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Autore: 9Pepe4    11/12/2013    4 recensioni
E per quanto riguardava Biancaneve… Regina non aveva mai voluto essere sua madre.
Aveva a malapena una decina d’anni in più di lei, ed era solo una ragazza quand’era stata costretta a sposare suo padre.
«Mama? Mam-ma?»
Henry, abbandonato l’orsacchiotto sul piano del tavolo, reclamava la sua attenzione.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Henry Mills, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Reale

Il sole pomeridiano, entrando dalle finestre, illuminava lo studio del sindaco.
Regina era accomodata alla propria scrivania, intenta ad esaminare un fascio di documenti.
Ogni tanto, alzava la testa e dava un’occhiata in tralice alla propria destra… là, vicino al divano e a un paio di poltrone, si trovava il piccolo Henry.
Il bambino era seduto a gambe larghe su un materassino rosso acceso, il cui colore contrastava fortemente con le superfici bianche e nere e argentee della stanza.
Munito di tutti i giocattoli che potevano servire a tenerlo occupato, Henry era impegnato a rigirarsi tra le manine un orsetto di pezza.
Ogni tanto, dava un morsetto alle orecchie del peluche, dopodiché esprimeva la propria soddisfazione con un largo sorriso.
Il più del tempo, però, portava avanti un parlottio tanto incessante quanto incomprensibile, intervallato da risolini e da mugolii di apprezzamento.
Regina era lieta di sentirlo così allegro.
Quella mattina lo aveva portato al parco, e il bambino era andato ad infilarsi nel box della sabbia con alcuni suoi coetanei.
La donna aveva cercato di non pensare a tutti i granelli che avrebbe poi trovato nei suoi vestiti… Ricordava ancora l’ossessione di sua madre per la pulizia, le punizioni ricevute per una semplice macchia, e voleva essere diversa… Ma quando aveva visto suo figlio infilarsi in bocca una manciata di sabbia, si era affrettata a raggiungerlo e a tirarlo via da lì.
Nell’aria, le sembrava ancora di sentire la propria voce severa che lo apostrofava: «No, Henry».
Ma, soprattutto, le sembrava di vedere il visetto del bambino, il modo in cui la sua espressione si era accartocciata.
Quella fronte increspata e quel labbro tremante, pensò Regina, avrebbero spezzato il cuore a chiunque.
Di colpo dimentica delle scartoffie, la donna si alzò in piedi, dirigendosi verso suo figlio.
Henry non protestò quando lei lo prese in braccio; al contrario, emise un urletto di gioia.
Regina andò a risedersi, posizionando il bambino sulle proprie ginocchia. Usando tanto le mani quanto la bocca, il piccolo riprese la sua scrupolosa esplorazione dell’orsetto.
Alla donna girava quasi la testa… Il semplice fatto che Henry le sedesse in grembo senza problemi, senza paura, era una dimostrazione di fiducia e affetto a cui lei non era più abituata.
«Mama» argomentò il bimbo, dandole uno sguardo radioso prima di tornare ad occuparsi dell’orsacchiotto.
Regina sfiorò con le labbra i suoi capelli, castani e soffici, il cuore che batteva un po’ più forte.
Era assurdo, si disse, come una semplice parola potesse scatenarle dentro una gioia tanto indescrivibile.
Fare la madre… forse un tempo l’aveva sognato, quando ancora pensava che avrebbe avuto il futuro che voleva.
Certo, quell’idea l’aveva intimorita anche allora… Con Cora come esempio, non le sembrava possibile poter diventare un buon genitore.
Henry si mosse sulle sue ginocchia. Con un gesto deciso, piazzò il suo orsacchiotto sulla scrivania, sopra il malloppo di documenti.
La mano di Regina si allungò, istintivamente. «Henry, attento» mormorò la donna, affrettandosi a spostare i fogli.
Lui si corrucciò per un momento.
«Ecco» disse lei, una volta messi da parte i documenti, «ora è tutta tua».
Il bimbo tornò a sorridere, e iniziò a premere le manine sul pupazzo, come a volerlo spiattellare sul tavolo.
Regina abbozzò un sorriso, sfiorando l’orecchio roseo di Henry, perfetto come una piccola conchiglia.
Certi ricordi sfumavano facilmente, però le sembrava di aver sognato di essere madre anche quando viveva nell’ombra di Cora.
Poi, però, Daniel era stato ucciso, e lei aveva dovuto sposare il re.
A quel punto, l’idea di avere un figlio era cambiata, era diventata qualcosa di marcio. Il pensiero di portare in grembo una creatura di re Leopold… era un abominio.
Fortunatamente, esistevano i mezzi per far sì che il suo ventre non concepisse nessun erede.
E per quanto riguardava Biancaneve… Regina non aveva mai voluto essere sua madre.
Aveva a malapena una decina d’anni in più di lei, ed era solo una ragazza quand’era stata costretta a sposare suo padre.
Prima, aveva pensato di poterle essere amica, di poter diventare una sorta di sorella maggiore… ma una madre?
Non l’aveva mai voluto. Nemmeno nei pomeriggi trascorsi ad intrecciarle i capelli, nemmeno quando la bambina le portava in dono un mazzolino di fiori.
E con gli anni che passavano, col suo odio che diventava sempre più forte, l’aveva voluto ancora meno.
«Mama? Mam-ma?»
Henry, abbandonato l’orsacchiotto sul piano del tavolo, reclamava la sua attenzione.
Regina abbassò gli occhi su di lui. «Sì, tesoro mio?»
Il bambino la guardò con espressione vogliosa, si aggrappò alla sua camicia. «Clop clop?» domandò quindi, in tono decisamente speranzoso.
Regina rise piano. Sapeva esattamente cosa voleva il bambino.
Piano, la donna fece schioccare la lingua una, due, tre volte, e l’espressione di Henry si fece rapita, quasi estasiata.
Quando Regina imitò il ritmo di un cavallo al galoppo, il bambino rispose con l’«Eeeeh» più felice del mondo.
Soddisfatto, nascose la faccia contro il seno della donna.
Regina se lo coccolò, possessiva e protettiva. La prima volta che Henry aveva manifestato il suo interesse per i cavalli, lei si era sentita mozzare il fiato… Adesso, però, le sembrava un piccolo miracolo.
«Clop clop, mamma» la informò il piccolo. «Clop clop».
Regina fece schioccare la lingua un’ultima volta. Immaginò come avrebbe sorriso Daniel, nel sapere che suo figlio amava i cavalli.
Pensò ai giorni trascorsi nelle stalle, al muso caldo e umido di Ronzinante. Pensò al modo in cui la bocca del cavallo cercava una mela sul suo palmo.
Pensò alle lezioni di equitazione, alla sicurezza con la quale Daniel la guidava… Pensò alle lunghe galoppate sotto il sole, col vento che le scompigliava i capelli.
Pensò a incontri segreti nelle scuderie, ad abbracci e baci, a quelle conversazioni durante le quali non doveva preoccuparsi di dire la cosa giusta.
Quella era stata la parte vera della sua vita, ed era finita a causa di Biancaneve.
Tutto era crollato in banchetti interminabili, in un re che desiderava la felicità dei suoi sudditi e le aveva negato la sua, in un popolo che non l’avrebbe mai amata.
Ora, però, mentre la manina morbida di Henry si chiudeva sul suo dito, Regina si ritrovò a incurvare le labbra in un sorriso.
Dopo anni di finzioni e di complotti e di menzogne, quel bambino era così vero
In una città raggelata nel tempo, Henry cresceva e imparava, molto più vivo e autentico della distesa di burattini che ripetevano sempre gli stessi gesti.
Regina, talvolta, ne era terrorizzata.
Ma era una paura insignificante, rispetto a quanto gli voleva bene.
La donna sistemò meglio il bambino sulle proprie ginocchia, perché le si stava addormentato una gamba. Henry non fece una piega, limitandosi a commentare il fatto con un barbuglio inintelligibile.
Con la punta del dito, Regina seguì la linea delle sue sopracciglia sottili.
Lei sapeva che l’amore poteva essere una debolezza, poiché un cuore ridotto in cenere era stato una lezione più che sufficiente… Eppure, quando guardava Henry, non gliene importava niente.
Fece schioccare la lingua un’altra volta, sommessamente, e suo figlio le sorrise di nuovo.
Regina non aveva mai messo piede alle scuderie di Storybrooke… Ma forse, quando Henry sarebbe diventato grande abbastanza, avrebbe potuto insegnargli a cavalcare, e sentirsi vera ancora una volta… insieme a lui.



















Note:
Mi piacciono i bimbi piccoli. Si è notato?
E poi, andiamo, non potevo non pubblicare niente l’11/12/13 ;)
Spero di non aver scritto nulla di insensato, e che questo testo sia piaciuto a qualcuno…
(Ah, io non ho visto niente della terza serie… Principalmente perché non ho molto tempo e sto già seguendo altri telefilm… Perciò… niente spoiler, s’il vous plaît!)
  
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