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Autore: Jane Keller    13/12/2013    3 recensioni
Una normale missione nella galassia di Pegaso porta a spiacevoli imprevisti nella città degli Antchi.
Pensavamo che i danni provocati dall’impostore fossero fin troppo gravi per farti riprendere”. Lo informò la dottoressa con un tono dolce.
“Impostore. Quale impostore?”
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Sheppard, Rodney McKay, Ronon Dex, Teyla Emmagan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Storia presentata al contest "Visitatore Inatteso ... " su sito SGF dedicato a Stargate
 



 L’impostore
 
L’infermeria di Atlantide era ghermita di persone, e dalle espressioni sui loro volti era intuibile che fossero molto preoccupati.
Erano, infatti, tutti riuniti lì ad aspettare che l’uomo si svegliasse, quando finalmente lui aprì gli occhi.
“C-cosa è successo?”.  Chiese l’uomo con un filo di voce. A sentir la sua voce, tutta la squadra gli si avvicinò.
“Ci hai fatto preoccupare, pensavamo che i danni al cervello provocati dall’impostore fossero fin troppo gravi per farti riprendere”. Lo informò la dottoressa con un tono dolce.
“Impostore.  Quale impostore?”
°*°*°*°
24 ORE PRIMA
La squadra del colonnello Sheppard, composta da Ronon, Teyla e il Dr Mckay, era in missione (una missione come tante altre, o almeno così credevano) su un pianeta della galassia di Pegaso. Avevano trovato l’indirizzo dello Stargate di quel pianeta nel database degli Antichi e come al solito la descrizione del pianeta era alquanto insoddisfacente. Come da routine avevano mandato sul pianeta un MALP per la ricognizione iniziale e i dati che aveva rimandato indietro erano straordinari.
Dai rilevamenti, infatti, risultava che, non lontano dallo Stargate, vi era una caverna dalla quale erano state rilevate radiazioni particolari, segno che in quella caverna era nascosta della tecnologia, e dall’analisi si supponeva fosse tecnologia Antica.
Entrarono nella caverna. Prima il colonnello Sheppard che impugnava il suo P90, perlustrando bene l’interno alla ricerca di altri esseri. Lo seguiva Rodney che teneva in mano il suo tablet, analizzando e ragguagliando i presenti di quanto rilevato. “Da questi dati, la tecnologia è sicuramente Antica”.  Chiudevano la fila Ronon e Teyla.
Stavano percorrendo un lungo e ampio tunnel, quando questi si aprì in una vasta grotta. Su ogni parete della caverna erano incisi dei simboli antichi, ma era difficile decifrare ciò che era scritto (“Deve essere codificato, ci vorrà un po’ per tradurlo” aveva detto Mckay). Al centro della grotta si ergeva un piedistallo alto poco più di un metro su cui erano incisi una serie di iscrizioni in Antico, sempre codificati, e altri simboli che nessuno dei presenti aveva mai visto. Sembrava una specie di DHD, ma i simboli erano completamente diversi da quelli che si trovavano su un normale DHD o su uno stargate.
Da quella caverna centrale si diramavano altri tre tunnel, oltre a quello da cui erano venuti.
“Ronon tu vai in quello di destra e vedi se trovi qualcosa di interessante.” Ordinò Sheppard.  “ Teyla, tu vai a sinistra. Io andrò di qua” ed indicò col suo fucile il tunnel di fronte a lui. “Tu Rodney analizza quel coso e cerca di capire cos’è. E non fare danni”.
“Io non faccio danni” replicò lo scienziato, mentre gli altri tre si incamminavano negli altri tunnel.
Sheppard camminò lungo quel tunnel per circa 15 minuti. Le pareti del tunnel erano completamente lisce, non vi era nessuna iscrizione. Niente di niente. Il tunnel finiva in una grotta, leggermente più piccola di quella che aveva lasciato; all’interno non vi era niente ad eccezione di un grosso cristallo di colore blu che pendeva dal centro dell’alta volta della grotta. “Qui, ad eccezione di un grosso cristallo blu non c’è niente di interessante. Ronon, Teyla voi cosa avete trovato?” Chiese l’uomo via radio. “Io sono in una grotta e anche qui c’è un cristallo, ma di colore giallo” rispose la donna. “Non toccate quei cristalli” li interruppe lo scienziato “da quello che ho capito, i cristalli servono al funzionamento di questo aggeggio”.
“Ronon tu cosa hai trovato?” Chiese il colonnello, ma non ricevette risposta. “Ronon?”
“Anche qui c’è una grotta, ma con cristallo verde” rispose Ronon.
“Ok. Torniamo tutti alla grotta principale” ordinò Sheppard.
 
Intanto Mckay, con una telecamera stava riprendendo le incisioni sulle pareti, quando, d’improvviso, sentì uno strano rumore. “Chi è là?” gridò l’uomo “guarda che sono armato” e, lasciando la telecamera sul piedistallo, si affrettò ad estrarre la pistola dalla fondina sulla gamba, non senza qualche difficoltà.
“Con chi stavi parlando?” chiese all’improvviso una voce alle spalle dello scienziato che si voltò di scatto. Era Ronon, che era appena arrivato alla grotta principale.
“Oh nessuno a quanto pare” si affrettò a rispondere l’uomo “Avevo sentito un rumore, pensavo che ci fosse qualcuno, ma devo essermelo immaginato”.
I due si fissarono per qualche minuto, poi arrivarono anche Sheppard e Teyla.
“Allora Rodney che mi dici di quell’affare?” chiese il colonnello.
“Niente ancora. Devo tradurre prima queste iscrizioni per essere sicuro di sapere a cosa serva questa macchina”.
“Allora ritorniamo subito ad Atlantide. Ronon che hai?” Sheppard aveva, infatti, notato che Ronon era più silenzioso del solito ed era rimasto fisso ad osservare lo scienziato.
“Niente. Andiamo” e si incamminò lungo il tunnel che portava all’esterno. Subito dopo lo seguirono gli altri tre.
 
Di ritorno ad Atlantide, la squadra ritornò alle sue abituali attività.
Sheppard era in riunione con Woolsey ad aggiornarlo, riguardo a ciò che era successo in missione (“… Ma finché Rodney non avrà tradotto quelle iscrizioni, non possiamo sapere a cosa serve quel coso”).
Rodney era andato nel suo laboratorio ad analizzare i dati registrati con la sua telecamera (“Radek non ho bisogno del tuo aiuto!” aveva risposto in modo brusco allo scienziato collega che si era offerto di aiutarlo).
Ronon e Teyla erano andati in palestra ad allenarsi.
 
In palestra era in corso un’intensa sessione di allenamento tra i due indigeni della galassia di Pegaso.
Teyla schivò il colpo di Ronon eseguendo una capriola, ritrovandosi poi alle spalle dell’uomo; con un colpo diretto agli arti inferiori, colpì l’uomo alla gamba destra costringendolo ad inginocchiarsi, e subito dopo gli puntò il coltello, con il quale si stavano allenando, alla gola. “Sembri distratto. Cos’hai?”. L’uomo si liberò dalla presa della donna, e con uno scatto si alzò in piedi. “Niente. Ho fame”. Ed uscì dalla palestra senza dire un’altra parola.
 
All’ora di pranzo, la dottoressa Keller lasciò l’infermeria, non prima di aver dato istruzione alla dottoressa di turno riguardo ai pazienti che erano lì ricoverati. Aveva un appuntamento a pranzo. Con il dottor Mckay. Si diresse al suo laboratorio (era quello il luogo di incontro), ma fu sorpresa di trovarvi all’interno Ronon, da solo.
“Ciao Ronon!” lo salutò Jennifer “ Cosa fai qui?” Gli chiese poi.
“Niente. Cercavo Rodney. Volevo sapere se aveva capito a cosa serve e come funziona quell’affare che abbiamo trovato stamattina” le rispose lui.
“Dovrebbe essere qui, avevamo un appuntamento per pranzo, deve essersi allontanato un attimo. O se ne è dimenticato. Aspetta che lo chiamo alla radio”.
“Non importa” rispose lui. E senza aggiungere altro uscì dal laboratorio, quasi investendo la povera dottoressa.
 
In mensa, seduti ad un tavolo Sheppard e Teyla erano intenti a mangiare e a discutere di qualcosa.
“A te Ronon non sembra comportarsi in modo strano da quando siamo tornati dalla missione?”
“No, a me sembra il solito Ronon” rispose l’uomo.
“Prima in palest…”.
“Avete visto Rodney?” . La dottoressa Keller era appena arrivata in mensa, e vedendo i due seduti al tavolo gli si era avvicinata per chiedere informazioni.
“No, non l’ho visto”.
“Non è nel suo laboratorio? Doveva analizzare quelle iscrizioni trovate stamattina!” Chiese il soldato.
“Era lì che dovevamo vederci, ma c’era solo Ronon…”.
“Ronon? E che ci faceva lì?” chiese, un po’ sorpresa, Teyla.
“Ha detto che cercava Rodney”.
In quello stesso istante le luci della sala mensa si spensero tutte.
“Sala comando, qui Sheppard. Che succede? Qui in mensa si sono spente le luci!” Chiese l’uomo via radio. Ma non ottenne risposta. Velocemente Sheppard e Teyla si alzarono dai loro posti e uscirono di corsa dalla mensa diretti alla sala controllo. “Accidenti i trasportatori non funzionano, dovremmo usare le scale” constatò John.
Intanto nella sala controllo stavano cercando di capire cosa era successo: tutta la torre principale era al buio. “Credo che qualcuno abbia disconnesso lo ZPM che da energia alla torre principale” Chuck si affrettò ad informare Woolsey. “ Siamo ciechi, niente sensori, anche le comunicazioni sono andate, signore!”
D’improvviso sentirono colpi di un’arma provenire dal basso della sala controllo.
Un uomo, infatti, si stava facendo largo tra i soldati e gli scienziati, che si trovavano lungo il corridoio che portava alla sala stargate e alla sala comando, a colpi di pistola. Arrivato alla porta della sala stargate, vi lanciò all’interno una specie di granata, che sparò scariche elettriche e colpì tutti quelli che vi si trovavano vicino, nella sala d’imbarco, facendoli cadere a terra, privi di sensi.
L’uomo entrò dentro e cominciò a sparare ai soldati che in quel momento stavano arrivando nella sala Stargate attraverso altre entrate, abbattendoli con molta facilità.
Dall’alto della sala comando non riuscivano a vedere bene l’uomo che li stava attaccando.
“Sembra l’arma di Ronon, signore” Constatò Chuck.
“Ma perché Ronon dovrebbe attaccarci?”
Intanto, l’uomo da basso, liberatosi man mano dei soldati, salì la grande scalinata diretto alla sala controllo, dove vi trovò un visibilmente scioccato signor Woolsey e un altrettanto sorpreso Chuck. L’uomo non esitò un secondo a sparare ad entrambi. Poi si diresse al DHD, prese un piccolo oggetto dalla sua tasca e lo posizionò sopra. Subito il DHD si illuminò e, qualche attimo dopo anche lo stargate: era pronto a digitare l’indirizzo di uno stargate e fuggire da lì.
Intanto Sheppard e Teyla erano riusciti a raggiungere il corridoio che portava alla sala controllo, e rimasero scioccati nel vedere che lungo tutto il corridoio c’erano membri della spedizione, soldati e scienziati, distesi per terra. “Sono vivi. Devono essere stati storditi”. La donna cercò di rassicurare il soldato.
Percorsero tutto il corridoio fino ad arrivare alla sala stargate, salirono la rampa di scale ed arrivarono alla sala comando e vi ritrovarono Ronon con in mano la sua arma, fermo lì impalato.
“Ronon! Che hai fatto?” chiese scioccata Teyla.
“Non sono stato io a fare questo” puntualizzò l’uomo “ma lui” ed indicò l’uomo svenuto a terra. I due si avvicinarono di più per vedere chi stava indicando e furono sorpresi di vedere …
“Rodney?!” dissero John e Teyla all’unisono.
“Perché Rodney avrebbe dovuto attaccare gli altri?”
“E come avrebbe fatto a stendere tutti quegli uomini?”
“Quello non è Rodney!” Affermò Ronon “Si comporta in modo strano da quando siamo tornati dalla missione”.
“Anche tu però sei strano da quando siamo tornati …”.
In quell’istante arrivò anche il maggiore Lorne seguito da una decina di soldati.
“Cosa è successo signore?” chiese il nuovo venuto.
“Apparentemente sembra che Ronon abbia attaccato gli altri” rispose Teyla.
“Non sono stato io. È stato Mckay!” gridò Ronon. “ L’ho incontrato poco fa fuori dalla stanza dello ZPM ed era strano, e quando le luci si sono spente ho capito che qualcosa non andava e sono corso qui. Quando sono arrivato, ho trovato tutti stesi e Mckay che faceva qualcosa sul DHD e …”.
Non finì di pronunciare la frase perché si erano distratti nel constatare che Woolsey e Chuck cominciavano a risvegliarsi. Sheppard si avvicinò subito a Woolsey. “Signore chi vi ha attaccato?” chiese immediatamente John. “ È stato il dottor Mckay …”. “Visto. Quando sono arrivato, lui era vicino al DHD e appena mi ha visto ha cercato di spararmi, ma io sono stato più veloce.” Intanto Chuck si avvicinò alla consolle per cercare di capire cosa stesse facendo il dottore. “Signore, a quanto pare stava cercando di digitare l’indirizzo del pianeta dove siete andati questa mattina.”
“Ma perché?”
“Portatelo subito in infermeria e dite alla dottoressa Keller di analizzarlo” ordinò Sheppard a Lorne ed ad altri soldati “Forse è sotto l’influenza di qualche tecnologia aliena, forse proprio quella che ha analizzato questa mattina.” Poi ordinò, via radio, al dottor Zelenka di analizzare i dati raccolti da Mckay riguardo la macchina antica.
 
Dopo aver portato Mckay in infermeria, dove la dottoressa Keller eseguì tutte le possibili analisi per cercare di capire cosa non andava, trasportarono il corpo del dottore, ancora privo di conoscenza, nella prigione della base.
Intanto dalle analisi, Jennifer aveva rivelato che nel corpo di Rodney erano state rilevate delle radiazioni simile a quelle che erano state registrate quando apparve la Daedalus  della realtà alternativa nello spazio sopra la città. Tale teoria fu confermata dal dottor Zelenka che li aveva informati che era riuscito a tradurre i simboli trovati nella grotta.
“A quanto pare quella macchina può trasportare persone e cose in realtà alternative e sembrerebbe che a costruirle sia stato Janus. Probabilmente un Janus di un’altra realtà.” precisò lo scienziato.
“Vuole dire che quello non è il nostro Rodney?” chiese Woolsey. Radek fece cenno di no con la testa.
“Allora dov’è il nostro Mckay?” chiese preoccupata Jennifer.
“E cosa vuole lui da questa realtà?” aggiunse Teyla.
“Ha scoperto qualcosa dal computer dell’uomo?” Chiese Woolsey.
“No signore, non siamo riusciti ancora a decifrare la password”
“Beh, allora andiamo a chiederglielo” rispose Sheppard e, senza aspettare ulteriori ordini, si diresse verso le prigioni seguito a ruota dagli altri.
L’uomo, il falso Mckay, era sveglio ed ora sedeva per terra in attesa degli altri. Quando vide arrivare Sheppard, si alzò immediatamente in piedi.
Il soldato si fermò davanti alle sbarre e fissò l’uomo dritto negli occhi per qualche attimo.
“Dov’è il nostro Dottor Mckay?”
“È vivo” disse soltanto.
“Dove si trova?” ripeté Sheppard.
“Credo di non ricordare” Disse con un ghigno che gli si apriva sul volto.
“Sappiamo che viene da un’altra realtà. Cosa vuole da questa?” Si intromise Woolsey.
“Credo di non poter rispondere a questa domanda”.
Irritato da questo modo di fare, Sheppard aprì le cella e si scaraventò contro l’uomo mollandogli un pugno in pieno viso e facendo cadere l’impostore per terra. Immediatamente Teyla e Ronon intervennero tirando indietro il soldato che stava massacrando di botte l’uomo riverso per terra e chiusero di corsa la cella.
“Lasciamolo qui a riflettere. Presto ci dirà ciò che vogliamo sapere” Ordinò Woolsey. E uscirono di lì.
“Dottor Zelenka lei cerchi di sbrigarsi a decifrare il computer di quell’uomo. Potrebbero esserci indizi utili. Lei Sheppard prepari la sua squadra: ritornate sul quel pianeta e cercate indizi su dove si possa trovare il nostro Mckay”. Questi furono gli ordini del comandante di Atlantide.
 
Un’ora più tardi Sheppard e la sua squadra erano di nuovo sul quel pianeta e si stavano avvicinando alla grotta. A pochi passi dall’entrata videro un bagliore di colore verde provenire dall’interno della grotta.
“State pronti con le armi” ordinò John.  Ed entrarono nel lungo corridoio che conduceva alla grotta principale con le armi puntate. A pochi metri dalla grotta principale sentirono delle voci provenire da lì dentro, voci che sembravano familiari. Sheppard diede ordini agli altri due e, poco dopo entrarono nella grotta puntando le loro armi contro le persone che erano all’interno. Non furono molto sorpresi nel constatare che quelle persone erano … loro. C’era una versione alternativa di ognuno di loro.
“Non siamo qui per farvi del male!” si affrettò a dire l’altro Sheppard.
“Davvero? Ditelo all’altro Mckay?” rispose in modo ironico lo Sheppard di questa realtà.
“Cosa ha fatto?” chiese l’altra Teyla.
“Niente. Ha solo fatto sparire il nostro Mckay e attaccato i nostri compagni” il tono di Sheppard diventava sempre più arrabbiato.
“Ci dispiace. Non sapevamo che si sarebbe spinto così oltre per ottenere ciò che vuole”
“E cosa vuole?”
“Il dispositivo Attero”
Si guardarono tutti scioccati. Quel dispositivo era pericoloso e in più …
“Lo abbiamo distrutto” disse subito Sheppard.
“Al colonnello Mckay non interessa. Lui vuole i progetti per aggiustare quello che si trova nella nostra realtà”
“Colonnello … Mckay?” ripeterono i tre all’unisono. “Ma Rodney non è un militare” si affrettò ad aggiungere Teyla.
“Nella nostra realtà lo è. È un tenente colonnello dell’aereonautica militare e un famoso astrofisico”
“Qui da noi è solo un astrofisico.” I sei cominciavano a domandarsi quali altre differenze potevano esserci  tra le due realtà. Il primo a chiarire i dubbi fu l’altro Sheppard. “Io sono il dottor John Sheppard, il caporale Ronon Dex e Teyla Emmagan.”
“Io sono il Tenente Colonnello John Sheppard, Ronon Dex e …e Teyla” rispose titubante John. “Ora che abbiamo fatto le presentazioni. Ci volete spiegare la situazione?”
Il John Sheppard dell’altra realtà inizio a raccontare loro del conflitto con i Wraith, di come hanno trovato il dispositivo Attero, ma che era già stato distrutto in precedenza dagli Antichi stessi, di come il colonnello Mckay avesse intuito il funzionamento di quella macchina e di volerla usare per andare in un’altra realtà per recuperare i progetti del dispositivo, riparalo e usarlo contro i Wraith. “Ovviamente noi non eravamo d’accordo. Ci sono troppi rischi collegati all’uso di quel dispositivo”
“Lo sappiamo. Lo abbiamo scoperto sulla nostra pelle” aggiunse John.
“Ma Mckay non era d’accordo con la decisione presa dal consiglio, così ha deciso di agire di testa sua. Ci è voluto un po’ a capire in quale realtà si fosse rifugiato.” Riprese l’altro Ronon, che sembrava più loquace di quello di questa realtà.
“Quindi ora se volete gentilmente restituircelo, lo riporteremo a casa e lì verrà punito”
“Non prima di aver scoperto che ne ha fatto del nostro Rodney”
 
Intanto su Atlantide il dottor Zelenka stava ragguagliando Woolsey su quanto scoperto dal tablet del prigioniero. “ A quanto pare signore è entrato nel laboratorio segreto di Janus e ha scaricato l’intero database. Non sappiamo cosa cercasse di preciso” . In quell’istante suonò l’allarme nella sala stargate e i due uscirono fuori, nella sala comando. “Attivazione Stargate non prevista” gridò Chuck. Qualche istante dopo l’apertura dello Stargate, ricevettero una comunicazione via radio. “Atlantide qui Sheppard”
“Vi sentiamo. Ci sono novità colonnello?” domandò Woolsey
“In effetti si signore” e lo informò dei nuovi ospiti e delle informazioni che gli avevano dato “E abbiamo anche trovato Rodney. È privo di conoscenza e, a quanto dicono i nostri amici, resterà in quello stato ancora per molte ore dato che l’altro Mckay ha usato uno specie di storditore programmato ad un livello molto alto. Chiediamo il permesso di rientrare alla base con loro così potranno spiegare meglio la situazione e riprendersi il prigioniero.”
“Permesso accordato”.
Circa tre ore dopo i visitatori dell’altra realtà se ne stavano andando, portando con sé il prigioniero.
“Grazie dell’informazioni che ci avete dato e vi chiediamo ancora scusa per i danni provocati dal colonnello. Spero che il vostro Mckay si riprenda presto”. Infatti appena ritornati alla base, la dottoressa Keller si era messa subito all’opera cercando di accelerare la guarigione dell’uomo, mentre tutti gli altri erano andati in sala riunioni a discutere della faccenda. (“La guerra contro i Wraith si sta facendo molto  aspra, e nonostante i numerosi alleati che abbiamo non riusciamo a sconfiggerli. E al colonnello Mckay non importa quante vite possono andare perse in questa guerra purché lui vinca.” Aveva detto l’altro John).
 Alla fine si era giunto ad uno scambio di informazioni, ed anche di alcune tecnologie (“Nella nostra realtà abbiamo conosciuto molti popoli tecnologicamente avanzati, che ci hanno fornito varie nuove tecnologie” aveva aggiunto l’altro Ronon).
I tre ospiti attraversarono l’orizzonte degli eventi, seguiti dal prigioniero ammanettato e dalla squadra del maggiore Lorne, che era stata incaricata di scortare gli altri fino alla grotta e verificare che partissero.
“Bene sono andati. Io vado in infermeria a vedere come sta Rodney. Chi viene con me?” Subito tutti gli atri seguirono il colonnello Sheppard.
 
°*°*°*°
Il colonnello Sheppard finì di raccontare la storia all’uomo che si era appena svegliato.
“Incredibile” rispose soltanto l’uomo, che era ancora sotto shock.
“Cosa è l’ultima cosa che ricordi?” Gli chiese Teyla.
“Stavo riprendendo le iscrizioni sul muro con la mia telecamera, quando all’improvviso ho sentito un rumore. Poi una parete di roccia di fronte a me è scomparsa e da lì è uscito fuori un uomo, identico a me che mi ha puntato una specie di arma contro, e poi credo di essere svenuto.”
“È lì che ti abbiamo trovato” disse Teyla “L’altra Teyla aveva notato che mancava un tunnel, così l’altro John ha preso un dispositivo dal suo zaino e ha fatto sparire la parete di roccia”.
“Lì dietro c’era un altro tunnel” continuò Sheppard “ conduceva ad un grotta con un cristallo viola, e lì disteso c’eri tu, privo di conoscenza”.
“Adesso come ti senti?” Gli chiese la dottoressa”.
“Bene. Ho solo … un po’… fame”.
“Il solito Rodney” disse in fretta Ronon.
E tutti risero.
  
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