarsi.
   - Ciao Ambra, Ken… - salutò l'anziano varcando la soglia della stanza.
   - E ma vè chi si vede! Il mio fratellino che mi viene a fare una visita! Ma intanto che ci sei quando esci mi chiedi alle infermiere se si può avere un menù light che senza palestra finisco come questa qua - disse indicando Melody, che rispose con un grugnito a bocca piena.
Ambra era solita lamentarsi di tutto, in particolare dei vestiti e del poco sole, ma Ken le portava pigiamini di lusso e la rapiva per farle fare un giro al centro estetico per una lampada o una manicure.
   - Eh ma questi pigiami qui sono mica belli come i miei vestiti. Ma c'ho paura che se porto qualcosa di carino me li rubano, c'è una tipa Debrah, tutta arzilla che si pavoneggia col suo girello nuovo... Io non mi fido mica di quella lì. Si dice che pianga davanti alle infermiere per farsi portare i budini, questa qua di fianco c'ha un invidia di lei per questa cosa che metà ne basta. Ah ma a me 'sti vestiti non mi piacciono mica. Dovevi vedermi in chiesa col la mia pelliccia nuova, come mi invidiavano la Charlotte e quella là cinese, loro non ce li hanno i soldi per un visone.
   Nathaniel fingeva di ascoltare la sorella annuendo, quando un rumore sordo attirò la sua attenzione. Qualcuno aveva sbattuto violentemente la porta della camera facendo fare un salto di almeno un metro al povero Kentin, che per poco non finì in braccio all’ex delegato.
Si sentì un cigolare di rotelle che si muovevano a gran velocità verso il letto di Melody, una vecchietta chinata su un girello si avvicinò al comodino e prese due budini per poi nasconderli in una tasca della vestaglia.
   - Bfutta Ladfa! Fevmaftela! - urlò la povera vecchietta sputacchiando budino al cioccolato.
Di risposta si sentì  un “prova a prendermi cicciona!” proveniente ormai da dietro la porta.
   - E’ proprio veloce quella Debrah! - commentò Kentin, ancora con l’affanno per lo spavento.
   - E’ perché c’ha la spondilante anchilos… la spondilosi ancallis.. insomma il mal di schiena, e si rincorre il barimetro… me l’ha detto la fisioterrorista, insomma quella col colletto giallo - disse Ambra, con l’aria di superiorità di una persona che ha appena detto qualcosa di estremamente intelligente.
   Melody provò quattro o cinque volte ad alzarsi. Finalmente riuscì a spostarsi di qualche centimetro verso la sponda del letto e ricadde sul cuscino col fiatone.
Il povero Nathaniel, impietosito, si lanciò all’inseguimento della furfante.
   Rincorse Debrah lungo i corridoi facendo lo slalom tra girelli, infermieri e carrozzine, ma un urto improvviso e una voce angelica fermarono il suo inseguimento.
   - Ma porco diavolo, faccia attenzione ragazzo!
   Erano anni che nessuno chiamava Nathaniel “ragazzo”, oltretutto il complimento proveniva da una splendida creatura su due ruote.
Lei doveva avere su per giù novant’anni di bellezza, ma era di gran lunga più leggiadra di qualsiasi giovane abbia mai toccato il pavimento piscioso dell’ospizio, anzi, il pavimento piscioso dell’intero pianeta.
   Nathaniel si perse a contemplare le numerose e stupende rughe che contornavano il prezioso viso color Ardesia.
Un pigiamino di flamella scendeva delicato sul suo corpo mettendo in risalto le forme candide e lievemente deteriorate, mentre un sottile filo trasparente sporgeva dall’intimo per terminare in un delizioso catetere appeso alla carrozzina.
Oh! Cosa avrebbe dato Nathaniel per essere quel catetere!
   Era rimasto incantato dalla visione a tal punto, che fu risvegliato dalle dolci parole della dea come da uno stupendo sogno.
   - Che c’è? Un gatto t’ha mangiato la lingua?
   - Ehm… Mi scusi, non mi sono presentato, mi chiamo Nathaniel e lei?
   - Aurora - bofonchiò la venere vegliarda, con un fare imbronciato che le donava terribilmente.
   Nathaniel allungò appena la mano per stringergliela, ma lei era già intenta a girare la carrozzina dall’altra parte.
   - Scusami, ragazzo, ma devo andare in sala colazione prima che ci arrivi Debrah.
Nathaniel colse la palla al balzo e impugnò i manici della carrozzina da dietro.
   - Se mi permette l’accompagnerei con piacere.
   - Grazie mille, è raro incontrare persone gentili come lei in questi posti.
 
 
Pochi minuti prima…
 
   - Tocca a te.
   - Eh? Cosa?
   - Ho detto che tocca a te! Devi muovere.
   - Muovere? Muovere cosa?
   Castiel sospirò. - Lys, guarda qui sul tavolo. Secondo te cosa stiamo facendo?
Il vecchietto strizzò gli occhi eterocromi per mettere a fuoco la scacchiera.
   - Ah! Già, già, già: scacchi… Potevi dirlo prima però!
   - Sbrigati a muovere. Ho novantasette anni e non mi rimane molto tempo.
Lysandre non era mai stato un tipo molto sveglio, neanche quand’erano ragazzi. Castiel aveva perso il conto delle volte che si era scordato appuntamenti o aveva perso il suo adorato quaderno in giro per il liceo. L’avanzare dell’età non aveva fatto altro che  acuire il suo Alzheimer già allora galoppante col risultato che adesso quando si parlava con lui si aveva l’impressione di trattare con un pesce rosso: un’autonomia di circa tre secondi di memoria.
   Lysandre studiò la scacchiera per qualche secondo.
   - Cas… Che colore sono io?
   - Bianco.
   - Ah! Già, già, già: bianco… Potevi dirlo prima però!
Castiel sospirò per l’ennesima volta e si grattò la testa.
   “Porco Demon! Questo parrucchino è una vera tortura! Sembrava che l’abbiano foderato di ortiche.”
Purtroppo, l’uso sconsiderato delle tinture di sua madre l’aveva portato a perdere i capelli subito dopo i trent’anni. A lui, leader di una band di quartiere molto popolare tra il vicinato, non era rimasto altro che ricorrere all’uso di ogni sorta di lozioni per fermare la caduta dei capelli, ma senza successo. Aveva anche provato con qualche trapianto, ma i nuovi capelli erano durati a malapena un headbanging. Alla fine, sotto consiglio di Alexy, si era rivolto a uno specialista di parrucche. In questo modo aveva scoperto una nuova, eccitante, passione: il collezionismo di toupet e parrucchini, che gli era valso lo “Scalpo d’Oro” nel lontano 2026.
   “Parli del diavolo…”
   Ecco arrivare Alexy. Mio Dio, nonostante l’età che si ritrovava vestiva ancora come un pavone daltonico. Si avvicinò a Castiel e Lys con un sorriso tanto grande che era un miracolo non gli cadesse la dentiera.
   - Ohilà, amici! Come butta?
 Lys, che stava finalmente per muovere il suo pezzo, sobbalzò, colto alla sprovvista.
   - Oh, ciao a te… Ehm…
   - Alexy - gli ricordò Castiel.
   - Ah! Già, già, già: Alexy… Potevi dirlo prima però!
   - Eh?
   - Niente Alexy, lascia stare. Comunque ciao anche a te!
   - Eh?
   - Ho detto: CIAO!
   - Eh?
Esasperato, Castiel si limitò a fare un segno di saluto con la mano.
   - Oh, mi stavate salutando. Scusate, oggi mi fischiano un po’ le orecchie, sapete. Forse qualche bell’infermiere sta parlando di me - disse tirando qualche gomitata a Lys, che lo squadrava nel tentativo di ricordarsi chi fosse.
   Alexy, a forza di ascoltare tutta quella dannata musica dalle sue cuffie, aveva perso quasi completamente l’udito, ma ignorava la cosa, trovando ogni giorno una scusa diversa per giustificarsi.
   - Guardate lì! C’è Nathaniel.
Una fitta di disappunto percorse Castiel, che si girò verso la porta, per veder entrare il suo acerrimo nemico. Lui che faceva il giovane e se la tirava perché non viveva nell’ospizio come tutti loro. Guardalo come sgambettava felice verso la camera di sua sorella Ambra.
   “Spero che a Melody venga fame e ti scambi per un budino.”
   - Certo che, nonostante gli anni, Nathaniel continua ad avere proprio un bel culo - commentò Alexy mangiandoselo con gli occhi.
   - Chi? - chiese Lysandre guardandosi attorno spaesato.
   - Se devi far parte del suo fan club puoi anche andare da un’altra parte - commentò acido Castiel.
   - Che cosa? Vuoi giocare a carte?
   - Ho detto che puoi toglierti dai piedi!
   - Eh? Quali fedi?
   Lys guardò il rosso esterrefatto. - Ti sposi? Con chi? - poi la sua espressione si fece lievemente offesa. - Potevi dirlo prima però!
   - Ma quale sposarsi e sposarsi? Sono uno stallone indomabile io! Guarda qua che chioma!
   - In poliestere… - commentò Alexy.
   - Ma tu senti solo quello che ti fa comodo?
   - Eh?
   Lys sbuffò. - Visto che Castiel non si muove a finire la partita a scacchi, me ne vado a cercare il mio quaderno.
   Alexy e Castiel si scambiarono uno sguardo rassegnato. Ogni giorno andava a cercare quel maledetto quaderno per ore e ore. Non voleva darsi per vinto.
   - L’hai perso definitivamente nella Grande Amnesia del 2015, non ti ricordi più?
   - Amnesia? Quale amnesia?
   - Quella in cui ti sei dimenticato chi eri e hai vagato per il liceo credendo di essere il fantasma di uno studente del XVII° secolo.
   - Non ricordo nulla del genere - ammise Lysandre grattandosi la chioma corvina. Incredibilmente, i suoi capelli erano passati da bianchi in giovane età, a brizzolati quand’era intorno ai trenta, fino a completamente neri superati i quarant’anni. Nessuno sapeva spiegarsi il motivo di tale trasformazione. Al tempo questo inaspettato fenomeno aveva attirato frotte di studiosi, ma nessuno era riuscito a venire a capo della faccenda.
Alla fine si era giunti alla conclusione che forse il sistema pilifero di Lysandre si era “semplicemente dimenticato la corretta successione dei colori” il che, visto il proprietario, era perfettamente plausibile.
   - Ma… Ma chi è quella Dea? - domandò all’improvviso Lysandre. Stropicciandosi gli occhi e strizzandoli forsennatamente per vedere meglio.
Proprio in quel momento stava infatti passando la donna più bella che avesse mai messo piede (o carrozzina) in quella casa di riposo.
    - È quella sventola di Aurora - spiegò Castiel per la millesima volta al suo amico, mentre con gli occhi non si perdeva un singolo movimento delle mani candide, secche e affusolate, che con estrema grazia e leggerezza spostavano avanti le ruote della carrozzella facendola incedere lentamente, come un cigno che danzasse sul pelo dell’acqua.
   - Che creatura meravigliosa - mormorò Lysandre portandosi le mani al cuore. - Non la conosco e non le ho mai parlato… Tuttavia penso di essermi follemente innamorato.
   Lys fece per avvicinarsi a lei. Probabilmente per presentarsi la millesima volta. Ogni santissimo giorno che Dio mandava in terra, Lysandre si dimenticava di Aurora e ogni santissimo giorno, la vedeva e se ne innamorava. Sarebbe potuta sembrare una cosa estremamente romantica… se solo Castiel non se la fosse dovuta sorbire già centinaia di volte.
   Tuttavia, le avance del suo amico erano perfettamente inutili: ogni singolo uomo in quel posto pendeva dalle labbra sottili di quella puledra. Ma lei, seppure con fare estremamente dolce, ingenuo e puro, non sembrava mai cogliere le vere intenzioni di tutti quegli spasimanti, finendo per rifiutarli senza nemmeno rendersene conto.
   Un fracasso infernale li distolse tutti dai propri pensieri… tutti tranne Alexy, che naturalmente non sentì nulla, ma si accorse che Lys e Castiel si erano improvvisamente tesi e guardavano entrambi nella stessa direzione: la camera di Ambra.







 
  
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