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Autore: ThePirateSDaughter    10/12/2013    10 recensioni
"Alejandro Burromuerto poteva quasi dirsi soddisfatto.
Dopo mesi di peripezie più disparate, vendette, frecciate, flirts e scambi di colpi dati e ricevuti, finalmente aveva raggiunto l’obiettivo: Heather era sua.
[...]
Eppure, dopo tutto quello che si erano lasciati alle spalle, c’era ancora una cosa che si frapponeva fra loro e il raggiungimento della perfezione della loro storia; un orrendo ostacolo che Alejandro, terzogenito della famiglia Burromuerto, A in sette materie su nove, si era ripromesso di combattere fino alla morte..." .
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Post TDAS || AleHeather || Sietebelliebasta.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Altro personaggio, Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
- Questa storia fa parte della serie 'Alejandro/Heather Moments'
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Lo sguardo del Diavolo.
 
Alejandro Burromuerto poteva quasi dirsi soddisfatto.
Dopo mesi di peripezie più disparate, vendette, frecciate, flirts e scambi di colpi dati e ricevuti, finalmente aveva raggiunto l’obiettivo: Heather era sua.
E non era sua in maniera semplice, non stavano “solo” insieme come qualsiasi altra coppia del pianeta: avevano corso attraverso montagne di bigliettoni fruscianti e persi per sempre, attacchi vulcanici e conseguenti ustioni, doppiogioco, calcolo, tradimento, finendo per ritrovarsi sempre. Non si poteva assumere che stessero insieme: una definizione così semplice e banale non si adattava per nulla a loro.
Eppure.
Eppure, dopo tutto quello che si erano lasciati alle spalle, c’era ancora una cosa che si frapponeva fra loro e il raggiungimento della perfezione della loro storia; un orrendo ostacolo che Alejandro, terzogenito della famiglia Burromuerto, A in sette materie su nove, si era ripromesso di combattere fino alla morte.
Quella del gatto, s’intendeva.
 
L’orribile sacco di pulci lo fissava senza battere ciglio.
Secondo qualsiasi altro, incomprensibile punto di vista, sarebbe stato un animale carino, il genere di bestiola che faceva strillare di gioia i bambini; ma Alejandro conosceva perfettamente la verità. Quel felino era il Male, era Satana reincarnato in un gatto, era la soffiante maledizione dotata di vibrisse che si strusciava tra lui e Heather, facendo tutto il possibile per allontanare la ragazza dall’altro.
Il ragazzo rafforzò la presa sul secchiello.
“Tienes que irte, maldita bestia”*
La pelosa nemesi si limitò a squadrarlo, senza cambiare espressione o spostare lo sguardo di una virgola; non strinse i malvagi occhi gialli, non fece vibrare le sottilissime vibrisse, non produsse alcun ringhio di avvertimento; niente, come se reputasse Alejandro troppo infimo anche per questa minima considerazione. Si limitò a fissarlo con aria cattiva e a stiracchiarsi sul letto di Heather, affondando gli artigli nella trapunta.
Lo detestava, con ogni fibra del suo essere. Aveva cercato di farselo piacere sin dall’inizio perché, ehi, era il gatto di Heather. La prima volta che aveva messo piede in casa sua, la strisciante presenza era comparsa improvvisamente dal nulla, facendogli quasi prendere un infarto lì, in anticamera; forse si aspettava una grattatina dietro le orecchie da parte di Heather, come doveva essere stato abituato a fare, ma la ragazza aveva allacciato le braccia dietro al collo di Alejandro l’esatto secondo dopo e allora il gatto aveva momentaneamente perso importanza.
Soltanto dopo, Heather aveva raccolto il gatto bianco, visibilmente contrariato, mostrandolo ad Alejandro.
“Questo è Bruiser”
Incuriosito, l’ispanico aveva posto le mani sulle ginocchia e si era chinato verso la bestiola, sorridendo appena; fu la prima volta che incrociò lo sguardo del Diavolo.
“Buenas tardes, mi pequeño amigo…”**
Con un miagolio agguerrito, senza nemmeno dargli il tempo di finire la frase, il gatto era balzato dalle braccia di Heather con l’agilità di un ninja ed era atterrato dritto sugli zigomi di Alejandro, prendendo poi a incidergli tutta la faccia di lunghi, velocissimi e dolorosissimi graffi. La faccia. ***
Da quel giorno era stata guerra aperta.
 
“Vete, gato. Vete ahora mismo”. ****
Un’altra persona, razionale magari, avrebbe pensato che il gatto si fosse soltanto sentito minacciato dal sentir parlare una lingua aliena; ma era anche vero che una persona razionale avrebbe pensato che lo spagnolo, piuttosto che il turco o l’eschimese, fosse l’ultimo dei problemi. Ma Alejandro sapeva la verità, quella bestia capiva perfettamente; e se era lo spagnolo a dargli problemi, lo spagnolo avrebbe avuto. Che con “spagnolo” si intendesse la lingua o Alejandro stesso.
“Vete”. Il gatto non si mosse. Quella bastardissima fogna ambulante aveva soltanto intenzione di rompergli le uova nel paniere e impedirgli di cospargere il letto di Heather di petali di rosa per festeggiare il loro anniversario. Avrebbe potuto spargere i petali anche con il gatto sopra il letto, ma poi lui si sarebbe dovuto togliere i vestiti e infilarsi sotto le lenzuola, in attesa dell’arrivo di Heather e allora il gatto avrebbe potuto diventare un terzo incomodo. Inoltre, non che gli andasse molto a genio, l’idea di spogliarsi davanti a un felino. Che, per inciso, non lo perdeva di vista.
Alejandro aveva pensato molte volte a come sbarazzarsi della bestiaccia. Infilarlo in lavatrice e, ops, accidentalmente far partire l’elettrodomestico; investirlo senza farlo apposta e, sempre senza farlo apposta, eseguire anche una bella retromarcia; rinchiuderlo in una gabbietta – rifornita di cibo e acqua solo perché era il gatto di Heather – e posizionare detta gabbietta su un vagone di un treno merci diretto a Sacramento; cose così. Ma era il gatto di Heather, e ciò lo rendeva praticamente intoccabile.
Era anche vero, però, che la situazione era giunta al punto di non ritorno. Strinse gli occhi in un’espressione minacciosa e il gatto ricambiò.
“Es tu ultima posibilidad, diablo maullante. Vete y dejame sólo con mi novia”*****
Come se avesse parlato con una pietra.
E, provvidenzialmente, dal piano di sotto giunse, come in un incubo, il rumore della porta d’ingresso che si apriva e di Heather che posava le chiavi nel piatto a forma di faccia di Chris, quello dove si premuravano di sbattere ogni oggetto in maniera abbastanza forte; e fu quell’abitudine a salvarlo.
Heather era lì.
La disperazione azzerò il cervello di Alejandro; preso da un attacco di adrenalina, si strappò via camicia, canottiera, pantaloni e boxer nell’arco di sei secondi e mezzo; calciando via gli stivali, tuffò la mano nel secchiello e gettò un pugno di morbidi coriandoli rossi sul copriletto, per poi – con un misto di gioia vendicativa e terrore- afferrare il gattaccio – música para mis orejas, quel miagolio infastidito e ricco di odio- e coprire la distanza tra letto e finestra spalancata su due piani di vuoto in due passi.
Il tempo sembrò congelarsi nel preciso istante nel quale Heather Wilson spalancò la porta della sua stanza e, attonita, si ritrovò occhi negli occhi con il fidanzato completamente nudo e in procinto di uccidere il suo gatto.
Che scelse proprio quell’istante congelato per miagolare.
 
“Cosa. Stai. FACENDO?”
Dopo una frazione di secondo, Alejandro aveva visto i primi segni di furia comparire sul volto sbigottito di Heather e seppe di aver perso.
“Heather, questo gato era…”
“Non osare incolpare il povero Bruiser per le tue scellerate azioni!”
Marciò a strappare di mano ad Alejandro la bestiaccia che – maledetta, maledetta, settanta volte sette maledetta!- le saltò immediatamente in braccio, come se non vedesse l’ora di essere salvato e cominciò a fare le fusa.
“Povero Bruiser, cosa ti voleva fare questo troglodita scostumato?” Era assolutamente strano sentirla coccolare e consolare qualcuno o qualcosa. E perché doveva essere un gatto, quel gatto, quello stupido e odiosissimo gatto?! “Ora ci sono io, Bruiser, non preoccuparti” canticchiò Heather, lanciando uno sguardo di fuoco ad Alejandro “E mettiti qualcosa addosso, deficiente! Esci di qui e mettiti qualcosa addosso!”.
Esci di qui? “Heather…!”
Lei fece scattare la testa verso di lui con tale veemenza da farlo quasi indietreggiare, ma mai come lo sguardo furente che gli indirizzò. Quello era il vero sguardo del diavolo, altroché.
“FUORI”.
 
Bell’anniversario, veramente. Era decisamente la maniera in cui si era aspettato di passarlo. A casa da solo, sul divano, con la televisione accesa, invece che stringersi a Heather sotto le lenzuola. Veramente magnifico.
Cambiò furiosamente canale; schiacciando il 4 invece del 5, scelse il canale dedicato ai cartoni animati, dove trasmettevano un vecchio episodio di Tom & Jerry. Oltre al danno, anche la beffa. Avrebbe potuto sperare che Jerry facesse vedere i… sorci verdi all’odioso appartenente della stessa razza di Bruiser (e quindi, appunto, odioso!), ma poi si disse che avrebbe toccato il fondo.
Il trillo del campanello risuonò sulla sua disgrazia. Era Heather.
“Ma che…”
“Poniamo caso che io non abbia visto cosa hai cercato di fare al povero Bruiser” ringhiò lei “spostati: l’ultima volta ho lasciato in camera tua la sua spazzolina”.
Oltrepassandolo senza tante cerimonie, attraversò l’atrio di gran carriera e sparì su per la rampa di scale, lasciando Alejandro ancora a bocca aperta, ancora con la mano sulla maniglia della porta, un fuoco d’artificio di domande che gli esplodeva in testa e un nuovo germoglio di odio che gli spuntava nello stomaco.
Quel… gato!
La spazzolina?! Heather aveva una spazzolina? Per un pulciosissimo e maledettissimo gato?! Che diamine ci faceva… una spazzolina?!
“Heather!” esclamò piccato, seguendola senza esitare un attimo “Heather! Ahora dobbiamo veramente parlare di quel tuo schifosissimo gato! È mai possibile che…”
Il resto della frase gli si incastrò in gola, evaporò e sparì non appena aprì la porta di camera sua.
Fu come essere tornati indietro nel tempo ed essersi scambiati i ruoli e i luoghi, ma con un’unica differenza: Heather stava sì vicino alla finestra, nelle stesse condizioni in cui c’era stato lui poche ore prima, ma non aveva assolutamente nessun gatto tra le braccia.
E meno male.
Il sorriso malvagiamente malizioso di Heather, la maniera in cui si appoggiava alla scrivania e… le condizioni erano un’istigazione a delinquere.
Tirò via una mano chiusa a pugno da dietro la schiena, la fece scattare in aria e la aprì; qualche petalo spiegazzato le piovve davanti, facendo crollare quelle poche, infinitesimali difese di Alejandro che erano rimaste in piedi anche dopo averla vista nuda.
“Si parlava di anniversario, Al?”
 
Qualche ora dopo, Alejandro preferì glissare su quanto ora avesse potuto –forse- apprezzare determinati miagolii in determinate situazioni; non perché non gli piacesse ricordare cose del genere, ma perché un pensiero, un unico pensiero, aleggiava in sottofondo nel suo cervello.
Gané, maldito animal.******
 
 

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momentoditraduzioneee, papparappààà! 
*= “Devi andartene, maledetta bestia.”
**= “Buon pomeriggio, mio piccolo amico…”
***= Nell’episodio 7 di Total Drama All Stars, Alejandro spiega come sia un concetto della famiglia Burromuerto non colpirsi mai la faccia durante gli scontri. La faccia è sacra. “Never the face”.
****= “Vattene, gatto. Vattene subito.”
*****= “E’la tua ultima possibilità, diavolo miagolante. Vattene e lasciami solo con la mia ragazza.”
******= “Ho vinto, maledetto animale.”

Io, comunque, mi voglio bene. Ho scritto questa fanfiction molto prima dell'uscita della puntata finale di TDAS, dove SPOILER, SPOILER SPOILER Alejandro e Heather diventano finalmente canon, KYAAAAAAAAAAA!!! e qui succede, CCCIOE', è come se l'avessi predetto. ^_^ *le fangirling Pirats* FINE SPOILER, FINE SPOILER, FINE SPOILER.
Non mi sdilinquirò molto sul finale di TDAS ma vi basti sapere che ho fangirlato come una deficiente.
E, regardless of TDAS, mi gustava l'idea di una fic dove Alejandro affronta il famigerato Bruiser e sono muy contenta del risultato finale; però è anche vero che il parere ultimo spetta a voi, indi sarebbe tanto carino porre una meravigliosa recensione.
Ecco. Bene. Basta. ^_^
   
 
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