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Autore: Raya_Cap_Fee    14/12/2013    4 recensioni
• Sequel di "Alla fine non hai scelta"• Dopo la morte di Turno per mano di Dubhe, Cormia si ritrova da sola nelle mura della Gilda. La sua vita è cambiata, è stata nuovamente stravolta da un ciclone. Sa di aspettare un figlio e sa di non poterlo partorire senza che nessuno se ne accorga. La Gilda è stata la sua casa per tredici anni ma ormai, per lei, non rappresenta più nulla. Inseguita da un sogno ricorrente in cui il suo compagno le grida di uccidere qualcuno, la nostra protagonista affronterà nuove prove, farà nuovi e vecchi incontri e infine affronterà la sfida più grande: essere madre.
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Ebbene sì, eccomi qui che ho deciso di torturarvi con un sequel ahahahaah. Buona lettura!
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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YOU LEFT ME IN THE DARK



 
CAPITOLO UNO: TELL ME  HOW AM I SUPPOSED TO LIVE WITHOUT YOU.
 
Tum.Tum.Tum.
Un battito regolare risuonava sotto il suo orecchio mentre, sveglia, ma ancora con gli occhi chiusi si godeva la quiete di quel momento. Aveva immaginato tutto. Era stato tutto un sogno, un bruttissimo incubo. Il volto di Turno privo di vita nella Grande Terra, il suo corpo in una pozza di sangue. Era stato dunque tutto frutto della sua immaginazione?

Aprì con calma gli occhi e riconobbe sopra di loro le chiome degli alberi del bosco dove si erano rifugiati, dopo l’uccisione del sacerdote traditore della Gilda. Cormia sentiva la mano di Turno sfiorare la sua schiena nuda in tocchi leggeri, quasi impercettibili e avvertì un groppo in gola. La sensazione di perderlo era stata terribile. Non avrebbe permesso al ragazzo di perseguire quella sua idea di troncare quella relazione. Era tutto ciò che aveva.

Si mosse e appoggiò il mento sul petto ugualmente nudo di lui. Non le era mai capitato di addormentarsi al suo fianco. I suoi occhi grigi incontrarono quelli pensierosi di lui, poi sul volto del ragazzo si aprì un sorriso.

“Sei sveglia” mormorò sommessamente e Cormia potè avvertire la vibrazione nel suo petto.

“Ho fatto un brutto sogno Turno” sussurrò lei portando una mano ad accarezzargli il petto.

“Lo so, non hai fatto altro che agitarti. Fortunatamente, non sono un tipo che si impressiona” ribattè lui stringendola tra le braccia.

Cormia non sapeva se rivelare quello che aveva sognato, poiché il dolore le era sembrato talmente reale che il solo parlarne ne avrebbe procurato altro.

Si sporse e avvicinò le proprie labbra a quelle del compagno. Del suo amore.

Si sentiva strana nell’avvertire il calore del corpo di Turno al fianco del suo e ancora di più si sentiva strana nell’assaporare di nuovo quelle labbra calde.

Il bacio fu lungo e senz’altro sarebbero andati di nuovo oltre. Era quello che volevano entrambi. Cormia interruppe improvvisamente Turno che, sopra di lei le stava baciando il collo e lo indusse ad alzare la testa per farsi guardare, intrappolò una mano nei suoi capelli mentre teneva l’altra ad accarezzargli una guancia resa appena ispida da un accenno di barba “Io non voglio rompere con te. Non mi importa se ci scoprono. Non mi importa se mi ammazzano com una perdente. Io voglio stare con te, sempre e per sempre. Io ti amo ,Turno” disse in tono concitato e con la fronte lievemente aggrottata.

Sospirò mentre Turno si chinava a sfiorare la fronte con la sua “Allora non ci lasceremo mai perché anche io ti amo” sorrise contro le sue labbra, tornando poi baciarla.
Poi vi fu un improvviso refolo d’aria gelida che percosse le membra di entrambi e Cormia sentì Turno irriggidirsi.

“Turno” sussurrò lei incrociando i suoi occhi azzurri improvvisamente spenti, come se non potessero vederla.

“Turno!” gridò poi nel vederlo cadere di lato, il volto rivolto al cielo e illuminato dai riflessi di un tramonto. Cormia sentiva il cuore batterle all’impazzata. Si inginocchiò al fianco del suo compagno mentre qualcosa di rosso e viscoso si allargava nell’erba, nel punto esatto in cui c’era la schiena di Turno. Un rosso vermiglio si faceva strada tra i fili d’erba verdi, seccandoli e lasciando spazio ad una terra arida. “Che cos’hai?Turno?” allungò le mani a toccare il corpo del ragazzo e gridò nuovamente nel sentirlo gelido. Era esattamente come nel suo sogno. Il paesaggio intorno a lei era mutato, non c’era più del bosco in cui erano stati fino a pochi attimi prima. Un lamento viscerale risalì nella gola di Cormia mentre si rendeva conto.Si chinò ad accarezzare i capelli biondo scuro di Turno mentre sentiva il corpo scosso dai singhiozzi. Il sangue, caldo e appiccicoso l’aveva imbrattata tutta ma non le importava.

Sollevò lo sguardo verso il cielo arancione e socchiuse gli occhi. Una lacrima le rigò una guancia. Sentì all’improvviso qualcosa afferrarle un polso e gridò per quel tocco gelido. Provò a divincolarsi dalla presa di Turno che la fissava, spettrale “Uccidilo! Devi ucciderlo Cormia!”.
Lei urlò.


Si svegliò di soprassalto con la gola che le bruciava e le lacrime che colavano sul volto giovane e scarno. Si portò una mano al cuore e pianse scuotendo la testa. Erano giorni che aveva lo stesso sogno, e ogni volta tutto le sembrava più reale. Sognava di svegliarsi nel bosco con Turno e lì credeva che la sua morte fosse stata solo un incubo poi, all’improvviso tutto subiva un cambiamento ed era ancora più spaventoso di quanto non lo fosse stato in realtà. Tremando, si alzò dal suo giaciglio nella Casa e si portò prossima ad un piccolo bacile giusto prima di buttare fuori, vomitando, tutta la cena.
 
Non poteva farcela. Non poteva vivere così. Si sciaquò il viso con l’acqua fredda e tirò un sospiro cercando di calmarsi.

Doveva essere l’alba quindi era inutile tentare di dormire ancora, non che lo volesse. Si passò una mano tra i capelli biondissimi e poi si raggomitolò in un angolo della piccola stanza. Le sembrava di essere ritornata la bambina che aveva paura di tutto, che non voleva uscire di casa e incontrare altra gente.

E non voleva esserlo. Non voleva più essere quella persona da tredici anni eppure…

Si cacciò un pugno in bocca e soffocò così le urla che altrimenti sarebbero riuscite a svegliare tutta la Gilda. La sua prigione.

Che cosa doveva fare?

“Uccidilo! Devi ucciderlo Cormia!”

Le parole di Turno le rimbombavano nella testa, quella era stata una parte nuova del sogno. Chi doveva uccidere, non era stata forse Dubhe ad uccidere lui? E allora a cosa si riferiva?
 
Si passò una mano sul ventre e avvertì già sotto la stoffa un leggero gonfiore dovuto al figlio che aveva scoperto di portare in grembo. Il bambino di Turno, l’unico con cui avesse mai condiviso il suo corpo.

Turno non poteva riferirsi a quel bambino anche se, come poteva crescere un figlio lei?

Una volta che Yeshol avrebbe scoperto il suo stato l’avrebbe ammazzata. Non era compito delle Assassine mettere al mondo dei figli. Quello era un compito che spettava alle sacerdotesse della Casa e a nessun altro.

Il primo rintocco risuonò nell’ambiente sotterraneo della casa e la Vittoriosa, si rivestì con calma degli abiti e indossando la maschera che ormai utilizzava da un mese, dalla morte di Turno, iniziò la sua giornata.



Note d'Autrice
Bene, rieccomi qui! Lo so che alcuni di voi lo aspettavano con ansia, vero Drachen? ahahaah xD Niente, oggi ho avuto ispirazione e...niente ecco qui! Spero vi sia piaciuto e che qualcuno vorrà leggere questa storia lasciando pure un'opinione. Credo di aver inventato la questione che solo le sacerdotesse possono procreare altri vittoriosi ^^ ma d'altronde dal libro non si capisce tanto. Un bacione a tutti!

RayaFee
   
 
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