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Autore: Clahp    13/12/2013    2 recensioni
Thor era in pigiama, appoggiato allo stipite della porta del salotto. Non commentò minimamente il fatto che fossero le quattro del mattino e lei stesse lavorando, né che la superficie del nero e lucido tavolino (il suo sacrosanto luogo di studio) fosse diventata bianca per quanto era sommersa da fogli di carta, né che lei stesse in pigiama dal giorno prima e ancora trangugiasse gelato.
[Thor/Jane]
[SPOILER Thor: The Dark World]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jane Foster, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Paper

 

P a p e r

 

 

 

 

 

 

 

Carta, carta, carta.

Carta, ovunque.

Sbattè il pugno sul tavolino, frustrata; ma dove cavolo era finito quel maledetto coso, doveva essere lì in mezzo, fra il barattolo di gelato e il raccoglitore delle sue (innumerevoli) pubblicazioni scientifiche e il libro di cucina svedese che…

«Cerchi qualcosa?»

Jane sobbalzò; la crocchia di capelli malamente legata alla sua nuca si afflosciò e il mollettone cadde rovinosamente a terra. Lo raccolse al volo, nervosa.

«Thor! Cavolo! Sto lavorando e devo consegnare un articolo entro domattina e il computer si è impallato…»

L’altro, di tutta risposta, ridacchiò; era in pigiama, appoggiato allo stipite della porta del salotto. Non commentò minimamente il fatto che fossero le quattro del mattino e lei stesse lavorando, né che la superficie del nero e lucido tavolino (il suo sacrosanto luogo di studio) fosse diventata bianca per quanto era sommersa da fogli di carta, né che lei stesse in pigiama dal giorno prima e ancora trangugiasse gelato. Si limitò a guardarla di sottecchi, ammiccando come se volesse dire qualcosa; ma poi, evidentemente ripensandoci, si andò a sedere sull’unica sedia accanto a Jane che non fosse inclinata dal peso dei libri.

La donna aveva vagamente registrato i suoi movimenti: stava agitando convulsamente le braccia nel (vano) tentativo di fare spazio su quel tavolo sempre troppo piccolo. Sistemò pile di fogli fittamente scribacchiati, buttò dozzine di penne scariche, arrotolò intricati fili del computer, rimise a posto i due telescopi, finalmente si separò dal suo gelato, ritrovò perfino le chiavi della macchina… ma niente, di quel maledetto pezzo di carta neanche l’ombra.

 

Imprecò sottovoce e si sbragò sulla sedia, conscia del normalissimo fatto che un dio del tuono la stesse osservando. Thor ancora la guardava, silenzioso e imperscrutabile: impossibile dire cosa pensasse. Jane si mordicchiò un labbro, tesa; ogni tanto sembrava ancora lo sconosciuto di due anni prima, enigmatico e indecifrabile…

«Cosa hai perso?» chiese ancora l’uomo, vagamente curioso.

Lei iniziò a picchiettare alla tastiera del suo laptop il suo ultimo paper (riguardante le recenti misure fornite dalla missione Planck sulla temperatura di Radiazione Cosmica di fondo a Microonde, che confermava i parametri calcolati dal suo gruppo di ricerca specializzato in Cosmologia, branca in cui lei aveva una delle sue tre lauree) e rispose brevemente:

«Nulla, nulla, alcune costanti numeriche… Le cercherò altrove, anche se credo di ricordarmele…»

L’altro annuì vagamente. Il restante quarto d’ora passò nel silenzio della frizzante aria autunnale londinese, interrotto solo dal lieve tocco delle dita di Jane sulla tastiera.

Thor osservava la donna come se la vedesse ogni minuto per la prima volta. La sua espressione era un misto di ammirazione, stima, orgoglio personale e… beh… Prese un respiro e si sporse in avanti, ma il violento pugno che si abbatté (ancora) a pochi centimetri dalla sua mano contribuì decisamente a fargli cambiare idea.

«Questo stupido, stupido, stupido computer» boccheggiò la donna, inveendo contro la scatoletta nera «era meglio, molto meglio quando c’era solo la carta…»

Ma di carta, in realtà, in quella stanza non mancava: il tavolino ne era letteralmente sommerso. Strani simboli scribacchiati ovunque, calcoli, cancellazioni, pile di fascicoli sottolineati, disegni di pianeti, svariate mappe dell’universo… e numeri, numeri, numeri, tanti numeri. Thor era oramai così abituato alla vista di tutti quei simboli (dei quali per un’intera vita, prima che arrivasse lei, aveva bellamente ignorato l’esistenza) che quasi non gli facevano più effetto: anzi, probabilmente grazie alla presenza di Jane, fra tutte le abitudini terrestri la scienza era quella che più lo incuriosiva. Ad Asgard scienza e magia erano una cosa sola, ma sulla Terra no: avevano parlato tante volte di questa profonda differenza fra i loro mondi…

Jane nel frattempo aveva messo bruscamente da parte il suo laptop; aveva preso una risma di fogli dal cumulo e stava ora scrivendo tutti i calcoli a mano. Si sentiva parecchio stanca e nervosa; quell’articolo non stava andando troppo bene, sebbene naturalmente non fosse la prima volta che era in mostruoso ritardo per la consegna –né di sicuro sarebbe stata l’ultima, data la sua disorganizzazione mentale. E inoltre, non riusciva a togliersi dalla mente quella strana sensazione di insicurezza, di instabilità, di…

«Gravitazione universale, vero?»

La dottoressa Foster si bloccò. Alzò lo sguardo, alquanto incuriosita e divertita.

«Oh, sì!» mormorò, sorridendo. «Ti ho insegnato bene, eh?»

«No, sei petulante quasi quanto basta» replicò l’altro, guardandola ancora di sottecchi e lanciando un rumoroso sbadiglio.

Jane lo osservò, rapita: era immensamente orgogliosa di lui. Naturalmente la formula della Gravitazione Universale era banale, adatta solamente all’introduzione dell’articolo, più per far scena collegata ad una frase ad effetto che ad altro; ma chissà se…

«E questo, allora?» chiese lei, sorridendo ancora, scribacchiandogli un’altra equazione ad un angolo di un foglio già di per sé riempito di segnacci.

Il dio del tuono ebbe un unico, breve istante di incertezza.

« “F uguale ma”. Seconda legge della dinamica. Per chi mi prendi?»

La dottoressa si mordicchiò un labbro, soddisfatta; il suo sorriso si allargò.

«Ok, andiamo sul difficile, allora…»

E scrisse un qualcosa di getto. Ci volle qualche secondo perché gli occhi azzurri di lui incontrassero quelli di lei.

«Oh, uhm. C’è un maggiore, è una disuguaglianza, giusto…? E poi c’è questo coso… si chiamava integrale, no? Era quella roba delle somme di aree di funzioni, per intervalli che sono sempre più piccoli, vero…?»

La stentorea voce dell’Asgardiano suonava vagamente insicura, caso strano in un uomo della sua stazza.

«Sì, sì e sì, ma che legge è questa…?» lo incoraggiò lei, picchiettando con la penna la formula appena scritta. «Dai! Nei miei libri ci sarà scritta almeno mille volte!»

Silenzio. Lei fu costretta a dare la risposta:

«Seconda legge della Termodinamica, o –se preferisci- disuguaglianza di Clausius. L’entropia di un sistema aumenta sempre. E questa, caro mio, l’hai sbagliata.»

«E questa roba cos’è, allora?» chiese ancora lui, indicando un altro foglio vicino a lei.

Lei sorrise: quella era fisica per lui decisamente troppo complessa rispetto a Newton…

«Oh, questi indici indicano un tensore, e questo è l’equazione di Campo di Einstein. Descrive la curvatura dello spazio tempo, assumendo che il Principio Cosmologico sia vero… ti ho già parlato del Principio Cosmologico, almeno a chiacchiere, vero?»

Gli occhi chiari di lui non ebbero esitazione.

«L’universo-a-grande-scala-è-omogeneo-e-isotropo» replicò, con l’aria di qualcuno che ha imparato a memoria.

Ma Jane batté ugualmente le mani, sorridendo ancora mentre lo guardava ammirata; prima o poi glielo avrebbe anche dimostrato matematicamente, e lui prima o poi l’avrebbe perfino saputo… Eppure, eppure, a pensarci bene era semplicemente incredibile.

Era piuttosto incredibile il fatto che stesse parlando del suo lavoro, della sua più grande passione, della sua vita con uno che dallo spazio c’era venuto, e che le aveva completamente sconvolto la vita da un giorno a un altro.

Era probabilmente incredibile il fatto che quest’uomo fosse un dio del tuono, abitante di un mitico regno al di là di qualsiasi distanza anche solo immaginabile per la mente umana.

Era certamente incredibile il fatto che, fra tutte le persone che popolavano tutti e nove i regni di cui la Terra ed Asgard facevano parte, lui fosse (letteralmente) piombato proprio su di lei. Una volta Thor le aveva detto che i Nove Regni contavano qualche centinaio di miliardi di esseri viventi; qual era, scientificamente parlando, la probabilità che proprio loro due dovessero incontrarsi? E come era potuto accadere? Thor stesso aveva dato una risposta almeno a quest’ultima domanda, e d’altra parte anche la mente più scientifica non avrebbe potuto rispondere in altro modo: destino.

E sì, era curiosamente incredibile anche il fatto che l’imbranata, studiosissima, disordinata e disorganizzata Jane Foster –una che dall’età di circa quindici anni studiava regolarmente fisica davanti a un computer in pigiama con un gelato in mano, come la cara Darcy non faceva che ricordarle- avesse trovato un uomo così incredibilmente bello. La prima volta che l’aveva visto senza maglietta (per puro caso, ovviamente…) le era quasi venuto un colpo: era assolutamente troppo per essere vero. Lei, che non aveva mai indossato niente di vagamente attillato o femminile e che possedeva una completa inesperienza verso il genere maschile, stare con uno così? Darcy stessa non mancava di farle notare la sua incredibile, colossale, sfacciata fortuna ad essersi trovata uno che aveva quegli addominali e quegli occhi e quelle spalle (… e  quel fondoschiena-da-urlo, aveva più volte sottolineato con una certa invidia). Sembrava incredibile. Eppure…

Ma la cosa veramente incredibile era che, noncuranti di ogni singolo milione di anni-luce che li aveva separati, indifferenti al fatto che al loro primo incontro Thor non sapesse nemmeno chiedere civilmente da bere o al fatto che Jane fosse ben lontana dagli stereotipi Asgardiani femminili, nonostante lui per lei avesse rinunciato al trono che di diritto gli spettava, e a dispetto di tutti i pericoli che lei aveva corso a causa di lui… loro due erano semplicemente.

E dopo tanti patimenti, attese, notti in cui l’uno scrutava il nero abisso oltre uno strano ponte arcobaleno (mentre assillava il protettore del Bifrost riguardo a una certa mortale) e l’altra tendeva il collo verso il cielo (stranamente non per motivi di lavoro), ora potevano concedersi il lusso di vivere una vita quasi normale, di continuare a guardarsi increduli l’un l’altra come se avessero ancora paura di un’imminente separazione, o di parlare di fisica alle quattro del mattino. Thor aveva preso così a cuore gli interessi di Jane che questi erano finiti per diventare i suoi stessi interessi; e il fatto che un alieno, che fino a due anni prima non aveva mai neanche visto un numero, alle quattro di notte sapesse cosa fosse il Principio Cosmologico era per Jane la dichiarazione d’amore più bella e sincera che mai avrebbe potuto ricevere.

 

Fra loro scese un silenzio carico di significato; come spesso accadeva da quando lui era tornato, le loro mani si intrecciarono; i due si limitarono a guardarsi negli occhi. Thor sorrideva; Jane non fu sorpresa quando lui le baciò la mano destra… e ben sapeva che, se sulla Terra quell’antiquato gesto voleva dire riverenza e rispetto, su Asgard voleva dire amore. Stava per dire qualcosa quando lui la interruppe.

«Allora, cosa cercavi?»

Jane impiegò qualche secondo a capire. Arrossì, mordendosi un labbro… Il suo orgoglio femminile fremette: no, non avrebbe ceduto.

«Nulla, ti ho detto!» replicò, ora stizzita.

La donna ritrasse le mani dalla sua presa proprio nel momento in cui Thor le lasciò per rovistare nel taschino del suo pigiama.

Un piccolo foglietto di carta cadde sul tavolino, in mezzo a quintali di altra carta; era spiegazzato e completamente liso, come se fosse stato aperto e consultato svariate e svariate volte. Jane lo controllò al volo: al suo interno vi erano un elenco di stringhe di numeri e nient’altro. Evidentemente le varie sequenze erano state inserite a tempi diversi l’una dopo l’altra, perché erano state cancellate tutte tranne l’ultima, che esibiva una vistosa sottolineatura con un evidenziatore. Quell’ultima stringa composta da sette numeri era impressa nella mente e nel cuore di Jane come nessun altro numero in tutta la sua vita; la sola idea di perdere quel foglietto le faceva mancare il respiro.

«Questo non mi pare nulla, sai?» mormorò l’altro, piano.

Jane lo guardò, vagamente colpevole, mentre si rassicurava di ricordare ancora a memoria quelle sette cifre. Abbassò lo sguardo.

«Queste cifre… sono te.» rispose, quasi a scusarsi.

Lui si avvicinò al suo viso; le sue mani callose le rimisero i capelli castani dietro un orecchio, le sfiorarono una guancia con inattesa delicatezza.

E questo voleva dire solo una cosa: lui sapeva. Come diamine aveva fatto ad accorgersene? Quanto bene aveva imparato a conoscerla, in un solo mese che era tornato…? E perché lei ancora non lo conosceva così bene?

«Due anni fa ti ho dato la mia parola che sarei tornato, e l’ho fatto. Poi ti ho dato la mia parola che sarei rimasto. E lo farò.» bisbigliò lui.

Era vero, la prima volta aveva mantenuto la parola: era tornato… ma dopo due lunghi anni. Come poteva Jane dormire tranquilla con il continuo pensiero che lui prima o poi sarebbe di nuovo andato via per i suoi doveri che si era lasciato alle spalle? Era vero, Loki era morto e la maggior parte dei problemi era morta con lui; ma quanti altri nemici in nove enormi regni poteva avere un principe? Cosa avrebbe fatto Thor, una volta che Odino avesse deciso di ritirarsi? E come poteva lei costringerlo a voltare le spalle a suo padre e al suo popolo, di cui era re di diritto?

Era quella, la più grande paura di Jane: che Thor tornasse ai propri doveri. Ma nel frattempo, lei era libera di compiere i propri…

Aveva passato due interi, lunghi anni a scandagliare il cielo perfino con più precisione di quando lo faceva per lavoro: solo da pochi mesi era riuscita a trovare le coordinate astronomiche di Asgard… che tuttavia risultavano perfettamente inutili: nessun viaggio interplanetario sarebbe mai riuscito a coprire quella distanza. Quelle cifre sempre accanto a sé, però, la facevano sentire un po’ più sicura, le davano l’illusione che tutto quello sarebbe durato, che loro due avrebbero continuato a vivere a Londra, a parlare di fisica, a mangiare gelato…

«Io ti ho cercato per due anni, Thor» replicò lei, quasi piccata. «Ti ho trovato, e non ti lascerò andare. Questa è l’unica cosa che so.»

Lui la guardò di sbieco, ancora: ora si spiegava il suo modo di fare così taciturno di quella sera. Quel pezzetto di carta da cui Jane non si separava mai, in effetti, oltre alle coordinate del suo pianeta aveva un significato più sottile e subdolo, che Thor non aveva tardato a cogliere: voleva implicitamente dire che, prima o poi, si sarebbero separati di nuovo… o almeno, questo era quello che pensava Jane. Il che non comportava che lei non si fidasse del loro rapporto, anzi: ma si fidava troppo del senso del dovere di lui. Se Asgard avesse avuto bisogno di lui, se qualcuno avesse minacciato il suo popolo, se Odino avesse davvero sentito la mancanza del suo unico familiare rimastogli…

Calò il silenzio fra loro due.

Jane riprese la mano di lui fra le proprie; non le era sfuggito il fatto che Thor non aveva smentito le sue paure, promettendole di restare per sempre a discapito di qualsiasi cosa sarebbe successa –né questa cosa le sarebbe piaciuta: lei amava la sincerità.  L’altro la guardò, ancora e ancora, con una strana espressione rilassata sul viso.

«Quando sarà il momento ci penseremo, insieme.» bisbigliò.

Si sporse in avanti e le loro labbra si unirono. Jane lo avvicinò a sé, affondò le mani nei suoi lunghi capelli dorati, avviluppò quelle possenti spalle con le sue braccia. Si guardarono, mai abbastanza sazi l’uno della vista dell’altra: erano stati separati per troppo tempo…

«Oh, certo» commentò lei, ridacchiando. «Prima devi come minimo arrivare a imparare qualcosa di Relatività Generale, per ora siamo ancora fermi alla meccanica classica.»

L’altro sbuffò; si girò verso il tavolino e un lungo brivido gli percosse la schiena.

«Non vedo l’ora, guarda.» commentò ironicamente –l’umorismo era un’altra abitudine dei terrestri che aveva finito per adottare, con enorme gioia di Jane… «Adesso, vogliamo andare a dormire, come le persone normali, o vuoi finire sepolta dalla carta…?»

Lei si mordicchiò un labbro; doveva ancora abituarsi a sentirsi dire “andiamo a dormire insieme” da un alieno –un alieno con quei pettorali e quelle spalle e quegli occhi, insomma. C’è chi avrebbe fatto follie, chi avrebbe tradito il migliore dei mariti, chi avrebbe mollato il lavoro… ma lei, d’altra parte, non era ancora così sicura di essere una persona normale. E forse era per questo che il principe di Asgard aveva scelto di vivere proprio a Midgard in nove regni di spazio possibile…

Thor ridacchiò.

«Ok, ok. Ma non mangiare altro gelato, intesi?»

 

E fu solo quando la sua imponente e atletica figura varcò la soglia della cucina che lei si rigettò con enorme soddisfazione in quel mare di carta, carta, carta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*****************

Non ero così sicura di voler scrivere una fanfic su Thor, lo dirò sinceramente XD Dopo aver visto IronMan 3 avevo l’unico pensiero fisso di scrivere una fanfic, invece stavolta molto di meno… Ho visto Thor: the Dark World domenica scorsa e solo martedì mi sono decisa a fare qualcosa, ma non appena ho avuto una piccolissima ispirazione non ho letteralmente potuto farne a meno (sono quattro giorni che faccio le due e mezzo di notte e la mattina mi alzo presto per studiare, perché il mio cervello ha una strana predisposizione a voler scrivere solo la notte).

 

Devo dire che nel primo film di Thor loro due mi erano sembrati abbastanza indifferenti; c’erano un sacco di cose non dette e abbozzate che non avevo proprio colto. Questo secondo film mi è piaciuto davvero tanto: ha approfondito parecchio la psicologia di tutti quanti, da Loki a Thor a Jane.

Soprattutto Jane, secondo me, n’è uscita benissimo: nel primo film non riuscivo proprio a capire perché lui si fosse innamorato così tanto di lei, e a dirla tutta mi sembrava una cosa piuttosto superficiale; sono stata molto contenta di ricredermi nel secondo *___* Soprattutto, sono rimasta veramente sorpresa da quanto Thor sia innamorato di Jane: ok, potevano anche renderlo meglio, ma mi hanno fatto una tenerezza inimmaginabile, la loro scena dopo i titoli di coda è veramente troppo bella :’’)))

 

Volevo appuntare un paio di cose sulla caratterizzazione dei personaggi:

 

-Il fatto che Jane mangi spesso gelato davanti a un computer è esplicitamente detto da Darcy nel secondo film.

-Inoltre ho capito (per come la vedo io) che Jane sia un personaggio un po’ fuori dalle righe (ovvero, un po’ disorganizzata, imbranata e così via) sia per questo motivo che per qualche scenetta del primo film: ad esempio, quando Thor parla con lei nel camper, lei mette goffamente i piatti sporchi nella dispensa, oppure mentre guida e parla con lui si distrae e rischia di finire fuori strada x°D

Jane è vestita in modo molto molto semplice nei due film: niente tacchi o scollature o pose sexy (un’altra cosa che ho amato), quindi io la vedo come una donna davvero molto semplice.

 

-Il fatto che Jane abbia tre lauree è sempre detto da Darcy, nel secondo film. E il fatto che ha poca esperienza con i ragazzi l’ho dedotto dalla scena nel primo film, quando ha detto che una maglietta apparteneva al suo unico ex.

 

-La missione Plank esiste davvero e lavora proprio a dare risultati sulla temperatura della Radiazione Cosmica a Microonde (CMB): i suoi risultati sono usciti appena qualche mese fa.

 

-Thor bacia spesso la mano di Jane, lo fa due volte nel primo film. Spero di non averlo fatto sembrare troppo serioso, ma non mi sembra un tipo che parla molto.

 

-…E fidatevi che il tavolo di studio di un fisico è veramente SOMMERSO di carta. Esperienza personale. T^T (sì, mi sono divertita a parlare di fisica nella fanfic, si è visto? X°D)

 

 

 

 

Ah, in inglese “pubblicazione scientifica su una rivista internazionale” si sintetizza in paper, da cui il titolo della fanfic. <3

 

Che dire! Era la primissima volta che scrivevo di questo fandom, e la seconda sui film in generale. Spero di essermela cavata… *spero*

 

 

…Commentino?

 

 

 

Clahp

  
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