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Autore: Megan204    11/12/2013    4 recensioni
La banda del lupo è finalmente stata stroncata e la vita dei RIS scorre tranquilla.
Lucia e Orlando stanno insieme, così come Milo e Bianca. Bart è tornato dal Kosovo (non potevo lasciarlo lì) ed esce con Isabella. Ghiro vive con Selvaggia.
L'arrivo di una nuova collaboratrice, Megan, e l'entrata in scena del maggiore (che torna a fare il capitano) Venturi anticipano l'arrivo di un serial killer, che colpisce con intenti precisi.
Megan e Riccardo hanno una cosa in comune: Nessuno dei due crede più nell'amore.
Ma dopo il loro incontro dovranno ricredersi...
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ris roma 4- Megan e il giocatore.
 

Capitolo 4


Due linee.
Due linee rosa.
Guardò ancora una volta quelle due strisce che per quanto banali, le avrebbero cambiato la vita, di punto in bianco.
Ma era davvero sicura?
Voleva quello?
Certo che lo voleva.
Ma lui? Ci sarebbe stato o l’avrebbe lasciata sola?
La paura si impossessava lentamente di lei, ma un semplice gesto la tranquillizzò.
Si accarezzò la pancia ancora piatta, accennando un sorriso.
Ce l’avrebbero fatta, insieme, lei, lui e la loro bambina. Se lo sentiva, era una femmina.
Ma ora era in ritardo per il lavoro. Quello, almeno per un po', sarebbe stato il suo segreto.

***

-Megan intendi prendere la forma della scrivania?- Chiede Bart divertito, appena entrato nei laboratori.
-Guarda che sono arrivata adesso!- Risponde altrettanto divertita la ragazza. Ha iniziato a legare coi colleghi, finalmente.
-E allora perchè te ne vai per ultima e arrivi per prima?-
-Perchè oggi arrivano i miei colleghi da New York, e me ne vorrei andare prima per stare con loro!- Finalmente la sua vecchia squadra andrà a trovarla proprio a Roma. Megan non vede l'ora di riabbracciare il suo capo, che è stato come un papà insieme ai suoi colleghi e alle sue colleghe, che sono state delle mamme, una seconda casa insomma. Eppure lì, aveva visto morire così tanti suoi “colleghi”.
-Facciamo un patto Riva, io ti faccio uscire prima e ti sostituisco a patto che mi racconti qualcosa su New York mentre andiamo dove lavora Eleonora a prendere un caffè?-
-Voglia di vedere la fidanzata tenente? Eppure sapevo che eri così serio sul lavoro.... Ok sto zitta prendo la giacca e andiamo.- Risponde facendo gli occhi dolci al tenente, che nel frattempo le ha rifilato un occhiataccia.
I due si siedono in auto mentre Megan per l'ennesima volta, toglie le catene a quel libro polveroso che è stata la sua vita.
-Sono arrivata nella Grande Mela a 13 anni, avendo già in linea di massima l'idea sul cosa fare da grande. I miei conoscevano un uomo che aveva appena preso il comando del reparto scientifico di New York. Mi ha accolta come una figlia. Sono stata sempre la sua bambina, anche se non era mio padre. Andavo al liceo e intanto passavo pomeriggi nei laboratori. Appena uscita dal liceo, sapevo già usare tutti i macchinari e avevo già visto morire parecchi colleghi del reparto. Mi sono laureata in tempo record, e sono entrata in squadra, anche se in modo ufficioso, c'ero già dai diciotto anni. Lì ho sviluppato quasi tutte le caratteristiche del mio capo, con cui passavo la vita ormai, davvero, mancava poco che lo chiamassi papà. Ho vissuto gli ultimi anni con due miei colleghi e con la loro splendida bambina, poi ho deciso e con enorme sofferenza, ho mollato tutto e sono tornata qua. Avevo bisogno di tornare a casa, la mia vera casa, sennò sarei rimasta lì e non sarei più tornata e i miei genitori, non l'avrebbero gradito. Hanno sofferto molto la mia partenza per quel college americano, mi hanno affidata a Ty, il mio capo, è stato come perdere una figlia. Quindi sono tornata, ho dei colleghi strani, ma mi trovo benissimo!- Conclude la ragazza con un sorriso, mentre scendono dalla macchina diretti al bar.
Eleonora è nel dehors, che pulisce un tavolo quando Bart la abbraccia da dietro. La ragazza sorride per voltarsi a dare un castissimo bacio al suo tenente.
-Ele lei è Megan, mia collega. Megan lei è Eleonora.-
-Se non fossi così distratto, Dossena, sapresti che io e lei ci siamo conosciute la settimana scorsa, quando tu eri disperso chissà dove! Ciao Eleonora.- Megan ha presto gusto nel prendere in giro Bart, forse perchè è stato tra i primi con cui ha stretto un rapporto d'amicizia.
-Bart lei ha ragione! Dai venite che vi faccio un caffè.- Come si suol dire, solidarietà femminile.
I due bevono un caffè chiacchierando del più e del meno con Eleonora, che ha invitato una sera a cena Megan, le due si trovano sulla stessa lunghezza d'onda, forse perchè le ricorda Giordana, prima del cambiamento.
-Io ti aspetto in macchina Dossena, ciao Ele!-In men che non si dica la ragazza si dissolve nel nulla, sempre col sorriso stampato sulle labbra.
-Bart... Domani mi accompagni da Giordana?- Questa è la prima volta che Eleonora chiede al fidanzato di accompagnarla sulla tomba della sorella.
-Certo Ele, come vuoi tu. Devo andare, ci vediamo dopo...- Con un sorriso e un bacio, Bart va in macchina per tornare al Ris con la sua collega che ormai considera psicopatica.

***

Il Ris sembra essersi mosso in massa, dato che Daniele, Bart e Megan, con due auto, sono all'aeroporto per ordine del capitano Brancato, che ha mandato a prendere i colleghi americani. Mentre i due uomini sono tranquilli, Megan sembra essere stata morsa da una tarantola, dato che è in preda all'agitazione.
Il volo da New York è atterrato e delle figure iniziano ad uscire dalla pista. Megan si anima solo quando vede 4 persone che avanzano in fila, insieme a una bambina di poco più di tre anni.
Megan molla la borsa a Daniele, per correre incontro al gruppo, saltando senza delicatezza in braccio a un uomo abbastanza adulto, coi capelli corti scuri e la mascella abbastanza pronunciata. L'uomo sorride affettuoso mentre Megan si scioglie a fatica da quell'abbraccio, per iniziarne altri con i restanti membri nel gruppo, tra cui una donna, evidentemente incinta di pochi mesi. Alla vista del pancino appena accennato Megan sorride ancora di più, abbracciando ola donna e la bimba piccola. Incominciano a parlare in inglese quando finalmente Meg si gira verso Daniele e Bart, quasi in imbarazzo, con gli occhi lucidi dicendo:
-Daniele Bart, non preoccupatevi parlano italiano, lui è il mio capo, Mac Taylor, lui Danny Messer con sua moglie Lindsay e la loro piccola Lucy. Sti maledetti non mi hanno detto che mi stava per arrivare un altro nipotino, mentre lui è Don Flack.-
-Piacere.- rispondono impacciati i due davanti agli americani, anche se Daniele assume la sua tipica aria da simpaticone, che conquista tutti. Infatti la piccola Lucy gli si piazza davanti, sorridendo e dicendo un debole ciao, con una forte cadenza americana.
-Look mom, i'm able to speak italian!- Anche questa frase è detta in un inglese sgrammaticato.
Tutti scoppiano a ridere mentre Megan prende in braccio la bimba dicendo:
-Lucy, you're great! He's Daniele, he's nice!-
La bambina si fa mettere giù e prende la mano al Capitano, sorridendo ironica.
-Lucy sei incredibile, andiamo in macchina con lui, felice?- La madre osserva la bimba sorridendo teneramente, come se sapesse già che sua figlia è abbastanza espansiva, molto diversa da lei.
-D'accordo, io porto famiglia Messer, posso chiamarvi così vero? Mentre Meg e Bart andate con il signor Flack e il signo Taylor..- La solita allegria di Ghirelli.
-Chiamaci Don e Mac, sennò ci sentiamo vecchi, a quello ci pensano già i due scriccioli.- Rispose l'uomo dagli occhi azzurri, Don, indicando Lucy e Megan.
-Dai andiamo voglio presentarvi la squadra!- Megan sembra tornata bambina mentre fa le linguacce a Don e Danny, con Mac che la abbraccia.

***

Le presentazioni erano avvenute in modo abbastanza informale, tra sorrisi e coccole alla piccolina.
-Capitano, chiediamo il favore che avevamo in mente?- Chiede Megan rivolta a Lucia. Le due donne si sono parlate poco prima, avendo un 'ottima idea, assecondata anche dal PM.
-Certo Megan, fa pure.- Con un cenno d'assenso Lucia lascia spazio a Megan.
-So che avevo promesso che sarebbe stata una settimana di vacanza, ma abbiamo un caso di un probabile seriale abbastanza complesso, volevamo la vostra consulenza, che potrebbe essere un piccolo aiuto, ovviamente approvato dal magistrato.- Mentre si rivolge alla sua ex squadra a Megan passano davanti alcune immagini, una ricostruzione di un volto bruciato, che troneggiava nei laboratori di New York, arrivando all'amara scoperta, la morte di Aiden, avvenuta un anno dopo il suo arrivo, quando era ancora debilitata dai fatti accaduti in Italia. Aiden era stata una delle ultime con cui aveva legato, ma le dispiacque un sacco, così come la morte di Jessica Angel, che aveva distrutto il suo punto forte, Don. La partenza di Stella, tutto era stato difficile, ma ritrovarsi in Italia con loro, provando a “lavorare” insieme la faceva stare decisamente bene, quasi quanto l'uomo che si trovava di fronte, Riccardo.
In quelle settimane avevano quasi instaurato un rapporto confidenziale, ma erano entrambi bloccati da un muro, costruito a pietre salde dal passato e dalla divisa. Però, entrambi, si sentivano rinati.
Riccardo dal canto suo si sentiva insicuro, proprio come con Anna. Ecco, Anna. L'aveva sognata, sorridente come sempre. Aveva detto solo una frase, devi stare bene. Ma non voleva osare, si era bruciato troppe volte, e sicuramente Megan era una fiamma bella ardente.
-Certo Meg, solo che non vorrei che Lucy entrasse, è piccola.- Mac accetta con piacere, cercando lo sguardo dei genitori della piccola.
-Me ne occupo io, voi andate il sala riunioni, resto con Milo se non vi dispiace, dato che siamo quelli che seguono meno il caso.- Bianca e il suo istinto materno che viene a galla.
Tutti esaminano i dati presenti per ore, le immagini, le ricostruzioni, i collegamenti e gli interrogatori.
-Se volete un mio parere, è sicuramente un seriale, non è un caso che abbia colpito due volte provocando tre morti, collegate tra loro da un periodo della vita in cui si sono incontrate, cioè il passaggio tra adolescenza e 18 anni. Provate a pensare al passato delle vittime, i nemici sono lì, secondo me. Mac credo concordi con me come Don e Lindsay.- I tre fanno un cenno d'assenso alle parole di Danny.
-Grazie ragazzi, vado a prendere dei caffè al bar, qua vicino, tra poco sono qua.- Megan si alza e sempre col sorrido stampato si dirige verso l'uscita. Riccardo non fa a meno di pensare quanto lei sia bella. Mac osserva la sua piccola uscire, ignaro di quello che la aspetta.

***

Con una moltitudine di caffè Megan si avvia verso la sua auto, quando un furgone nero la affianca.
Tutto accade in pochi secondi.
Due uomini col passamontagna afferrano con forza le braccia della ragazza, che inutilmente tenta di liberarsi, non avendo però abbastanza forza.
Sente distinte le urla dei passanti, mentre i caffè cadono a terra e lei viene narcotizzata e caricata sul furgone. Da lì, nella mente della ragazza c'è solo una cosa. Il buio.


Megan ormai era mezz'ora che era fuori, ok il traffico ma era davvero troppo, tutti la attendevano impazienti in sala riunioni.
-Capitano, c'è stato un rapimento.- Annuncia uno dei collaboratori esterni alla squadra, appena entrato.
-Ci mancava anche questo.. Dove?- Chiede Lucia, stanchissima.
-Davanti al Bar Monroe, quello qua vicino.-
A queste parole tutti si paralizzano sul posto, osservando l'uomo in cerca di un segnale che non porti a Megan.
-La descrizione della rapita è giovane, mora e aveva tanti caffè d'asporto.-
-Cazzo!- Ghirelli è il primo a proferire parola, mentre l'aria si fa pesante.
Riccardo e Mac si scambiano uno sguardo, mentre la squadra di New York si alza, offrendo il loro aiuto.
-Stasera Megan deve essere a casa sua, quindi andiamo, forza.- Lucia afferra la giacca mentre tutti corrono decisi alle auto, ognuno coi suoi sentimenti, così diversi ma così uguali.
La mia bambina, tutte tranne lei vi prego. Pensò Mac
Non Megan, non lei. Tutt uguale al passato. Riccardo al volante.
È solo una bambina, ha già sofferto abbastanza. Don osserva Mac.
Piccolina, stiamo venendo a prenderti. I Messer si prendono la mano.
Megan è forte, ce la farà. Lucia, da capitano, ha fiducia in lei.
Quel sorriso non si può spegnere. Bart, che è già in ansia.
Deve crescere, non possiamo lasciarla andare. Ghiro, che spera.
Tutti giungono sul posto, iniziando a rivoltare la strada. Tutto per lei, niente di meno.

***

Aprii gli occhi a fatica, capendo di trovarsi in linea di massima in un vecchio casale, legata a una sedia. Il dolore alla testa era forte, mentre tre uomini parlavano in russo, o almeno così le pareva. Tra quelle voci, una non gli era nuova.
-Nikon...- Disse con la poca forza presente in lei.
-Megan....- Rispose una voce piatta.
-Cosa cazzo mi stai facendo?- Gli occhi azzurri erano infuocati, stanchi e combattivi.
-Io ti avevo chiesto i soldi ma te non me li hai dati, sono stato obbligato.-
Megan alzò la testa e piangendo disse:
-Ero la fidanzata del tuo migliore amico, ero la persona con cui hai passato l'infanzia. Io non centro nulla nei tuoi casini di mafia russa lo sai? Faresti schifo a Niccolò.- Sa colpire i punti deboli della gente, è sempre stata brava in questo.
-Non nominare Niccolò.- Nikon, dalla morte dell'amico si è buttato tra le braccia della mafia, finendo in brutti giri. E ora si ritrova lì, con una sua amica legata a una sedia.
-Mi fate schifo, tutti.- Neanche il tempo di terminare la frase che Megan sente una mano forte darle uno schiaffo secco sul volto, rompendole il labbro, iniziando a perdere sangue.
-Stai zitta, ora arriva il signor Cszeck e mi da un po' di soldi, ti prende e vai a lavorare in Russia, nessuno ti troverà più.- Dice sputando l'uomo che l'ha colpita. Ecco a cos'è destinata, alla prostituzione in Russia.
L'agitazione la prende in pieno, facendole salire un conato di vomito, sporcando il pavimento accanto a lei. Inizia a vomitare senza riuscire a fermarsi, è sempre stata una sua debolezza, si agita troppo e inizia a stare male. Lo sa anche Nikon, che lo spiega all'uomo, annunciando il probabile arrivo della febbre e della disidratazione. I due, bruscamente e borbottando in russo, la spostano su una branda, mentre lei continua a stare male, prendendo il colorito originale del lenzuolo, il bianco. I capelli si sciolgono, risaltando quel viso pallido.
-Dagli da bere, io vado a prendere il signore.- I due incominciano poi a confabulare in russo, convinti che lei non li capisca.
Per loro sfiga, lei sa il russo. Dicono di aspettare li in via dei Colli, che lui scende a valle. Nikon, vedendo la ragazza troppo debole per muoversi, esce a prendere dell'acqua nell'auto dietro il casale. Megan afferra il suo cellulare nascosto nella canotta, ha preso da poco quella malsana abitudine. Lo accende e manda un messaggio, scritto male ai colleghi.
“Via dei Colli, casale abbandonato. Mafia russa. Non so se arriverò alla fine.”
Voleva salutarli tutti un'ultima volta, sentiva di stare per andarsene. Avrebbe rivisto Niccolò e tanti altri. Toccò istintivamente il suo bracciale, quello di Niccolò. Era pronta.
La sua morte aveva distrutto il suo organismo e bastava del vomito per farla disidratare. Se ne stava andando, senza salutare nessuno, ne sua madre, ne suo padre, i suoi fratelli, i colleghi, Riccardo che ormai era anche più di un banale collega in cuor suo. Nikon le versava acqua in bocca ma lei non se ne accorgeva, pensava ad altro.
L'uomo era tornato con il grande capo, che osservò la donna e con accento severo disse:
-Non sembra così bella anche se di fisico è ben piazzata.-
-Ora è rovinata, ma ve lo assicuro è adatta ai vostri traffici. Mostra la foto che hai Nikon.- Lo sguardo le si annebbia mentre Nikon mostra una foto al boss che da la sua sentenza.
-Bella, ma voglio provarla. Tenetemi giacca e valigia.- Il panico torna a farsi strada, sta anche per essere violentata. Incomincia a piangere in silenzio, sentendo le mani dell'uomo che le afferra le gambe.
Tutto accade in un attimo, di nuovo. Un rumore sordo, di porta sbattuta. Urla, l'uomo che si stacca da lei a forza,parole che non arrivano nitide all'orecchio e mani delicate che la accarezzano. Mani diverse da quelle dell'uomo, mani piccole e femminili. Megan butta giù l'acqua che le danno.
-Meg sono Lindsay, stai tranquilla siamo qua.- I suoi colleghi, sono lì. Ce l'ha fatta anche stavolta. Inizia a piangere quando sente i suoi colleghi che si accertano delle sue condizioni da Lindsay. È caricata su una barella e messa su una ambulanza, dove le fanno una flebo per reidratarla e dove lei esprime il chiaro volere di non andare all'ospedale.
Quando la sua vista torna nitida vede Mac, con gli occhi lucidi, che si dirige verso di lei abbracciandola forte.
-Sapevo che ce l'avresti fatta, sei una piccola guerriera, ti voglio bene.-
-Anche io Ty, anche io.-
Da quel suo messaggio tutti avevano avuto terrore, ma anche determinazione nell'andare a salvarla. Ce l'avevano fatta. Insieme.
Tutti andarono a parlarle per vedere come stava, dandole pacche affettuose o baci.
-Riccardo, portala a casa. Domani Bart ti viene a prendere e ci vediamo tutti al Ris, ci penso io a Mac, Lindsay, Danny, Don e Lucy. Ora tu va a riposare, domani fai la deposizione.- Lucia non ammette repliche, quindi Mac prendendola delicatamente in braccio la deposita in macchina del capitano, congedandola.
Riccardo si siede accanto a lei sollevato, mentre lei guarda fuori dal finestrino il paesaggio, senza proferire parola. È accompagnata fino al suo appartamento, dato che le gambe cedono ad ogni passo. In salotto riprende la stabilità e a fatica va in bagno, sciacquandosi il viso. Torna di la, dove Riccardo la aspetta appoggiato allo stipite della porta.
-Grazie..- Mormora debolmente sorridendo appena.
-Ho avuto paura.- Riccardo per una volta, forse, si sta aprendo.
-Come tutti.- Risponde la ragazza semplicemente. Non si fa castelli inutili.
-Ma io ho avuto paura di perderti.- Maledetta lingua che non sta mai a freno. Lei accenna un altro sorriso, avvicinandosi a Riccardo, accarezzandogli una guancia e chiudendo gli occhi. La debolezza si fa sentire. Riccardo la prende per mano e la conduce in camera, dove la mette a letto, rimboccandole le coperte come un genitore apprensivo. Lei sembra pensare la stessa cosa, dato che si mette seduta, sempre ridendo. Nonostante il dolore, lei è sempre stata brava a nascondere tutto dietro una risata, anche inutile, ma quel sorriso era messo come scudo. I due sono vicini, così vicini da poter immergersi negli occhi degli altro. Lui prende l'iniziativa, finalmente baciandola. Dopo settimane passate a rincorrersi, il gioco era finito. Erano loro due e basta. Loro e quel maledetto amore che tentavano di ostacolare, ma in confronto al cuore loro non sono nulla. Lei si stacca a fatica, come una calamita che si stacca dal ferro. Lui le lascia un bacio in fronte, andandosene.
Continuavano a fuggire, ma in amore non vince chi fugge.

Ciao cuori! Sbavate insieme a me per CSI NY? Li amo troppo, ce li ho infilati, amori belli. Ok passiamo al capitolo. Sono stata sia buona che cattiva, non sapete chi è incinta e non lo saprete mai, muah! No scherzo lo saprete. E Megan e Riccardo. beh beh..... sbavo. Vi abbandono al vostro destino e a questo capitolo disastroso.
Un bacio
Meg
  
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