Note dell'autore: Ecco in tempi
record, il primo capitolo dell'episodio che state aspettando di più "Le
ombre assassine" ho molti progetti per questi due episodi, e spero di concretizzarli nel migliore dei modi, non fate caso al
titolo, ama per quello non ho mai molta fantasia.
Bando alle
ciance buona lettura.
Disclaimer: Doctor Who e tutti
i suoi personaggi non sono di mia proprietà (purtroppo), tutti i diritti sono
dei legittimi proprietari, il mio è solo un divertimento.
Le ombre assassine
Capitolo 1
La donna misteriosa
Si voltò
verso il Dottore, era terrorizzato e lei sapeva cosa significava, non poteva
aiutarla, doveva cavarsela da sola questa volta. Le dita iniziarono a farle
terribilmente male, ma non voleva cedere, non voleva mollare, se lo avrebbe fatto avrebbe detto addio a lui, lo avrebbe lasciato solo, e
questo la terrorizzava troppo. Strinse di più la presa sul magnete, mentre i
Dalek e i Cyberman continuavano a passare tra loro due, le urla
di lui le stavano spezzando il cuore, perché sapeva che non avrebbe
resistito ancora per molto. Era ingiusto tutto stava andando bene tra loro, si erano
avvicinati tanto in quell'ultimo anno, e adesso tutto sarebbe svanito, per
sempre.
Lo guardò
per l'ultima volta, sperando che capisse che aveva fatto di tutto per
resistere, per restare con lui per sempre, ma non ce la faceva più, la sua mano
perse la presa del magnete e lei si sentì tirare verso l'inferno, il vuoto era
lì pronto a divorarla, pronto a dividerla dall'uomo
della sua vita che urlava disperato il suo nome. Quando pensava che non c'era altra speranza per lei, sentì qualcuno prenderla
con decisione, il profumo le fece subito capire che si trattava di Pete, la
versione alternativa di suo padre, questo poteva significare solo una cosa, si
voltò nuovamente verso il suo Dottore per poi scomparire.
Era
strano, ricordava quel momento, era ben impreso nella sua mente, ma ricordava
anche che era finita diversamente, poco prima che lasciasse la presa dal
magnete, la breccia si chiuse, e lei aveva trovato il conforto tra le sue
braccia.
Si ritrovò su una spiaggia, fredda e isolata, a parte i suoi e
Mickey ad attenderla poco distante, davanti a lei però c'era il Dottore, con lo
sguardo triste e sconsolato, cosa avrebbe dato per poter vedere un ultima volta
il suo sorriso.
"Questa
è l'ultima occasione per dirlo" disse con la voce
rotta dalle lacrime, e Rose capì cosa stava succedendo, e non poteva crederci,
faceva male un male tremendo, una parte di sé era consapevole che questo era
solo un sogno, solo uno stupido ma inteso e realissimo incubo.
"Rose
Tyler …" iniziò solenne ma poi scomparve, e lei non poté fare altro che
piegarsi su di sé è piangere, piangere tutto quel
dolore che non doveva provare, ma lo sentiva nel profondo, dentro di lei.
Si svegliò di colpo, nel suo letto, della sua camera sul
TARDIS, tremante e affaticata come se avesse appena fatto una corsa, si mise
seduta passandosi le dita tra i capelli e sospirò ripentendosi che era solo un
sogno, uno stupido sogno. Certo era almeno la decima
notte che sognava sempre la stessa cosa, ma non voleva dargli tanto peso, non voleva pensarci più di tanto.
Si alzò dal letto, tanto era inutile tornare a dormire,
avrebbe ricominciato e sinceramente una volta era più che sufficiente, corse in
bagno si fece una doccia veloce e si cambiò, una truccata veloce
e via, fuori da quel posto, una buona tazza di te l'avrebbe senza dubbio
aiutata a dimenticare e affrontare una nuova giornata di avventure.
Andò dritta in cucina, il Dottore tanto era nella sala
della console a trafficare con il TARDIS, e voleva evitare volentieri un altro
momento di tensione con lui. Arrivata in cucina, si rese conto che la TARDIS
aveva pensato a lei, infatti sul tavolo c'era una
tazza fumante di te, la confezione dei suoi biscotti preferiti e un giornale,
sorrise ed accarezzò le pareti della navicella ringraziandola mentalmente, la
sentì rispondere gioiosamente nella sua mente e sorrise.
Si mise seduta a sfogliare il giornale e mangiucchiare
qualche biscotto, aveva proprio bisogno di una piccola pausa, non erano stati
giorni tanto semplici, il fatto di dormire poco e il rapporto con il Dottore
che peggiorava sempre di più rendeva le solite
avventure faticose sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista
mentale. Aveva cercato un qualche tipo di consolazione con il collegamento
mentale che aveva con il Dottore, ma aveva trovato davanti a sé un muro
impenetrabile, sembrava che solo il ronzio del TARDIS riusciva a calmarla.
Le rivenne in mente quel maledetto sogno, che continuava
ad avere, notte dopo notte, aveva smesso da un pezzo a pensare a quel giorno e
non aveva avuto più questi incubi, quindi perché adesso, e perché era così
diverso dagli altri, era come se si trattava di un ricordo, uno
assopito nei meandri della sua testa.
"Rose" la voce del Dottore la riportò al presente, sussultò nel trovarselo davanti, non si
era minimamente accorta di lui.
"Tutto bene?" chiese
preoccupato.
"Cosa?" chiese un attimo
confusa, cacciando via i ricordi di quel sogno.
"Si, certo sto bene, scusa
ero soprapensiero" rispose sforzando un sorriso.
"Sei sicura che vada tutto bene?" chiese ancora preoccupato.
"Sì, si tranquillo, è tutto a posto" rispose senza
togliersi quel sorriso finto dal viso.
"Come mai già sveglia?" chiese poi guardandola
attentamente.
Aveva imparato a ingannare Donna e sua madre, ma lui, a
lui non lo riusciva ingannare, mai, nonostante tutto.
"Solo un po’ di strani sogni" gli rispose con
calma guardando il liquido caldo nella sua tazza.
"Vuoi parlarne?" chiese con calma.
"Non serve, davvero, scompariranno presto, lo
sai" gli mentì ancora, non sapendo come spiegare
quel sogno, la guardò poco convinto, ma non disse altro.
"Che ne dici se porto te e Donna in qualche bel
posto?" chiese avvicinandosi a lei sorridendo.
"Dico che sembra interessante" rispose
entusiasta all'idea di una piccola vacanza dal correre per salvarsi la vita.
"Solo, spiaggia, acqua cristallina, tu e Donna
comodamente sedute all'ombra con dei drink, che ne pensi?" chiese ancora,
e Rose non riuscì a non sorridere, forse sarebbe stato anche un'ottima scusa
per loro per sistemare le cose e ricominciare a essere Rose e il Dottore.
"Credo sia perfetto", rispose sorridendo
sinceramente come non faceva da settimane.
"Ottimo, avverti Donna, preparo le coordinate del
TARDIS, vi aspetto in sala console" disse alzandosi velocemente e correndo
fuori come se fosse inseguito da qualcuno.
Rimanere troppo a lungo in quella biblioteca era stata
davvero una pessima idea, rispondere a un messaggio di chissà chi solo per
soddisfare la sua curiosità, poteva essere una trappola, e lui aveva messo in
pericolo Donna e Rose, nuovamente. Guardò in alto cercando la fonte dell'ombra,
guardò in giro ma nulla.
"Ho sempre odiato questo silenzio" disse
sottovoce Rose, riusciva a sentire la sua tensione, poteva anche aver
interrotto il collegamento tra loro, ma conosceva bene la biondina. Poi
improvvisamente la sua mente ebbe un'illuminazione, si rese conto con cosa
avevano a che fare.
"Oh" urlò scattando all'indietro, facendo
sussultare le sue compagne.
"Sono un idiota, troppi pensieri per la testa, me ne
serva una più grande" urlò contro sé stesso,
arrabbiato che non avesse capito prima cosa stava succedendo.
"Dammi un paio di minuti e ti faccio ingrandire la
faccia se mi fai saltare dalla paura di nuovo" si
lamentò Donna, ma il Dottore non la sentì andò avanti, si affacciò verso un
corridoio, osservando che una delle lampade si stava spegnendo.
"La corrente si sta esaurendo" disse Donna.
"Questo posto usa celle di fusione, durano più del sole"
spiegò il Dottore.
"Allora perché è buio?" chiese Donna
infastidita.
"Dottore" Rose lo chiamò toccandogli il
braccio, si voltò di scatto riconoscendo il tono preoccupato.
"L'ombra è scomparsa" disse lei senza smettere
di guardare a terra.
"Dobbiamo tornare al TARDIS" disse in tono
grave.
"Perché?" chiese Donna spaventata.
"Perché l'ombra non è scomparsa, si è mossa"
spiegò camminando lentamente osservando attorno a se.
"Come fa un'ombra a muoversi? Dottore
che sta succedendo?" chiese preoccupata Rose, in
altre occasioni le avrebbe stretto la mano e tranquillizzata, ma le cose erano
nettamente cambiate per loro.
"Andiamo al TARDIS, li saremo al sicuro" disse
con urgenza.
"Promemoria, c'è una breccia nella biblioteca, gli
altri stanno arrivando" annunciò uno dei nodi di cortesia, vicino a loro.
I tre si guardarono attorno preoccupati di quello che
sarebbe successo, muovendosi attentamente, verso dove erano arrivati. Una luce
improvvisa lì fece arretrare, una porta si aprì e delle persone in delle tute
bianche entrarono tranquillamente nella sala, il Dottore per istinto si mise
davanti Rose e Donna. Chiunque guidasse quel gruppo era diretto nella loro
direzione. Con un bottone tolse l'oscuramente del casco mostrandosi, era una
donna, occhi chiari e rossetto rosse evidente, un sorriso dolce sul viso,
mentre lo guardava soddisfatta per qualcosa.
"Ciao Dolcezza" lo salutò.
"Bei capelli" disse
rivolta verso Rose che si irrigidì accanto a lui.
"Fuori" disse minimamente interessato a quelle
persone e cosa potevano rappresentare.
"Dottore" tentò di chiamarlo Donna con voce
sommessa, il Dottore non ci badò superò la prima donna e si rivolse anche agli
altri.
"Dico sul serio, tornate tutti al vostro razzo e
andatevene via, racconterete ai vostri nipoti che siete tornati vivi dalla
Biblioteca, non vi crederanno" continuò con urgenza e seriamente.
"Togliamoci i caschi, loro respirano" ordinò la
donna che lo aveva salutato, Donna e Rose lo raggiunsero.
"Come sa che non sono androidi?" chiese una
donna accanto a lui.
"Perché conosco gli androidi, sono spazzatura"
disse l'altra togliendosi il casco liberando i pochi ciuffi ricci lasciati
liberi dalla coda che aveva.
"Chi sono queste persone?" chiese Donna
guardandosi attorno.
"Non ne ho idea" rispose il Dottore senza
smettere di guardare la donna che lo aveva salutato.
"Beh lei sembra conoscerti bene, sono sicura che sia
stata lei a mandarti il messaggio" disse Rose senza nascondere il suo
fastidio. Sorrise internamente, perché era la sua gelosia a parlare, anche se,
in effetti, non aveva poi così torto.
"Beh è giusto, chi è lei?" chiese Donna
incalzando l'amica, il Dottore guardò confuso tra le due.
"Non ne ho idea, perché pensate che la
conosco?" chiese sorpreso che in quella situazione potessero pensare a
cosa del genere.
"Beh io non saluto in quel modo chiunque mi capiti a
tiro" continuò Rose sorridendo con sfida. Prima che potesse rispondere, la riccia si avvicinò a loro.
"Siete arrivati dalla porta
nord vero? C'erano molti danni?" chiese.
"Vi prego andatevene, ve lo chiedo molto
gentilmente" disse il Dottore mettendo le mani sui fianchi.
"Aspetta ha detto spedizione?" chiese
improvvisamente mettendo in ordine quello che era successo.
"La mia spedizione, lo
finanziata io" disse irritato il piccoletto.
"Oh, non lo siete, vero? Ditemi che non siete archeologi" disse infastidito guardandosi
attorno.
"Hai un problema con gli archeologi?" chiese
l'altra senza perdere il suo sorriso, c'era qualcosa in lei che lo confondeva e
irritava allo stesso tempo.
"Io viaggio nel tempo, me li mangio a colazione gli
archeologi" gli rispose a tono.
"Ahhh, professoressa River Song, archeologa" si
presentò allungando la mano per stringerla.
"River Song nome delizioso" disse prendendola
per le spalle conducendola verso la breccia creata.
"Quando ve ne andate, cioè adesso attivate ala
quarantena, isolate l'intero pianeta, nessuno deve venire qui,
mai più capite, nessun essere vivente dovrà metterci piede" spiegò per
l'ultima volta. Questa era la cosa migliore da fare, ignorare perfettamente, la
curiosità verso quella River e portare le sue compagne al sicuro sul TARDIS.
Fine
Capitolo I