When The Sky Fell Apart

<< Piove, fuori. >>
<< Ah, davvero? >>
<< Sì. Anche se qui dentro non si sente niente. Piove da questa mattina. >>
Il suo sorriso è amaro, così amaro, assomiglia ad una ferita sul suo volto troppo pallido.
Le loro labbra si toccano, anche attraverso le sbarre.
<< Non ti preoccupare. Finirà presto. >>
Lei ha l'impressione che non si stia più parlando della pioggia.
<< Lo so. >>

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Si guarda intorno, e il suo tono è leggero e quasi allegro. << Piove ancora, fuori, secondo te? >>
<< Sì, credo di sì. >>
<< Certo che da quaggiù non si sente davvero niente. >>
Lei pensa che, una volta fuori da lì, ci annegherà, nella pioggia.
Lui la guarda, attraverso le sbarre che portano ancora il suo calore.
<< Non ti preoccupare. Finirà presto. >>
Lame rosse invadono, quasi dolcemente, il suo cielo.
<< Hai paura? >>
Lui risponde sorridendo: << Sì. >>

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Lo portano fuori mentre lei è ancora lì.
Lei non dice niente mentre gli agganciano la catena al collo.
Quando lui esce guarda il cielo, e si volta a guardarla.
<< Avevi ragione. >> la pioggia gli scorre sul viso << Piove ancora. >>
Finirà presto.
Finirà presto.

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<< Siamo qui riuniti in questa sala per assistere all'esecuzione di Ichimaru Gin, condannato a morte per alto tradimento e omicidio. >>
C'è un attimo di silenzio, che rimbomba nell'enorme sala come un tuono.
Gin, incatenato ad una sedia al centro della sala, sorride.
<< Che l'esecuzione proceda. >>
Un uomo, che lei non si cura di guardare, cammina al centro della sala, gli scioglie il braccio destro dalle catene, e gli porge un bicchiere.
Poi si allontana.
Lui guarda il veleno per un lungo, lunghissimo attimo.

Poi, beve.

Quando lei si alza in piedi, sa perfettamente che Yamamoto se lo aspettava.
Kira smette per un attimo di rincorrere vecchi fantasmi e, quando la guarda, c'è un vago terrore nei suoi occhi.
Quando si porta al centro della sala, nessuno la ferma.

<< Gin. >>
<< Yo, Rangiku. >>
Lui fa un vago cenno con la mano, e lei quasi vede il sole bollente e implacabile al posto della pioggia alla finestra, e terra polverosa e arida e calda al posto del pavimento bianco e troppo freddo, e della frutta secca dentro ad una mano più piccola e meno pallida.
Poi passa, in fretta, e il pavimento torna pavimento e fuori dalla stanza la pioggia batte ancora.
Lui, però, rimane lì.
Gli si inginocchia di fianco e si sporge appena verso le sue labbra.
Gin apre gli occhi, e nella sala il silenzio è terribile e nauseante.

<< Sei sempre tornato, ogni volta che te ne sei andato. >>
Lui aspetta.
<< Adesso, Gin, come tornerai? >>
Lui le sfiora le labbra con le proprie, piano attirandola appena verso di sé con la mano libera dalle catene.
Nessuno, nella sala, continua a dire niente.
Sulle sue labbra c'è il sapore amaro di una risposta che lui non darà.

Quando si stacca, Rangiku continua a sentire il suo respiro sul viso.
<< Ho paura, Gin. >>
<< Ah sì? >>
<< Sì. >>
<< E di cosa? >>
Rangiku lo guarda e qualcosa, dentro di lei, va in mille pezzi.

<< Ho paura che smetta di piovere. >>

Poi la testa di Gin scivola in avanti.
I suoi occhi aperti fissano il pavimento bianco e le dita di Rangiku non lasciano il suo collo immobile.

Fuori, ha smesso di piovere.