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Autore: _Daenerys Targaryen93_    14/12/2013    3 recensioni
E' il 28 gennaio.
Il giorno in cui Kira e Near si troveranno faccia a faccia..
La mia storia narra di un momento tra Light e Misa accaduto prima della tragica fine di Death Note che tutti noi conosciamo.
Buona lettura
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Light/Raito, Misa Amane
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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NEL CASO NON CI FOSSE ALCUN “PIU’ TARDI”

Il 28 gennaio.
Quel dannatissimo giorno era arrivato in modo prepotente, senza che io potessi fare nulla per fermarlo.
Ero un’illusa.
Non sarebbe bastato di certo tenere Light stretto a me il più forte possibile dopo aver fatto l’amore, per far sì che il ventisette gennaio non terminasse e la mattina del ventotto non giungesse mai.
Eppure …
Eppure ci avevo sperato, ci avevo creduto.
Ma il tempo tiranno era passato.
E quel giorno era giunto a tormentarmi.
Il giorno in cui Light avrebbe dovuto incontrare Near, faccia a faccia.
Mi aveva spiegato il suo piano, era davvero sicuro di sé.
Io invece, dal momento in cui me ne aveva parlato, avevo avvertito una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
Non mi sentivo per niente tranquilla, anche perché Light non era il tipo da pensare che tutto si sarebbe risolto senza intoppi.
Con le lenzuola strette al petto, lo guardai vestirsi.
Sembrava tranquillo e freddo come al solito.
D’un tratto si voltò e mi puntò addosso i suoi splendidi occhi castani.
<< Come sto, Misa? >>,
lo osservai, nei minimi dettagli.
Era davvero stupendo, in quell’elegante completo blu scuro.
Dalla giacca facevano capolino una camicia bianca e una cravatta a righe oblique.
<< Stai benissimo .. >> risposi.
Si guardò nell’ampio specchio dell’armadio, sistemandosi il colletto della camicia, e la cravatta:
<< Vero. Nel giorno del funerale di Near, voglio sfoggiare il mio aspetto migliore. >> rise.
Poi, non appena vide la mia espressione seria e piuttosto triste smise di colpo.
Si aspettava forse che ridessi insieme a lui, quando io avrei solo voluto abbracciarlo e trattenerlo lì con me?
Cazzo, quanto avrei voluto!
Lo avrei persino incatenato per impedirgli di andare in quel vecchio magazzino ad incontrare quel bastardo.
Non mi importava se aveva calcolato tutto e che di sicuro sarebbe andato tutto liscio.
Non mi importava vivere in un mondo perfetto!
Avevo già il mio ‘mondo perfetto’, la mia isola felice, il mio porto sicuro.
Lo avevo, ed era Light!
Non volevo altro.
Anche se lui non provava per me ciò che sentivo per lui, e la mia vita per lui non aveva alcuna importanza, io l’amavo.
Ero felice.
Deglutii a fatica, avevo un groppo in gola.
Un freddo pungente mi invase, mi sentii come se fossi costretta a stare immersa nell’acqua gelida di un lago ghiacciato.
Incapace di respirare.
Ero intrappolata sott’acqua da quel mio brutto presentimento che si divertiva a spingere di nuovo giù la mia testa non appena cercavo di riemergere.
E quella stessa sensazione adorava stringere il mio cuore in una morsa d’acciaio.
Mi alzai dal letto e mi chinai a prendere la camicia di Light, della sera prima, dal pavimento.
La indossai, abbottonandola bene.
Light mi sollevò il mento con un dito:
<< Si può sapere che ti prende ora? >>,
mi morsi il labbro e cercai di aprire la bocca per parlare.
Il mio labbro inferiore tremò.
Non riuscii a proferir parola.
Avevo paura che se avessi emesso anche il più piccolo e flebile suono sarei scoppiata a piangere.
<< Allora? >> insisté Light.
Rimasi in silenzio, le lacrime iniziarono a minacciare di uscire.
Light alzò gli occhi al cielo, poi fece spallucce ed infine alzò le mani a mò di resa.
<< Fa come ti pare.. a stasera. Ti racconterò tutto nei minimi dettagli, fino all’ultimo respiro di Near. >>.
Si voltò per andarsene.
A grandi falcate raggiunse la porta, ma prima che potesse oltrepassarne la soglia io l’afferrai da dietro, per un lembo della giacca.
La sensazione che se Light avesse lasciato quella stanza io non l’avrei più rivisto mi aveva invasa.
Era come se il mio corpo si fosse mosso da solo per fermarlo.
Light rimase immobile.
Strinsi ancora di più il lembo della giacca tra le dita, abbassai la testa ritrovandomi a fissare i miei piedi scalzi.
Non riuscii più a trattenermi, le lacrime iniziarono a rigarmi le guance.
E finalmente riuscii a parlare:
<< Non andare. Ti prego, non andare! >>
Light si voltò a guardarmi e io cercai di nascondere il viso tra le mani.
Non volevo che mi vedesse piangere.
<< Ma che diavolo ti prende? >> mi chiese, << Perché piangi? >>,
ormai tremavo, scossa da profondi e sonori singhiozzi.
<< Non sto piangendo. >>,
<< Si, invece. Credi che sia scemo? >>,
<< Perdonami, non voglio che tu mi veda in questo stato. >>.
<< E allora non piangere! >> esclamò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
lo guardai, avevo gli occhi rossi:
<< Non andare. >> implorai,
<< Ma perché non dovrei andare? Ma ti senti bene? Hai forse bevuto? >>.
Per un attimo mi sembrò preoccupato, ma forse fu solo una mia impressione.
Continuavo a ripetergli di non andare a quell’incontro, ma lui sembrava sempre più confuso.
Mi guardò quasi come se fossi pazza.
<< Perché? >> chiese ancora,
<< PERCHE’ HO LA SENSAZIONE CHE SE LASCI QUESTA CASA NON TORNERAI MAI PIU’! E IL SOLO PENSIERO MI DISTRUGGE! >> urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, ormai in preda all’isteria.
Light rise:
<< Vuoi buttarmi fuori casa? >>.
Rimasi a bocca aperta, poi scossi la testa.
Credeva forse che fosse uno scherzo?
Era tutto un gioco per lui?
Si stava divertendo a prendermi in giro!
<< Non sto scherzando! >>,
mi posò le mani sulle spalle e mi guardò fisso negli occhi.
<< Stai tranquilla, non mi accadrà nulla. Tornerò a casa e ti racconterò tutto. Io sarò il Dio di un nuovo mondo e tu la mia regina. Contenta? >>,
decisi di non mollare.
La resa non era proprio tipica del mio DNA, della mia indole.
Era una parola che il mio dizionario non conosceva.
<< Light! Non ti ho mai chiesto nulla. Questa volta ti chiedo di ascoltarmi, inventa una scusa per non incontrare Near e spostare l’appuntamento. Così da rivedere tutti i dettagli del tuo piano, poi potrai metterlo in atto. Ti prego, non mi sento tranquilla! >>,
<< Non ti sforzare troppo a pensare a simili stratagemmi. Potresti farti male. >> rise, << Stai tranquilla, è tutto a posto! >>.
Lo afferrai per il colletto della camicia, questa mia azione sembrò sorprenderlo parecchio.
<< DANNAZIONE! ACCIDENTI A TE! >>,
lo lasciai andare e piansi fino allo stremo.
Mi misi le mani tra i capelli biondi, accasciandomi al suolo.
Strinsi le ginocchia al petto e mi sentii come se avessi una voragine nel petto, che non si potesse chiudere in alcun modo.
<< Perché non vuoi ascoltarmi? >> mormorai debolmente tra le lacrime, con la fronte appoggiata alle ginocchia << Come fai a non capire? >>,
<< Misa, ma .. >>
<< Ovviamente, perché dovresti dar retta a quel che dico? Io per te sono sempre stata solo una stupida. Una bambolina carina con cui giocare, solo quando ne hai voglia. Una marionetta controllata dal suo amato burattinaio, in modo che eseguisse alla lettera i suoi ordini. Sono una donna straziata come un cervo ferito a morte. Una donna che ha sopportato di tutto, in silenzio, in questi anni. Una donna che ha inzuppato il cuscino di lacrime, di nascosto, quando l’uomo che amava, per raggiungere i suoi loschi scopi vedeva anche altre donne. Dimmi, Light. Mi sono mai lamentata? No, non l’ho fatto anche se sapevo tutto. Perché sono sempre stata dalla tua parte, e sempre ti sosterrò. Perché ti amo Light. Ti ho amato dal momento in cui ci siamo conosciuti, e ti amo ancora. E non posso perderti, non voglio! Anche se, non mi ami. Anche se non hai bisogno di me, io ho bisogno di te. Se dovessi perderti, non avrei alcun motivo per continuare a vivere. >>.
Ormai, era fatta.
Gli avevo aperto il mio cuore e detto tutto ciò che pensavo.
Non potevo rimangiarmi neanche una parola.
Erano uscite dalla mia bocca senza che potessi impedirglielo.
Azzardai uno sguardo su Light, mi stava guardando sorpreso.
Poi un lampo di .. cosa??
Dolore, forse?
Qualunque cosa fosse gli attraversò il viso.
Mi sentii patetica nella mia posizione, così decisi di rialzarmi.
Feci fatica, e un capogiro mi costrinse a reggermi al muro.
Light, non parlò.
Si limitò ad annuire.
Mormorò un ‘tranquilla’.
Era deciso ad andare dunque.
Si voltò e quando fu vicino alla porta, non riuscii di nuovo a controllare la mia bocca.
<< Light .. devo dirti una cosa .. >>.
Lui si voltò a guardarmi.
Riflettei.
Forse stavo esagerando.
Forse la mia brutta sensazione era provocata solo da troppi ormoni pazzerelli.
Light sarebbe sicuramente tornato a casa quella sera.
Così scossi la testa ed esclamai:
<< Non importa, possiamo parlarne più tardi .. >>,
Light annuì salutandomi con un cenno della testa.
Stava per uscire ma si fermò.
Mi dava le spalle, e sembrava indeciso sul da farsi.
Improvvisamente lo vidi tornare verso di me.
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò profondamente.
Non mi aveva mai baciata così.
Mi baciò come se avesse bisogno di me, come un uomo ha bisogno d’acqua dopo un soggiorno di un mese nel deserto, durante il quale ne era stato sprovvisto.
Mi baciò con amore.
Per la prima volta, dopo cinque anni, Light Yagami aveva forse provato per me qualcosa?
Una punta d’affetto?
Quando le nostre labbra si separarono avevamo entrambi il fiato corto ed il viso arrossato.
Lo guardai stupita, mentre lui puntò i suoi occhi castani e pieni di dolcezza nei miei continuando a tenermi il viso tra le mani.
<< Nel caso non ci fosse alcun più tardi. >> mormorò accarezzandomi una guancia col polpastrello.

La parte di me che avrebbe voluto che Light non andasse via, ebbe ragione.
Infatti non ci fu nessun ‘più tardi’.
Quando Light lasciò la stanza, fu l’ultima volta che lo vidi.
Ma ovviamente allora non sapevo ancora che Light non sarebbe più tornato a casa.
Spesso, mi voltavo in direzione della porta della camera da letto e la fissavo sperando di vederlo entrare.
Ma questo, ovviamente, non accadde mai.
Quella porta, in quel giorno lontano di due anni fa, si era chiusa tra noi dividendoci per sempre.
E Light non seppe mai ciò che avrei voluto dirgli nel momento in cui avevo pronunciato quelle maledette parole, ‘possiamo parlarne più tardi’.
Light non avrebbe saputo che aspettavo un figlio da lui, perché avevo tralasciato la mia brutta sensazione e sperato in un ‘più tardi’.
Quel giorno ero andata, come ero solita, al cimitero a visitare la sua tomba.
E prima di andare via avevo detto al mio bambino che Light era il suo papà.
Gliel’avrei ripetuto ogni giorno finché fossi rimasta in vita, affinché il ricordo del mio amato restasse indelebile anche nel cuore e nella mente di nostro figlio.
Lasciai quel sacro luogo dopo aver posato una lettera sulla sua tomba:

‘ Ancora oggi, Light, mentre osservo la tua lapide, detesto me stessa per non essere riuscita a fermarti.
Mio amato Light, ora il nostro bambino ha un anno e mezzo e porta il tuo nome.
Ti somiglia tantissimo sai?
E’ l’unica ragione che mi impedisce di gettarmi nel vuoto per raggiungerti.
La tua Misa ti ama ancora e ti amerà per sempre, ricordatelo.
Il 28 gennaio, mio amato Light, è stato il giorno che ti ha strappato via da me.
Ma, forse, è stato anche il giorno in cui tu mi hai amata davvero, per una prima ed ultima volta.

Misa’.

Nota dell’autrice: Eccomi qua, di nuovo in questo meraviglioso fandom con una LightxMisa.
Adoro questa coppia e adoro Death note, anche se non mi piace per niente la fine TT^TT. Non volevo che Light morisse!!!
Spero di ricevere qualche piccola recensione.
Baciii
Jade
  
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