Bittersweet
Sdraiata
a pancia in giù sull'erba, senza trucco, con i capelli
biondi
arruffati e legati alla meglio, rigirava febbrilmente tra le dita le
pagine del block notes, mugolando a bocca chiusa i suoni che leggeva
sullo spartito disegnato di getto. Quando si occupava di musica
tendeva a straniarsi completamente dal mondo circostante, ma il fatto
che il piccolo parco dove si era rintanata fosse molto meno affollato
del solito, quel pomeriggio, le faceva molto piacere. Senza gli
schiamazzi dei ragazzini le era molto più facile rimanere
concentrata. Contemporaneamente, su un altro foglio, traduceva le
note in accordi, in un mosaico di segni, lettere, frecce tracciati
disordinatamente con con una penna blu. I fogli si riempivano in
fretta e lei si sentiva estremamente soddisfatta.
Si stava
dedicando anima e corpo alle canzoni e agli arrangiamenti per la band
da qualche mese, e ogni volta che riuscivano a chiudere un pezzo si
sentivano ad un passo dal trionfo, spronati ad andare avanti e
conquistare tutto. Allora ricominciavano a lavorare con ancora
più
entusiasmo, certi che presto avrebbero sfondato. Per questo cercava
di sfruttare ogni attimo libero per lavorare, buttando idee e
ispirazione su qualunque pezzo di carta le capitasse a tiro, ovunque
si trovasse. A casa, al parco, al pub... aveva sempre con sé
una
penna e un blocco per gli appunti per ogni evenienza. Come poco
prima, quando sulla strada di casa dopo aver fatto la spesa
l'ispirazione le era piombata addosso e le dita si muovevano sui
manici delle buste come sulla tastiera della chitarra. E allora non
aveva potuto aspettare, si era infilata nel parco e aveva cominciato
a scrivere, abbandonando borse e borsine lì accanto.
«Quanto
stoicismo, Candy...»
Alzò la testa di scatto sentendo
pronunciare il proprio nome e si voltò in direzione della
voce. Non
era riuscita ad identificarla, essendo sovrappensiero, eppure vi
aveva notato un che di familiare. Quando i suoi occhi incrociarono un
volto divertito incorniciato da una chioma rosso fuoco,
saltò in
piedi e gli si lanciò addosso.
«Red!»
Scoppiò a ridere,
abbracciandola. Le era sempre piaciuta la sua risata, così
calda e
rassicurante. La faceva sentire a casa.
«Non immaginavo di
trovarti qui a quest'ora, dolcezza.»
«Perchè? Che ore sono?»
Lo
guardò stupita. Aveva perso la cognizione del tempo.
«Sono
abbondantemente passate le sei.»
Era primo pomeriggio quando
aveva bruscamente virato verso il parco. Aveva davvero passato
così
tanto tempo a scrivere? Cominciò a recuperare i vari fogli
in fretta
e furia.
«Dannazione! Dovevo essere a casa entro al massimo
un'ora, invece mi sono completamente scordata e... Oh, maledizione.
Mi toccherà litigare con quel cretino di Steven. Di sicuro
adesso
starà distribuendo volantini per ritrovarmi o pensa che dei
maniaci
mi abbiano rapita o cose del genere.»
«O magari qualcosa in cui
siano coinvolti gli alieni.»
Guardò negli occhi Red con sguardo
serissimo.
«Non dovresti scherzare su queste cose. Non hai idea
di quanti complotti ci siano attorno all'argomento.»
«Okay,
okay. Me ne parlerai mentre ti riporto a casa.»
Le fece
l'occhiolino e prese le buste della spesa. Candy arrossì
leggermente, fingendosi infastidita dalla galanteria dell'amico. Si
incamminarono a passo svelto verso la casa della ragazza, lasciandosi
inghiottire dalla folla di uomini in completo sartoriale che uscivano
dagli uffici attorno alla City.
«Stavo scrivendo e ho perso la
cognizione del tempo.»
«E che cosa scrivevi?»
«Un pezzo
nuovo.»
«Anch'io ho scritto qualcosa oggi...»
«Ma dai!
Racconta un po'...»
Red le parlò del processo creativo, delle
partiture che stava abbozzando. Poi canticchiò una parte del
testo.
«The
silver light will come / to see you in thou dome / and when every
mound of sand / in the beach will connect / shall decide you to fight
'til the end?»
Candy
ascoltò in silenzio, a occhi socchiusi.
«Esigo che ci infili un
bel riff. E un assolo di quelli potenti. Qualcosa di... Boom!»
«It
will finish with a far boom!»
«Boom!
Boom! Boom! Boom!»
Scoppiarono a ridere entrambi fin quasi alle
lacrime.
«Magari domani possiamo provare tutto, che dici? Sia la
mia canzone che la tua.»
Le sorrise dolcemente, come sapeva fare
lui. Quel sorriso che scaldava il cuore nonostante la sottile
malinconia che lo velava, appena percettibile dietro quell'entusiasmo
dirompente da cui era impossibile non farsi contagiare.
«Ottimo!
Devo ricordarmi di accordare la chitarra.»
Camminarono sereni ma
spediti fino ad arrivare davanti all'abitazione della ragazza, che
davanti all'ingresso allungò la mano per recuperare le borse
della
spesa, sorridendo a sua volta.
«Ti va di entrare?»
«Devo
rifiutare a malincuore, anch'io ho un fratello che aspetta.»
Candy
roteò gli occhi con una smorfia, immaginando la probabile
litigata
che avrebbe avuto con Steven rientrando. Poi sorrise a Red.
«Beh,
grazie di avermi accompagnata.»
«Per la Dea della Distruzione
questo ed altro. Allora a domani!»
«Fa' il bravo, eh!»
Lui
le diede un pizzicotto amichevole sulla guancia e si
allontanò
ridendo. Candy lo seguì con lo sguardo, con una sensazione
indecifrabile.
Un improbabile misto di dolcezza e paura, come un
vago cattivo presentimento.
Sgranò
gli occhi di colpo e non vide altro che buio della stanza.
Portò una
mano alla guancia, dove sentiva ancora vivido il calore delle dita di
Red. Si morse le labbra e chiuse gli occhi, sentendo un peso orribile
attanagliarle lo sterno. Si rigirò tra le lenzuola sentendo
gli
occhi farsi lucidi e guardò in silenzio il profilo del
ragazzo che
dormiva accanto a lei.
Allungò una mano ad accarezzargli i
capelli biondi e lui socchiuse gli occhi, accennando un sorriso
assonnato e facendole cenno di avvicinarsi. Si strinse forte a lui,
nascondendo il viso contro il suo petto e cominciando a piangere in
silenzio.
Red era morto da poco più di un mese. Steven era
sparito da altrettanto tempo.
Il sogno per cui tutti e quattro
avevano lottato si era sgretolato per sempre. Restavano solo lei e
Tom a cercare di tenere insieme i cocci di quell'utopia, ed era un
compito troppo pesante per due persone soltanto.
Chiuse gli occhi,
soffocando i singhiozzi mentre Tom le accarezzava dolcemente i
capelli come per cullarla.
Lentamente sprofondò nuovamente
nel sonno, e stavolta senza sogni.