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Autore: ToraStrife    12/12/2013    4 recensioni
L'epico incontro-scontro tra il Gallo sbevazzone più forte di Gallia, contro il navigatore mangiaspinaci più forte del mondo.
Pozione magica contro Spinaci, una battaglia epica, e senza il pericolo di noiose commissioni antidoping.
Il mondo tremerà, oppure....?
Il mio regalo di Natale per voi tutti. Auguri!
Genere: Avventura, Azione, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Asterix, Obelix, Panoramix, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Braccio di Ferro e i suoi (nuovi) amici'
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Popeye vs Asterix Da un'idea di  Blitzkingful, ecco, come regalo di Natale, il bizzarro crossover tra Asterix e Braccio di Ferro.
Ma come fare incontrare due personaggi così simili, eppure così lontani nello spazio e nel tempo?
L'idea arriva da una trovata tipica degli stessi cartoni di Braccio di Ferro.
Quando Braccio di Ferro incontrò Sindbad il marinaio e Alì Babà con i suoi quaranta ladroni, venne adottato un semplice espediente: far "recitare" la parte a Bluto.
No, non "travestiremo" Bluto da Asterix. Sarà piuttosto il contrario.
Nel mondo di Asterix, cinquant'anni prima di Cristo, con alcune licenze poetiche, siamo lieti di presentare Blutus, il figliastro di Cesare, e il prode Pompeje, nell'epico crossover che coinvolgerà....



Asterix contro Braccio di Ferro





Roma, cinquanta avanti cristo.

Vi era ancora quel maledetto villaggio gallico da conquistare, ma erano passati parecchi anni, e non se n'era fatto più nulla. Una segreta macchia nella carriera di Cesare. In quel momento Giulio era impegnato in una campagna nell'est dell'Impero, per soffocare alcune ribellioni.

Qual migliore occasione, pensò Blutus, il figliastro del sommo imperatore, per procedere all'annientamento di quel villaggio di dissidenti e guadagnarsi così una gloria tale da poter addirittura sostituire il patrigno nelle vesti di imperatore!

Già il barbuto mentecatto si immaginava con la corona d'alloro, ma sapeva anche che i barbari erano gente che menava forte. Gladi e punte di lance si piegavano alla potenza delle loro nocche.
Bisognava combatterli con le loro stesse armi. E lui conosceva proprio l'uomo più adatto all'occasione.

- Convocate immediatamente Pompeje, il Classiario!

L'uomo più forte della flotta romana. L'unico che avrebbe potuto sbarcare con successo direttamente sul villaggio, e rispondere pugno su pugno a quella massa di incivilizzati.

- Mi avete chiamato, o sommo Blutus? - Esordì Pompeje, detto anche Braccio di Gladio, inchinandosi con l'elmo sotto il braccio.

- Sì, tappetto. - Rispose con aria annoiata Blutus, - Il tuo sostituto imperatore ti ordinare di andare nel villaggio gallico in Armorica, e conquistarlo per la gloria di Roma.

Pompeje, poverino, assunse un'espressione sorpresa e cominciò a balbettare le sue obiezioni.

- Ma...ma...ma.. sommo Blutus, da anni viviamo in pace con i Galli, aggredirli ora sarebbe una violazione alle disposizioni dell'imperatore Cesar...

- In questo momento sono io qui che comando, tappetto. - Rimarcò l'antipatico figliastro di Cesare - Quindi porta i tuoi dannati calzari in Armorica e soddisfa la volontà del tuo imperatore.

Pompeye poté solo inchinarsi e obbedire. - Sì, sommo Blutus.

In Armorica Pompeye entrò nel solo modo che conosceva: guidando la sua triremi lungo il mediterraneo, piegando le colonne d'Ercole per fare passaggio, affondando a pugni un mostro marino nell'Oceano atlantico, e parcheggiando finalmente la bagnarola sulla spiaggia di fronte al villaggio Gallico.

Il Classiario si presentò alla porta del villaggio in un modo ben noto agli autoctoni: facendo volare via le guardie a forza di papagni ben assestati.

- Finalmente un romano che combatte come si deve! - Commentò entusiasta Obelix, partendo alla carica verso il nuovo arrivato.

Ci furono alcuni minuti di gazzarra, dove c'erano galli che volavano, soldati che correvano verso la casa di Panoramix e altri che suonavano corni in segno di allarme.
Assurancetourix si offrì di intonare un pezzo di incoraggiamento, fa fu fatto desistere sia dagli amici che dal nemico.
Ma prima che la situazione degenerasse in un inutile spargimento di bernoccoli, una voce autoritaria sospese le ostilità.

- Fermi tutti, per Toutatis! - Proclamò Abraracourcix.

- Non capisco. - Commentò perplesso Panoramix, l'anima saggia dei galli. - Pensavo ci fosse una tregua. Perché i romani la violano così, all'improvviso?

- E non è tutto! - Commentò Obelix, sempre più in brodo di giuggiole. - Hanno finalmente mandato dei soldati che durano un po' più degli altri. E' la prima volta in vita mia che qualcuno riesce a farmi un occhio nero.

- E' la stessa cosa per me, - Commentò Braccio di Gladio, anch'egli con un occhio pesto. - Devo constatare che la leggendaria forza dei Galli è davvero come si racconta.

- Sì, ma mai si era visto un soldato romano con una forza tale da poter tenere testa al nostro più forte guerriero. - Commentò per la prima volta Asterix. - Che i romani si siano impossessati della formula della nostra pozione magica?

- Ma no, impossibile. - Scosse la testa Panoramix. - I segreti tramandati tra noi druidi sono.... segreti, appunto. L'aquila romana non potrà mai metterci gli artigli sopra!

- Tu dici? - Chiese perplesso Asterix.

- Non mi credi, forse? - Accusò il druido, indignato.

- Ti credo, ti credo, Panoramix, nostro druido. - Si affrettò a precisare il piccolo gallo. - Ma questo non risolve il mistero della forza di questo romano.

- Non so di cosa stiate parlando voi barbari. - Intervenne Braccio. - Nè di cosa sia questa "pozione". Io sono forte semplicemente perché mangio spinaci.

- Come fai a conoscere uno degli ingredienti della pozione magica? - Chiese esterrefatto il druido.

- I romani sanno la formula della pozione! - Gridò qualcuno, scatenando il panico nel villaggio. - Il cielo cadrà su di noi!

Ci volle un "Silenzio!" di Abraracourcix per riportare la calma tra gli ...scalmanati.

- Ingredienti? Pozione? Io gli spinaci li mangio al naturale! - Disse il legionario, tirando fuori da una tasca una pianta di spinaci ed ingoiandola.
I muscoli si gonfiarono di colpo,  mostrando una spettacolare aquila romana tatuata sul petto di Braccio. Il tatuaggio emise un grido, tra lo stupore generale.
Rinvigorito, Braccio come dimostrazione sferrò un pugno contro un menhir , riducendolo in un cumulo di sassi.

- Questa è magia! - Esclamò Matusalemix, stupito. - Funziona esattamente come la pozione magica.

- Ignoravo che quella pianta, da sola, potesse avere tali effetti. - Congetturò interessato il druido mentre si lisciava la barba. - Forse dovrei esaminarla attentamente.

- Non sto capendo una parola di quello che dite. - Sbuffò Pompeje, togliendo l'elmo e grattandosi la testa. - Ma non eravamo qui per combattere?

- Ha ragione il romano! - Convenne Obelix, entusiasta. Quel legionario gli spiaceva sempre di più.

E giù un altro giro di cazzotti. Mentre il grande capo dei Galli sbraitava per un'altra pausa, il gallo biondo meditava.

- Il mistero maggiore, - Si chiedeva Asterix. - E' come mai il vecchio Giulio non abbia mandato tutto un esercito imbottito di quella piantina magica... come si chiama?

- Spinaci. - Intervenne Braccio di Gladio, mentre si scambiava alcuni ceffoni con Obelix.

- Aaaalt! Allllt! - Gridava inutilmente il grande capo.

- Aaaaaa t...avola!!! - Intervenne sua moglie Mimina, battendo un mestolo contro il fondo di una padella.

Il villaggio si fermò all'istante, e presto il campo di battaglia di svuotò.
L'ora dei pasti era una delle poche cose persino più sacre della guerra stessa.

Piantato in asso, il romano rimase da solo con il druido e il nano biondo più furbo della Gallia.

Riprendendo il discorso di prima, Pompeje volle precisare un particolare.

- Il sommo Giulio Cesare non c'entra nulla con questo attacco, devo ammettere. - Spiegò. - Egli è via per una campagna sul confine orientale. Io sono qui per un ordine diretto del suo figliastro, il temporaneo reggente Blutus.

- Sento odore di cospirazione. - Ipotizzò Panoramix, lisciando la lunga striscia di peli bianchi attaccati al mento. - Ho l'impressione che questo Blutus voglia far ricadere il merito per la conquista di questo villaggio su di lui, in modo di fare i calzari a Cesare quando quest'ultimo tornerà a Roma.

- Costipazione o configurazione che sia. - Farfugliò Braccio sgrammaticalmente. - Io sono qui per combattere.

- Noi non ci tiriamo indietro, romano. -  Rispose deciso Asterix. - Ma decideremo l'esito tramite un duello, uno contro uno.

- Per me va bene.  -  Convenne Braccio.

Obelix, che alla parola "duello" aveva rizzato le orecchie, si precipitò con in mano il cinghiale arrosto ancora mezzo consumato.
- Io, io! - Gridò il corpulento guerriero. - Mi offro volontario per il duello!

- Non sarebbe leale! - Si oppose il druido. - Tu sei caduto nella pentola della pozione fin da piccolo!

- Gnah! Gnah! Gnah! Sempre la solita storia! - Sbuffò Obelix. - Perché, lui non potrebbe essere, che so, nato sotto uno di quelli che chiamate spinaci?

- Non essere ridicolo. - Lo ammonì Asterix, mentre Obelix riprendeva imbronciato il pasto lasciato a metà.

- Ha ragione. - Convenne Pompeje. - Che io sappia i bambini nascono sotto i cavoli, non gli spinaci.

- Ma allora - Tagliò corto Panoramix. - Chi sarà il  volontario per il villaggio?

- Naturalmente lo farò io! - Rispose Asterix. - Non sono certo il protagonista per nulla.

- Pozione magica contro spinaci: chissà chi vincerà! - Si domandò retoricamente il druido.

Il duello si tenne qualche minuto dopo, mentre il villaggio stava ancora mangiando.

Asterix bevve un sorso dalla sua fida fiaschetta, mentre Braccio si mangiò una manciata dei suoi spinaci.

Come due piccoli super sayan, i due super uomini gestirono l'esplosione di potenza che investivano i loro corpi.

Il gallo levitò a mezz'aria per un paio di secondi, mentre i piedi si agitavano nel vuoto, e gli occhi si illuminavano.

Il romano gonfiò prima il braccio sinistro, poi il destro e poi il torace. L'aquila romana tatuata divenne uno stormo intero, urlando "Dove osano le aquile".

- Entrambi sono potentissimi. - Commentò Panoramix, l'unico testimone, nonché giudice, dello scontro. - Si deciderà tutto nel primo pugno.

Asterix tirò indietro il braccio destro teso a pugno, e partì all'attacco.
Braccio di Gladio lo imitò.

I pugni partirono all'unisono, e si scontrarono l'uno contro l'altro. L'onda d'urto separò i contendenti, sbalzandoli a terra nel medesimo istante.

Pompeje ripartì all'attacco con il pugno ben teso. Però, questa volta, Asterix non lo stava aspettando con lo stesso attacco.

Una mano tesa. Braccio fermò l'attacco. Perché gli stava tendendo la mano?
Il classiario guardò con circospezione la mano, poi il volto di Asterix.
I baffi biondi del galletto era tesi in un semplice sorriso.
Pompeje non capiva: dov'era la trappola?
Poi improvvisamente capì. Le regole del gioco.
Lo aveva imparato navigando nei mari molto più ad est dell'Impero Romano, molto più ad est di qualsiasi territorio allora conosciuto.
La morra cinese.
Mano aperta batte mano chiusa.
Carta batte sasso.
Ma non era solo quello.
Quello era un gesto di amicizia, di pace.
E in tutto il mondo, Pace batte Guerra. Sempre.
Citando Piero Pelù, la Pace è l'unica vittoria.
A Braccio di Gladio non rimane che rispondere con le stesse armi.
Una mano tesa, ed un sorriso.

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Roma.

- Ma papà, io...

- Tu, Blutus, fili mi. - La voce severa di Cesare  zittì l'imbarazzato grassone barbuto, sopreso sul trono del patrigno.  - Scendi subito da quel giaciglio, del quale sei indegno!  Se non mi  avessero mandato quel messaggio anonimo...

- Un messaggio, papà? - Chiese Blutus. Poi, congetturando tra sé. - Voi vedé che quel tappetto s' è messo d'accordo co li galli per smascherare il mio pian...

- Dunque tu confessi! - Sentenziò Cesare. Blutus si mise troppo tardi le mani sulla bocca per bloccare la fuga di informazioni dalla sua ingenua boccaccia.
- Ti dovrei far passare a filo di pilum o esporti come cibo per i leoni del circo.  Ma oggi mi sento magnanimo, per cui ti concederò l'onore...l'onere...di prendere il mio posto, laggiù, nella campagna che ho interrotto per precipitarmi qui. Tu che volevi la gloria, avrai finalmente un'occasione onesta per guadagnartela!

- Ma papà, io... - Piagnucolò Blutus.

- Vai. - Lo congedò distrattamente Cesare, con uno sprezzante agitare di dita,  come fosse stato l'ultimo dei pezzenti.

Lasciato solo, mentre una fiumana di improperi si allontanava insieme a Blutus, il vecchio Giulio sospirò.

- E ancora una volta gliene devo una, a quei pazzi...

Il grato riferimento andava naturalmente ai suoi amici-nemici-rivali in Armorica. Potenti nemici, ma leali e fidati come e più di qualsiasi connazionale.
Chissà se lui come gallo avrebbe potuto considerarli amici, e divertirsi assieme a loro, specialmente nel tipico banchetto finale... scosse la testa.
Era pur sempre l'imperatore di Roma.
E poi, in sua vece, a quel banchetto stava già partecipando l'ambasciatore speciale della nuova tregua con i galli, l'incaricato speciale Pompejus il Classiario, detto Braccio di Gladio, che per l'occasione inventò pure la nuova ricetta del Cinghiale ripieno di spinaci.
E per supplire al povero Assurancetourix, impossibilitato a cantare da un bruttissimo bavaglio e dalle corde che lo stavano immobilizzando all'albero, pensò bene anche di cantare il motivetto finale.

- Mangiando spinaci, ti fai tanti amici. Lo dice Braccio di Gladio, il legionaaar!

- Uuuuh! Uhhhh! - Ululò il fido Idefix, in sostituzione del fischio della pipa, che verrà inventata solo parecchi anni più tardi.
  
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