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Autore: RobynODriscoll    14/12/2013    2 recensioni
Le persone ferite dovrebbero avere la possibilità di ricominciare. Se lo meritano. Ce lo meritiamo.
Ma ecco il punto. Lei non è più ferita.
Lui l'ha guarita, il suo tocco l'ha resa di nuovo bianca. L'ha resa...Biancaneve.
Intanto il dolore mette radici dentro di me, più a fondo, con più forza. L'ho già detto, il dolore mi rende la persona che sono. Mi rende Brontolo.
Lo vedi? Alla fine, abbiamo trovato tutti e due quella cosa unica che ci rende completi.
Non è vero, sorella?
Non è vero, amore mio?
*
Guardo David e penso: lui mi troverà sempre.
E quando non vorrò essere trovata? E i silenzi che non vorrò condividere, e le parole che vorrò tenere per me? Non mi sta chiedendo troppo, no. Solo tutto quello che sono, ogni singolo pensiero che attraversa la mia mente, ogni più piccolo solletico dell'anima.
E' questo che fa la gente innamorata. E' questo che credevo di volere.
E' questo che voglio, naturalmente.
Solo, mi chiedo...
Il Vero Amore è davvero senza macchia?
[Snow White/Grumpy]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Leroy/Brontolo, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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  1. L'amore aggiunge

     

Non so da quanto sto camminando. Diverse ore, probabilmente. Il sole è alto. Non mi fermo a fissarlo, ma quel dannato mi fa stringere le palpebre per quanto disperatamente brilla. E' mezzogiorno passato, ne sono certo.

Non ho una meta precisa. Non ho detto nulla ai miei fratelli. Si dicono le cose quando, be', c'è un progetto di mezzo o qualcosa del genere. Tutto quello che so, al momento, è che vorrei che la terra mi inghiottisse – e diciamocelo, come progetto fa piuttosto schifo.

C'è un'immagine che rivedo dietro le palpebre ogni volta che batto le ciglia. Il loro abbraccio nei corridoi. Neve e Azzurro stretti uno all'altra, come se fossero una persona sola. E' bastata quella secchiata d'acqua gelata a rimettermi al mio posto. Mi ha ricordato chi sono, e cosa mi manca. Mi ha ricordato tutto quell'amore che io non avrò mai.

Ad ogni passo pesante spero che i miei stivali non si rialzino, che il fango mi intrappoli e fermi la mia fuga, costringendomi a cacciare fuori l'urlo che mi stringe la gola. Da quanto tempo non mi sentivo così. Con il fuoco nella bocca e il veleno che mi invade lo stomaco. Schiacciato da qualcosa di inevitabile. Sconfitto.

Sei un idiota.

Mi fermo su due piedi. Inspiro profondamente, prima di guardarmi intorno. Sono finito in una pianura che non riconosco. E la voce che mi ha parlato...è famigliare.

«Chi sei?»

Uno sfrigolio nell'aria. Un profumo improvviso, quasi asfissiante, di fiori. Mi volto nella direzione del suono, intercetto appena un bagliore biancastro.

Mi conosci, Brontolo. Chiamami con il mio nome.

Per un attimo il sangue si ghiaccia nelle mie vene, e penso: è lei. Nova. Che sciocchezza, non può essere. Non è nemmeno lontanamente simile alla sua voce, e poi...lei è il mio passato, e non ha nessuna ragione di ritornare, ora. Il presente è già abbastanza complicato di suo, dopo tutto.

«Esci fuori e falla finita. Detesto i giochetti.»

Una risata sottile mi luccica intorno. L'aria si è fatta oleosa, dolciastra. Una figura delicata si forma nel lucore pallido. La sagoma di un...

Non ti ricordi di me?

Occhi che parlano senza che la bocca si muova. Zampe slanciate e sottili, quasi malferme. Occhi grandi, acquosi, neri. E' il cerbiatto della palude. Bambi.

«Che ci fai qui?»

Sono stato mandato a fermarti.

Il cuore si stringe per un attimo - dannato vecchio sentimentale.

«Puoi dire a Biancaneve che non tornerò a palazzo a fare da cavaliere servente a lei e al suo bambolotto biondo. Ne ho avuto abbastanza di farmi comandare a bacchetta. Sono un nano libero, e me ne vado quando e dove mi pare.»

La piccola testa triangolare dell'animale si scuote appena, le orecchie stolzano.

Non mi ha mandato lei.

Una puntura nel petto. Una piccola stilla di veleno. Già, non l'ha mandato lei. Perché l'ho anche solo sperato?

«Senti, non ho tempo da perdere. Non so chi voglia fermarmi e per quale assurdo motivo, ma puoi dirgli da parte mia che...»

Oh, Sacri Spiriti degli Alberi, taci un po' e ascoltami!

Lo ammetto, resto basito. Non mi aspettavo tanta veemenza da quel piccolo essere grazioso e delicato. Mi trotterella incontro: al suo passaggio nascono fiori, l'erba si fa più verde.

Biancaneve è sincera. La conosci, e ti conosce...come nessun altro, non è vero? Perché dubiti di lei? Ti ha detto che vali più di qualunque uomo conosca. Ti ha detto che prova qualcosa di importante per te. E tu sei andato via, senza nemmeno darle un'opportunità, o una risposta.

Piego le labbra in una smorfia amara. Non mi piace sentire queste parole...è come se la dannata capretta macchiettata ci avesse spiati, è una sensazione orribile. «Chi te l'ha detto, un uccellino?»

La testa del cerbiatto si scrolla ancora, e il suo largo naso umido si avvicina per annusarmi. Mi ritraggo d'istinto. Non hai risposto, Brontolo. Perché dubiti di lei?

«Non sono affari tuoi, bestiaccia. Tornatene a far germogliare il tuo sottobosco e lasciami in pace.»

Tu hai paura che non ti ami come tu la ami. Hai paura di essere ferito ancora una volta...è normale, è umano. Ma la verità è che non saprai come andrà a finire tra voi finché non le darai una possibilità.

Sento una rabbia sorda che mi monta in petto, e se non fosse che dopo tutto è un cucciolo, be', avrei già messo mano al piccone.

«Cosa ne sai tu, di cosa è umano e cosa non lo è? Sei un maledetto cerbiatto sbrilluccicante che parla con il pensiero e fa nascere fiori quando cammina. Sei un...concimatore scintillante, ecco. E io sono un nano, dannazione! Quelli come te e me non sanno niente degli umani e di quello che chiamano amore...che bella parola,amore! Ti riempie la bocca e la testa, ma la verità è che è soltanto questo: una parola. Morta appena si è spento l'eco del suo suono.»

Gli occhi neri del cerbiatto si fanno compassionevoli, a questo punto. Lo sto odiando, intensamente.

L'amore è molto più di una parola o di un pensiero. L'amore è nelle cose che le persone fanno. Quante volte hai dimostrato a Biancaneve cos'è per te, con le tue azioni? E lei te l'ha dimostrato con le sue.

«Ovvio. Ad esempio, sposare un altro. E' una grande, grandissima prova d'amore.»

Non l'ha sposato.

«Cosa?»

Ma a questo ci arriveremo. C'è qualcosa che devi vedere, prima. Le zampe snelle di Bambi si piegano, gli zoccoli battono al suolo tre volte. Poi, il suo muso delicato tocca la terra umida: in un tripudio di scintille argentate, la superficie del terriccio cambia consistenza, si fa liquida e sempre più trasparente, fino a trasformarsi in un limpido specchio d'acqua. Incrocio le braccia al petto.

«Splendido trucco, ma qualunque cosa mi mostrerai non mi farà cambiare idea.»

Ricevo una musata nel fianco che mi ammutolisce.

Guarda e stai zitto, nano insopportabile.

Il fastidioso concimatore scintillante non mi lascia altra scelta. Fisso lo sguardo sullo specchio d'acqua.

*

Il rientro da quella strana missione non era stato come Biancaneve e Brontolo l'avevano immaginato.

Appena erano tornati all'accampamento, il viso degli altri nani era stato sufficiente a dire loro tutto quello che avrebbero dovuto sapere. Neve non avrebbe mai dimenticatola loro espressione annientata. Era il genere di emozione che trovi sul viso di chi è stato distrutto oltre ogni possibilità di guarigione.

Perché? Avevano il Piffero Magico. Tutto sarebbe andato bene adesso...perché i suoi fratelli nani la guardavano con la morte dentro agli occhi?

Qualcosa era andato per il verso sbagliato durante la loro assenza. Terribilmente, irreparabilmente sbagliato.

David le si fece incontro, la abbracciò per un momento. Poi, rivolse lo sguardo su Brontolo. Non trovò il coraggio di iniziare a parlare.

«Che è successo?» disse il nano. La sua voce era secca, ma aveva dentro una nota già dolente. Come se avesse saputo da subito che ciò che di terribile era accaduto doveva riguardarlo.

Neve cercò risposte sul viso di David, ma non ne trovò alcuna. Il principe poggiò la mano sulla spalla dell'amico.

«Mi dispiace. E' stato un attacco a sorpresa...siamo arrivati tardi.»

Biancaneve voltò la testa di scatto, e contò i suoi fratelli, con il respiro corto. Eolo. Pisolo. Dotto. Cucciolo. Gongolo. Mammolo...

...e Brontolo, sì, Brontolo era con lei. Gli strinse il braccio per assicurarsi che fosse reale. C'erano tutti, all'appello.

Poi, vide che Cucciolo stringeva forte tra le mani un berretto non suo. E sentì la voce spezzata del suo compagno di avventura mormorare:

«Bossy...?»

«E tutti gli altri», disse Dotto. Le lenti degli occhiali erano appannate.

Mammolo fece un passo in avanti, come a cercare di avvicinarsi al suo scontroso fratello prima di dire ad alta voce ciò che aveva già capito. «Le miniere.»

Non riuscì a proseguire. Allora, con la disperazione a tirargli le labbra di solito arricciate in un sorriso, Gongolo aggiunse: «Sono crollate. E' tutto distrutto...le picche. Le uova. Tutto.»

Eolo trattenne uno starnuto, e per lo sforzo due grossi lacrimoni gli corsero sulle guance. Anche gli occhi di Pisolo, notò Neve, non erano arrossati dal sonno per una volta, ma dal pianto.

«No.»

Il rifiuto di Brontolo fu sommesso, all'inizio. Quasi un ringhio di avvertimento.

«Siamo gli ultimi, fratello mio» sussurrò Dotto. «Gli ultimi nani rimasti.»

«No!» Aveva il volto arrossato sotto la barba scura, le iridi azzurre erano dilatate per la frustrazione e lo sconcerto. Neve cercò di prenderlo per le spalle. Lui si scrollò bruscamente di dosso le sue mani e il suo tentativo di conforto. Afferrò la picca e se ne andò a grandi falcate.

«Brontolo! Dove stai andando?»

Gli corse dietro. Lo costrinse a voltarsi. Incontrò il suo sguardo palpitante.

«Alle miniere.»

«Perché?»

«Qualcosa deve essersi salvato. Qualcuno. Almeno un uovo. Almeno...» Lui inalò una lunga sorsata d'aria, prima che la rabbia tornasse ad animarlo. Rabbia e dignità...erano questi gli unici sentimenti a tenerlo in piedi. Se le avessero chiesto di descrivere Brontolo, quelle sarebbero state le prime parole a venirle alla mente.

Per questo, decise di assecondare la sua rabbia, e sostenere la sua dignità. Come lui aveva sostenuto lei, sul pelo dell'acqua, per una notte intera.

«D'accordo, andiamo. Insieme, però.»

Un lampo attraversò lo sguardo di lui in quel momento. Un grazie che non raggiunse le labbra, perché sapeva di essere stato percepito comunque.

«Neve» la voce di David la colse alle spalle. Si chinò sull'orecchio di lei. «Non c'è più niente da salvare, laggiù.»

Lei gli rivolse soltanto uno sguardo, e strinse le labbra. Sì, probabilmente era proprio così. Ma voleva essere accanto a Brontolo quando l'avesse realizzato anche lui.

*

Sta andando tutto meglio del previsto. Quando mi sono seduta sul seggio, di fronte al consiglio straordinario convocato per questo pomeriggio, le ginocchia mi tremavano. Poi David mi ha preso la mano, mi ha guardata per rassicurarmi. Gli ho sorriso, e insieme abbiamo dato la notizia ai nostri più fidati consiglieri e amici stretti: il matrimonio è annullato, il regno verrà spartito.

Certo, ci sono state domande. Molte domande. Qualcuno, come Granny, ci ha messo un po' a digerire la notizia. I miei fratelli nani sono rimasti allibiti, Geppetto sembrava timoroso di chiedere troppo e Lancillotto non aveva di certo un'aria approvante in viso...ma quando il Grillo Parlante mi è saltato sul ginocchio e mi ha guardato, con quei suoi piccoli occhi neri come la notte, mi sono sentita serena. In pace con la coscienza, è il caso di dirlo.

«Siete certi che questa sia la soluzione migliore per tutti?»

Inspiro, e faccio per rispondere. Ma David mi brucia sul tempo.

«Alla luce dei fatti, sì. Ne abbiamo discusso molto.»

La piccola testa verde si volta verso il mio ex-promesso. «E questo vi rende felici?»

«Non ora, forse» Sono io a dirlo, mentre osservo David. Sono incapace di non provare un'affettuosa preoccupazione per lui. «Ma con un po' di tempo...sì, ci renderà felici. Entrambi.»

David serra la mascella; tenta di sorridere, ma è una smorfia tirata. I nostri sguardi si slegano, come le nostre vite che per tanto tempo si sono strette una all'altra. Stiamo cominciando a lasciarci andare, ognuno per la propria strada. E' una strana sensazione.

Dare l'annuncio al popolo è ancora più complicato. Ci sono clamori in piazza. Promettiamo che andrà tutto bene, che il loro benessere per noi viene prima di tutto. Lancillotto ricorda loro che li abbiamo liberati dalla tirannia della Regina Cattiva, e sembrano riscuotersi. Lo stupore lascia il posto al consenso. Alla fine, ci dimostrano il loro sostegno e il loro amore: qualcuno grida Viva Re David!, qualcun altro Viva la Regina Biancaneve!

I miei occhi corrono sulla folla, cercano un volto che non riescono a trovare. Mi aspettavo di vederlo durante il consiglio, ma non si è presentato. L'ho fatto cercare dai servi: non c'è traccia di lui in tutto il castello. Ma almeno all'adunata per l'annuncio, almeno a quella...speravo fosse presente. Forse c'è, e semplicemente non lo vedo. Forse...

Alzo lo sguardo su Red. L'esposizione pubblica è finita: sono seduta nelle mie stanze, l'acconciatura sfatta, l'abito sgualcito. Lei sta cercando Brontolo, per me. Sa che non avrò pace fino a che non parlerò con lui.

«Niente da fare?»

Si umetta le labbra rosse. «Mi dispiace, Neve. Gli altri nani non lo vedono da questa mattina...» fa una breve pausa, e viene ad accarezzarmi i capelli. «Forse si sta soltanto nascondendo. Sai com'è, quel permalosone. Quando gli sarà passata, tornerà e parlerete.»

No, non è così. Se n'è andato. Io ne sono certa. E' andato via...dove non potrò trovarlo, dove non vuole che io lo raggiunga. Come posso inseguirlo, se non so quale direzione ha preso? Come posso trovarlo, se non ho idea di dove potrebbe...

Ma certo.

Mi alzo in piedi, di scatto. C'è solo un luogo dove un nano andrebbe, quando si sente sperduto e triste.

Mi alzo in piedi, di scatto.

«...Neve?»

«Devo cambiarmi. No, non ne ho il tempo, questo vestito andrà bene.» Supero Red e do una voce a Joanna, fuori dalla porta della mia stanza. Che faccia preparare il mio cavallo, devo andare, devo farlo subito.

La mano gentile di Red si posa sul mio braccio. «Neve.»

La guardo, sbatto le palpebre, la lascio entrare nei miei pensieri per un momento. «E' alle miniere. Non c'è altro posto dove possa essere andato.»

«Ne sei certa?»

«Come del mio nome.»

So che lo troverò lì. E se non sarà così...allora rinuncerò a lui, perché vorrà dire che non l'ho mai capito, e che non merito questa seconda opportunità.

Red sorride, piena di comprensione. Mi bacia la guancia. «Buona fortuna, amica mia. Vai a riprendere il tuo nano azzurro e riportalo qui.»

Sorrido a mia volta, e per un momento l'ansia si dissipa. Nano azzurro? E' un soprannome così sbagliato per Brontolo che non so nemmeno da dove cominciare a spiegare perché.

Non importa.

Importa solo che tra poco lo vedrò. Lo so, lo sento. E se non vorrà ascoltarmi lo supplicherò, lo minaccerò, lo legherò a un albero. Fino a che non avrà capito che non ho mai amato nessuno, e non potrò mai più amare, quanto amo lui.

*

David aveva avuto ragione: da salvare, non c'era proprio nulla. I cunicoli erano crollati, distruggendo, uccidendo. Avevano sepolto i loro fratelli all'imbocco della miniera, estratto ogni corpo, ogni scheggia di piccone. Ma i gusci distrutti delle uova, quelli ancora costellavano il terreno. Brontolo si era piagato le mani a forza di scavare, cercando di aprire cunicoli nelle gallerie bloccate con la speranza di trovarvi ancora qualcuno, qualcosa. Si era arreso solo quando aveva rotto il terzo piccone; allora, mentre Dotto gli metteva in mano l'ultimo esemplare salvato dalle macerie e le lettere che componevano il suo nome si incidevano nel legno, il cipiglio dell'inossidabile nano era crollato. Non aveva pianto. Non aveva nemmeno sospirato. Neve, che lo aveva aiutato a scavare fino a quel momento, vide una maschera neutra calare sul suo viso. Un'espressione vuota, che la spaventò.

Gli altri nani lo portarono fuori di lì. Piangevano anche per lui; Brontolo non versò una lacrima.

Tennero una cerimonia, tutti i ribelli, in onore di quei martiri della guerra contro Regina. I sette nani cantarono, e Biancaneve sentì il cuore spezzarsi sulle note più gravi della voce di Brontolo. Tutto il dolore che non usciva dai suoi occhi era lì, e vibrava profondo, esigente, devastante. La principessa se ne sentiva atterrita, come se avesse ricevuto una possente botta al petto e ora faticasse a ricominciare a respirare.

Ora si infurierà, pensava. Ora reagirà con rabbia, e dignità, e forza. E' stato lui a trascinarmi in avanti quando credevo di non farcela. E' lui il mio sprono, il mio esempio. Si rialzerà anche questa volta.

Brontolo, però, non si rialzò. Rimase in quello stato di catatonico abbandono, troppo prostrato per reagire. Neve lo abbracciò: restò freddo e immobile nella sua stretta. Gli disse che avrebbero vendicato i suoi fratelli: lui replicò che non sarebbe servito a nulla, la sua gente era morta per sempre. Gli disse, con le lacrime agli occhi, che aveva ancora lei...lei, e tutti loro. Brontolo chiuse le palpebre, le riaprì. Nemmeno l'ombra di un sorriso passò sul suo volto, niente che le dicesse che, dopo tutto, sapeva di non essere solo. La scostò delicatamente, e se ne andò a cercare un angolo di solitudine. Per pensare, diceva. Per soffrire lontano da tutti gli altri, significava.

Biancaneve era furiosa – non con lui, ma con se stessa. Perché non riusciva a trovare la strada per mettere pace nella sua anima. Non riusciva a stargli vicino, e più ricordava la notte alla sorgente più sentiva il dolore pungerle il petto e far scivolare via il cuore goccia a goccia. Non dormiva, perché sapeva che lui non stava dormendo. Mangiava a malapena, tormentandosi la mente per pensare a come restituire al suo amico la scintilla che gli permettesse di reagire a quella tragedia.

David era preoccupato per lei: restarono svegli notti intere a parlare. Alla fine, riuscì a farle ammettere l'origine del problema. Suggerì delicatamente una soluzione: Brontolo aveva bisogno di una speranza.

Già...una speranza. Ma come poteva Neve dargli qualcosa del genere, quando tutto il suo popolo era stato massacrato?

Si isolò in una radura, e solo quando fu certa che nessuno l'avesse seguita estrasse dalla fusciacca il Piffero Magico. Lo guardò intensamente: aveva perso lucentezza, sembrava soltanto un tubo di latta di discutibile fattura. Chissà quale suono avrebbe prodotto. Chissà se quel magico fiato avrebbe potuto cambiare le cose.

Non farlo!

L'avvertimento raggiunse la mente, e non le orecchie. Tuttavia, il modo in cui quelle parole le si erano messe tra i pensieri le ricordò qualcosa. Un suono delicato, e inumano.

Si voltò, per trovarsi di fronte la figura evanescente di Bambi. Il cerbiatto stolzò le orecchie: la guardava con aria allarmata, i suoi occhi neri erano grandi e dilatati.

Devi scegliere con saggezza il momento in cui suonarlo. Avrai una sola melodia a disposizione, e poi il Piffero perderà il suo potere per i prossimi cento anni.

Biancaneve guardò il cerbiatto, poi il manufatto nelle proprie mani. Accarezzò i buchi con la punta del polpastrello.

«Rispondi a una sola domanda. Il Piffero può fare qualcosa per riportare in vita i nani?»

Il cerbiatto la guardò come se non avesse capito. Cosa significa? Niente cessa mai di vivere. Siamo tutti parte di un ciclo.

«Quello che intendo» proseguì la principessa, animata da una nuova risoluzione «è se può riportare indietro il tempo. Impedire che avvenga la strage alle miniere. Almeno salvare qualche uovo...»

Quello che è fatto non può essere disfatto. E' una legge della natura.

Biancaneve deglutì a vuoto. Sentiva le palpebre bruciare. «Ti prego. Io devo dargli una speranza. Una sola, piccola speranza...non posso vederlo così. Fa troppo male!»

Il cerbiatto la fissò per un lungo momento, i suoi pensieri rimasero fermi. Quindi, si avvicinò sulle gambe sottili. Sollevò il muso il più possibile, come se volesse essere certo di aver scrutato il suo volto fino in fondo.

Niente cessa mai di vivere, ripeté, e ciò che non ha ancora iniziato il suo ciclo può tornare indietro.

«Le uova? Stai dicendo che posso portare indietro le uova?» Sì. Questo non avrebbe cancellato tutto il suo lutto, ma gli avrebbe dato la forza di ricominciare a sperare. Se ci fossero state uova di nuovi nani di cui prendersi cura, Brontolo sarebbe andato avanti.

Ma ti costerà tutto il potere del Piffero, e buona parte delle tue energie, la avvisò Bambi, con una certa severità.

«Lo farò.»

Pensaci bene. Hai affrontato il mondo onirico e i demoni dentro te stessa per avere una possibilità nella tua ribellione. Perché vuoi sprecarla così?

Biancaneve lo guardò con orgoglio. «Non sarei mai sopravvissuta alle fiamme se non fosse stato per Brontolo. Nessuna ribellione ha senso, se lui non ne fa parte.» E si sorprese a pensare: Nessuna vittoria ha senso, se non posso dividerla con lui. Ma ricacciò quell'ultima emozione dentro di sé, mentre il cerbiatto annuiva.

D'accordo. Bambi fece un passo indietro. Suona, Biancaneve, figlia di Leopold ed Eva. Il tuo cuore ha scelto, e il Piffero ti esaudirà.

Biancaneve portò lo strumento alle labbra, suonò. E pianse, quando quella musica dolcissima la avvolse. Non per rimpianto e nemmeno per tristezza, ma per un genere di commozione a cui non seppe dare un nome.

Brontolo aveva una speranza, adesso. Tutto sarebbe andato bene.

*

Osservo e resto senza parole. Posso sentire i pensieri di Neve, mi attraversano mentre guardo la sua immagine nello specchio d'acqua.

Sta piangendo. Di gioia? No...sta piangendo perché...il suo cuore ha capito prima della mente. Ha capito che prova qualcosa di speciale. Per me.

Devo schiarirmi la voce.

«Non è possibile...» guardo la capretta sbrilluc...no, Bambi. «Non può essere andata così. Ricordo che ha suonato il Piffero Magico prima della battaglia finale, per rendere invincibili le nostre armi.»

Gli occhi del cerbiatto sono calmi come l'universo. E lo sono diventate, ma non a causa della magia. E' stato solo grazie alla vostra fiducia in lei.

Mi ci vuole un po' per assimilare. Mi gratto la barba, ma in realtà sto massaggiando i miei pensieri e tentando di fermare il battito impazzito del cuore.

Quali altre prove vuoi, nano? Lei ti ama. Ti ha messo prima della sua stessa causa, prima di ciò che ha sempre desiderato, prima del suo senso di giustizia. Per te, lei ha...

«Dov'è, adesso?»

Bambi inclina il capo. Sembra sorpreso di non dover spendere altre parole per convincermi.

Sulla strada per le miniere, dice con la mente, è convinta che ti troverà lì.

E ha ragione. Mi ci troverà, perché adesso mi ci fionderò. Bambi ha detto che non si è sposata. Sta venendo a cercarmi. Biancaneve sta venendo a cercarmi...e io devo farmi trovare. Voglio farmi trovare. Devo andare laggiù.

Mi sono già incamminato, dimenticandomi dell'essere soprannaturale che mi sta accanto. Sento la sua risata argentina nella mente, e uno strano tintinnio mi convince a guardarmi i piedi. Figlio di un...mentre cammino, sotto le suole mi stanno nascendo viticci, germogli e fiori.

Non c'è di che, Brontolo, sento Bambi sorridere. Mi volto, e non c'è più che una nebbia biancastra dietro di me. Si sta già diradando nell'aria, insieme ai suoi dannatissimi fiori.

Ma il mio proposito non è altrettanto evanescente. Devo arrivare alle miniere prima di Neve. E ci arriverò.

 

Corro. Mi sembra una corsa infinita. Le mie gambe non sono fatte per questo sforzo: sono tozze, corte, sgraziate. Ma non importa, oggi. Devo superare i miei limiti, oggi, se voglio andare incontro a lei. Devo dimenticare cosa posso e non posso fare, e, semplicemente...fare. Correre. Sperare. Amarla. Tutte cose che fino a ieri credevo impossibili. Ma oggi ho scoperto che le voglio troppo forte. E volere è già il primo passo per agire, no?

Non so cosa le dirò quando la vedrò, sono troppo impegnato a tenere insieme i polmoni per pensare a qualcosa di coerente. Dicono che le parole giuste arrivino quando anche il momento è giusto. Mi affido all'incoscienza, per la prima volta dopo tanto tempo. E quando arrivo all'imbocco delle miniere, dove nuovi nani sono al lavoro per estrarre la polvere fatata – nani che sono nati soltanto grazie a lei, grazie al sacrificio che ha fatto per me – mi piego a metà, le mani sulle ginocchia, strizzo gli occhi e ansimo per recuperare fiato.

E' allora che sento il rumore degli zoccoli del cavallo, il nitrito. Giusto in tempo.
Mi asciugo il sudore dalla fronte, e alzo lo sguardo.

Sì. E' Lei.

Le chiome sciolte e scompigliate nel vento. L'abito elegante, bianco – da cerimonia, già...ma non quello di piume che mi ha mostrato ieri, non l'abito da sposa – che drappeggia scompostamente la sella da uomo. Sorrido. Non si è nemmeno cambiata, quella sciocca. E' corsa dove credeva che fossi, e il minimo che io potessi fare era farmi trovare a questo inconsapevole appuntamento. La sensazione di aver inghiottito e risputato il cuore per un centinaio di volte è valsa la pena, per questa visione.

Neve scende da cavallo, e mi guarda. Gli occhi verdi sono dilatati, palpitanti. Come le foglie bagnate di pioggia.

«Sapevo che ti avrei trovato qui.»

Rido, ma solo dentro di me. Non deve sapere che non ero affatto qui, e che se non fosse stato per Bambi non ci saremmo trovati.

C'è silenzio, per un momento. Nessuno dei due muove un passo.

«Perché hai annullato il matrimonio, Neve?»

Maledizione. Se trovo quello che ha detto quella roba delle parole giusto al momento giusto gli torco il collo.

Lei sembra sorpresa. «Come sai del matrimonio?»

«Rispondimi.» Serro le labbra, e Biancaneve mi guarda dritto negli occhi.

«Lo sai, il perché.»

«Per il bacio di ieri sera?»

«Perché sei così maledettamente testardo? Non è il bacio, il problema!»

«Allora qual è?»

«Il problema è che ti amo, razza di idiota. Ora tu mi dirai che non mi credi, e io finirò per impazzire, ma non importa, perché ne andasse della mia vita riuscirò a convincerti che...»

«Ti amo anch'io.»

Neve si ferma. Batte le palpebre, e mi guarda fisso. «Cosa?»

«Mi hai sentito. Ti amo anch'io.»

«Oh.»

«Già.» Devo deglutire. «Che facciamo adesso?»

Lei ride piano. Si ferma. Sorride. Sembra un po' emozionata e un po' nervosa, ed io pagherei perché ora prendesse le redini della situazione. Invece, la mia forte Biancaneve sembra persa quanto lo sono io.

«Non lo so», ammette.

E' così...strano. Quello che ci siamo detti, quello che significa. E' così...giusto. Eppure fatico a muovermi verso di lei, perché lo so, con questo passo varcherò un confine che non potrà mai più essere rimesso in piedi. Ora è ancora tutto teoricamente possibile, siamo qualsiasi cosa, non siamo ancora niente. Amici, già...come è stato per tanto tempo. Nel momento in cui decideremo di diventare di più, non potremo tornare indietro.

Ma mi sforzo. Combatto la mia paura. Perché lei ne vale la pena.

Copro la nostra distanza. La mia mano prende la sua, la stringe. Mi porto quelle dita candide sul cuore. Non ce la faccio a guardarla, adesso.

«Tu...sei una regina, Neve. E non si è mai sentito di un re nano.» La mia maledetta voce suona come un lamento.

«C'è una prima volta per tutto.»

«Non sono sicuro di essere pronto.»

«Abbiamo tutto il tempo del mondo.» Lei mi alza il viso con la mano libera. Mi rivolge quel genere di sorriso che scioglierebbe una roccia. «Dopo questo scandalo pubblico credo che ci toccherà un lungo corteggiamento. Avremo tempo per abituarci all'idea. E potremo fare quello che vorremo...sognare, se ci andrà. O brontolare tutto il giorno, come preferisci tu.» Scioglie le dita dalla mia stretta, e mi ruba il cappello. Se lo rigira tra le mani per un momento, guardandolo con affetto. Poi se lo calca in testa, e la sua spettinata acconciatura crolla del tutto mentre lei ride.

Un sorriso scemo mi allarga le labbra. E' meravigliosa. Con il mio brutto cappello addosso, quel vecchio pezzo di cuoio che stride così tanto con il suo abito chiaro, non sembra più irraggiungibile.

D'improvviso è vicina.

D'improvviso, Neve è mia.

Prendo il suo viso tra le mani e la bacio. Senza pensare. Solo con la voglia di avere ancora le sue labbra. L'ultima ombra di paura svanisce quando il suo respiro incontra il mio.

Neve è sorpresa, per un istante. Poi risponde al bacio. Con fierezza. Con passione. Stringe forte lo scollo della mia giubba, e il suo corpo flessuoso si affida a me, che sono una vecchia, solida roccia.

Siamo la terra e l'acqua. Siamo diversi e inscindibili, e in questo momento so che potrei tenerla stretta per sempre. Per proteggerla da ogni male. Per proteggere me stesso. Adesso che è tra le mie braccia, mi sento forte come non lo sono mai stato.

E finalmente lo capisco. L'amore non completa, perché anche da soli non ci manca proprio niente. L'amore aggiunge. I nostri colori non si fondono in un bianco indistinto, no. Neve ed io, con tutte le nostre macchie, facciamo un arcobaleno.

Quando si divide dalle mie labbra, mi guarda, ride piano. I suoi pollici mi sfiorano il mento. Mi bacia ancora.

«Credevo di averti perso, razza di stupido.»

«E io credevo di aver perso te.» Le stringo i fianchi in un gesto possessivo. Non la lascerò più andare.

«Non puoi perdermi.»

«Mi troverai sempre?» Non so perché lo dico. Mi è sfuggito dalle labbra, me ne pento quasi subito. Ma lei inclina un po' il capo e mi disarma. Come ogni volta.

«Non ci sarà bisogno di trovarti. Ti sarò sempre accanto.»

Poi scioglie il nostro abbraccio. La sua mano è intrecciata alla mia. Mi trascina in avanti, su una nuova strada. La nostra.

«Andiamo» dice.

Mi sento perso come un bambino. «Dove mi stai portando?»

Neve mi guarda, e sorride. Dolcemente. Con amore.

«A casa.»1

*

Bambi osserva in lontananza, certo che la coppia non l'abbia visto. Sospira. Che razza di sciocchi! Non può fare a meno di sorridere – come sorriderebbe un cerbiatto. Si meritano davvero l'un l'altra, saranno felici.

Ma qualcun altro non lo sarà, e per quanto si sforzi Bambi non riesce a capire.

Perché l'hai fatto, Nova?

Il frullare d'ali rosate si materializza accanto a lui. E' sempre una bella sensazione, avere una fata accanto. Sono luminose, calde, e sanno di fiori. Hanno in sé un'energia vitale che nutre gli esseri come Bambi di nuove forze.

Lei sta guardando la coppia che si allontana a cavallo. Nei suoi grandi occhi scuri c'è tristezza, ma anche una scintilla di gioia. Bambi riconosce quell'emozione umana così strana: malinconia.

«Perché volevo che lui avesse una seconda occasione», risponde lei, in un sussurro.

E' stata Nova, ad assistere al dialogo notturno di Biancaneve e Brontolo. Sempre lei, a supplicare Bambi di andare a fermare quel testone orgoglioso. Le ha chiesto perché non potesse farlo lei, di persona. La fata ha risposto che il nano non l'avrebbe ascoltata...ma ora Bambi sospetta che non le reggesse il cuore. Non gli ha detto nulla del loro passato insieme, ma, quale futuro Grande Principe della Foresta, il cerbiatto può leggere le sue emozioni senza alcuno sforzo.

E tu...?

La fata scuote il capo, con un tintinnio di campanelli.

«Ed io...l'ho amato, molto tempo fa. Quando era un altro, quando ero un'altra. Quello che provavamo era un sentimento puro...senza macchia. Ed è così che voglio ricordarlo.» Sorride, e asciuga una lacrima con un gesto aggraziato della mano.

Insieme a quella gioia e a quel dolore, Bambi avverte la consapevolezza della fata. Sognolo, il nano ingenuo e sognatore che ha amato, non esiste più: ne conserverà il ricordo per sempre, come il tesoro più prezioso. E invece a Brontolo, quel nano scontroso e rude che oggi inizia una nuova vita, Nova augura con tutto il suo piccolo cuore di fata di vivere fino in fondo la sua nuova storia, e di essere felice, come soltanto quello splendido amore imperfetto può renderlo, con le sue macchie color arcobaleno.

 

 

Senza Macchia – Fine.

 

1«Come on.» «Where are you taking me?» «Home.»
Questo dialogo bellissimo, che nella serie avveniva a parti invertite rispetto alla mia fanfic, è stato il motore propulsore che mi ha spinto a iniziare Senza Macchia e a shippare la Snowy come se non ci fosse domani :)


NdBlackfool:

Ed eccoci qui, alla fine di quest'avventura! Caspita, non credevo che ci avrei messo così tanto quando l'ho iniziata, ma sono stati mesi molto intensi e pieni di cambiamenti, e l'ispirazione è stata altalenante. In ogni caso ce l'ho fatta, è conclusa <3 Non sapete la mia gioia all'idea di aver dato un senso compiuto alla Snowy, finalmente. Devo dire che questa what-if mi ha ispirato tutta una serie di storie parallele, e che potrebbe essere solo la prima di una serie. Immaginate: Emma, figlia di Snow e Grumpy, nata grazie a un patto magico che si ripercuoterà sul padre. E un Charming dal cuore spezzato che trova conforto tra le braccia di Red... 
Sperando di avervi incuriosito per queste prossime future storie, vi ringrazio di aver letto fino a qui. Un abbraccio.


BlackFool

   
 
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