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Autore: Lory402    13/12/2013    4 recensioni
Harry si rivolge a Ginny quando tutto è finito,
sulle note di 'Bella Stronza' di Marco Masini.
Vi consiglio di ascoltarla mentre leggete.
Buona lettura e...
Lasciate un segno del vostro passaggio!
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Ginny, Harry/Ginny, Harry/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Bella stronza,

che hai distrutto tutti i sogni

della donna che ho tradito,

 

Non ci hai fatto caso, vero? Ai suoi sentimenti in quel periodo, intendo.

Ci eravamo baciati, eravamo andati anche oltre, sebbene lei amasse Ron e io non la considerassi più di un'amica, la mia migliore amica. Ci volevamo bene, dal profondo dell'anima, e non posso non pensare che sarebbe potuta andare diversamente.

Io sapevo che Ron la ricambiava, ma era così insicuro, e così ottuso...

Pensava totalmente ad altro, mentre lei sospirava appena girava le spalle, sapendo quanto fosse ancora bambino.

Tutte quelle sere davanti al fuoco, a passarle una mano sulla spalla, e fra i capelli, perché io vedevo.

Ci abbiamo provato davvero, ma mi è bastato un tuo sorriso, un abbraccio, e quel modo insieme innocente e sensuale di salutarmi, scuotendo una mano mentre ti passi le dita dell'altra sulle labbra. Ho fatto marcia indietro con Hermione. Mi ha abbracciato.

Mi ha stretto a sé, come una sorella maggiore, mentre capisce che suo fratello sta per fare la cazzata più colossale o la puntata più giusta della vita.

Le ho donato un ultimo bacio, mentre ci guardavamo al buio di un corridoio del settimo piano, non so se ne sia rimasta soddisfatta.

Però le ho detto la verità, racchiudendole il viso fra le mani.

“Ti voglio bene, ma Ron ti ama, almeno quanto lo ami tu.”

Ha sorriso, anche se ho visto le lacrime.

Tutto questo per te.

 

che mi hai fatto fare a pugni

con il mio migliore amico,

 

Io volevo fossi la mia ragazza. Tu volevi fossi tuo.

Lo sono stato, alle spalle del mio migliore amico, di tuo fratello, che era stato il primo ad accogliermi in famiglia.

A te andava bene. Ridevi mentre ci nascondevamo nelle aule vuote, e scherzavi, sussurrandomi sulle labbra:

“Come spie...” E mi afferravi e mi baciavi con quella bocca di fragola.

Mentre io pensavo... 'come ladri, assassini...'

Poi Ron lo ha scoperto.

Esatto tesoro, non è così stupido.

Tu gli hai urlato contro, lui ti ha urlato contro. Hermione si teneva giustamente in disparte. Io soffrivo a vedervi così.

Poi ti ha offeso, tu mi hai guardato, perché ero io a doverti proteggere, come un bravo cavaliere dalla splendente armatura. Ho urlato addosso al mio migliore amico, spintonandolo lontano da te. Il dolore del naso rotto che ne ho guadagnato è niente, paragonato alla fitta nel petto mentre gli restituivo il colpo.

Tu mi hai trascinato via, soddisfatta mentre io morivo dentro. Ho lanciato uno sguardo a Hermione, ha distolto gli occhi.

 

e ora mentre vado a fondo,

 

Ti ho amata davvero, per questo ho rinunciato al mio migliore amico.

Sono stato di nuovo il fulcro di pettegolezzi e tu mi baciavi in pubblico, mentre la scolaresca si schierava.

tu mi dici sorridendo:

'Ne ho abbastanza'...

 

Quando l'hanno accettato, quando l'ho accettato, eravamo nel pieno della guerra. Io, come chi poteva combattere, ero sempre ovunque, tranne che a casa. Quando tornavo da te sentivo una ventata d'aria fresca e pulita percorrermi. Tu eri la mia aria.

Finché...

Ne ho abbastanza”...

Mi sono inciso queste parole a fuoco nel cuore.

 

Bella stronza,

che ti fai vedere in giro,

per alberghi e ristoranti,

con il culo sul Ferrari

di quell'essere arrogante.

 

Me ne sono andato. Ho combattuto, ho vinto. Sono tornato.

Udite, udite!, gentili donzelle: il – ricchissimo - erede di casa Malfoy sembra essersi sveltito a rifarsi una vita, con qualcuno che potesse allontanarlo da qualsivoglia sospetto, chiariamo!

Ron e Hermione hanno, ancora una volta, sofferto per me, l'uno scagliandosi contro la mobilia e urlando la sua richiesta di spiegazioni alla signora Weasley, l'altra, sconvolta, lasciando cadere qualche lacrima.

Io mi sono abbandonato sul divano sformato, la facciata centrale della Gazzetta del Profeta spiegata malamente sulle cosce; la foto animata che ti ritraeva, vestita come una Lady, mentre ti facevi scortare a braccetto da Malfoy, davanti alle palpebre chiuse. Dal momento in cui scendevi dalla carrozza trainata da un Abraxan, appoggiandoti a lui, a quando arrivasti all'entrata del locale elegante.

 

Non lo sai che i miliardari

anche ai loro sentimenti

danno un prezzo?

Il disprezzo...

 

Malfoy... Quello che insultava te e tutta la tua famiglia, con cui mi scontravo ogni giorno, anche per difendervi, lo stesso che credeva si potesse acquistare tutto con abbastanza galeoni in banca.

Alla fine ce l'ha fatta. Ha davvero comprato la bambola più riottosa della collezione che voleva completare.

Ti sei venduta.

 

Perché forse io ti ho dato troppo amore

 

Io ti ho amato.

Te l'ho detto.

Tu hai riso.

Ho creduto fossero risolini di piacere, o imbarazzo... solletico magari, perché te lo soffiavo sul collo, su un fianco, sotto un ginocchio... ovunque...

Adesso non ne sono più sicuro...

 

Bella stronza,

che sorridi di rancore...

 

Ci ripensi ancora?

Io sì.

 

Ma se Dio ti ha fatto bella,

come il cielo e come il mare,

 

Te lo ripetevo in ogni momento.

Bella.

Come un fiore di sole, come il focolare domestico.

Con i capelli rosso spinto slegati al vento.

Poi ti ho vista, con lo stesso rosso sulle labbra, ma più cupo, con la pretesa di essere voluttuoso; con lo scialle bianco sulle spalle, a carezzare appena la scollatura di un vestito in cui non ti ho riconosciuta.

E nonostante il trucco, e i capelli intessuti di perle, non ho pensato un attimo alla tua avvenenza, solo...

'Venduta!'

 

a che cosa ti ribelli,

di chi ti vuoi vendicare?

 

Era... una qualche forma di ribellione? Perché?

Ti sembrava troppo scontato? Volevi rompere gli schemi?

O era solo una forma di vendetta nei miei confronti?

Perché ci ho messo troppo?

 

Ma se Dio ti ha fatto bella

più del sole e della luna,

perché non scappiamo insieme,

non lo senti, questo mondo, come puzza?

 

Te l'avevo chiesto, ricordi?

“Fuggiamo.” Avevi riso, passandomi una mano tra i capelli, mentre strofinavo il viso sulla tua pelle.

“Quando?” Pensavi davvero che fosse uno scherzo. Ti ho guardata negli occhi.

“Ora.” Forse hai visto qualcosa, perché io ero serio, hai perso l'aria divertita.

“Harry, tu non puoi...”

“Non importa.” Avevo nascosto di nuovo il viso nel tuo collo. “Fuggiamo. Questo mondo è marcio. Prima, dopo, non ha importanza. Questo posto puzza.” Ridevi forzatamente,

“Cambierò shampoo, allora.”

Ti avevo assecondata, perché eri la mia piccola e dovevo prepararti alla guerra, e allo stesso tempo proteggerti dalla sofferenza.

“Non farlo, adoro i tuoi capelli.” Ne avevo raccolto una ciocca fra le dita, annusandoli e carezzandoli.

Ridesti ancora.

“Me l'avevi già detto.”

“Perché è vero.”

Ricordo il levarsi della tua risata cristallina.

 

Ma se Dio ti ha fatto bella,

come un ramo di ciliegio,

tu non puoi amare un tarlo.

 

E adesso: Malfoy.

Malfoy, quell'essere.

 

Tu commetti un sacrilegio.

 

Io non capisco.

Come puoi sopportarlo? Come ne ignori il peso?
 

E ogni volta che ti spogli

non lo senti il freddo dentro?

 

Io non posso pensarci.

Perché me lo ricordo! Eri fuoco, fra le mie mani.

Ora sei spenta.

Lo vedo.

Io lo vedo.


Quando lui ti paga i conti,

non lo senti l'imbarazzo

del silenzio?

 

Avremmo litigato, io ti avrei baciata e tu avresti lasciato perdere, “Solo per questa volta, Potter!”

Saresti parsa davvero arrabbiata, poi avresti ricambiato il bacio e io ti avrei distratta mentre ti offrivo il pranzo, la cena, la vita...

Come fai con lui? Ti giri dall'altra parte e aspetti che ti riapra la portiera?

O osservi ogni falce?

 

Perché sei bella, bella, bella,

Bella stronza,

 

Non so quando.

Ad un certo punto me ne sono reso conto:

sei una stronza.

che hai chiamato la voltante quella notte

 

Sono venuto da te, due giorni dopo l'uscita del giornale, prima non ce l'avrei fatta.

Ho provato a parlarti.

“Basta, Harry, sto con Malfoy, ora.”

“E lo chiami così?” Ti guardavo negli occhi, truccati. Sembravi appena tornata a casa da un ballo d'alta società; lo eri, in effetti: ti avevo aspettata fuori dall'appartamento di Fred e... No, solo di George, Fred è morto... Lui, non so come ne avesse trovato la forza, ti ospitava, le sere in cui tornavi.

“Come?” Sei quasi sobbalzata.

“Lo chiami Malfoy, mentre gli graffi la schiena e lo implori? Perché io ricordo qualche storpiato 'Amore', quando non urlavi 'di più!'.” Sono stato cattivo, e velenoso, ma eri tu ad avermi infettato il sangue.

Ho irrigidito la mascella e sono riuscito a voltare il viso solo di poco, mentre l'alone rosso si diffondeva sulla mia guancia.

Era una ragazza forte, quella dei miei ricordi, ma non la riconoscevo in questa donna.

“Ti senti meglio?” Ti eri portata la mano destra al petto, stringendola con l'altra, non so se per la sorpresa o il dolore.

A questo punto, ti eri arrabbiata.

Draco... mi da tutto ciò che posso volere, non mi nega nulla, tanto meno la sua presenza. Se voglio qualcosa, l'ottengo, perché lui può!”

E mi ero arrabbiato anch'io.

Sono scattato verso di te. Ti ho urlato addosso, mentre t'afferravo per un polso e ti sbattevo contro il muro esterno della casa. Non si è accesa nessuna luce nella via.

Chiedevo se ti piaceva, se era questo che avevi sempre voluto. Urlavi il nome di tuo fratello.

“George!” Evidentemente t'aveva aspettata sveglio, perché scese di corsa e mi spintonò via dal tuo corpo, mentre ancora t'interrogavo.

Mi scrollai le braccia dell'unico gemello di dosso, lo guardai, poi gettai un'occhiata alla rossa, non più mia, rannicchiata e tremane, seppur ancora in piedi, contro il muro di mattoni.

Mi feci ribrezzo.
 

e volevi farmi mettere in manette,

solo perché avevo perso la pazienza,

la speranza...

 

Allontanandomi da quell'immagine di te che mi pareva tanto estranea e surreale, mi sentii strappare dal petto la speranza, e non potei farci nulla.

 

Bella stronza!

Ti ricordi, quando con i primi soldi,

ti ho comprato quella spilla

che t'illuminava il viso

e ti chiamavo la mia stella?

 

Provaci, sforzati: era un ninnolo senza valore, piccolo, che brillava quando eravamo insieme.

Ancora non avevo diciassette anni e da minorenne potevo accedere a un'infinitesimale parte della mia eredità, ma camminavo, l'avevo visto e l'avevo riconosciuto, doveva essere tuo.

Ero entrato nel negozio al colmo della felicità ed avevo poi aspettato la fine del tuo compleanno, quando erano rimasti solo i tuoi fratelli e pochi altri, per null'altro che pulire. Ti ho chiamata in un punto nascosto del giardino ed ero così imbarazzato che t'avessi anche regalato un drago mi sarebbe sembrata una sciocchezza; ma ti ho guardata negli occhi, tu sembravi già pronta ad accettare qualunque cosa.

Ho preso la spilla dalla tasca, schiaffeggiandomi mentalmente per non aver pensato d'incartarla, te l'ho messa in entrambe le mani e ho aspettato il responso, sussurrando appena un laconico “Per te.”

L'hai guardata, mi hai guardato, poi mi hai regalato un sorriso che mi ha letteralmente sciolto.

Ero già pronto a recitarti mille scuse per quanto fosse una sciocchezza, ma tu mi hai preceduto, e io sono stato contento e ho sorriso a mia volta, accennando col capo quando “Mettimela” hai detto.

Poi mi sono lasciato baciare volentieri.

 

Quegli attacchi, all'improvviso,

che avevamo noi di sesso e tenerezza...

 

Capitava, forse troppo spesso, che sparissimo.

Non era quasi mai programmato, bastava guardarci un attimo negli occhi, per sentire la necessità di restare soli.

Non è stato facile con tutti quelli che facevano avanti e indietro per la Tana.

A volte camminavo, solo o accompagnato, e all'improvviso una mano sicura, anche se morbida, mi artigliava e trascinava nell'oscurità di qualche anfratto.

Quando hai modificato la voce per scherzare e ti sei ritrovata una bacchetta premuta contro il collo non è stato proprio divertente, ma abbiamo rimediato...

 

Bella stronza!

Perché forse io ti ho dato troppo amore,

 

Pensavo, davvero, che non servisse esprimere quell'emozione a parole, per sapere cosa provavi per me.

Mi sono fregato.

 

Bella stronza,

che sorridi di rancore!

Ma se Dio ti ha fatto bella,

come il cielo e come il mare,

a che cosa ti ribelli,

di chi ti vuoi vendicare?

Ma se Dio ti ha fatto bella

più del sole e della luna,

esci da quei pantaloni,

mi accontento, come un cane,

degli avanzi...

 

Poi, quando mi hai chiamato tu, appena una settimana dopo, io ti ho raggiunta di corsa, perché sapevo che stavi piangendo, anche se non lo davi a sentire.

Ti ho vista, con i jeans attillati e strappati tipicamente babbani, la maglia sdrucita in certi punti, calante su una spalla, i capelli scarmigliati e le labbra e gli occhi gonfi, per motivi diversi.

Avevo praticamente sfondato la porta di casa di George per entrare, senza neanche bussare prima. Non me ne curai, semplicemente mi chinai davanti a te, seduta a terra ma sostenuta solo dal muro alle tue spalle.

Ti ho guardata per un po', diffidente; probabilmente ti aspettavi che arrivassi a consolarti senza pensarci un secondo. Mi spiace, hai pensato male.

Ma non potevo resisterti a lungo, è sempre stato così.

Quando ti ho stretta fra le braccia, accarezzandoti i capelli e trascinandoti in piedi, ho sentito un profumo diverso. Non mi è piaciuto.

Hai cercato di baciarmi, non mi sono negato, ma non ti ho davvero assecondata.

Hai afferrato la mia camicia e l'hai scossa finché tre bottoni non sono usciti dalle asole, oppure saltati via.

Ti ho afferrato un fianco con una mano, stringendo, mentre con l'altra ti tiravo i capelli sulla nuca.

 

Perché sei bella, bella, bella!

 

La tentazione era estrema.

 

Mi verrebbe da strapparti

quei vestiti da buttana

e tenerti a gambe aperte

finché viene domattina,

 

Ci ho pensato, davvero, stavo per strapparti quell'odiosa magliettina di dosso per scaldarti con le mie mani.
 

ma di questo nostro amore,

così tenero e pulito,

 

Non ho resistito e ti ho passato la lingua sulla gola.

Hai sollevato il mento per lasciarmi spazio, gemendo, come una puttana.

 

non mi resterebbe altro

che un lunghissimo minuto

di violenza...

 

Mi sono staccato a forza da te, lasciandoti scivolare nuovamente contro il muro e poi a terra.

Ti ho guardata negli occhi, hai capito che non sarei rimasto e hai cominciato a singhiozzare.

 

E allora ti saluto...

 

Scusa Ginny, stai soffrendo,

 

Bella Stronza!

 

Ma sei una stronza.





Angolo Autrice
Mia prima - forse unica - song-fic. Recensite per farmi sapere se vi piace, o se ho sbagliato qualcosa! 
Mi è dispiaciuto che nessuno abbia voluto farmi sapere il suo parere sulla mia altra fic su Draco e Pansy, 'Stregatto Stanco',
Accetto anche giudizi negativi se sinceri! 
Lory

  
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