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Autore: radioactive    11/12/2013    7 recensioni
| Meena Yakir & Finnick Odair ● Odesta (Finnick/Annie) ● DISTRETTO 4 ● 585 parole |
Meena era morta. Doveva farsene una ragione e, in effetti, se l’era fatta. Era Mentore da parecchi anni ormai e l’ultimo suo tributo a vincere lo aveva fatto tre anni fa. Non sopportava l’idea che fosse stata uccisa da Llyr; tra i tributi dello stesso distretto nasceva una sorta di solidarietà che permaneva anche quando uno dei due moriva, aveva colto nelle varie edizioni atti che avevano il sapore di vendetta perché il compagno di distretto era morto.
Ma non da Llyr – lui aveva sorpreso tutti. Aveva ucciso una dodicenne che si fidava di lui, che si era fatta portare in braccio da quel ragazzo.

[...] Il silenzio riempì la conversazione, poi la ragazza riprese a parlare, «il mare qui è agitato» l’affermazione colpì Finnick come un treno, «dovresti stare più tranquillo» non voleva sentire il resto della frase, eppure rimase lì, aspettando la conclusione, «non è colpa tua se Meena è morta».
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Nuovi Tributi, Nuovo personaggio, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Zollette di zucchero diventate amare.

 

 

 

 

 

La sera fece capolino nei cieli di Panem con una leggera pioggia, il rumore delle gocce d’acqua che si infrangeva contro i vetri cullava Finnick avvolto in una coperta, seduto in un angolo del letto con il telefono incastrato tra la spalla e l’orecchio, i capelli ramati erano scivolati di lato, coprendogli un occhio stanco. Mags era andata a vedere come stava poco prima, per poi andarsene dopo una carezza sulla guancia.

Meena era morta. Doveva farsene una ragione e, in effetti, se l’era fatta. Era Mentore da parecchi anni ormai e l’ultimo suo tributo a vincere lo aveva fatto tre anni fa. Non sopportava l’idea che fosse stata uccisa da Llyr; tra i tributi dello stesso distretto nasceva una sorta di solidarietà che permaneva anche quando uno dei due moriva, aveva colto nelle varie edizioni atti che avevano il sapore di vendetta perché il compagno di distretto era morto.

Ma non da Llyr – lui aveva sorpreso tutti. Aveva ucciso una dodicenne che si fidava di lui, che si era fatta portare in braccio da quel ragazzo.

«Finnick…» pigolò la voce dall’altra parte della linea, facendolo rinsavire di scatto, «parlami» disse poi, quasi supplicando.

Il ragazzo sospirò, stringendosi un po’ nella coperta, «ci sono, scusa…» rispose a bassa voce, fissando le colline lontane di un qualche distretto, oltre i palazzi e le luci di Capitol City, «tu stai bene?» si ritrovò a sorridere lievemente.

Non ci fu risposta, Finnick attese ancora qualche secondo prima di riprovare a parlare, «Annie, stai bene?» parlò con più calma, cercando di sembrare protettivo e caldo, cose che di solito mostrava attraverso le carezze e gli sguardi.

«Sto bene, vorrei che lo fossi anche tu».

Finnick riusciva ad immagine Annie sul divano con il telefono in mano, gli occhi sul pavimento e le labbra serrate, come preoccupata.

«Starò bene solo quando ritornerò da te», era sincero, dopotutto – Annie era la sua medicina, «finirà tutto tra poco» concluse poi.

Il silenzio riempì la conversazione, poi la ragazza riprese a parlare, «il mare qui è agitato» l’affermazione colpì Finnick come un treno, «dovresti stare più tranquillo» non voleva sentire il resto della frase, eppure rimase lì, aspettando la conclusione, «non è colpa tua se Meena è morta».

 

 

Si promisero che avrebbero dormito assieme, appena Finnick fosse tornato, e poi chiusero la chiamata.

Odair si lasciò scivolare sul letto, sentendo le vertebre appoggiarsi sul letto piano, come se un movimento troppo brusco potesse farlo cadere a pezzi, rovinare quel vaso i cui pezzi erano appena stati rimessi assieme. Sospirò pesantemente, passandosi una mano tra i capelli, ritrovandosi dietro le palpebre l’immagine della bimba in ascensore che stringeva tra le mani il suo sacchetto di zollette di zucchero.

Sentì le lacrime sbocciare agli angoli degli occhi per poi scorrere giù – il sangue le colava anche dagli occhi. Era morta così: piangendo rosso, e le zollette di zucchero erano diventate amare per quella visione tanto dolorosa.

Aprì gli occhi di scatto, fissando il soffitto grigio, illuminato da una flebile luce ai lati delle pareti. Nella sua testa l’immagine di Meena si affievoliva lentamente a ritmo dei suoi sospiri, come se la stesse cacciando via. Voleva ricordarla bella, sorridente, fiduciosa negli altri – non in preda a spasmi sul freddo ghiaccio mentre le sue labbra si contorcevano in un grido muto: chiamavano lui o Llyr?

Ma sapeva che Annie aveva ragione, o quantomeno voleva convincersi di questo: non era colpa sua, non era colpa sua.

Aveva fatto il possibile, ma non ci era riuscito. Aveva semplicemente fallito.

 

 

 

 

 

 

 

NOTE D’AUTRICE «viviamo e respiriamo parole»

 

Mi sto trascinando tutto questo da una vita, davvero. E arrivata faticosamente qui non ho nulla da dire.

Allora, questa è la morte di Meena  e il suo effetto su Finnick, mentore – e spero che non sia OOC, davvero. Dicevo, Meena partecipa ai 73esimi Hunger Games di yingsu, ovvero I’m frozen to the bones, di cui ovviamente consiglio la lettura.

E, per completare l’opera summa(?), vi linko Il Forno⌠Hunger Games EFPfanfic che, come avete intuito, è un gruppo su facebook – nato due giorni fa – dove trattiamo delle fanfic di EFP su Hunger Games e non solo, per ora, chi ci è entrato sembra trovarsi bene.~

Sto zitta e vado a dormire, che è meglio!

 

Sperando che a yingsu vada bene tutto questo,

radioactive,

 

   
 
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