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Autore: TinaTiva99    10/12/2013    4 recensioni
Camminava, da solo, senza pensare. O meglio, senza voler pensare; senza voler tornare indietro nel tempo e pensare a quel lontano Settembre del 2005, quando i loro occhi si incontrarono per la prima volta, e senza voler pensare a quel vicino Ottobre del 2013, quando i loro occhi si separarono per l'ultima volta ...
Ecco la mia prima fanfiction! One Shot ovviamente TIVA! Fatemi sapere cosa ne pensate, accetto tutto :)
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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An hug changes your life:

Camminava, da solo, senza pensare. O meglio, senza voler pensare; senza voler tornare indietro nel tempo e pensare a quel lontano Settembre del 2005, quando i loro occhi si incontrarono per la prima volta, e senza voler pensare a quel vicino Ottobre del 2013, quando i loro occhi si separarono per l’ultima volta. E poi beh … non voleva pensare neanche a tutto quello che era successo tra quelle due date; troppi ricordi e troppi insuccessi, troppe emozioni e troppi ostacoli; ma per quanto ci provasse, non riusciva a non ritornare con la mente a tutti quegli sguardi; sguardi d’intesa, di competizione che, in qualche modo, dimostravano che la loro non era una semplice amicizia. E come non pensare, poi, ai litigi e ai chiarimenti, agli appostamenti e a tutte le volte che ognuno aveva messo la propria vita nelle mani dell’altro. La sua mente, anche se lui non lo voleva, continuava a vagare, e si soffermò su un evento accaduto circa quattro anni prima, quando le disse quella frase, quel “non posso vivere senza di te” che ancora rimbombava nella sua testa e che, a distanza di anni, aveva capito che aveva proprio ragione. Durante quegli interminabili otto anni aveva vissuto i momenti più belli della sua vita, con lei a pochi metri da lui, dietro una scrivania che, purtroppo, ora è vuota. Certo, ora c’è seduta la nuova analista, ma a lui risultava invisibile. Per lui, infatti, solo lei, solo ed esclusivamente lei, era qualcosa che aveva una forma reale a quella scrivania; e per riaverla seduta lì avrebbe fatto di tutto, avrebbe anche rischiato di morire, come, del resto, aveva già fatto in passato. E poi pensava ai suoi occhi e al suo sorriso, quelle cose che lo mandavano in apnea ma che, allo stesso tempo, gli davano la forza di vivere. Erano passati solo pochi mesi dall’ultima volta che si erano salutati, ma a lui sembrava fosse trascorsa un’eternità; aveva provato a dimenticare, ma otto anni sono difficili, impossibili, da cancellare. Per quanto ci provasse, non ci riusciva, perché in quel loro ultimo saluto si erano fatti una promessa, quella che lei, un giorno, sarebbe tornata da lui; non era una promessa verbale, ma era stata suggellata da quella sua collanina, che lui si era ritrovato dentro la tasca della giacca. Nonostante ciò, sapeva che l’attesa sarebbe stata lunga, ma ben ripagata.
Immerso in questi pensieri, continuava a camminare: doveva parlare con qualcuno, una persona fidata, che potesse ascoltarlo e comprenderlo. Senza nemmeno accorgersene, arrivò a una casa; attraversò il vialetto e si diresse alla porta e, come al solito, la aprì come se fosse lui l’uomo che abitava lì, ed entrò. Sempre con molta disinvoltura, si diresse verso le scale che portavano al seminterrato; una volta arrivato lì, scese qualche gradino e si fermò, lo sguardo fisso nel vuoto, ma di tanto in tanto i suoi occhi si posavano sull’uomo al centro della stanza che lavorava il legno; quest’ultimo alzò lo sguardo verso il ragazzo, che parlò per primo: “… Capo.”  “Qual è il problema, Tony?” replicò Gibbs, anche se sapeva benissimo quale fosse il motivo dello strano comportamento del ragazzo. Allora Tony, un po’ esitante, disse: “ … Ziva …”. A quella affermazione Gibbs, mentre posava gli attrezzi e si dirigeva verso le scale, disse: “Vieni, prendo due birre.”
Una volta saliti al piano terra, Gibbs prese due bottiglie dal frigo, le aprì e ne porse una a Tony. Si sedettero sul divano e il Capo lasciò che fosse il ragazzo a parlare per primo. Dopo qualche minuto di silenzio, Tony disse: “ Sai, forse ho sbagliato a venire …” ma Gibbs replicò subito. “ Non hai sbagliato. Se sei venuto qui per parlare con me di sicuro un motivo c’è. Quindi parla …” Ancora esitante, Tony iniziò a parlare, seppur rimanendo sul vago: “Te l’ho detto anche quella volta all’NCIS: mi sento come se avessi preso la decisione sbagliata, anche se non è stata una mia scelta a far si che le cose andassero in questo modo, ma …” Gibbs lo guardò negli occhi e non vide il solito Tony, quello infantile e quello che si nasconde dietro a qualche battuta per non far capire come si sente davvero, ma un Tony che non riesce più a nascondersi, perché ormai il peso è troppo grande. Vedendo che non continuava, Gibbs lo incitò a ricominciare: “Continua.”. Tony si riscosse e, dopo aver scelto bene le parole da dire, incominciò a parlare: “ ma … ora penso che avrei potuto cambiare qualcosa, in qualche modo avrei potuto convincerla a tornare a casa, oppure sarei potuto rimanere più tempo laggiù … Non so più che pensare Capo …” . allora Gibbs disse: “Tony, non potevi cambiare le cose … è stata una sua scelta, non puoi farci nulla.” Tony replicò: “ Si che potevo! Potevo eccome! Perché la sua scelta riguarda anche me! Riguarda la mia vita! Quella vita che volevo vivere con lei, anche senza averla davanti tutti i giorni al lavoro, ma almeno saperla al sicuro vicino a me! Non dall’altra parte del mondo!” dopo pochi secondi di pausa, riprese: “ Mi riesci a capire, Capo?” “Si, ti capisco” Disse Gibbs. Allora Tony continuò: “Il fatto è che … mi manca, mi manca da morire. Non la sento e non la vedo da troppo tempo! Sai, ho provato a ricominciare, uscendo la sera per i pub, ma ogni volta che lo faccio mi sento peggio … allora ho lasciato stare. Io ho … ho bisogno di lei”. Ma non fece neanche in tempo a finire la frase che qualcuno, da dietro il divano, lo avvolse dolcemente in un abbraccio; allora Tony, stupito, si girò per guardare in faccia la persona che lo stava abbracciando  e, quando vide chi era, rimase senza fiato: Ziva, la sua Ziva era lì e lo stava abbracciando dolcemente. Dalla bocca di Tony uscì solo un quasi impercettibile sibilo: “ … Ziva …” Lei lo guardava intensamente negli occhi, non servivano parole.

In quel momento Gibbs si alzò e si diresse di nuovo nel seminterrato,  maledicendosi per aver inventato quella maledetta, stramaledetta regola numero 12, quella regola che li aveva tenuti separati per tanti anni, troppi. Una volta che Gibbs scese le scale, i due rimasero soli.

Mentre lei lo abbracciava da dietro il divano, Tony e Ziva si fissavano ancora: gli occhi di lui avevano un’espressione stupita, quelli di lei erano velati da qualche lacrima d’emozione; poco dopo, Tony fece per iniziare: “ … Ziva … ma t …” Fu bloccato da lei, che gli mise un dito sulle labbra e gli disse: “ Shh … sono arrivata qui circa un’ora prima di te per parlare con il Capo … e si, sono tornata” Così dicendo, lentamente si avvicinò alla sua faccia e gli disse a fior di labbra: “Mi sei mancato, DiNozzo.” E posò le labbra su quelle di Tony. E tutto quello che era stato difficile si sciolse in un attimo, con quel tocco, come si sciolsero tutte le tensioni e la paura di non potersi rivedere mai più. Gli avevano detto che un abbraccio ha il potere di cambiarti l’umore, la giornata; ma questo, questo gli ha decisamente cambiato la vita.





Nda

Ciao a tutti!!
Allora, che ne dite? L'idea mi è venuta così ... sarà l'astinenza da Tiva! E poi era tanto che volevo scrivere una storia su questi due ... :)
Ringrazio da subito chi commenterà e anche chi solo leggerà questa storia :)

A presto
TinaTiva
  
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