Film > Batman
Segui la storia  |       
Autore: margotj    15/12/2013    1 recensioni
(Storia completa in pubblicazione a puntate)
PREMESSA ALLA STORIA: si tratta di un ALTERNATIVE UNIVERSE: con gran raccapriccio dei puristi, in questa storia Dc incontra Marvel: il presupposto? Bruce Wayne e Tony Stark si conoscevano, ben prima di divenire rispettivamente Batman e IronMan. Tutto ciò che viene visto nei film è quindi modificato opportunamente (stravolto, oserei dire, valgono le immagini più delle trame) per raccontare la storia della loro amicizia e dell'inizio della loro leggenda.
Spoiler: credo nessuno. Utilizzo spudorato di IronMan, IronMan2, Batman Begins e TheDarkKnight, qualche accenno agli Avengers
Pairing: canonico Tony/Pepper Bruce/Rachel
Rating: AU Angst, Dark, Friendship...
Disclaimer: i personaggi non appartengono ai legittimi proprietari. L’autrice scrive senza alcuno scopo di lucro e non intende violare alcun copyright.
Genere: Angst, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Batman aka Bruce Wayne
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

[fanfic Batman/IronMan] 1.12 Battle, Today and Tomorrow (part2) Spoiler: credo nessuno. Utilizzo spudorato di IronMan, IronMan2, Batman Begins e TheDarkKnight, qualche accenno agli Avengers Pairing: canonico Tony/Pepper Bruce/Rachel Rating: AU Angst, Dark, Friendship

Iron & Darkness

(acciaio e oscurità)

Di MargotJ

EPISODIO 13/13 - (spoiler alla lettura)

http://www.youtube.com/watch?v=Y1kVZNa9EQY&list=PLB1F21203D1E4126E

_____________

1.13 Battle, Today and Tomorrow (part2)

Lay beside me, tell me what they've done

Speak the words I wanna hear, to make my demons run

(Metallica - Unforgiven II)

Stai al mio fianco, dimmi cos' hanno fatto Dimmi le parole che voglio sentire, per far fuggire i miei demoni

Alba del giorno dopo.” - canterellò Tony, spalancando le tende e inondando la stanza di luce - “Sveglia, raggio di sole!”

Animale...” - un dito emerse da sotto le coperte. Bruce indicò la propria testa, sotto al cuscino - “Notturno.”

Sì, lo so. Chirottero. Un animaletto simpatico.” - concordò Tony, piegandosi e sollevando un angolo della coperta - “Ma è vero che vedi al buio?”

Dalla fessura intravvide un occhio accusatorio... ma non si lasciò intimidire.

Bruce... Sono le tre del pomeriggio.” - comunicò, restando appoggiato con i gomiti sul materasso e inginocchiato sullo scendiletto - “Cosa hai preso?”

Tre del...

Bruce si sedette di scatto. Gettò le coperte da un lato e … e meno male che Tony si era spostato o sarebbero miseramente franati assieme sul tappeto.

Sono in ritardo.” - borbottò Bruce, tenendosi più o meno in piedi e apprezzando la mano al centro delle scapole - “Tony, avresti dovuto chiamarmi prima, ho un impegno...”

Sì. Sei in ritardo.” - confermò Rachel, in piedi sulla porta - “Sono davvero stanca di aspettarti.”

Bruce si bloccò. E la fissò: Rachel, i capelli stretti in una coda, le braccia conserte.

Non si è svegliato.” - lo scusò Tony, mentre gli abiti della donna cominciavano a fumare e incendiarsi - “Non essere troppo dura con lui...”

Non lo sono mai.” - rispose Rachel, mentre una guancia si anneriva, carbonizzandosi - “Sono soltanto giusta. Lui è in ritardo. Sto aspettando da troppo tempo.”

Adesso la stanza era un incendio. Le fiamme arrivavano fino ai suoi piedi nudi, evitandoli. Bruce si voltò. Tony bruciava senza urlare. Si sbriciolava, diveniva cenere.

Ma i suoi occhi, tra le fiamme, continuavano a fissarlo.

Sì, Bruce.” - fece eco Joker, arrivando alle spalle della donna - “Ti stiamo aspettando. Sbrigati.

Una mano gli si posò sulla spalla e Bruce reagì istintivamente, afferrandola e torcendola.

Ehi, Junior!” - urlò Tony, seccato, invertendo la torsione e bloccandolo, ansimante, sulla branda del rifugio - “Piano!”

Bruce sbatté le palpebre, non realizzando immediatamente cosa fosse reale e cosa no. Rachel, fiamme, Joker... la sua stanza.

Incubo.” - sibilò, lasciandolo e ricadendo sul cuscino, sentendosi in un bagno di sudore. Aveva ancora la corazza addosso - “Incubo...”

L'avevo intuito.” - rispose Tony, un ginocchio piegato a terra. Senza dare troppo peso a quello che stava facendo, gli posò una mano sulla fronte e attese - “Respira con calma, di solito aiuta.”

Bruce borbottò qualcosa, senza riaprire gli occhi. Emanava un forte odore di bruciato, di chimico. L'armatura, in più punti, era rovinata, lacerata, corrosa. Doveva essere passata attraverso parecchie vicissitudini.

Sei precipitato da un grattacielo?” - domandò, verificando uno strappo più profondo di altri e la ferita appena visibile.

No, mi sono gettato dal treno. Quello che è esploso...”

Capisco...” - sospirò Tony, piegando la testa e cercando di capire quanto di lui, dentro il kevlar, fosse ridotto come l'esterno. Del resto, bastavano gli special che le reti televisive avevano trasmesso a ripetizione, tutta la notte, per sapere la proporzione dei guai affrontati da Batman. Alla Expo, invece, dopo aver fatto il bilancio degli alberi abbattuti e dei danni alle strutture, era rimasto poco da fare. Si contavano alcune vittime, qualche ferimento accidentale mentre si avviava il piano di evacuazione. Pepper aveva preso in mano la situazione ben prima che l'attacco di Stane si concludesse, sfruttando al massimo ogni risorsa tecnologica a disposizione per creare una rete di comunicazione e un quartier generale. Ad un passo dal sembrare clonata, era riuscita a intervenire in più questioni contemporaneamente. E, a darle man forte, era apparsa un'assistente, una certa Natalie, ostinata quasi quanto lei.

Tony, ridisceso a terra dopo la caduta di Stane, l'aveva squadrata e non aveva chiesto da dove fosse venuta fuori, avendo per altro, dopo aver avvistato Coulson, una teoria a riguardo.

L'unica certezza che aveva su questa donna (che, googlata, risultava essere laureata, dotata di master, ex modella e abbastanza poliedrica da parlare persino latino) era di non essersela mai mai scopata. Sorprendente, dopotutto. Unica cosa irritante di lei, a parte la faccia da schiaffi, la suoneria del cellulare: Whatever You Want aveva suonato così tanto da mandarlo quasi in bestia, mentre attendeva di apparire in conferenza stampa.

Sì, perché prima di lasciarlo libero di partire per Gotham, una volta accertatesi che fosse vivo e in salute, lo avevano obbligato a un comunicato. Ancora in armatura e sulle scale del padiglione 1 della Expo, l'unico ad essere ancora in piedi, dove meno di due ore prima era apparso in smoking e senza pensieri, Tony aveva risposto a qualche domanda con frasi preconfezionate. Poi aveva insultato un paio di giornaliste (e quelle, certo, si ricordava di essersele scopate!) e liquidato l'opinione pubblica con l'abituale segno della vittoria.

Dopo, era volato via, con un'uscita di scena che non conosceva eguali nel mondo televisivo. Per completare la performance, aveva rapito Pepper, lasciando Natalie a terra a fissarli, allontanandosi in una scia dorata.

Alla StarkHouse, si erano concessi un bacio da capolavoro del cinema, poi ognuno era tornato alle proprie incombenze. Pepper, ancora in abito lungo, si era seduta tra schermi e telefoni, come se niente fosse. Natalie ed Happy l'avevano raggiunta in breve tempo.

Natalie gli aveva ovviamente rifilato un'occhiataccia, ma Tony se ne era bellamente disinteressato: ucciso Stane, non aveva altro da fare nei paraggi, se non intralciare. E, finalmente, era arrivato il momento di partire, quasi nel sollievo generale di tutti i presenti.

Ore.” - sussurrò Bruce, mentre la mano si spostava dalla fronte alla giugulare - “Che ore sono.”

E' quasi mezzogiorno.” - Tony ritirò la mano, molto lentamente, studiandolo - “Sta piovendo su Gotham. È una buona notizia.”

Bruce aprì gli occhi, voltando la testa.

Le cariche che hanno sganciato nelle periferie, senza l'emettitore, non sono permanenti.” - aggiunse Tony - “Il loro effetto dovrebbe svanire entro le dieci, dodici ore. Ormai ci siamo. Con la pioggia inizierà a sciogliersi anche la nube.”

Ok. Alfred doveva chiamarmi.” - Bruce puntò i gomiti, per raddrizzarsi, Tony lo respinse sul materasso.

Sono stato io a dirgli di non farlo.” - rispose, come se fosse necessario mettere in chiaro la natura del tradimento del maggiordomo - “Sono qui dalle cinque, era inutile fossimo svegli in due.”

E che ci fai qui dalle cinque...”

Sono venuto a riposarmi.” - rispose Tony, del tutto impassibile.

Bruce si concesse un mezzo sorriso.

Giusto.”

Resta sdraiato.” - ordinò Tony, rialzandosi - “Ti racconto tutto.”

Si bloccò, sorpreso. Bruce gli aveva afferrato una mano, stringendo forte, trattenendolo.

Si scambiarono un'occhiata e Tony ebbe l'impressione che volesse dire qualcosa... qualcosa che, alla fine, non pronunciò.

Prima mi levo l'armatura.” - disse, infatti, sedendosi, senza però lasciarlo andare - “Aiutami.”

***

Aveva davvero bisogno di aiuto. La spalla era viola, il torace segnato da striature altrettanto tumefatte. Tony aveva preferito tagliare alcuni elementi, nel dubbio che sotto ci fossero fratture, promettendo solennemente di sostituirglieli con altri, a tempo record.

Bruce aveva scherzato sulla demolizione della corazza, a meno di trenta ore dalla sua inaugurazione. Ma non era riuscito a trattenere qualche smorfia, mentre Tony sfilava parti ormai unite alla pelle dal sangue rappreso.

Tu come stai?” - chiese, restando seduto sul tavolo e lasciando che Tony trafficasse con gli stivali.

Di risposta, Tony alzò la maglietta. Lividi come palle da tennis.

Capisco.” - sospirò Bruce, senza dilungarsi. Sussultò, chiudendo gli occhi: Tony gli aveva appena raddrizzato un dito del piede, senza preavviso - “Grazie.”

Di niente.” - rispose Tony, mettendo a posto anche quello vicino. E quello ancora dopo. Poi passò al secondo stivale.

Bruce alzò gli occhi, udendo dei passi. Alfred stava percorrendo il chilometrico corridoio che metteva in comunicazione WayneManor con il rifugio. Ed aveva un vassoio, tra le mani, come sempre.

Era una visione così rassicurante da fargli venire le lacrime agli occhi.

Tony aveva finito la propria opera. Bruce si rialzò, zoppicando, in direzione dei computer. Alfred, sul passaggio, gli porse un bicchiere, colmo fino all'orlo di latte.

Felice di vederla in salute.” - commentò, approfittandone per guardarlo in faccia. Occhiaie a parte, aveva un bel livido sul mento - “Occorrerà del fondotinta, se vuole apparire in pubblico.”

Non penserai di diventare spiritoso proprio oggi.” - replicò l'uomo, posando il bicchiere. Tony, con la corazza sotto il braccio, si fermò, sollevò l'oggetto e glielo ripose in mano, con l'espressione di chi non vuole essere contraddetto.

Non mi permetterei mai, signore.” - rispose Alfred, riempiendo un secondo bicchiere di latte e porgendolo a Tony. Poi aggiunse, guardandoli entrambi - “Sarebbe una mancanza di rispetto...”.

Il signor Stark aprì la bocca per protestare. Poi la richiuse.

Salute.” - sospirò, urtando il bicchiere di Bruce.

La colazione.” - presentò a quel punto il maggiordomo, sollevando il coperchio dal piatto. Aveva un sorriso compiaciuto... da gatto.

***

Mangiando sandwich (e obbligando Bruce a fare altrettanto), Tony si lanciò in un resoconto, il più dettagliato possibile, delle ore appena trascorse.

La città di Gotham era quasi sotto controllo: Gordon, apparso in televisione alle prime luci del nuovo giorno, aveva riassunto la situazione comunicando la cattura di più uomini coinvolti nell'attacco e sottolineando come le forze dell'ordine fossero state allertate per tempo e avessero prontamente reagito.

Il Cavaliere Oscuro è stato indispensabile, questa notte, aveva sottolineato, con decisione. Senza di lui non saremmo qui a parlarne. Gordon non era uomo da giochi politici e, a quanto sembrava, non aveva paura a fare il nome di Batman quando si trattava di giustizia e azione.

Quando si erano inserite immagini di repertorio già viste, Tony ne aveva approfittato per voltarsi e guardare ciò che restava del Cavaliere Oscuro in questione: un'ombra nera, su una branda, spenta da un sonno tanto spesso da essere quasi certamente chimico.

Nient'altro da dire. O da giudicare.

Tony si era voltato di nuovo verso i monitor, continuando a seguire la situazione. Alla Expo, Pepper non aveva ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali ma i primi analisti escludevano una connessione con i recenti eventi di Gotham. La lunga mano dello Shield cominciava già a farsi sentire.

Ras'l Ghul risultava essere l'unico mandante dell'attacco terroristico e, al momento, e solo per il momento, aveva sottolineato Gordon, lo si riteneva disperso. Probabilmente morto.

All'apice del caos, un treno risultava essere deragliato, in seguito a un crollo dei binari sospesi, per cause ancora ignote.

Il treno, ringraziando il cielo, si era spezzato e solo il locomotore era precipitato in una zona in via di demolizione, danneggiando un parcheggio multipiano. Era seguita un'esplosione, inevitabile, ma si escludeva a bordo la presenza di ordigni bellici. L'attacco terroristico, quindi, sembrava limitarsi alla diffusione nell'aria di una sostanza tossica e allucinogena che aveva causato non poche vittime e mastodontici problemi.

Batman, visto in più zone della città, sembrava essersi adoperato fino all'alba, aiutando e combattendo. Ma gli avvistamenti erano cessati verso le quattro, in concomitanza al passaggio degli aerei militari che avevano rovesciato acqua di mare sulla città, come se dovessero domare un incendio.

Tony si sarebbe voluto prendere il merito di questo, ma non poteva: era stata Pepper a mettere in piedi alcuni contatti delle StarkIndustries e spingerli ad agire in quel mondo.

Acqua, signori, non fate altre scelte di cui potreste pentirvi” - aveva detto al telefono, come se la Difesa Nazionale prendesse ordini direttamente da lei. Tony, nel frattempo, si era fatto aiutare da Jarvis nella rimozione dell'armatura, inneggiando ad un enorme apriscatole non ancora inventato.

Dopo, indossando un'altra armatura che, guarda caso, era già pronta all'uso, era volato a Gotham per trovare ciò che restava di Bruce Wayne. In volo, seguendo l'impulso del bracciale (scomparso per un'interruzione di contatto inaspettata durante la propria colluttazione con Stane), aveva saputo dove rintracciarlo.

E' tutto.” - disse, infine, Tony, finendo un altro sandwich e lasciando cadere sul tavolo il tovagliolo di lino - “Situazione in fase di miglioramento. Puoi riposarti.”

Crane?”

In consegna al distretto di polizia da circa un'ora. L'ha trovato una pattuglia, ho sentito già la registrazione. Non credo che sia proprio in forma, è rimasto intossicato.”

L'ho intossicato io.”

Occhio per occhio, allora.”

Qualcosa del genere.” - ammise Bruce. Aveva male persino a masticare - “E Joker?”

Nulla. Nemmeno un commento. Come Vanko, del resto.” - replicò Tony, scegliendosi una mela e mordendola - “Che maleducati... nemmeno chiamare per sapere come stiamo...”

E Pepper?” - Bruce sembrava in vena di domande, sprofondato nella sedia davanti ai monitor - “Come se la cava?”

E' Pepper. È perfetta, come sempre.” - Tony piegò la testa, squadrandolo - “Bruce, dimmi che non ti stai iniettando degli steroidi.”

No.” - rispose l'altro, posando la siringa appena utilizzata - “Ma non intendo affrontare il Joker sentendomi un rottame.”

Credo sia il caso di ritardare il vostro confronto.”

No, non lo farò. Basta aspettare.” - Bruce scosse la testa, fissando un punto alle spalle di Tony. Sulla scrivania, nascosto tra un quaderno e dei cd, intravvedeva appena un fiore blu, essiccato - “Non aspetterò un invito, intendo trovarlo e stanarlo.”

Non sei in grado di batterlo, in questo momento.” - rispose Tony, tagliando sui giri di parole - “Ti farai ammazzare.”

Possibile.” - ammise Bruce, alzandosi, le mani puntate ad entrambi i braccioli per riuscirci - “Ma non inevitabile.”

***

Possibile ma non inevitabile. Forse Junior aveva ragione. Ma gli provocava solo l'atavico desiderio di cominciare a fumare. Di certo, lo aveva obbligato a servirsi dal carrello dei liquori.

Erano rientrati a WayneManor e Bruce era salito a farsi una doccia. Tony, in piedi davanti ad una delle ampie finestre della biblioteca, bicchiere alla mano, contemplava il parco e rifletteva sul proprio ruolo nella situazione che si stava creando.

Posso portarle qualcosa, signor Stark?” - domandò Alfred, apparendo sulla porta.

Un cervello nuovo per il signor Wayne, magari.” - sospirò Tony. Poi si voltò, con un sorriso di rammarico - “Mi perdoni, Alfred, stavo seguendo i miei ragionamenti... Non mi serve nulla, grazie.”

Capisco perfettamente. E non posso dissentire.” - rispose il maggiordomo - “Sa cosa ci riserva la giornata di oggi?”

Purtroppo no, non ancora. La terrò informata.”

La ringrazio.” - rispose il maggiordomo.

Alfred?” - lo chiamò ancora, tornando a fissare il parco.

Signore?”

Gli guardo io le spalle. Non gli succederà nulla.” - disse, rispondendo alla domanda che non si era permesso di rivolgergli - “Non preoccuparti.”

Se le cose stanno così, signore, seguirò il suo consiglio.” - rispose l'uomo, compito. Poi, con un mezzo inchino, si ritirò.

Era una grossa promessa, quella appena fatta. Una promessa che richiedeva un secondo giro attorno al carrello dei liquori.

Aspetta a versarti un altro scotch.” - disse Bruce, apparendo sotto l'arco. Sembrava più in forma di prima, ma Tony non voleva sapere cosa avesse fatto, oltre alla doccia - “Ho una bottiglia speciale.”

Abbiamo qualcosa da festeggiare?”

Fingiamo di sì.” - replicò Bruce, aprendo la porta dello studio di suo padre. Come il resto del castello, era stato riprodotto alla perfezione. Mancavano solo gli strumenti medici... quelli, come i ricordi, non erano rimpiazzabili - “In fondo abbiamo vinto il primo round. Non è poco.”

Giusto.” - concordò Tony, scegliendo il divano e allungando anche le gambe. Tale e quale suo padre, pensò Bruce, aprendo l'ultimo cassetto della scrivania. Poi sollevò la bottiglia e lesse l'etichetta - “Brandy Solera Gran Reserva...”

Conde de Garbey!” - concluse Tony, illuminandosi - “Però, Junior, quel che si dice un brandy invecchiato il giusto!”

Credimi, trovarlo non è stato semplice.” - rispose Bruce, aprendo e versando - “Leggevo sempre l'etichetta, da bambino, ho finito con l'impararla a memoria. E, l'altra settimana, io... no, niente, brindiamo. Alla prima mano vinta.”

E, vista la bottiglia, alla nostalgia.” - rispose Tony, alzandosi - “... ai nostri padri. A papà.”

Bruce esitò. Poi i bicchieri tintinnarono.

A papà.” - rispose, in un sussurro.

***

Non si dissero molto, bevendo quella rarità. La nostalgia, dopotutto, sembrava aver davvero preso la parola, calando su di loro come un velo. Stanchi, doloranti e consapevoli della caccia all'uomo che stava per aprirsi, rimasero in quello studio silenzioso per almeno un'ora. Tony, semisdraiato sul divano, Bruce alla scrivania.

Ognuno aveva i propri pensieri e i propri ricordi da vivere, ad ogni sorso. Quella stanza, come la memoria, era un'illusione di qualcosa di già perduto: non erano le stesse mura, non era la stessa bottiglia, non erano gli stessi libri. Eppure... eppure sia Tony che Bruce non potevano sfuggire alla malinconica consapevolezza del tempo andato che più torna, della morte e del dolore che la accompagnano.

Siamo diversi, si sorprese a pensare Bruce. Siamo diversi da ciò che eravamo soltanto quattro notti fa, incapaci anche solo di nominare la nostra eredità.

Siamo cambiati. Così doveva andare.

Ma i rimpianti sono sempre gli stessi di quando ci siamo trovati.

E in quel giorno, più di ogni altro, il rimpianto era forte. La morte di Obadiah per Tony, quella di Ducard per Bruce, erano il punto di non ritorno che da tempo entrambi andavano cercando. Un modo per far pace con il passato, con il senso di inadeguatezza coltivato nel dolore infantile, così simile al senso di colpa, che li aveva perseguitati nell'età adulta. A caccia di una connessione dentro una bottiglia di brandy vecchia di duecento anni, un ponte tra passato e presente, tra due generazioni che non avevano potuto confrontarsi. Ma degni entrambi, a modo loro, del cognome che portavano. Certi della strada scelta.

Bruce sospirò, lasciando andare la testa indietro, contro lo schienale in pelle.

Niente male.” - sospirò, facendo ruotare, per l'ennesima volta, il liquore nel bicchiere. Poi si voltò, guardando Tony - “Stane ti ha detto qualcosa ieri sera? Ci hai parlato prima di...”

Ci ho parlato.” - ammise Tony, restando sdraiato sul divano impero, con i piedi sul bracciolo. Il bicchiere, in bilico sullo stomaco, era ancora pieno a metà. Tony lo gustava, goccia per goccia, senza fretta - “Niente che possa avergli fatto piacere sentire.”

E tu? Hai sentito cose che non volevi sentire?”

No. Niente che fosse vero. Da circa quattro giorni sono fan di mio padre, è presto perché riescano a farmi vacillare nella mia fede.” - scherzò. Ma la verità era che si sentiva in pace, in pace con quella leggenda che si ritrovava per genitore. Non più un gran mistero, dopotutto, con il fascino delle soluzioni lungamente cercate - “Non mi sorprende che Obie non avesse capito niente di lui. Non era del tutto colpa sua. Certi segreti non sono alla portata di tutti...”

Tacque. E ricadde il silenzio.

Junior, a questo punto, visto che siamo in vena di confessioni, vorrei farti una domanda.”

Sentiamo.”

Di cosa stava parlando Joker quando si è riferito a me definendomi 'lui' ?”

***

Pipistrello, pipistrello cattivo... è lui, vero? È lui quello che penso, è lui?”

Joker si è riferito a me in questi termini, Bruce, nella registrazione.” - insistette Tony, non ottenendo immediatamente una risposta - “Tu sai di cosa stesse parlando, o sbaglio?”

Non è nulla che ci metta in pericolo. E, presto, Joker non sarà più un problema.”

Sì, credo che tu abbia ragione: presto non sarà più un problema. Ma, attualmente, è ancora libero. E quella frase non era una minaccia alla mia vita... ma alla tua.

Bruce alzò gli occhi verso Tony. Non era più sdraiato sul divano, ma seduto al centro, pronto ad alzarsi e discutere.

Cosa sa di te che non vuoi ammettere nemmeno con me?” - insistette, senza sapere come Bruce sentisse riecheggiare, nelle sue parole, quelle del mostro.

Hai negli occhi la morte. La morte di chi? Chi sta morendo, ora, mentre sei qui, con me? A chi puoi tenere così tanto? Amore? Amico? Padre... fratello?”

Tutto.” - rispose Bruce, a bruciapelo, fissando dentro il bicchiere che ancora stringeva in mano - “Sa tutto di me, mi legge dentro come se fossi scuoiato.”

Bruce...”

E' successo al commissariato, la notte in cui sono andato a interrogarlo. Io non sono riuscito a strappargli una confessione. In compenso, lui ha ottenuto tutto ciò che voleva. Per questo so che, per quanto io lo combatta, non c'è nessuna certezza che vinca. Non ho segreti per lui.”

Non ne ho, non si è salvato nulla. Lui sa ogni cosa... ogni cosa che conti...

Scommetto che è stato Lui... Si è occupato di te anche quando facevi danni, vero? Perché tu ne hai fatti, di danni, tu eri un delinquente e ora cerchi redenzione, vero? Si legge dappertutto, su questa tua corazza: picchiatemi, fatemi male, sono stato cattivo, cattivo...”

Tony si alzò e si sedette di fronte alla scrivania. Bruce fissava il bicchiere, non lo guardava in viso. Era difficile sapere a cosa stesse pensando... ma parlava. Ed era già più di quanto avesse mai fatto.

Mi racconti dapprincipio?” - chiese, giocando una partita azzardata.

Bruce alzò gli occhi su di lui, incerto. Dall'altro lato della scrivania, le braccia conserte sul ripiano rivestito, l'espressione di chi è disposto ad attendere ma si aspetta una risposta.

Raccontargli di quello scontro sarebbe stato come svelargli gli incubi: incubi costellati di lapidi, in cui Tony moriva bruciato e Rachel lo chiamava, invitante. Incubi in cui era separato, come sconnesso, sia dai vivi che dai morti.

Non posso.” - rispose, dopo aver esitato a lungo - “Davvero.”

Temi davvero che possa giudicarti?”

Io non … non lo so.”

Bruce, guardami bene. Siamo alle battute finali, lo sappiamo entrambi. Ma io desidero chiederti se ricordi come è cominciato tutto questo. Se ti ricordi cosa è stato a spingerti in questa direzione. Perché hai fatto quello che andava fatto?

Perché mi hai detto che mi serviva uno scopo.

Perché mi hai detto di tornare a casa, di creare qualcosa. E l'ho fatto.

E questo fratello, dicevo, ti ha convinto.” - fece eco la voce del Joker, nella sua mente - “Abbiamo uno scopo, ne abbiamo uno... è questo che dicono i grandi, quando i piccoli piangono."

Joker sa anche questo. Sa perché sono divenuto Batman.”

No, lui non lo sa. Lui non c'era. Gioca con le tue paure, non fa nient'altro. Ti osserva e si plasma sulle tue reazioni, un gioco da prestigiatore. Ma non c'era, al campo di prigionia, non ha visto ciò che ho visto io, non ti ha sentito parlare, né sa cosa ci fosse tra te e Rachel.”

Ti sbagli, Tony.”

No, per niente. Io non sbaglio quasi mai. Joker sa solo quali tasti premere. E io sono uno di quelli, vero?”

Domanda a bruciapelo. Bruce annuì, senza rendersene conto.

Non mi farà nulla, Junior. Anche impegnandosi, non può toccarmi. E questo ti fornisce un punto di forza, non credi? Io non sono una falla attraverso cui ferirti. E' solo un bluff.”

Bruce non rispose. Tony aveva ragione: Joker aveva giocato sulla paura di Bruce, sulla paura della morte inevitabile di Tony per via dell'intossicazione. Ma quella causa era decaduta.

Joker non lo sapeva. Un bluff.

Ragiona, Bruce. Non siamo giunti fino a questo punto per cedere davanti a un tizio che si tinge i capelli di verde. Non sei destinato a divenire ciò che lui crede. Tu sei ciò che hai scelto di essere, fino in fondo all'anima. Tu sei figlio di Thomas per ciò che hai fatto, non per il nome che porti.”

Siamo forgiati dalle esperienze che abbiamo vissuto, non da ciò che le persone credono di sapere di noi. Siamo ciò che siamo perché così vogliamo che sia.

Noi combatteremo insieme, Bruce. Te l'ho promesso. Ma tu non dimenticare mai che, da quando ti conosco, ti ho visto spezzare ogni tua paura per ricavarne forza. Questa volta non sarà diverso. Joker può anche credere di sapere chi tu sia, ma non sa quanto in alto sai spingerti. Non può saperlo perché... perché certi segreti non sono alla portata di tutti. E altri...”

Mise una mano in tasca ed estrasse un registratore mp3.

Altri vanno svelati solo al momento opportuno.” - aggiunse, facendo partire la registrazione. Poi si alzò e uscì, un attimo prima che la voce di Rachel fosse udibile.

***

Sei solo un folle.” - sibilò Rachel - “Uccidi me, ma non ucciderai i simboli di Gotham. Dent ti troverà, Batman ti consegnerà a lui, vivo o morto. Non potrai mai sfuggire alla giustizia.”

Tu credi? Tu credi, eh?” - la voce di Joker crepitava, divertita, come le fiamme - “Scommetto che sei una che crede in tante cose... questa bilancia, questa spada... tu pensi davvero che significhino qualcosa, vero? E gli occhi, non vuoi che ti cavi anche gli occhi?”

Vuoi farlo? Fallo! Non mi serve la vista, so di essere già morta. Ma questi simboli non muoiono con me... guardati attorno, basta un pugno di cenere per far sorgere nuovi eroi, eroi così grandi da restare incompresi, eroi in grado di guardare oltre il proprio dolore e combattere.”

E il tuo uomo? Credi davvero che non vorrà vendicarti? Credi davvero che non vorrà uccidermi e basta, quando saprà?”

Il mio uomo non sceglierà mai la via più semplice...”

Bruce chiuse gli occhi, come se un pugno lo avesse raggiunto, in pieno sterno.

Il mio uomo farà ciò che è giusto... perché dal proprio dolore ha saputo forgiare l'equilibrio. Lui crede nell'armonia e tu non avrai nessuna arma con cui riuscire a colpirlo. Nessuna.”

Oh, Rachel... Bruce strinse il profilo del ripiano, fino a sentire le unghie entrare nel legno.

Tutto cadono, mia cara, tutti. Non lo sai? Non sai che la follia è la prima figlia delle verità assolute? Il caos, tesoro mio, il caos è ciò che nasce dal dolore e dalla paura, non l'equilibrio.”

Tu non sai niente, tu non...” - Rachel rideva, senza paura, in un nastro che ora gracchiava, distorcendosi.

Non svanire, ti prego.” - implorò Bruce, parlando con l'eco della donna, come se potesse sentirlo - “Non svanire, amore mio. Non lasciarmi.”

Sbagli. Sei solo un insetto che si crede un gigante, un insetto. E i giusti di questa città ti schiacceranno. Forse non oggi, o domani, ma tu cadrai. La legge degli uomini, quella legge che tu disprezzi, sarà l'ultima gentilezza che otterrai nella tua miserabile vita.”

Potresti aver ragione... ma tu? Ora? Vedi la giustizia che viene a salvarti? Dov'è ora, questa tua musa infallibile?”

Silenzio. Distorsione. Il crepitio del fuoco. Poi Bruce sentì se stesso urlare e desiderò coprirsi le orecchie.

Sei vivo, allora.” - un sussurro. Un sussurro fatto di inspiegabile gioia.

Mi ha visto, pensò Bruce. Lei mi ha visto.

E la sua risata, la sua spregevole risata.

Allora non sei così innocente... il tuo uomo, il tuo uomo... due. Sono due, come in ogni cosa, due, due facce. Ma uno non c'è e lui... lui non ti salverà... non si getterà nelle fiamme per te...”

Lui salverà ciò in cui io credo. Perché lui è migliore, sia di me che di te.

Le parole di Joker si persero. Poi iniziarono le urla. Solo urla. E, nella distorsione ormai totale della registrazione, Bruce percepì la scomparsa della vita. E Rachel svanì, per non tornare mai più.

***

Quando uscì dallo studio, chiudendosi la porta alle spalle, Tony si alzò e restò fermo, a prendersi i pugni che si meritava.

Bruce venne verso di lui, lentamente, i segni di quello che lo aveva colpito incisi nei lineamenti.

Fuoco. Bruciava dello stesso fuoco che aveva ucciso lei.

Gli porse il lettore e Tony lo prese, facendolo scivolare in tasca.

Credevo avessi detto di averla cancellata …” - mormorò, senza muoversi.

Per molto tempo, mi sono convinto di averlo fatto.” - rispose Tony, con calma - “Mi sono illuso di poter dimenticare di non esserci riuscito.”

L'ho cancellata io.”- confessò Bruce, mentre la voce gli moriva in gola. Ho cancellato la sua morte.

Allora hai fatto la cosa giusta. Come sempre.” - replicò Tony. Poi si voltò - “Andiamo, abbiamo un compito da portare a termine.”

***

Joker. Cercarono Joker per tutto il giorno, riguardando ogni fonte di informazione: filmati, riprese amatoriali, qualunque tipo di articolo uscito su di lui. Avevano discusso e non erano approdati a nulla. A quel punto, erano usciti.

Così come lo avevano cercato tutto il giorno, lo cercarono tutta la notte. Passarono al setaccio una città ridotta ad un campo di battaglia e i cieli densi di nubi che la minacciavano.

Pepper, in viaggio verso Gotham, informata della decisione, aveva ripreso in mano la documentazione un'altra volta e si era rivista tutti i filmati con cui Joker aveva terrorizzato, sin dall'inizio, la popolazione. Niente da fare. Nulla. I video erano stati girati in posti diversi alcuni, nello stesso altri. Ma, in nessuno, era stato possibile notare un particolare che dicesse qualcosa più di ciò che già sapevano. Joker, con l'aiuto di Ducard o senza, da mesi ormai, aveva messo in ginocchio la malavita di Gotham a partire dai peggiori padrini, quegli stessi uomini che Harvey Dent aveva combattuto fino alla morte.

Aveva immortalato ogni omicidio con un filmato, si era preso il merito di ogni cadavere scoperto dalla polizia e si era divertito a interrompere le dirette sulle azioni di Batman per commentarle di persona. La televisione era stato il suo mezzo prediletto di diffusione. Con disappunto di Tony, non aveva quasi mai utilizzato cellulari e internet. Non aveva lasciato tracce vocali, se non quelle di cui avevano già accertato la provenienza né piste nella rete, facilmente seguibili.

Forse, ora, in mancanza di alleati forti come Ducard o Crane, sarebbe dovuto venire allo scoperto, per provare a mettersi in contatto con Vanko.

Vanko, come lui se non peggio, sembrava imprendibile. Chiuso da qualche parte, stava certamente lavorando. Ma a cosa? E a che punto era? E che importanza poteva avere per lui Joker, se ciò che voleva era solo Iron Man?

Nulla. Nulla su cui lavorare.

E così, la notte era passata.

Rientrati a casa, avevano trovato la signorina Potts ad aspettarli, scalza, sulla porta della biblioteca.

Felice di rivedervi.” - aveva comunicato, posando la tazza che stringeva tra le mani e avanzando verso di loro. A sorpresa, aveva abbracciato Bruce e non Tony - “Eroe di Gotham... felice di vederti intero.”

Tony non aveva obiettato. Il vantaggio di un'armatura come quella di Iron Man era il poter avere comunicazioni telefoniche anche di natura personale tra un'azione e l'altra.

Così, in volo, chiamata Pepper, le aveva raccontato tutto. Tutto, per filo e per segno. Lo aveva fatto perché sapesse a cosa andavano incontro e, in una forma di egoismo, per levarsi il peso del compiuto dalla coscienza.

Pepper non lo aveva giudicato. Aveva capito dal tono della voce di doverlo sostenere, come poche volte nella vita le era stato concesso di fare. Aveva parlato con lui dell'accaduto, della registrazione di Rachel, si era fatta dire quanto era disposto a svelarle senza insistere.

Tony, al di là dell'amore ormai assodato, le era stato grato, grato di poter riporre in lei quella fiducia che non provava per il genere umano in generale. Pepper sapeva capire. Sapeva capire ogni cosa.

Sei ridotto meno peggio di quanto pensassi.” - commentò la donna, allontanandosi da Bruce quanto bastava per guardarlo in viso. Lo obbligò a voltare la testa e verificò il livido sul mento - “Preso qualche cattivo, stanotte?”

Qualcuno. Ma poca roba.” - rispose Tony, piegando il collo indolenzito prima a destra e poi a sinistra - “Ci ordiniamo una pizza? Mangerei un tavolo...”

Alfred vi ha lasciato la cena in caldo.” - rispose lei, voltandosi per ricevere un bacio e poi dall'altra parte per seguire i suoi spostamenti - “Io vi lascio ai vostri banchetti e vado a dormire.”

Non rimani?” - domandò Bruce. Pepper non lo aveva ancora lasciato andare, gli teneva le mani sulle spalle. Ed erano calde, vive.

No. E voi seguite il mio esempio e andate a dormire presto. Niente parole fino all'alba come se foste dei ragazzini.”

Ma noi siamo dei ragazzini. La notte è il nostro momento!”

La notte è il vostro momento, Tony, perché le cose che fate, di giorno, sembrerebbero da folli.” - rispose lei, serafica, recuperando il the e il libro - “ 'notte...”

Il consiglio di Pepper si era rivelato ottimo solo sulla carta. Al mattino, Alfred li aveva trovati addormentati in biblioteca, Bruce sul divano e Tony sul tappeto. Tutto attorno, tablet, appunti, progetti e bottiglie di birra. Cose mai viste nemmeno nel pieno dell'adolescenza.

***

C'era Alfred, che si muoveva, nel corridoio secondario.

Tony, quando fu certo che si fosse allontanato, aprì gli occhi e si sedette. Bruce dormiva ancora, sdraiato sul divano, con un braccio a penzoloni. Allungò una mano, scuotendolo. Niente. E inutile pensare di poterlo trascinare in un letto.

Si alzò, cercando di fare meno confusione possibile e lasciò la stanza.

Salì le scale a piedi scalzi, la testa annebbiata dal sonno interrotto e dagli ultimi giorni vissuti.

La giustizia è cieca, come la fortuna. Perchè dovrebbe funzionare con regole differenti?”

E, difatti, le loro regole non son diverse. La fortuna e la giustizia non guardano mai chi tu sia. Ma sei tu, uomo, con il tuo arbitrio a scegliere se rispettare i limiti e i doni che ti offrono. La fortuna e la giustizia possono permettersi il lusso di essere cieche... ma sta agli uomini aprire gli occhi.”

Rachel... ormai, sempre più spesso, pensava a lei. Era il fantasma di Bruce, la stella guida delle sue azioni e, da circa venti ore, l'unica risorsa per riuscire a mantenerlo in vita.

La registrazione, l'inaspettato colpo basso inferto, non era altro che un ultimo disperato tentativo di mantenere Bruce sulla retta via: le parole di Rachel, nelle speranze dei Tony, dovevano ricordargli il motivo per sopravvivere al Joker e, allo stesso tempo, il motivo per non ucciderlo.

Un limite. Un limite alla morte e alla vendetta.

Un modo per non perderlo.

Tony aprì la porta della loro stanza e non lo sorprese sentire la voce di Pepper canticchiare, nel bagno. Si affacciò e la donna, immersa fino al collo in una vasca che sembrava riempita di schiuma, gli sorrise.

Avevo detto a letto presto...” - lo ammonì, scuotendo un piede nella sua direzione.

Ho dormito presto. Ma non a letto.” - rispose lui, sedendosi sul bordo della vasca e giocherellando a colpire la schiuma con le dita, facendo esplodere microscopiche bolle nell'aria - “Come andiamo a casa?”

Tutto nelle mani di Natalie. È molto competente.”

Se è dello Shield la voglio fuori dai piedi a tempo record.”

E' dello Shield e, al momento, licenziarla sarebbe uno sbaglio.”

Natalie è almeno il suo nome? Scommetto di no.

Sinceramente non mi importa. Ah, ha chiamato Phil. Dice che Obie è davvero Obie e che l'armatura si sbriciola come un biscotto vecchio.”

Oh, ma che bravo questo Phil che ha scoperto l'acqua calda. Potevo dirti io le stesse identiche cose.”

Siamo suscettibili stamattina...”

Potrei essere in balia di un'emozione nuova: sono nervoso.” - ammise Tony, colpendo di nuovo la schiuma e schizzandola in giro - “Dobbiamo trovarli, dobbiamo trovarli prima che lui cominci a sniffare colla per restare tonico ed io abbia un esaurimento.”

Sono perfettamente d'accordo.”

Avere per amico un eroe solitario mi stressa davvero! Manco fossi la sua fidanzata!”

E benvenuto nella mia vita.” - sospirò Pepper, appoggiando la nuca al bordo della vasca e guardandolo - “Tony, stiamo facendo l'impossibile. Lo abbiamo fatto ieri notte e lo faremo oggi.”

Giusto. Pensiamo con la testa e non con l'utero.”

Qualcosa del genere.” - concordò lei, ignorando la battuta maschilista per abitudine - “Abbiamo un programma?”

Devo vedermi con Lucius. Ci servono armi e pezzi di ricambio.”

Perfetto. Io rivedrò ogni singolo dato con Bruce o mentre Bruce dorme. E resteremo in contatto. Da chi cominciamo? Vanko o Joker?”

Direi Vanko. Abbiamo modo di fare una valutazione della radioattività limitandoci a Gotham? Se davvero ha il palladio di Obie non è detto che abbia modo di schermarlo alla perfezione.”

Possiamo provare. Non so quanto la nube tossica possa interferire, ma farò qualche telefonata. Altro?”

Imposterò il computer alla WayneTower e proverò a cercare ancora l'origine del segnale pirata con cui trasmette. Se solo andasse ora in onda... sorprendente che non l'abbia fatto ma, con i blackout che ci sono stati potrebbe avere incontrato dei problemi. Lo terrò presente.” - Tony si rialzò, cominciando a levarsi i vestiti - “E, adesso, le cose importanti. Fammi posto.”

***

Il piano messo a punto da Pepper e Tony non conobbe contrattempi: Bruce continuò a dormire, indisturbato, mentre ognuno, rifocillato abbondantemente da Alfred, prendeva la propria strada.

Per Lucius fu un vero piacere vedere Tony sbarcare in ufficio con l'esigenza di saccheggiare la sezione scientifica.

Aspettavo solo un pretesto per fuggire da qui.” - ammise, alzandosi dalla sua scrivania di amministratore delegato. Era sommerso dalle pratiche - “Non mi permettono nemmeno di andare a casa a dormire...”

In effetti, con la minaccia appena sventata e la linea ferroviaria ancora in fase di blocco, anche Lucius aveva avuto il suo bel daffare: erano necessari massicci interventi e, prima ancora, approfondite valutazioni dei danni subiti.

Non si contavano, ovviamente, le telefonate dei membri del consiglio.

Dirò a Pepper di venire a darti man forte.” - disse, mentre scendevano in ascensore - “E' un mostro quando si tratta di tenere a bada gli azionisti.”

Credo che l'aiuto della signorina Potts sia più utile a Bruce, in questo momento.” - rispose, lasciando ben intendere di essere informato almeno in parte degli ultimi sviluppi - “Ti trovo in forma... fai più attività sportiva?”

Tony sorrise, rifilandogli un'occhiata storta. In effetti non si erano più visti, da prima della modifica al reattore.

E' stato mio padre a salvarmi. Ma tu già lo sapevi che sarebbe andata così, vero?”

Non sapevo. Speravo.” - ammise, sorridendo. Poi lo fissò, quasi emozionato - “Tuttavia, è ciò che penso? È davvero la chiave del futuro?”

Diciamo solo che avevate visto giusto.” - ribattè Tony, senza sbilanciarsi - “Ma non voglio parlarne finchè non le avrò dato un nome. Tuttavia...” - si stava slacciando la camicia, fissando il numero dei piani ancora da discendere - “... ho tutto il tempo necessario per improvvisarti uno spogliarello e farti ammirare il miracolo. Dopotutto... io sono la chiave del futuro.

***

Erano ancora in pieno inventario delle armi e dei ricambi, quando le porte dell'ascensore si aprirono di nuovo e apparve Bruce, in giacca e cravatta.

Ma guarda chi si vede!” - esclamò Tony, giulivo - “Junior, ciao! Dormito bene?”

Vorrei che perdeste tutti questa abitudine a non svegliarmi.” - rispose, a mo' di saluto, l'uomo, avvicinandosi - “Lucius, ci sono novità qui in ufficio?”

Se si riferisce alla bomba che ho fatto sparire, è già stata smontata e spedita alle StarkIndustries perché la riciclino come meglio credono. Se invece sta parlando dell'emettitore che non dovrebbe esistere... bhe, posso garantirle che non esiste.” - e concluse la relazione con un bel sorriso, presto ricambiato dal signor Wayne.

Ottimo.” - si rallegrò Bruce - “Se così stanno le cose, penso che mi prenderò il resto della settimana e lascerò il mio impero nelle sue abili mani.”

Tutto come l'altra settimana, allora. Grazie per la fiducia illimitata.” - Lucius si voltò, con finto rammarico, verso Tony - “Come può bene vedere, signor Stark, mi vedo nuovamente costretto a rifiutare la sua offerta di lavoro. È una questione di correttezza...”

Vedo, vedo...” - rispose Tony, con altrettanto falso e risentito. Poi mutò l'intonazione, aprendo un nuovo cassetto pieno di 'giocattoli'. Quasi canticchiava - “Vedo eccome...”

Per me o per te?” - domandò Bruce, affacciandosi sopra la sua spalla.

Per te. Io sono moderno e super accessoriato di natura... ma guarda che meraviglia... e che meraviglia anche questo. E quello...” - Tony alzò la testa e li fissò, all'apice della goduria - “Non fosse che, come al solito, siamo in pieno dramma, resterei qua a frugare tutto il giorno!”

Con un sospiro ostentato, sottolineando con aria nobile il proprio sacrificio, Tony chiuse il cassetto.

Ok, sospendiamo un momento la gita nel paese delle meraviglie. Come mai qui?”

Sono stato in commissariato a parlare con Crane.” - rispose Bruce, continuando a giocherellare con qualcosa di molto simile a una stelletta ninja.

Tony sentì la pressione arrivargli alle stelle.

Vestito così?” - domandò, indicando il completo su misura che indossava - “O in maniera più sportiva?”

Vestito così.” - ammise l'altro, posando l'arma e saggiando la successiva - “Era con Bruce Wayne che voleva parlare. Non con Batman.”

***

Crane era sopravvissuto all'inalazione, ma non senza danni permanenti. Stretto nella camicia di forza e ammanettato ad una sedia, al centro di una stanza vuota, era ritenuto offensivo ed era in attesa di essere trasferito in una struttura sanitaria di massima sicurezza.

Risultava essere incriminato per molteplici delitti e complicità in atto terroristico, per cui difficilmente, nello stato attuale in cui versava, avrebbe incontrato clemenza. Tuttavia, quando lo vide, Bruce Wayne provò pena. Era davvero giovane, non solo apparentemente. Lo dicevano i suoi documenti, allegati alla pratica dell'arresto. Più giovane di lui e irrimediabilmente rovinato dalla sostanza che era stata la sua unica grande scoperta.

Tra lui e Bruce, ufficialmente, non c'erano legami: non si erano mai visti, mai parlati, niente in comune. Eppure, come unica richiesta, da quando aveva ripreso conoscenza, Crane aveva domandato di potergli parlare. E lo aveva fatto così tante volte che, alla fine, per buon cuore più che per buonsenso, si erano scomodati a telefonargli per chiedergli di presentarsi in commissariato.

Speriamo che lei possa aiutarci ad avere altre informazioni. Per noi è stata una fortuna prenderlo vivo...” - gli aveva spiegato l'immancabile commissario Gordon, accogliendolo con una stretta di mano e non sospettando nemmeno come si dovesse a Bruce anche quell'arresto - “... ma, nello stato in cui è, non siamo stati in grado di ottenere molto.”

Io posso provare, ma non credo di essere così in gamba.” - aveva risposto Bruce, nei panni del se stesso ricco e potente, quello che mai avrebbe dormito su un divano dopo essere saltato da un tetto all'altro per ore - “C'è qualcosa che mi suggerisce di dire?”

Nulla. Non gli sveli nulla di personale e lo lasci parlare. Al primo rischio di pericolo, le prometto che interverremo.” - rispose il commissario, con tono rassicurante. Un brav'uomo, pensò Bruce, come al solito, osservandolo. Sei ancora il brav'uomo che eri venti anni fa, in una città che corrode le anime delle persone come se fosse acido.

È soprattutto per le persone come te che non riesco a trovare una motivazione per cedere.

E Rachel è morta perché credeva in persone come te.

Bruce rispose con un cenno ed entrò nella stanza, cercando di lasciare al di fuori ogni pensiero ed ogni ricordo. Crane sedeva appoggiato su un fianco, la tempia sul cuoio e le spalle, già magre di natura, strette nelle cinghie.

Aveva occhi grandi, azzurri, così privi di ragione che Bruce si domandò quanto i propri fossero stati simili, la notte in cui lo avevano ferito. E, irrazionalmente, si chiese cosa avesse provato Tony, nel togliergli la maschera. Lo sguardo di Crane metteva paura.

Dottor Crane, sono Bruce Wayne. Ho saputo che voleva parlarmi.” - esordì, dunque, sedendosi sullo sgabello avvitato a terra che gli era stato indicato dalla guardia. Si piegò in avanti, intrecciò le mani e attese.

Mi chiamavano Jony, una volta. Non Jonathan, Jony.” - rispose il ragazzo, con aria sognante - “Mi piaceva, mi piaceva davvero. Poi hanno smesso... hanno smesso dopo l'uomo nero.”

Bruce non disse nulla. L'uomo nero... Crane lo aveva chiamato così, anche la notte prima.

No, errato. Aveva chiamato così Batman.

L'uomo pipistrello ha detto all'uomo nero dove trovarmi.” - aggiunse, con rammarico, mentre Bruce ancora si ammoniva per la propria scarsa concentrazione - “Ed è finito tutto. La gloria, le ombre... Ras non mi vorrà più come erede, ora, ora che l'uomo nero mi ha trovato di nuovo... ora che provo di nuovo paura...”

Bruce alzò la testa di scatto, fissandolo. Non c'era modo di liberarlo dalla camicia, controllargli le mani, vedere se portava il marchio della Setta. Si impose di ricordare la loro breve colluttazione, cercò di rivederlo, mentre si rannicchiava in un angolo, coprendosi la testa... strinse gli occhi ed ebbe la certezza di ricordare il segno scuro, lasciato dal ferro rovente, alla base del mignolo.

Marchiato. Erede.

Perchè desiderava parlarmi, signor Crane?” - azzardò, prendendo le distanze dal proprio alter ego e dalla tensione per ciò che aveva appena sentito.

Dovevo ereditare la Setta delle Ombre, ma non ero il più amato.” - rispose Crane, ignorando la domanda - “Ras attendeva sempre solo il ritorno del figliol prodigo e non vedeva i miei sforzi, il mio amore. Ras voleva soltanto lui e non si rassegnava... non si rassegnava ad accontentarsi di me...”

E' questo che voleva che io sapessi?”

Adesso dicono che sia morto. È probabile, io lo sento che è morto...” - proseguì, come se Bruce non fosse nemmeno presente, irrilevante - “E Joker dovrà venirmi a prendere, perché solo io conosco i segreti, solo io posso far cadere questa città. Io sono... io sono l'erede... perché l'altro non è tornato...”

Tu credi che Joker verrà a prenderti?” - avrebbe voluto chiedergli di Vanko, ma non c'era motivo per cui Bruce Wayne volesse un'informazione del genere - “E' questo il vostro piano?”

Joker vuole il caos. Ducard gli aveva promesso Gotham, dopo la sua caduta. Una città da dominare come meglio credeva. E noi saremmo tornati nell'ombra, ad attendere il giusto momento per far crollare la Nuova Babilonia...” - adesso sembrava più presente, meno angosciato. Un attimo, poi nuovamente l'espressione trasognata - “Ma non... Ducard deve averlo visto... l'uomo nero...”

Bruce sentì bussare alle proprie spalle. C'era Gordon, impegnato a fargli un cenno.

Io devo andare...” - insistette il ragazzo. Tremava, ora, come se avesse paura - “Loro... loro non hanno fede. Se io non sarò lì, a controllarli... a fare ciò che è giusto... Gotham sarà distrutta, ma nessuno imparerà nulla, nessuno. Uomini come Vanko... come Joker...” - si bloccò, come se vedesse qualcosa invisibile ai presenti. Quando riprese, oltre al corpo gli tremava anche la voce - “Non sono uomini. Non lo sono.”

Fine. Ora, intuì Bruce, non era più lì, con lui. Era altrove.

Annuì e si alzò. Il colloquio era appena finito... se colloquio si poteva definire.

Signor Wayne.” - si sentì chiamare, a sorpresa, mentre era già sulla porta.

Si voltò, interrogativo. Crane lo guardava, con aria contrita.

Volevo scusarmi per aver bruciato la sua casa. Era una bella casa...” - mormorò, educato come un bambino - “La casa più bella di tutte...”

***

Così gli si è fritto il cervello. Se non è questo un bell'effetto boomerang...” - commentò Tony, dopo che Bruce ebbe loro riassunto brevemente la situazione - “Quindi non hai ottenuto informazioni utili.”

Solo una conferma: caduto Ducard, siamo nelle mani di Joker e cambia lo scenario. Meno teatralità e più violenza gratuita.”

Ottimo. Quindi? Noi come ci adattiamo?”

Passiamo all'attacco. Soprattutto con Joker. E, per quanto riguarda Vanko...”

Vanko salterà fuori non appena saprà dove sono.” - rispose Tony, serafico come stesse concordando una partita a tennis - “A questo punto direi che è inutile disperdere le nostre energie. Resto qui, non lo obbligo a venire fino a Malibu.”

Questo non li farà alleare?” - domandò Lucius, preoccupato.

No, penso sia difficile.” - negò Bruce, senza smettere di studiare gli elementi che Tony aveva selezionato per lui e accumulato su un ripiano - “Joker non è tipo da alleanze, altrimenti sarebbe intervenuto l'altra notte, con Ducard. E Vanko ha un interesse personale per Tony, non credo gli importi molto di teorie del caos.”

Concordo. Ma non mi faccio grandi illusioni. Attaccheranno in contemporanea e questo darà più forza ad entrambi.” - Tony sospirò, tirando fuori il cellulare e componendo un numero - “Mi chiedo soltanto perché i miei avversari devono essere sempre grossi come bisonti ed i tuoi secchi e cervellotici... tesoro, ciao, come stai?”

Era passato dalla conversazione con loro a quella con Pepper senza cambio di intonazione. Lucius scosse la testa, divertito. Poi fissò l'uomo ancora in piedi al bancone dell'attrezzistica.

Ha l'aria stanca, Bruce.” - mormorò, senza riuscire a trattenersi - “ E non è sorprendente, visto ciò che avete fatto. Ma siete sicuro di stare bene?”

Bruce non rispose prontamente.

Crane è impazzito per gli effetti della droga.” - commentò, come se questo spiegasse molto del suo stato d'animo - “Non posso fare a meno di pensare che sarebbe potuta andare diversamente. Potevo essere io quello con la camicia di forza.”

Ma non è andata così.”

No, infatti. Io, tuttavia, non avevo considerato quanto potessimo avere in comune io e quel ragazzo. L'ossessione della paura, Ducard, la Setta delle Ombre... quasi intercambiabili.” - spiegò, sempre senza staccare gli occhi dall'armamentario - “Eppure...”

Si riscosse e alzò la testa, con un sorriso di scusa.

Sono cupo e ombroso.” - scherzò - “Faccia finta che non abbia detto nulla.”

Lo farò. Ma vorrei comunque rammentasse che i punti in comune non fanno di voi la stessa persona.” - rispose Lucius, poi accennò a Tony, che camminava avanti e indietro, cellulare all'orecchio, mano in tasca, aria da conquistatore - “Credo, anche, che non sia male che le rammenti qualcosa che diceva suo padre e che ho sentito la signorina Dawes citare più volte: noi siamo definiti dalle nostre azioni, non da chi siamo.”

Gli sorrise, mentre Tony interrompeva la conversazione e tornava verso di loro.

Si concentri sulle differenze, non sulle somiglianze.” - aggiunse.

Fatto.” - comunicò Tony, intromettendosi nella conversazione senza preoccuparsi di interromperla - “Pepper mi procura i giornalisti. Esco dall'ingresso principale, dopo.”

Lucius lo fissò come se avesse le antenne. Bruce si espresse in un pacatissimo 'Come, prego?'.

Tony, a risposta per entrambi, si sfregò le mani.

Lezione numero uno dal manuale strategico di Tony Stark: ecco come si stana il russo.”

***

Il russo in questione alzò la testa dalle fruste in via di attivazione nell'attimo stesso in cui sentì la sua voce. Blaterava sui disastri, sulla comprensione e sulla disponibilità ad aiutare le forze dell'ordine di Gotham.

Parole vuote.” - commentò, in russo, ad alta voce. Poi sputò a terra, in segno di disprezzo - “Uomo senza onore.”

Piegò di nuovo la testa sul lavoro e calibrò i flussi, con piccole millimetriche modifiche. Stark, sullo schermo, continuava a rispondere ai giornalisti dopo essere stato, casualmente, fermato sui gradini della WayneTower.

Come ho avuto modo di spiegare durante la mia precedente conferenza stampa, non era mia intenzione intervenire negli affari di Gotham.” - pausa teatrale - “Non era. Ma le condizioni, oggi, sono cambiate.”

Esplosione di flash, domande urlate. Vanko posò gli attrezzi e ruotò lo sgabello, l'immancabile stuzzicadenti appeso al labbro.

Mi è stato comunicato dall'Intelligence che è possibile un coinvolgimento di Ivan Vanko nei recenti e terribili avvenimenti.” - spiegò Tony, provocando una nuova ondata di richieste - “Signori, signori, mi sembra evidente che non posso rilasciare un comunicato a nome della Difesa Nazionale. E non confermerò nessuna voce.”

Altre urla. Adesso, Vanko sapeva di essere del tutto assorbito dallo schermo. Tony Stark era ancora vivo, contrariamente ai suoi calcoli. La sua resistenza all'avvelenamento da palladio si stava rivelando sorprendente, quasi miracolosa.

E, cosa ancora più sorprendente... lo stava sfidando. Sfidando a Gotham, nel campo di battaglia di Ducard e Crane, colpevoli di aver voluto troppo senza gli strumenti per ottenerlo. Vanko lo sapeva bene: non esistono messaggio, morale o ideologia che possano valere più di potere e gloria. E potere e gloria vivono nella violenza e nell'arma più forte, non di certo nelle riflessioni.

Vanko non aveva ma avuto interesse per giochi cervellotici: non si era curato della Setta delle Ombre né di Stane. Persino Joker, a conti fatti, non gli sembrava aver un gran valore. Dopo un promettente avvio, era presto stato evidente che nessuno di loro gli avrebbe consegnato Stark: dopo la singola occasione creata ad arte al rally di Gotham, nessuno lo aveva aiutato a raggiungere il suo scopo.

Conseguentemente, Vanko non si era mosso per supportarli nella loro missione. Stane, poi... neanche da prenderlo in considerazione: un uomo molle, viziato dai lussi che si era concesso. Un uomo pigro, mentalmente, incapace di spingersi al di là del proprio naso verso la vera potenza. Aveva pagato profumatamente per avere un'armatura vera ma Vanko sapeva di averlo derubato: era stato come portar via le caramelle ad un bambino convincendolo di aver avuto una torta a tre piani in cambio.

Gli aveva ceduto il passo, certo che non avrebbe ottenuto soddisfazione... e che Tony Stark lo avrebbe levato di mezzo a nome di entrambi. Poi si sarebbe presentato alla Expo per raderla al suono.

Ma, ora, lo scenario cambiato e le due menti fuorigioco aprivano nuovi interessanti sviluppi. E Stark si stava offrendo, arrogante come sempre, alla lotta.

Cosa gli faceva pensare di poter vincere, nelle sue condizioni? Come si permetteva di provocarlo?

Per tanto, Vanko...” - stava infatti dicendo, gli occhiali da sole in mano e le movenze degli esorcisti televisivi - “Io ti invito a rispondere alla mia richiesta. Tu ed io, una volta per tutte, stanotte, allo stadio di Gotham. E sii puntuale.”

***

Allo stadio di Gotham? Stanotte?”

Bhe, sì, credo di essermi lasciato prendere la mano.”

Tony!” - Pepper non dissentiva. Pepper ruggiva - “Tony, tu lo hai invitato a farti a pezzettini sul prato del Super Bowl!”

Ma tu non avevi deciso di essere ottimista e fiduciosa perché non può succederci nulla?”

Ma questo riguarda le cose serie, non le spacconerie per vedere chi ce l'ha più lungo! Ma io te lo taglio!

Io vado.” - disse Bruce, a questo punto, piegando il giornale che stava leggendo e fuggendo dalla sua biblioteca. Alfred, in entrata con un vassoio, fece dietrofront e lo seguì fedelmente.

Avevi detto che ti saresti limitato a farti notare, non che gli avresti fatto la corte.”

Ma lo sai che, in un modo o nell'altro, mi trovo sempre a flirtare. Chiedi a Bruce!”

Ah, certo, perché io non so nulla del tuo flirtare! E perché dovrei poi chiedere a Bruce? Ci provi pure con lui quando io non guardo? Vuoi che mi vesta di gomma?

Siamo ancora troppo vicini.” - commentò Bruce, tre salotti più in là, alzandosi e spostandosi, sempre con il giornale appresso. Alfred, con un sospiro, sollevò di nuovo il vassoio.

Pepper, amore... stai iperventilando.” - le comunicò Tony, restando comunque in piedi dietro al divano, per sicurezza - “Non vuoi sederti? Tirami qualcosa addosso, ti sentirai meglio.”

Tony, ti rendi conto di quanto palladio dispone Vanko? Hai una minima idea di quello che potrebbe aspettarti? E'... è... è come se avessimo compilato in anticipo il tuo certificato di morte!”

Si bloccò. Si zittì. E, sotto gli occhi di Tony, perse potenza.

Finalmente, si rallegrò lui, versandole da bere e guardandola sedersi su una poltroncina, con aria controllata. Era finita la fase di riscaldamento.

Adesso sono calma.” - comunicò la donna, come se fosse davanti al consiglio d'amministrazione - “Illustrami il tuo piano.”

Tony si bloccò, con il bicchiere in mano. Lo vuotò d'un fiato e lo riempì di nuovo per lei. Domanda imprevista.

Non ce l'ho.” - disse, restando in piedi innanzi. Nessuno lo aveva mai più fissato così, dalla seconda elementare, quando la maestra lo aveva sorpreso a smontare il proiettore della scuola per costruire una macchina radiocomandata.

E Bruce? Lui ha un piano?”

Non ho pensato di chiederglielo.”

E cosa ha detto, dopo la tua conferenza stampa?”

A dire il vero... nulla.” - Tony si bloccò, come se il fatto non lo avesse colpito fino a quel momento - “Strano, in effetti.”

Ok.” - Pepper si alzò, aggiustandosi la gonna - “Ho capito tutto.”

Detto questo, attraversò il salone e sparì nel corridoio secondario.

***

Tu sei d'accordo con me.” - comunicò, un paio di minuti dopo, piombando in cucina. Bruce, che leggeva il giornale appoggiato al tavolo, alzò la testa, sorpreso.

Pepper lo sovrastava.

Tu pensi che lui sia un imbecille senza speranza.” - precisò, indicando Tony, che l'aveva seguita cercando di farsi notare il meno possibile ma senza smettere di perorare a parole la propria causa.

Ovvio che lo penso.” - rispose Bruce, restando con i gomiti sul tavolo con entrambi di fronte - “Ma non mi sarei permesso di immischiarmi nei vostri affari.”

Scusami?” - si intromise Tony, restando a fianco della donna.

Pepper ha ragione ad essere arrabbiata.” - spiegò Bruce, guardandolo - “Non potevo dirtene quattro prima di lei. Sarebbe stato inopportuno.”

E tu pensi ora all'etichetta? In un momento del genere?”

Nel 'momento del genere', tu hai sfidato un russo psicopatico che ambisce solo a farti a fette e che ha avuto in regalo un materiale classificato come il plutonio.”

Ne sono perfettamente consapevole.”

Me ne rallegro.” - sospirò Bruce. Si alzò, aprì il frigo e stappò due birre. Una per sé e una per Pepper - “Quindi? Hai un piano?”

Pepper si voltò, come in attesa. Bruce bevve un sorso, fissandolo. Tony, esasperato, spalancò le braccia.

Che c'è! Sono un genio, mica un velocista! Non ho un piano ma lo avrò, prima di sera.”

Confortante.” - sospirò Pepper, sedendosi e massaggiandosi una tempia. Bruce, sollecito come sempre, le confiscò la birra non toccata passandola a Tony e le porse il flacone delle aspirine - “Grazie. Bruce, intanto che il genio pensa, che intenzioni hai?”

Non credo di essermi allontanato molto dalle mie intenzioni di stamattina.” - rispose, mentre l'altro, borbottando risentito, si sedeva al tavolo - “Joker non si è più fatto vedere da quando è morto il sindaco. E io sono al palo, se non scopro cosa voglia colpire adesso.”

A Gotham non è rimasto molto da attaccare.” - concordò Tony - “E c'è abbastanza caos anche senza il suo aiuto.”

Potrebbe uscire a divertirsi, stasera... Io andrò di ronda, se non trovo di meglio. ” - sospirò Bruce, giocherellando con la bottiglia fredda che teneva in mano - “Quasi quasi, spero che mi inviti per un appuntamento...”

Sarebbe una trappola, non dovresti accettare.”

Parole molto sagge, Anthony.” - commentò Pepper, che non aveva ancora smesso di massaggiarsi la tempia - “Siete almeno armati fino ai denti, per la vostra uscita a quattro?”

Eccome. Tanti magnifici elementi e niente che difenda dal morso di un mastino...” - sospirò il Cavaliere Oscuro.

Sono cani grossi, allora. Tony non aveva saputo dirmelo.” - commentò Pepper, prendendo finalmente una pastiglia e cercando di distrarsi.

Rottweiler purissimi, per l'esattezza. Credo siano quelli di Falcone, il boss che Joker ha detronizzato. Era famoso per i suoi cani da guerra.” - Bruce sorrise, divertito - “Credevi che mi facessi sbranare dai Carlini?”

Bhe, non si sa mai...”

Mentre Pepper e Bruce chiacchieravano, Tony si era distratto, pensando alla propria bravata e alle possibili conseguenze. Poi, le parole dei due si erano insinuate tra le sue sinapsi, dandogli una scossa.

Rottweiler purissimi.

I cani!” - urlò, scattando in piedi. Poi li fissò, sorprendendosi che non avessero capito. E si ripetè - “I cani!”

Niente. Lo fissavano come se fosse strano. Strano io!

Mi serve un computer.” - aggiunse, quindi, per metterli sulla giusta strada. Ancora nulla? Pazienza, lui aveva da fare.

Ma che gli è preso.” - domandò Bruce, guardando Tony correre via e Pepper alzarsi.

Ha avuto un'idea.” - replicò lei, cercando di recuperare le scarpe sotto al tavolo senza intralciare Alfred - “Dai, dobbiamo seguirlo, subito.”

Subito?”

Funziona come il Bianconiglio.” - spiegò lei, spicciativa, riemergendo con la decolletè in mano. Una sola - “Dai, andiamo. Dopo cerco l'altra.”

***

Cani. Lui ha i cani.” - esclamò Tony, quando finalmente lo raggiunsero. Nel tempo in cui loro si erano scambiati due battute, lui era già disceso nelle profondità del rifugio di Batman - “Ha cani di razza regolarmente acquistati da un capo mafioso.”

E con questo?”

Cani da guerra, da riproduzione, con pedigree lunghi chilometri che valgono a peso d'oro. Altro che il cane di mia madre trovato sul lungomare!” - Tony digitava sulla tastiera, a caccia di documentazione su Falcone e la sua collezione cinofila. Sullo schermo si aprivano articoli di retate, omicidi, processi, altri omicidi... niente cani.

Più a fondo, si esortò Tony, scrivendo ancora più veloce. Patente, cartella odontoiatrica, certificato di morte, foto con un senatore... cani! Eccoli.

Una foto magnifica dell'anziano boss con i suoi pregiati esemplari.

Joker ha preso i cani come bottino di guerra.” - insistette, mentre Bruce sostava alle sue spalle, aspettando che si decidesse a spiegarsi. Ruotò la poltroncina e lo fissò - “Cani come quelli devono essere assicurati, rintracciabili, non sostituibili. E in veterinaria si usano i microchip per farlo!

Adesso Bruce capiva. La domanda che stava per porgli si bloccò nella trachea e venne spazzata via dalla certezza. Ma certo! Joker forse non era rintracciabile, ma i cani lo erano!

I microchip viaggiano su una frequenza di 134.2khz.” - aggiunse Tony, ruotando di nuovo la sedia e tornando a lavorare al computer - “Non è molto, anzi potrebbe essere poco ma, se abbiamo l'identificativo degli esemplari, possiamo provare a tracciarli. Dobbiamo solo sperare che lui non ci abbia pensato e li abbia rimossi però, calcolando lo scarso amore che ha per la tecnologia, probabilmente non sa nemmeno che esistono.”

Stai dicendo che abbiamo una pista?”

Dobbiamo averla! Ci servono dati, il nome del veterinario, l'indirizzo dell'allevamento, qualsiasi cosa ci permetta di avere i codici dei chip!”

Bruce si piegò, obbligandolo a spostarsi e aprendo un cassetto. Frugò in una incredibile confusione di pezzi metallici e attrezzi, poi gli porse una monetina in acciaio.

Una placchetta di identificazione.” - mormorò Tony, prendendola. Numero di telefono e indirizzo di un allevamento.

Non puoi farti mordere ad oltranza senza che ti resti attaccato qualche indizio.” - disse Bruce, rapido. E, senza controllarsi, scoppiò a ridere.

Tony rimase un attimo interdetto. Poi fece altrettanto.

***

Falcone non era stato solo un estimatore di cani da guerra, ma un vero e proprio allevatore, con tanto di riconoscimenti e attestati. Forse l'unica attività pulita della sua vita. Si era battuto contro la clandestinità dei combattimenti ed era stato implacabile contro chiunque osasse alzare anche solo un dito sugli animali. Un uomo impegnato, insomma, un ambientalista convinto di poter mandare a fuoco un quartiere per vantaggi edilizi ma altrettanto certo che il cane andasse amato, nutrito e portato a fare lunghe passeggiate.

Non si escludeva, dai verbali di polizia, che i cani fossero stati nutriti più di una volta con carne di sbirro. Tuttavia, le ripetute perquisizioni all'allevamento non avevano portato a nulla, se non, a vantaggio della ricerca di Tony, ad un censimento dei cani che vi alloggiavano.

Censimento con annessa lettura dei Chip identificativi.

Ora restava da vedere come rintracciarli. Ma Tony, mentre la lista degli esemplari possibili si restringeva a sei o sette, iniziava anche a immaginare come scovare l'impulso in una città attualmente zona di guerra.

Metà dei ripetitori risulta ancora in disuso.” - comunicò a Bruce, come se fosse la notizia migliore della settimana - “Facendone saltare ancora qualcuno, posso ridurre i disturbi e migliorare la ricerca.”

Fai pure. Dirò a Lucius di organizzare una serata di beneficenza per ripristinarli.”

Ti firmerò un bell' assegno, promesso. Pepper...” - la invocò, vedendola apparire dal corridoio con il tablet in mano - “Dai a Bruce gli spiccioli perché ripari le antenne televisive che sto per rompere.”

Volentieri. Date un'occhiata a questo.” - ordinò, posando l'oggetto sul tavolo e avviando un video - “Apparso in televisione venti minuti fa.”

Eccoti, finalmente.” - sibilò Bruce, mentre Tony spediva l'immagine al centro dello schermo principale.

Joker.

Al calar delle tenebre, la città sarà mia e chi resterà giocherà secondo le mie regole...” - cominciava l'annuncio.

***

La minaccia era chiara. GothamCity a ferro e fuoco. Una guerriglia armata per le strade, per completare la distruzione già avviata.

E le mie regole sono semplici... nessuna regola. Una distruzione senza insegnamento perchè ogni cosa che viene costruita può essere distrutta. È semplice distruggere, non occorrono piani è armi particolari. Amo le cose semplici, vi ricordate? Così facili da ottenere. Per distruggere basta poco... e, soprattutto, basta la volontà. Così, mentre allo stadio si giocherà la partita dell'anno...” - Joker si era avvicinato all'obbiettivo, sparendo, eccetto la bocca sfregiata - “Per le strade di Gotham, i miei più fedeli amici, insieme al sottoscritto, vi doneranno un vero intrattenimento. E, mi raccomando... partecipate numerosi.”

Tony mise il fermo immagine sul primo piano conclusivo e tornò ad occuparsi della ricerca sui cani. Bruce rimase in piedi davanti al video bloccato, fissando la propria nemesi. Quel ghigno, il viso truccato... era un modo per nascondersi. Si dipingeva il volto per rendere impossibile la lettura dell'espressione? Temeva che gli altri sapessero decodificare come lui stesso era in grado di fare?cosa nascondeva, sotto al cerone? Perché le cicatrici, la cui storia cambiava sempre?

Perché qui? Perché... Rachel?”

Le mani sulla tastiera si bloccarono. Tony alzò gli occhi. Pepper non fiatò.

Bruce non si era reso conto di aver parlato. Cosa avrebbero dovuto fare? Rispondergli?

Rimasero in silenzio. Poi fu Bruce a levarli di impaccio. Chinò la testa, guardando il fiore blu sul ripiano, vicino al portapenne. Tese le dita, sfiorandolo appena.

Mi sono sempre chiesto il perché di tante cose senza avere risposta ma... ma sapevo tutti i motivi per cui l'amavo.” - mormorò - “Rachel era il punto fermo della mia vita. Il non poterla vendicare mi fa impazzire.”

Non te lo perdonerebbe mai.”

Sono tante le cose che non mi ha perdonato.”

Ma questa, Bruce, è l'unica per cui non sarebbe riuscita.” - replicò Tony, senza smettere di lavorare al computer - “Stanotte, qualunque cosa accada... fermati. Non sarà Rachel a non perdonarti, se lo ucciderai... sarai tu.

***

Sei un uomo saggio.” mormorò Pepper. Aveva trascinato una sedia vicina a quella di Tony e gli aveva avvolto con le mani un bicipite, posandogli la guancia sulla spalla - “Sei saggio, buono e leale.”

Grazie.” - replicò lui, senza smettere di fissare gli schermi. Ma gli angoli della bocca gli si incresparono in un mezzo sorriso - “A cosa devo tanta considerazione?”

Hai detto le parole giuste a Bruce. Sei il mio eroe.”

Lo era anche prima, spero.”

Di meno. Prima eri solo 'lo spaccone attaccabrighe dello stadio'.”

Capisco.” - digitò un'altra chiave di comando e una nuova emittente radiofonica si spense, a Gotham. Altra parabola con cui giocare - “E tu pensi che riuscirà?”

Mi hai già rivolto una volta questa domanda. E io ho deciso di cambiare la mia risposta: sì, io credo che riuscirà. Perché so che, spaccone o no, tu sarai lì ad aiutarlo.” - Pepper appoggiò il mento sulla sua spalla e abbassò la voce, in un sussurro - “Abbi fiducia... in lui e in te quanta ne ho io in voi.”

Il ticchettio sulla tastiera si interruppe. Tony si voltò, guardandola.

Signorina Potts, lei ha un futuro nel campo dei Life Coach.” - sussurrò, guardandola e avvicinandosi.

Davvero?” - sorrise lei, accettando il bacio più che volentieri - “Si vede che il mio ottimismo è tornato a livelli accettabili.”

Me ne rallegro.”

Farai cose stupide stasera?”

Solo quelle che faccio di solito.” - la confortò. Poi premette un tasto e apparvero sugli schermi i grafici delle frequenze. La caccia al mastino era aperta - “Ma ho una novità per te e per Bruce. Ho un piano.

***

Sicuro che funzioni?” - domandò Bruce, guardando un secondo filo spuntare alla base del collo da sotto la corazza.

No, è la prima volta che monto un'auricolare.” - replicò Tony, con un tono tale da fargli venire il dubbio che fosse vero - “Comunque, diciamo che io sappia quello che sto facendo...”

Tony...”

Tirando a indovinare... scusa...” - Bruce sussultò, prendendosi la scossa - “Tirando a indovinare, dicevo, questa auricolare dovrebbe metterci in contatto diretto e questo...”

Un altro cavo apparve, strisciando tra gli strati di kevlar.

Questo ti segnalerà la vicinanza del joker e proietterà le coordinate sul visore notturno. È collegato a un sistema a onde corte che capterà l'impulso dei chip. C'è un margine di imprecisione, ma dovrebbe comunque bastare a mandarti nella giusta direzione. E, se qualcosa non ti piacesse...” - aggiunse, alzando gli occhi e fissandolo dritto in faccia - “Tu mi chiami e io arrivo.”

Bruce sorrise, tornando a fissare le sue mani che armeggiavano tra mento e clavicola.

Con Vanko alle calcagna?”

Uh, mi libero del 'nipote di Lenin' in un paio di minuti.” - altra scossa - “Scusa...”

Ciao, bei ragazzi.” - salutò Pepper, attraversando gli ampi spazi e sedendosi alla postazione computer.

Ciao, Pepper.” - risposero in coro, senza degnarla di un'occhiata. Tony elettrificava Bruce e Bruce supervisionava Tony. Sembravano Cip & Ciop.

Ho parlato con Natalie...” - disse, digitando la password sulla tastiera e avviando l'interconnessione con il sistema di Jarvis passando dai server dell'attico a Gotham - “A Malibu e dintorni è tutto tranquillo.”

Licenziala.”

Sì, Tony. Poi la licenzio. Intanto, però, le ho dato un aumento.”

Che cosa?” - esclamò, voltandosi. Scossa - “Scusa.”

Tony, vale tutti i soldi che le diamo. E smetti di fare flambè il Cavaliere Oscuro.”

Vale tutti i soldi che le diamo. E userà armi ottime quando ci ucciderà nei nostri letti.” - scimmiottò Tony, finendo di saldare l'ultimo contatto - “Ok, Junior, prova.”

Bruce, ubbidiente, indossò l'auricolare e premette il pulsante in un punto nascosto del collo. Il computer davanti a cui sedeva Pepper si illuminò di schermate e coordinate. Bruce non ci capì niente, ma la donna gli fece un segno di ok con aria rassicurante.

Funziona. È valsa la pena prendere qualche scossa.” - lo rassicurò.

Io vado.” - disse Tony, avvolgendo due cavi e mettendosi in tasca alcuni telecomandi. Si chinò a baciare Pepper - “Ciao, tesoro.”

Non fare tardi...”

No, promesso.” - rispose lui. Sul passaggio, diede una pacca sulla spalla a Batman - “Ciao, Junior, comportati bene.”

Tony...” - lo chiamò, obbligandoli a voltarsi. Poi gli sorrise - “Mi comporterò bene. Promesso.

Il signor Stark ricambiò il sorriso. Poi, accelerando il passo, scomparve in direzione della cascata.

***

C'era una telecamera esterna, puntata sulla cascata. Bruce e Pepper videro Iron Man uscirne, in volo, come una stella.

Adoro vederlo decollare.” - sospirò lei, fissando lo schermo. Quando si voltò, non c'era più Bruce.

C'era Batman.

Stai attento.” - si raccomandò, divenendo improvvisamente seria. Si alzò e gli venne vicino, sfiorando il punto in cui, fino a poco prima, aveva armeggiato Tony.

I cavi sono utili, ma questo lo è di più.” - spiegò, mostrandogli il fiore azzurro e facendolo scivolare sotto la corazza - “Ricorda che la tua vita è piena di persone che ti vogliono bene e non fare cose per cui potremmo arrabbiarci. Intesi?”

Intesi.” - rispose l'uomo. Era diverso da Bruce, nella voce, nelle movenze, ma gli occhi... gli occhi lo tradivano sempre.

Gli sorrise, ripensando all'uomo che aveva guardato nuotare, in direzione del biplano. L'eccentrico dio di Gotham...

Anche vestito così, rimani un bell'uomo.” - comunicò, lisciandogli una piega del mantello - “Vai... non devi far tardi.”

Bruce non rispose. Pepper lo guardò mentre scivolava nell'abitacolo della Thumbler, lo vide svanire sotto la lamiera. E, quando si voltò verso gli schermi, lo vide saltare fuori dalla cascata e correre verso il suo destino. Era rimasta sola. Si guardò attorno, per un attimo. Si concesse un lungo istante di paura, stringendosi tra le braccia. Poi, con un sospiro, premette l'invio.

Qui è la vostra tigre che parla.” - comunicò, scandendo bene le parole in quel discreto auricolare anni Venti in brillanti, regalo di Tony - “Siamo pronti. Aprite le danze.”

***

Quando arrivò allo stadio, Vanko lo aspettava già. Ma la sorpresa fu tale che Tony si fermò, restando in sospensione a mezz'aria a fissare la scenografia allestita.

Ma che diavolo...” - mormorò, a proprio beneficio.

Sul campo, schierati come se si trattasse di una partita di football, c'erano due squadre, ventidue giocatori in tutto.

Solo che... erano tutti Iron man.

In acciaio, con differenze inevitabili nel design ma tutti con un reattore Arc nel petto.

Ventidue robot radiocomandati, gli comunicò il suo cervello, un attimo prima della voce di Jarvis.

A quanto sembrava, Vanko aveva preso anche qualcos'altro a Stane, oltre il palladio: i progetti originali dell'armatura disegnati da Tony.

Grandioso.” - sibilò tra i denti. Poi aprì una comunicazione con Bruce - “Cavaliere Oscuro, potrei provocare qualche problema in città, stasera....”

Davvero?” - gli rispose la voce di Batman. Grondava sarcasmo - “Più di quelli che sto già avendo?”

Jarvis, sollecito come sempre, stava già proiettando la diretta sul suo visore: la Thumbler, inseguita dalla polizia e da un mezzo corazzato, stava percorrendo la sopraelevata di Gotham a velocità inaudita.

E' un'impressione o hai appena saltato un furgone?”

Fatti gli affari tuoi.” - fu la risposta. Poi l'immagine video scomparve, insieme al contatto audio.

Sotto di lui, gli androidi avevano alzato la testa. E i loro occhi si erano illuminati, puntandolo.

All'unisono si alzarono e decollarono. Iron man allungò le braccia lungo i fianchi e si diede la spinta verso l'alto, allontanandosi. Vanko lo aveva appena fregato.

***

Le grane di Batman, come aveva avuto modo di vedere Tony tramite Jarvis, erano cominciate ancora prima di arrivare in città. La Thumbler, sulla tangenziale, era motivo di tensione per le forze dell'ordine. In barba a ciò che garantiva Gordon, la voce più autoritaria che la polizia di Gotham avesse, la Thumbler era sinonimo di piloni in frantumi, corsie chiuse, tamponamenti, confusione indescrivibile e guai. Ormai, vederla apparire significava mettersi in macchina a sirene spiegate e seguirla in scia. Si scommetteva su chi avrebbe avuto, prima o poi, la gioia di firmare una contravvenzione a più zeri al Cavaliere Oscuro, comprensiva dei soldi che doveva al comune per quel famoso tratto di autostrada saltato in aria in una delle sue prime apparizioni.

Nessuno prendeva in considerazione che Batman avesse premura... Batman era un pirata della strada. Punto.

Bruce alzò gli occhi, cercando di capire quante macchine della polizia gli corressero dietro. Per ognuna che mi intralcia stasera, promise a se stesso, tolgo uno zero all'assegno con cui li finanzio ogni anno.

Accelerò e lanciò nuovamente il programma per il tracciamento dei Chip. Tony aveva lavorato come un pazzo per idearlo e aveva, di necessità, saltato le rifiniture puntando al potenziamento. Non c'era ripetitore in città che non stesse funzionando per ampliare il segnale. Zona per zona, Bruce lo azionava manualmente per ottimizzarlo, obbligando l'impulso a rimbalzare nel raggio di poche miglia , come si era raccomandato Tony.

Accelerò ancora, compiendo un sorpasso a parabola su da una parete e perdendosi per strada altre due volanti.

Iron Man ha un problema, signore.” - gli comunicò Jarvis, inserendosi nel sistema di comunicazione. Bruce, abbassò il visore e valutò le riprese che il 'maggiordomo' di Tony gli stava inviando, riprese ottenute dal sistema dello stadio.

Ecco cosa erano i ' ventidue problemi' di Iron Man.

Gli occorre un mano?” - domandò, sperando che Jarvis o 'Tigre' si degnassero di rispondergli.

Veramente...” - la voce di Pepper risuonò perplessa perfino nell'abitacolo - “Direi che ha tutto sotto controllo. Ride...”

In quel momento, il sistema di tracciamento mandò un impulso sonoro. Sul visore scomparvero le immagini, rimpiazzate da una proiezione azzurra, come una realtà virtuale, di tre grossi mastini.

Ma cosa...” - sbandò, riprendendo il controllo per un soffio. Si era aspettato che apparissero numeri, coordinate, non...

La realtà virtuale che si srotolava davanti al suo occhio destro era una rilettura del circostante, in linee fluttuanti.

Un palazzo, più piani, persone... fissò lo schermo della Thumbler, incredulo: rintracciati i cani, il sistema di mappatura di Gotham installato nel rifugio gli forniva posizione e ambiente. Si trattava della proiezione di un parcheggio all'autoporto, una struttura moderna e futuristica, ad un paio di miglia in linea d'aria.

All'ultimo piano, dove la vista su Gotham doveva essere mozzafiato, brillavano tre impulsi rossi. I microchip dei mastini. Trovati. Li avevano trovati e, con loro, forse...

Batman?” - insistette la voce di Pepper, con urgenza - “Le stai ricevendo?”

Oh, sì!” - urlò lui, trattenendo a stento l'esultanza. Finalmente, finalmente!

Passo a chiudo.” - aggiunse, chiudendo il contatto.

Passo e chiudo.

***

Tony si alzò in volo, cercando di distanziarli e riservandosi del tempo per decidere la strategia. Dopo un rapido calcolo, decise di puntare sulla sua caratteristica più famosa: non esisteva macchina che avesse segreti per lui. E la struttura di Iron man, in versione corazza o androide che fosse, era dopotutto figlia della sua mente e...

Tony sorrise, colpito da un'idea.

Io non sono la mia società.” - mormorò, ripensando a Obie, ai loro primi conflitti violenti. Io non sono la mia società... e non sono la mia armatura.

Ma lei non esiste senza di me, quindi... cambiò traiettoria, curvando improvvisamente a destra. E, a conferma della sua teoria, un robot di Vanko perse il controllo e si schiantò a terra.

Appunto.

Potenza senza controllo. Non un prodotto Stark.

Meglio del previsto.” - commentò, soddisfatto.

Buon per te.” - rispose Bruce, di nuovo online. Correva ancora lungo la sopraelevata, ma con una meta precisa da raggiungere - “Ci siamo, Tony, so dove andare.”

Stai attento.” - rispose Tony. Interruppe la chiamata e ripeté la manovra di volo, ma in direzione contraria. Ottimo, un altro fatto fuori.

Sì, confermo la prima impressione: più facile del previsto.” - ripetè, riaprendo la comunicazione, continuando il volo radente e sentendosi un patriota - “Del resto, era dai tempi della Guerra Fredda che la Russia non ne prendeva così tante...”

Non esagerare a vantarti....” - lo ammonì Batman, guardando i suoi inseguitori ribaltarsi uno sull'altro - “Anche qui la situazione sta diventando 'acrobatica'...”

Vai e distruggi!”

Vado e distruggo!”

Pepper, nel rifugio, alzò gli occhi al cielo, ascoltando il botta e risposta. Teneva il microfono spento, per poter scambiare due parole con Alfred e per evitare di deconcentrarli.

Se la cavano bene...” - commentò il maggiordomo, guardando le riprese della telecamera di Tony e quelle della Thumbler - “Non pensavo fossero così bravi. A casa non sembrano così svelti...”

Sono perfettamente d'accordo.” - ammise Pepper, con una risatina, migliorando la risoluzione per rendergli più semplice la visione - “Sembra di guardare Guerre Stellari... Bruce ha un che di Han Solo, non trova? E Tony... C-3PO?”

E' il robot alto o quello basso?” - chiese Alfred, con aria interessata.

Nel frattempo, mentre Iron Man divorava chilometro dopo chilometro, Vanko osservava sparire gli androidi dalla propria postazione di controllo. Sulla schermata, le scritte verdi che segnalavano il contatto radio divenivano rosse, mano mano che Tony, cantando l'inno nazionale, obbligava i robot al rally tra gli edifici riducendoli a frammenti da rottamare.

In ultimo, si infilò in un parcheggio coperto. E fu come essere in un flipper, con macchine che saltavano in aria e pezzi metallici in ogni direzione.

Strike!” - gridò Tony, emergendo dall'altro lato - “Prendi questo, TrincaVodka!”

Vanko, stuzzicadenti tra le labbra, sentì che era ora di dare un brivido all'azione. E passò al contrattacco.

Al primo colpo di mitragliatrice che lo prese nella schiena, Tony si sentì sbalzare in avanti. E perse il controllo, volando dentro un palazzo. All'istante, gli furono tutti addosso.

***

Tony gli canticchiava la ballata dei Berretti Verdi in un orecchio, giocando a Bowling con una ventina di androidi, in preda alla peggior frenesia patriottica che avesse mai esternato.

Il segnale andava e veniva, ma era piacevole, per il momento. Tony, ancora una volta, manteneva una promessa ed era al suo fianco, in battaglia, pur non essendoci.

La Thumbler imboccò l'ingresso del parcheggio e salì dalla rampa che si snodava, circolarmente, piano dopo piano. C'erano furgoni neri, di traverso. E uomini mascherati.

Ci siamo.” - gli sfuggì dalle labbra. Un fischio, nell'orecchio, distorse la voce di Tony, facendola sparire.

Iron Man?” - chiamò, tendendosi.

Non si preoccupi, signore.” - comunicò Jarvis - “Tutto sotto controllo.”

Bugia o no, non aveva tempo di preoccuparsene: stavano cominciando a sparargli addosso. Rispose al fuoco, mettendoli in fuga. Aprì l'abitacolo, balzò fuori e corse, menando fendenti e riparandosi dietro i mezzi parcheggiati e le colonne di cemento armato.

Aveva risorse e intendeva usarle tutte per raggiungerlo. Il visore, al momento, in modalità di riconoscimento termico, era tanto preciso da inquietare: tre cani, rei di tradimento involontario del padrone, un uomo, una vetrata sulla città.

Joker ammirava il proprio operato, l'inizio dei tumulti che aveva promesso. E, mentre ancora Batman lo spiava virtualmente, si voltò, salì su una macchina e scomparve.

Il mezzo si mosse e, dopo un paio di secondi, da virtuale divenne reale, apparendogli di fronte.

No, qui e ora.” - sibilò Batman. E, senza pensare, si pose sulla traiettoria del furgone.

***

Si riprese mentre precipitava in un androne, portando con sé buona parte di rampe e balaustre. Si appigliò a un corrimano, sradicandolo, ma ottenne comunque un sostegno da usare come perno. Ruotò su se stesso e scattò verso l'alto, sfondando il tetto (sempre meno resistente di quello della StarkHouse, più volte demolito in fase di collaudo), inseguito da robot che, ora, probabilmente 'irritati' dalla piega degli eventi, gli sparavano addosso.

Volò più in alto possibile, fino a quando non vide spegnersi per il congelamento i primi due elementi della formazione. A quel punto, deviò, ridiscendendo su Gotham e deviando, per uscire dall'abitato. Sotto di lui, le case cominciarono ad esplodere: gli androidi bombardavano.

No, questo no.” - urlò, furioso. Deviò, accelerando, seminandoli. Sentì le esplosioni ridursi e rallentò, attendendoli.

Eccoli, di nuovo a meno di una lunghezza.

Tony, ci siamo.” - mormorò la voce di Pepper, mentre compiva una virata e passava sotto un ponte - “Lo ha trovato.”

Batman aveva trovato Joker. E lui stava ancora giocando alla corsa campestre!

Quei.. 'cosi' … stavano rovinando il suo piano e facendogli perdere tempo!

Era ora di finirla.

Ok, mi sbrigo.”

Tony accelerò ancora. E zittì Jarvis, per non sentire i suoi allarmanti comunicati in continuazione.

***

Il furgone accelerava. Ma Bruce non si sarebbe spostato. Non lo avrebbe mai fatto.

E, a sorpresa, fu il furgone a fermarsi, i freni che stridevano, mentre il portellone già si apriva e appariva il Joker.

Aggrappato al montante, il mostro si produsse in un inchino.

Batman... in una condizione migliore dell'ultima volta.” - cantilenò, leccandosi le labbra, sistemandosi i capelli - “Posso esserle utile? Vuoi partecipare? Sarà una gran notte...”

Sarà la notte in cui io ti fermerò.”

Oh, si, immagino, immagino che ti faccia bene pensarlo. Non vuoi cedere? Non preferisci?” - chiese ancora, dondolando qua e là e giocherellando con il coltello - “Ci sono molti posti vacanti, in cima alla piramide dei cattivi. Scegli pure... dovrai farlo prima o poi, perché non ora?”

Si appoggiò alla portiera, con aria innocente.

Perchè non accettare ora di essere ciò che sarai? Gotham sta iniziando a capire... capire che sei uno di noi e non uno di loro...”

Non gli credere...” - sussurrò una voce femminile, nel suo orecchio. Bruce sapeva, sapeva che non poteva essere Rachel, eppure... eppure... - “Non esistono il noi e il loro...”

Ora ho capito. Non esistono il noi e il loro...

Esistono solo il giusto e lo sbagliato.” - replicò Bruce, fissando Joker dritto negli occhi. Avesse potuto, avesse potuto si sarebbe strappato la maschera e lo avrebbe affrontato a viso aperto.

Ma non era una lotta tra uomini.. era una lotta tra simboli, lo era sempre stata e Joker non sarebbe più riuscito a trascinarlo sulla via sbagliata.

Tony ha ragione.

Non conta ciò che sai di me, perché non è con me che devi batterti.” - non con Bruce, ma con Batman... - “Non conta chi tu sia realmente, chi io sia... senza questa maschera, io resto un uomo ma tu, senza quel cerone e quelle cicatrici, sei nulla, sai di essere nulla. Ed è quel nulla che tornerai ad essere, prima dell'alba.”

Joker rimase in silenzio, studiandolo. I suoi occhi si indurirono, la linea ghignante del rossetto e dello sfregio divenne dura, netta.

Poi tornò ad essere un sorriso.

Peccato.” - sospirò, sollevando un fucile a canne mozze e facendo fuoco - “Mi piacevi.”

Il colpo lo raggiunse al centro del petto. E Bruce volò oltre le protezioni, precipitando nel vuoto.

***

Iron Man volò basso, costeggiando uno dei fiumi e tirandosi dietro quello che restava dell'esercito di Vanko. Davanti a loro, in lontananza, brillavano le luci della Sfera Mondiale: si trattava di un monumento commemorativo di un'esposizione degli anni ottanta. Aveva un diametro di oltre trenta metri e, nelle intenzioni dell'architetto, sarebbe dovuta essere imponente e aggraziata allo stesso tempo.

Il risultato era stato opinabile. Ad opera completata, i continenti erano apparsi massicci, sproporzionati. Tra uno e l'altro i passaggi erano stretti, tanto da dare l'impressione che la Spagna potesse, da un momento all'altro, insieme al Portogallo, disertare per divenire uno nuovo stato federato in America.

Tuttavia, proprio quel disastro prospettico era la soluzione ai problemi di Tony.

Decelerò, dando il tempo al computer di elaborare la traiettoria. Poi, stringendo i denti, accelerò nuovamente e si infilò, preciso come un proiettile, nello stretto di Panama. Deviò al centro della terra e, quando riemerse sopra la Siberia, in omaggio a Vanko senior, era solo.

Si allontanò, senza voltarsi. Il planisfero, alle sue spalle, era una palla che sprigionava fuoco in cui, rimbalzando, si autodistruggevano i robot di Vanko che, a conti fatti, non erano poi così dotati per il volo.

Del resto, rammentò a se stesso Tony, levandosi verso le stelle, per quanto gli somigliassero, nessuno di loro era Iron Man.

***

Volando nell'ampio spazio al centro della costruzione, con il fiato corto e l'impressione di avere lo sterno in briciole, Batman spalancò le braccia. E le ali, così come erano state progettate, divenendo rigide, lo stabilizzarono, facendolo ruotare e preparandolo all'atterraggio.

Bruce spinse a forza l'aria fuori dai polmoni e piegò la gambe, atterrando sul tetto di una macchina parcheggiata undici piani più in basso. Mandò un segnale alla Thumbler, perché si inserisse il pilota automatico e rotolò giù dal mezzo, nascondendosi, nell'attimo stesso in cui il furgone di Joker usciva in strada e spariva dalla sua visuale.

Sopra di lui, curva dopo curva, discendevano i fuoristrada dei suoi uomini. Bruce li lasciò sfilare, alzando una pistola e tirando una ricetrasmittente per ogni mezzo.

Quando si attivarono, Pepper deviò il segnale alla polizia di Gotham. Nel giro di qualche minuto, al commissariato, con sorpresa dei presenti, i computer si accesero e cominciarono a trasmettere, all'unisono. Sui monitor era visibile la mappa di Gotham cosparsa di segnali luminosi.

In filigrana, il simbolo del Cavaliere Oscuro.

Bhe, aspettiamo altro? Muoviamoci!” - urlò Gordon, richiamando i poliziotti - “In strada, per la nostra città!”

Bruce si lasciò andare, confidando nella riuscita di ciò che aveva appena avviato. Poi, piegandosi su se stesso, sputò sangue, tossendo. No, non bene.

Armeggiò con la cintura e, da una delle placche laterali, estrasse una coppia di siringhe. Se le iniettò entrambe, con un colpo deciso e chiuse gli occhi.

Pepper fece un salto sulla sedia, quando le schermate si aprirono sul monitor. Non era un elettrocardiogramma, era un ottovolante!

Chi dei due?” - chiese Alfred, apparendole a fianco, preoccupato.

Il bracciale di Bruce. Il bracciale di Bruce la stava spaventando a morte.

E' Tony.” - mentì, restringendo i grafici e voltandosi, con un sorriso terrorizzato - “Non si preoccupi, so che può succedere, lo so.”

Alfred le afferrò le mani, stringendole. Ma, per come lo fece, Pepper non riuscì ad avere la certezza che le avesse creduto.

***

Pepper gli aveva inoltrato le coordinate di Bruce. Doveva essere successo qualcosa ed era saltato il collegamento radio tra loro. Il suono, per lo più fischi e distorsioni, non era utile per capire né dove fosse né come se la stesse cavando.

Stava già virando sopra l'isola, ormai a distanza di poche miglia dal centro, quando un bolide lo aveva colpito in pieno.

L'impatto era stato tale che Tony aveva sentito l'armatura spegnersi e riavviarsi, mentre precipitava. Si era fermato a pochi metri da suolo, con una rotazione che gli aveva spedito il cuore alle tonsille. Era risalito, deciso a capire cosa lo avesse atterrato ed era stato di nuovo colpito, questa volta da un missile grosso come un pallone da football.

Sbandò ma riuscì a tenersi in aria.

Poi, dalle nubi, rapido per la mole che sembrava avere, emerse un mastodonte nero.

E Tony, precipitando, ebbe la certezza di essere stato appena investito da un Boeing747.

***

I medicinali avevano fatto il loro dovere. Ora riusciva a respirare e, grazie alla morfina, l'unico fastidio che provava dato del calore del sangue che gli stava impregnando la maglietta e lo strato interno del kevlar. L'armatura aveva retto, doveva solo essersi riaperta una vecchia ferita, analizzò, senza curarsene troppo, scivolando dentro la Thumbler e partendo prima ancora che fosse chiusa.

Non aveva altro tempo per pensarci. Lanciò ancora una volta l'impulso di ricerca, certo che sul furgone nero fosse almeno uno dei cani.

No, non si era sbagliato. Joker correva qualche miglio più avanti, su una corsia parallela. Batman spinse il motore, raggiungendolo e superandolo. Poi, con un balzo, invase la corsia, in contromano, correndo loro incontro.

L'autista lo vide e sbandò, incerto su come levarsi dalla traiettoria. Ma il portellone tornò ad aprirsi per permettere a Joker di ovviare il problema.

Non più un fucile, ma un lanciarazzi.

Il colpo esploso centrò in pieno la Thumbler, obbligando Bruce ad un'inversione e a un decollo di fortuna. Il rinculo del lanciarazzi, unito al rimbalzo sulla corazza del mezzo di Batman, creò una colonna di fuoco, coinvolgendo altre macchine.

Il furgone su cui viaggiava Joker strisciò ancora sui guard rail, sia a destra che a sinistra.

Joker, capendo la necessità di un cambio di programma, si sporse e abbandonò la nave. Con un'agilità che non aveva mai svelato prima, correndo nel traffico ormai incontrollabile, riusci ad afferrarsi a un camion, issandosi sul predellino e prendendone, con l'inseparabile fucile, il controllo.

A Batman non sfuggì la manovra. La Thumbler, ormai in fiamme, era divenuta un peso... meglio limitarla al sistema d'emergenza a due ruote, simile ad una moto futuristica. Si sfilò dal mezzo un attimo prima che si ribaltasse, rendendo definitivamente inagibile la strada su cui stavano inseguendosi.

Il camion, sbandando, aveva appena lasciato l'autostrada. E puntava dritto al centro di Gotham.

***

Era atterrato in mare e ne era riemerso prima che l'armatura ne ricavasse i danni peggiori: poteva resistere all'acqua, ma non era nata per essere un sottomarino. Tony si ripromise di perfezionarla, in futuro. Dopotutto, poteva fare comodo usarla anche per le immersioni...

Sui pontili, quando il mastodonte lo aveva raggiunto, aveva capito di trovarsi al cospetto del 'figlio della Grande Madre Russia'.

Vanko era enorme, ancora più di quanto non fosse stato Obie. Nero, curvilineo nello stile, ricordava i robot della sua infanzia che, partendo stretti a terra, si allargavano all'altezza delle spalle, tanto da domandarsi come potessero stare in piedi.

Quando la maschera si aprì, mettendo a nudo il volto di Vanko, Tony era già in piedi e deciso a dare battaglia fino in fondo.

Tovarish, finalmente!” - salutò, aprendo l'elmo e fissandolo dritto negli occhi - “Hai finito di nasconderti dietro bulloni e placchette mal assemblati?”

Hai finito di volare in tondo come aquila di tuo paese?” - fu la risposta, muovendo un dito in aria - “Hai distrutto mio esercito. Sei bravo. Bravo, ma tu perdi. Combatti.”

Sì, sì, combattiamo.” - replicò Tony, chiudendo di nuovo l'elmo - “Ma facciamolo in silenzio, per favore, o finirò con il credermi davvero Rocky Balboa!”

Pepper...” - mormorò poi - “Ho Vanko alle calcagna. Torno al piano originale.”

Ma Pepper non rispose. Connessione saltata.

***

La moto aveva i suoi vantaggi, per sottigliezza e velocità. Bruce, ormai, aveva occhi solo per Joker, Joker e il camion che stava guidando, come meglio riteneva, per le strade del centro.

Non c'era modo di prevedere dove stesse andando o se stesse seguendo davvero un piano.

Bruce ne dubitava. Forse c'era stato, in origine, un progetto unitario per scatenare il panico ma la sua comparsa inaspettata al parcheggio (e, probabilmente, gli inseguimenti di Iron Man con i robot sopra la città) lo avevano distratto, costringendolo a improvvisare.

Ormai era isolato, solo, impossibilitato a comunicare con i suoi uomini, ad eccezione dello sparuto manipolo che lo seguiva ancora, come poteva, con il furgone nero.

Erano alla fine, uno contro l'altro e decisi a fare di quella notte il loro ultimo scontro.

Bruce sbattè le palpebre, cercando di restare concentrato.

Il camion era di fronte a lui, come un mostruoso Golia. Si piegò in avanti, aderendo al serbatoio e accelerò, correndogli incontro. Sterzò all'ultimo, passandogli a fianco e poi, a sorpresa, sotto.

Solo un gioco, un gioco di astuzia. Lo aveva imparato da Tony, dopotutto. Da Lucius. Da Ducard.

E, da suo padre, aveva compreso la regola più importante:puoi essere astuto, se vuoi... ma non dimenticare mai l'obbiettivo che vuoi raggiungere.

Lo voglio vivo. E lo voglio ai miei piedi.

Joker seguì la manovra e poi, con curiosità, osservò i lampioni della strada saltare, come se qualcuno li stesse sradicando dall'alto.

Non comprese e il fatto lo stupì. Ma, ciò che lo sorprese maggiormente, quando il camion si verticalizzò, capovolgendosi, fu di non aver associato lo strano fenomeno alla propria presenza e a un modo per fermarlo.

Bruce, dal fondo della strada, osservò il cavo d'acciaio stringersi e portare la situazione laddove lui voleva. Quando la nube di polvere si ridusse, contemplò, soddisfatto il risultato: il camion riverso, era solo un ammasso fumante che nessuno avrebbe mai più fatto ripartire. E l'uomo che ne stava cadendo fuori, zoppicando e inciampando, probabilmente ferito, altri non era che Joker.

Joker, finalmente sconfitto.

***

Si levò in volo, zigzagando per schivare i missili che gli venivano lanciati contro. Vanko, decisamente più abile dal vivo che dietro la consolle, non si faceva imbrogliare dai continui cambi di virata. Lo seguiva sghignazzando ed era... inquietante.

Alla fine, colpo su colpo, Tony ne sentì arrivare ancora uno a segno. Sarebbe stato solo di striscio ma, essendo giunto dove voleva condurlo, decise di esagerare e fingersi colpito in pieno. Spense i sensori e si lasciò cadere, sfondando la cupola semisferica dell'orto botanico.

Atterrò in un punto morbido, ma senza poter rallentare la velocità, altrimenti non sarebbe stato credibile. Spense le luci, rimase immobile e attese.

Vanko atterrò con un impatto violento, per il puro piacere di distruggere. L'elmo si riaprì e la sua brutta faccia riemerse.

Hai perso...” - lo sentì ridacchiare, come suo solito. Si rimise in piedi fingendo di far fatica. Lo stagno, alle sue spalle, distava meno di quattro metri. Avrebbe preferito più acqua e più spazio di rincorsa ma, vista la situazione, poteva accontentarsi.

Era isolato e disabitato. Perfetto per fare meno vittime possibile.

Non ancora.” - ribattè, fingendo persino di barcollare. Peccato che l'Academy non potesse ammirarlo... - “Tutto qui quello che sai fare?”

Vanko rideva, ormai, senza frenarsi, convinto della vittoria. Spalancò le braccia e apparvero le fruste.

Ci avrei scommesso.” - si rallegrò Tony, guardandole. Aveva studiato il funzionamento di quelle armi tutto il pomeriggio e fondato metà della strategia su di loro. Aprì e richiuse le mani, preparandosi a neutralizzarlo e Vanko lanciò il primo assalto. La frusta ruotò sopra la testa con un suono sibilante e Tony si sentì afferrare per la vita.

Mmm... forse, più veloce del previsto.

Sbattè contro un albero, sentendolo rompersi con suono ruvido. Le sue ossa sembrarono reggere, ma Tony si ripromise di smettere di colpire alberi, pali e palazzine con quella frequenza. Atterrò e, con uno strattone di prova, sbilanciò Vanko in avanti.

Troppo piccolo a terra con spalle troppo larghe... ho visto giusto...

La seconda frusta era partita nella sua direzione, ma Tony riuscì a prevedere la traiettoria ed evitare di essere catturato di nuovo al lazo. La prima stava surriscaldando il guanto con cui la stringeva, doveva muoversi. Strattonò ancora e, nella rotazione di ritorno che l'arma compì, arrivò ad afferrarne l'estremità.

Agganciato. Ora la prossima.

La seconda di rivelò peggiore della prima ma Tony, dopo essersi fatto stritolare più di una volta, era riuscito a replicare la manovra. Rimaneva solo da tornare allo stagno e incrociare le dita. Non restava più molto tempo.

***

Joker inciampava, rotolava sull'asfalto e si rialzava.

Bruce, dal fondo della strada, si spostò, avanzando lentamente verso di lui, valutando se fossero realmente soli.

Così sembrava.

Joker lo aveva visto e gli veniva incontro, con una mitraglietta in mano. Barcollava, ma sembrava finalmente in grado di restare in piedi. C'era anche il furgone, ora, che svoltava l'angolo. Ne stavano saltando giù un paio di uomini in tutto, con la maschera da pagliaccio.

Sei solo, considerò Bruce, solo tu ed io.

Accelerò, puntandolo. E Joker si fermò. Si fermò, con il fucile abbassato.

Che aspetti, sparami.” - sibilò Batman. Sparami e io potrò ammazzarti.

Sparami.

Sparami.

Sparami.

Uccidimi.

Accelerò ancora, in preda alla disperazione.

Devi uccidermi, o io ucciderò te. Per Rachel.

Pochi metri. E il Joker gli sorrise.

Prenditi... la tua... vendetta!” - gridò. Prenditela... e divieni uno di noi.

E Bruce urlò, urlò, arrivandogli addosso.

***

Quando furono nuovamente sulla sponda lacustre, si ripristinò il contatto con Bruce. E Tony lo sentì urlare, tanto forte da accapponare la pelle.

Junior!” - mormorò, allarmato, senza frenarsi. Ma il segnale era di nuovo scomparso, come se non fosse mai esistito.

Scomparso. Scomparso in un urlo. Come Rachel.

Andiamo!” - gridò, in direzione del suo avversario, in preda ad un'esasperazione montata improvvisa e quasi senza spiegazione - “Mi vuoi? Vienimi a prendere!”

Muoviti, Vanko. Sono richiesto altrove.

Che cosa aspetti?” - urlò, scaricandogli addosso un caricatore completo da entrambe le braccia - “Facciamola finita!”

Vanko sembrò deliziato da quell'invito. Fece schioccare le fruste due volte e...

Ora! Tony le vide arrivare, come al rallentatore e alzò le mani. I sensori inseriti nei palmi calamitarono le estremità dei flussi plasmatici, attirandoli e agganciandoli. Rilasciò la prima scarica quando fu certo che fossero in massima tensione.

L'energia incontrollabile del suo reattore risalì lungo le armi e, inevitabilmente, lungo le braccia del suo avversario, friggendole.

Gli occhi di Vanko, di nuovo a volto scoperto, divennero enormi. La sua voce, in un urlo, rimbombò nel buio. L'energia del reattore di Tony, superiore a quella che Vanko aveva in petto, provocò una fusione del palladio.

L'armatura del suo avversario emise uno sfrigolio, come un fusibile che brucia. L'odore di carne carbonizzata lo nauseò e lo sorprese. Ma non era abbastanza.

Uno, due...” - contò Tony, serrando le mani attorni ai flussi che andavano spegnendosi - “Tre...”

Decollò, all'indietro, dando la massima potenza e trascinandolo con sé.

Instupidito dalla scossa, Vanko volò in avanti senza opporre resistenza, sorvolandolo per inerzia. E quando furono sull'acqua, quando Tony lo vide passargli sopra, pesante e massiccio, girò i polsi e premette le estremità delle fruste sul suo reattore.

L'esplosione, in aria, fu violenta. Tony si diede una spinta, sfilandosi in extremis, mentre il corpo di Vanko ricadeva in acqua.

La seconda esplosione, pari alla prima, illuminò a giorno l'orto botanico.

Tony si rialzò. Vanko era ancora visibile, semisommerso: pressochè morto ma ancora scosso dall'elettricità che lo percorreva, come una rana da laboratorio, si agitava con le braccia sopra il pelo dell'acqua.

Poi, all'improvviso, smise di muoversi. E, mentre Tony, dentro la maschera ancora sigillata, chiudeva gli occhi, in preda a un'angoscia inaspettata per le proprie scelte, affondò, lentamente, svanendo, come se la notte lo avesse inghiottito.

***

Muori.

Ragiona, Bruce. Non siamo giunti fino a questo punto per cedere davanti a un tizio che si tinge i capelli di verde. Non sei destinato a divenire ciò che lui crede. Tu sei ciò che hai scelto di essere, fino in fondo all'anima. Tu sei figlio di Thomas per ciò che hai fatto, non per il nome che porti.”

Tony... lo sterno gli fece più male del previsto, facendogli tremare le braccia. Lo sforzo sembrò spegnerlo, come una candela. Quanti metri mancavano, prima dell'impatto?

Hai scelto per cosa combattere, quindi.”

Alcuni dettagli sono ancora confusi ma...Credo di sì... "

Morto, Joker morto, una volta per tutte. Strinse di più le mani, mantenne la moto diritta. Sentiva il proprio urlo nell'aria, come se stentasse a disperdersi.

Un equilibrio tale da imparare a volare nel buio senza perdere la rotta. Come un pipistrello.”

Perchè, la mia presenza cambia ciò che sei?”

La tua presenza cambia tutto, Rachel. Da sempre.”

Rachel... gli occhi, dietro le palpebre, si stavano riempiendo di immagini, come se stesse sognando.

"Io non sono ciò che credi."

Per combattere insieme, anche quando sei solo.”

Tu non sei Harvey...Ma Harvey non è te.”

Anche tu sei una brava persona. Tienilo a mente.”

Resta con me, resta con me, resta con me...”

Si concentri sulle differenze, non sulle somiglianze.”

Ricorda che la tua vita è piena di persone che ti vogliono bene e non fare cose per cui potremmo arrabbiarci. Intesi?”

Persone, persone che non avevano voluto abbandonarlo...

"Ricorda sempre che noi siamo ciò che scegliamo di essere."

"Io brindo a te, Bruce Wayne... perché la tua oscurità ha portato luce al mondo.”

Non dimenticare mai che, da quando ti conosco, ti ho visto spezzare ogni tua paura per ricavarne forza.”

Il mio uomo farà ciò che è giusto... perché dal proprio dolore ha saputo forgiare l'equilibrio. Lui crede nell'armonia e tu non avrai nessuna arma con cui riuscire a colpirlo. Nessuna.”

Rachel... Rachel, non posso, perdonami.

Stanotte, qualunque cosa accada... fermati. Non sarà Rachel a non perdonarti, se lo ucciderai... sarai tu.”

No, non posso. Sterzò, all'ultimo, evitando di investirlo. La moto non tenne la strada. E Bruce la sentì girare su se stessa, scivolare sull'asfalto, prendere velocità, schiantarsi contro il camion.

L'impatto lo fece volare indietro. E, senza poter opporre resistenza, Bruce si sentì inghiottire dalle tenebre, come se stesse affogando.

***

Lo sapevo. Sapevo che non ci saresti riuscito.”

Joker si voltò, osservando cosa restava di lui dopo un impatto del genere. Deluso, constatò come fosse la motocicletta la causa di quel rumore atroce e non il corpo del Cavaliere Oscuro che, tutto sommato, appariva integro.

A terra, certo, ma integro. Saltellando, con il fucile in spalla, si avvicinò.

Uno dei suoi uomini si era appena preso la scossa, nel tentativo di levargli la maschera. Interessante scelta difensiva (soprattutto trattandosi di uno dei cavi scoperti che Tony aveva reputato 'sicuro'), ammise con se stesso, accennando un secondo passo di danza.

Del resto, non aveva importanza chi ci fosse sotto la maschera. Già lo sapeva.

Sapeva chi era, sapeva come pensava e sapeva che non avrebbe mai potuto ucciderlo. Ma era deluso, davvero deluso.

Mi hai deluso.” - sottolineò, infatti, arrivandogli vicino e sistemandosi i capelli - “Il Simbolo era tenuto a risparmiarmi, certo, certo... ma l'Uomo? L'uomo non avrebbe dovuto vendicarla?”

Unì i piedi e gli saltò sul torace. Non troppo cedevole. Meglio ammorbidirlo con un altro calcio.

Non avresti dovuto vendicarla? Non volevi così? Debole, sei stato debole ed hai fallito, fallito, fallito.” - ogni parola, un colpo - “Così, non hai ottenuto nulla. Nulla. Ed io...”

Imbracciò il fucile, puntandolo al suo viso.

Un colpo lo prese al centro della nuca, spedendolo a terra. Sembrava uno scappellotto ma era molto, molto... molto più doloroso.

Puntellò le mani sull'asfalto, rendendosi conto di aver perso l'arma. Si girò, coltello alla mano. E Iron Man gli piantò la canna del mitra nella gola.

Tu, cosa?” - scandì bene Tony, mentre l'elmo si apriva - “Guardami in faccia, It. Come direbbe Vanko... hai pIerso.”

Sorridendo, Joker lasciò cadere il coltello.

Sei tu...” - sorrise, guardandolo - “Non sei ancora stufo di doverlo sempre salvare da se stesso?”

Tony non replicò. Accenno un mezzo sorriso, soltanto.

Risparmia il fiato. Sai cosa sei?” - gli chiese, con gentilezza - “Sei solo un insetto che si crede un gigante.

C'era una macchina della polizia, che stava frenando, poco distante. E c'era Gordon, puntuale come sempre, che ne stava discendendo. Fu lui a mettergli le manette, mentre Tony arretrava, tendendo una mano a Batman perché si rialzasse.

Sei stato bravo.” - sussurrò, gli occhi puntati all'arresto.

Te lo avevo promesso.” - replicò Bruce, sotto la maschera, con una smorfia di dolore.

Joker li stava osservando. E rideva.

Iron man, lasciando andare la mano di Batman, avanzò fino a sovrastarlo.

I giusti di questa città ti hanno schiacciato.” - disse, da dietro la maschera, perdendo ciò che aveva di umano, divenendo un simbolo - “E la legge degli uomini, quella legge che tu hai disprezzato, sarà l'ultima gentilezza che otterrai nella tua miserabile vita.”

***

Al commissariato, seduto tra delinquenti che non valevano un decimo di lui, sembrava tranquillo. Un sorriso sottile si stendeva da una cicatrice all'altra su un viso ormai poco truccato quasi anonimo. I capelli, gettati indietro, più scuri alle radici, aumentavano l'impressione che la maschera fosse definitivamente caduta.

Era finita.

Batman davanti alle sbarre, non riusciva a pensare altro. E Joker, occhi negli occhi con lui, sorrideva per lo stesso pensiero.

E' finita, sembrava dire. Ma tu ed io sappiamo che per te non lo sarà mai.

Tu piangi, amico mio... piangi e non lo sai.”

Bruce si voltò, allontanandosi. Non c'era più nulla da vedere.

***

Iron Man planò direttamente sulla terrazza di WayneManor. Pepper, che era uscita a prendere una boccata d'aria in attesa del loro ritorno, si voltò sorpresa, quando apparve.

Già qui?”- domandò, sollevata dal vederlo tutto intero ma decisa ad essere come al solito, una persona controllata.

Controllata, per altro, quando Tony sembrava non esserlo per niente.

Si stava sfilando l'elmo, lo stava gettando lontano e stava per caricarla come un toro.

Tony?” - lo chiamò, facendo un passo indietro, incerta.

Sposami!” - disse lui, afferrandola per le braccia.

Non aspettò risposta, le si attaccò alla bocca. Pepper, troppo sbalordita, affogò tutta se stessa in quel bacio. Come, prego? Ripeteva solo il suo cervello... come, prego?

Ho detto Sposami.” - ripetè lui, quando si allontanarono - “E non sto morendo, non ho crisi di coscienza né ispirati pensieri New Age. Sposami, voglio che mi sposi perché voglio chiedertelo già da un pezzo e non c'è mai stata un'occasione, un'occasione intendo in cui non avresti travisato e ho dovuto aspettare.”

Si zittì.

Ho perso di nuovo la punteggiatura.” - aggiunse, visto che Pepper lo fissava come inebetita - “Ma vorrei che tu prendessi comunque in considerazione la mia proposta. Vuoi che mi metta in ginocchio?”

Sì, per favore, grazie.” - rispose lei, quasi balbettando.

Ok. Ti prendo la mano?”

Se ti fa piacere...”

Mi fa piacere.” - la mano ancora guantata di Tony si strinse attorno alla sua, gentilmente - “Ti ripeto la domanda, ora?”

No, grazie. Sarebbe una perdita di tempo. L'ho capita.” - Pepper si inumidì le labbra e annuì - “Ok. Si può fare.

Tony la fissò, interdetto, spalancando un poco gli occhi, come suo solito.

Si può?”

Bhe, sì, direi di … Sì.”

Ok. Andiamo a scegliere l'anello.”

Tony, Tony!” - lo chiamò, trattenendolo mentre si alzava - “Sono le tre del mattino.”

Scegli una gioielleria. Io te la apro.”

Sceglierò la gioielleria domani in orario lavorativo.” - rispose lei. E, finalmente, gli sorrise - “Mentre aspettiamo, riprendiamo la parte in cui tu mi baciavi... possiamo fare di meglio.”

***

Gotham City era silenziosa. Era blu e grigia, contro il cielo scuro. C'erano ancora degli incendi, macerie sulle strade, ma il sole presto sarebbe sorto, rendendo luminose le vetrate dei palazzi, colorando di indaco ciò che ora sembrava nero.

Batman, con il mantello dispiegato alle spalle, osservava i vigili e i poliziotti in movimento, impegnati ad aiutare e pacificare. C'erano persone che aiutavano altre persone. Persone senza uniforme, scese in strada per rendersi utili.

Le brave persone...

Rachel, guarda...” - sussurrò, restando nascosto nell'ombra. Gotham, la Gotham in cui hai sempre creduto. La Gotham che hai salvato.

Lentamente, sentendo ogni movimento costargli fatica, estrasse il fiore dalla corazza. Era schiacciato, reso appiccicoso dal sangue. Lo strinse nel pugno, sentendolo cedere, divenire polvere.

Tese il braccio oltre il cornicione, lasciando cadere i frammenti, guadandoli turbinare nell'aria disperdersi, insieme ai semi.

Spero di aver fatto ciò che ti aspettavi da me.” - aggiunse, chiudendo gli occhi. Rachel, che gli sorrideva, il loro ultimo bacio.

Sorrise.

Sento di nuovo la tua pelle tra le dita...

Siamo di nuovo assieme...

Barcollò, dovendo sostenersi per restare in piedi. Alzò gli occhi. Pochi minuti al sorgere del sole.

Salì sul cornicione e spalancò le braccia, lasciandosi cadere.

La follia, come sai, è come la gravità: basta solo una piccola spinta...”

Il vento lo sostenne. Le ali, vibrando appena, lo portarono in alto, sfruttando una corrente ascendente. Bruce chiuse gli occhi, respirando l'aria dolce e pura, sopra gli edifici, sopra la vita umana. E si sentì libero. In pace.

O muori da eroe... o vivi tanto a lungo da divenire il cattivo.

Un'ala vibrò, distorcendosi. Non aveva più forza nelle braccia. Virò ancora, senza preoccuparsi. Si sentiva stanco, così stanco... ancora una virata, incontrando una corrente contraria, resistendo appena.

Il mio uomo non sceglierà mai la via più semplice...”

Poi iniziò la caduta. E Bruce, semplicemente, chiuse gli occhi.

Black heart scarring darker still, but there's no sun shining through

(Metallica - Unforgiven II)

Un cuore nero ferito è ancora più scuro, ma non ci splende il sole attraverso

Epilogo

La notte è più buia, subito prima dell'alba. E io vi garantisco che l'alba sta per sorgere” (Il Cavaliere Oscuro)

Bentornato.” - disse una voce. Una voce che conosceva bene.

Aprì gli occhi, fissando il soffitto della propria camera da letto. Poi Tony, in piedi, con le mani in tasca.

Che ho fatto?” - domandò, rendendosi conto di far fatica a respirare e parlare.

Hai fatto un volo sopra la city.” - spiegò Tony, piegando le testa da un lato, perché lo vedesse meglio - “Sei stato fortunato, passavo da quelle parti per caso...”

Bruce gli sorrise. E, sprofondando nuovamente nel buio, chiuse gli occhi.

***

Tony non aveva tralasciato grandi particolari nella spiegazione fornita a Bruce.

Avrebbe potuto aggiungere come aveva fatto a rendersi conto della sua situazione critica o come fosse arrivato a rotta di collo, in picchiata, per afferrarlo prima che si schiantasse a terra. Oppure avrebbe potuto accennare a come si fosse quasi dissanguato tra le sue braccia o come lo avesse obbligato a volare fino ad un ambulatorio medico privato a caccia di sangue da trasfondergli o anche... Ma no, tutti aspetti irrilevanti, a conti fatti. Era vivo, più o meno rattoppato... era al sicuro...

Tony discese le scale, scalzo, ma con la giacca di pelle in una mano e le scarpe nell'altra.

Vai da qualche parte?” - domandò Pepper, apparendo come suo solito sotto l'arco della biblioteca.

Faccio un salto in città, riporto a Lucius un paio di cose da aggiustare.” - rispose, indicando una sacca apparentemente dimenticata in un angolo - “Torno per cena.”

Avverto Alfred. Non credi sia ora che leviamo il disturbo?” - chiese, mentre lui si avvicinava per darle un bacio rapido.

Mi levo di torno quando è il momento.” - rispose, con un mezzo sorriso - “E non serve che avverti Alfred, stava dall'altra parte del letto.”

Dovevo immaginarlo.”

Dovevi proprio. Ci vediamo più tardi.”

Tony si era preso un mazzo di chiavi dal cassetto della scrivania e si era scelto, nel parco macchine di Bruce, la Lamborghini. Era tanto che non ne guidava una, quasi una vita.

Si godette il tragitto senza esagerare con le accelerazioni, per avere il tempo di osservare la città. A meno di venti ore dalla cattura di Joker e dalla fine dell'incubo in cui aveva gettato Gotham, la città sembrava sempre la stessa. Era grigia, nera, azzurra e affollata di persone di ogni tipologia. Ma Tony, osservandola da dietro i finestrini oscurati, vedeva solo la vita, tutta la vita che era stata risparmiata e che, giusta o sbagliata che fosse, era sempre preferibile alla morte.

Persone vestite in ogni modo affollavano i marciapiedi. C'era chi sorrideva, chi non sembrava più in grado di farlo... ma tutti avevano in comune il dovere la vita a Batman.

Bruce, affrontando le proprie angosce, aveva dato loro la più grande occasione della vita: un giorno senza paura. Un giorno per ricominciare.

Sorrise, sentendosi a pezzi. Lo aveva davvero salvato per un soffio, mentre si lasciava andare nel vuoto, senza rimpianti, pronto ad abbandonare le incertezze, le scelte, il giusto e lo sbagliato. Un incidente? Una scelta? Tony non aveva risposta, poteva solo cercare di dare una sequenza logica agli avvenimenti.

Si erano separati dopo l'arresto di Joker, prima che piombassero su di loro i giornalisti per le foto di gruppo obbligatorie. Era volato a casa, da Pepper, lasciandolo in piedi e più o meno integro. Dolorante, certo, caratteristica inevitabile in Bruce, ma deciso a dare ancora un'occhiata al 'prigioniero' e a fare un ultimo giro di ricognizione. Non c'era stato motivo per pressarlo ulteriormente, dopo una notte del genere.

Purtroppo, proprio perché si era trattato di 'una notte del genere', a posteriori, Tony si era dato dell'imbecille.

L'armatura di Iron Man aveva registrato l'aritmia di Bruce cogliendolo quasi di sorpresa. Ferito! Ferito e non aveva nemmeno pensato di dirglielo! Doveva essere successo durante una delle interruzioni di contatto. Era ripartito verso la città, rinunciando a quei baci che lui e Pepper stavano già pregustando. Ed era stato già in pieno slalom aereo tra i palazzi quando Bruce, mentre il suo bracciale già denunciava da alcuni minuti una situazione critica, aveva perso i sensi e, inevitabilmente, il controllo delle proprie ali. Lo aveva visto mentre si avvitava su se stesso e lo aveva afferrato a pochi metri dal suolo.

Ma, a riepilogo compiuto, il quesito tornava: si era reso conto? Aveva scelto di lasciarsi andare? Nessuno avrebbe mai osato chiederglielo.

Dopotutto, il risultato finale era stato la vita. Il resto non aveva poi molta importanza, cercò di convincersi Tony, immettendosi nel traffico.

Nel frattempo, nel tempo occorso a convincere Bruce a smettere di sanguinare, le emittenti televisive si erano date un gran daffare, per raccontare una storia che erano certi di conoscere completamente. Eppure, per la prima volta da molto tempo, nessuno di loro si era affannato a monitorare l'informazione. Che parlassero, se volevano, che dicessero quello che erano stati in grado di cogliere. Nessuno, Pepper, Alfred o chi altro, aveva interesse a sentir raccontare le ore, i danni, i pro e i contro. Loro sapevano. E sapevano di aver vinto, completamente.

Ci sarebbe stato tempo per i bilanci, le ripercussioni, le speculazioni. Ma non oggi. Oggi erano tutti vivi e decisi a celebrare questa gloria a modo loro, lontani dalle polemiche che presto sarebbero sorte.

Tony discese la rampa secondaria della WayneTower e parcheggiò nel tunnel che portava alla sezione scientifica. C'erano le luci accese, probabilmente il professor Fox era già arrivato. E, dalle voci che sentiva, non era solo.

Entrò con cautela, non sapendo come interpretare la presenza di uno sconosciuto. Vedeva solo Lucius, alla sua scrivania. E l'uomo gli sorrise, facendogli un cenno di invito. Un cenno che Tony non riuscì a decodificare immediatamente.

Tuttavia, rassicurato, si avvicinò. Poi si bloccò, mentre l'interlocutore sconosciuto si voltava.

Nick Fury.

Bene, bene, il signor Stark.” - disse il direttore dello Shield, alzandosi dall'angolo di tavolo su cui sedeva.

Vi conoscete già?” - domandò Lucius, con l'aria sorniona di sempre. Aveva gli occhi che brillavano, maliziosi - “Tony, lui è un mio vecchio amico...”

Hai amici interessanti...” - replicò Tony, stringendo la mano che Fury gli porgeva.

Chi non ne ha?” - ritorse l'uomo, senza riuscire a frenare l'impercettibile vibrazione del sopracciglio. E uno, pensò Tony. Entro cinque minuti te lo faccio rifare.

Il direttore Fury è venuto qui ad accertarsi di aver rispettato il vostro accordo.” - spiegò Lucius, dando la giusta sfumatura alle parole - “Mi sono permesso di approvare... hanno fatto davvero un ottimo lavoro di occultamento.”

Sì, non ne dubito.” - commentò Tony, porgendogli la sacca senza aprirla. Lucius poteva anche raccontare i propri segreti a Fury, ma lui non intendeva fare altrettanto - “Siete riusciti a farmi sparire del tutto?”

No, non del tutto. Uno come te non passa mai inosservato.” - ammise Fury - “Ma abbiamo comunque fatto un buon lavoro. Lo troverai soddisfacente.”

Mi fa piacere. Perché voglio rinegoziare i nostri accordi.”

Vibrazione del sopracciglio. E due, ora si punta al tre.

Non credo sia possibile.”

Oh, no, Fury, non si allarmi. Non intendo rinegoziare la mia parte. Farò quello che ho detto. Ma vorrei che vi occupaste di una faccenda che è stata portata alla mia attenzione da non molto.”

Fury non sembrava per niente contento della piega assunta dalla conversazione. Del resto, incontrarsi nello scantinato della WayneEnterprises, dopo aver dichiarato di essere estraneo ai giochi di Gotham, non lo aveva di certo messo in buona luce.

Voglio che il Joker abbia un incidente.” - disse, dunque, Tony, guardandolo dritto nell'occhio buono - “E voglio che non venga mai fuori che sono stato io a chiederlo.”

Lucius ammutolì. E Fury, solo perché era più abituato a giocare a poker con dei farabutti, riuscì a trattenersi dal fare altrettanto.

Una richiesta interessante...”

Fa parte del vostro piano di occultamento. Il Joker sa chi è Batman. Io voglio venga processato e poi...”

Dopo il processo? Perché non prima o durante?”

Perchè ha diritto ad un processo. Ed io vorrei poter credere nella giustizia ma...” - Tony esitò, poi riprese - “... ma non mi fido delle persone. Le persone dimenticano in fretta la gratitudine o l'infelicità e le buone azioni vanno a rotoli. Gli esseri umani sono fatti così, non si può fargliene una colpa.”

Ho capito il tuo punto di vista. Sicchè, tu ti aspetti che noi...”

No, non mi aspetto nulla. Lo sto solo chiedendo 'per piacere'. O sì, o no.” - lo interruppe Tony, restando impassibile di fronte al colosso nero e posando, contemporaneamente, davanti a Lucius una lista di pezzi che gli servivano.

Strano, pensò Lucius, guardandolo e prendendo poi la lista. Ho sempre creduto che tra te e Iron Man esistesse una differenza... mi sbagliavo. Mi sbagliavo davvero.

L'acciaio che ti riveste proviene da te.

Faremo in modo che non parli.” - contrattò Fury, dopo un attimo di riflessione - “Ti può bastare come risposta?”

Mi può bastare. Cosa vorrai in cambio, ora? Il mio testicolo destro?”

No, grazie. Le tue palle mi servono di più lì dove sono.” - rispose. Terzo fremito di sopracciglio. Tony iniziava a sentirsi molto, molto in gamba - “Calcolalo un ringraziamento per il generoso stipendio elargito all'agente Natasha Romanoff.”

Nat... lo sapevo che non si chiamava Natalie...” - borbottò Tony, con l'abituale irritazione nei confronti dello Shield e dei suoi rappresentanti.

Devo proprio dire che mi sorprendi, Anthony.” - ammise Fury - “Credevo che fossi un giustiziere... non un Vendicatore.

Forse non sono né l'uno né l'altro. Può darsi che mi piaccia essere Tony Stark e non abbia bisogno di essere etichettato.”

Lucius, che si era allontanato con la sacca, stava tornando indietro con il richiesto. Tony lo ringraziò con un cenno e girò sui tacchi senza perdersi in altri convenevoli.

Decisamente non ha apprezzato l'intrusione, considerò Fury, guardandolo allontanarsi.

Strano, questa volta non ha cercato di assumermi.” - sospirò Lucius, senza essere davvero troppo rammaricato. Tony gli aveva strizzato un occhio, non visto, e aveva continuato la propria farsa a beneficio del direttore dello Shield. Che credesse pure di aver guastato i loro rapporti, se voleva. Avrebbe solo reso più divertente continuare ad essere alleati.

Gli passerà.” - commentò Fury, poi si voltò verso l'uomo - “Ora, riprendiamo da dove ci ha interrotto. Credi che sia stato opportuno metterlo sulla strada del Tesseract?”

Perché no... dopotutto, Howie aveva compreso cosa fosse e ha lasciato a lui il modo di riprodurlo sinteticamente, non a voi. Ho solo dato una piccola spinta, nient'altro. Senza contare che così... è vivo.” - Lucius gli rifilò un'occhiata storta - “Eri davvero pronto a vivere in un mondo senza uno Stark?”

E cosa credi che farà ora lo Shield? Sai benissimo cos'altro ha trovato suo padre, al Polo Nord, oltre al Cubo.”

Lo so... io, a differenza di te, c'ero. E so persino che, in barba ai desideri di Howard, in questi giorni state fingendo di averlo appena ripescato.” - Lucius non sembrava essere scalfibile con nessuna argomentazione - “Lo Shield farà ciò che ha sempre fatto: si occuperà del mondo. Tony penserà solo a illuminarvi la via. E, per quanto riguarda i tuoi progetti, non credo che otterrai molto se cercherai di fargli fare il gioco di squadra. Ma potrei sbagliarmi.

***

Lucius Fox e lo Shield. Niente di sorprendente, tutto sommato. Fingersi seccato era stato divertente ma, in fondo al cuore, Tony era contento di quanto aveva appena scoperto. Lucius, discreto come sempre, gli aveva fornito il necessario per mettere un altro elemento del rompicapo al giusto posto. E Tony non dubitava che, tra i pezzi di ricambio che gli aveva richiesto, giacesse anche una memoria dati che lo avrebbe illuminato ulteriormente.

L'incontro non era stato casuale. Lucius sapeva dell'accordo e, se aveva scelto di incontrare Fury nello scantinato, era per fargli intendere come la loro fosse una salda alleanza e di come, ancora oggi, la sua fedeltà andasse al casato Wayne, all'amico Stark e, indirettamente, ai figli dei suoi amici.

Tony lasciò cadere la chiavi nel cassetto in cui le aveva trovate e sentì Pepper camminare sul tappeto alle sue spalle.

Tutto bene?” domandò la donna, abbracciandogli il torace.

In effetti, ne avrei di belle da raccontarti...” - ammise lui. Si sentiva stranamente calmo, in pace - “Lo farò domani, in macchina.”

Pepper gli posò il mento sulla spalla.

Andiamo a casa?”

Credo di sì. Penso sia ora.” - Tony piegò la testa, per guardarla - “Vuoi restare?”

No, va bene. Ho parlato con Bruce... e non credo gli serva aiuto.”

Questa sì che era una novità.

Non tante parole, non volevo stancarlo ma... ma sì, direi che possiamo andare a casa.”

Domani allora?”

Domani andrà bene. Tony?”

Signorina Potts...”

Come stai?”

Tony sorrise, senza voltarsi. Pepper aveva quella domanda negli occhi, ormai da molte ore.

Sono stanco.” - ammise - “Sono stanco e mi sento come se fosse finita un'epoca. Il mondo è stato troppo veloce persino per me, in questi giorni. Sono cambiate tante cose... siamo cambiati noi.”

Si girò, guardandola.

Né tu né io siamo le persone che sono andate alle Piccole Antille a cercarlo.” - mormorò, carezzandole il viso - “Non credi?”

Pepper sorrise.

Forse siamo migliori, oggi.” - sussurrò, afferrandogli le dita, stringendole - “Non credi?”

Tony non rispose. Alzò gli occhi, come se dovesse pensarci. Poi sorrise.

***

Si era alzato da letto non appena era stato certo che Pepper dormisse. Era sceso, cercando un libro e, subito dopo, aveva deciso dove andare a leggerlo. Ora, con il volume sotto il braccio e fissando il profilo di Bruce, continuava a ripensare a ciò che aveva detto a Pepper.

Mi sento come se fosse finita un'epoca.”

Non sbagliava. Un'epoca era finita davvero. Forse, sarebbe stato più esatto ammettere che era finita una vita. Obadiah se ne era andato, Vanko era stato battuto... il suo cuore avrebbe continuato a battere e, dopo aver ritrovato un padre, avrebbe avuto una moglie. Di tutto un po', insomma, senza contare la nuova fonte di energia ri-scoperta e i files sullo Shield che aveva già avuto il tempo di visionare, raccogliendo un altro sorprendente pezzo dell'eredità di Howard Stark.

Anzi, dopo quello che aveva letto, continuava a darsi dello stupido per non aver mai pensato di trivellare i ghiacci del Polo Nord. A quanto sembrava, c'erano cose interessanti sepolte lì sotto! Senza contare l'omonimo di Bruce che sembrava essere un gran bel tipo!

E Bruce... anche per lui iniziava un nuovo giorno. Un giorno incerto e non privo di nubi... Un giorno che, per un pelo, non aveva più visto sorgere. Ora, guardandolo aprire gli occhi con lentezza, riemergere dal sonno pastoso con cui il suo corpo si stava difendendo dalle ferite e dalla stanchezza, si sorprese a pregare che il suo domani fosse comunque più sereno dei giorni che aveva alle spalle.

Comincio ad essere stanco di sedermi al tuo capezzale.” - sospirò, senza alzarsi dalla poltrona, con le braccia conserte e le gambe allungate, riconducendolo con tranquillità alla realtà circostante - “Lo sai quante volte mi hai obbligato a farlo, negli ultimi anni?”

Bruce voltò la testa, guardandolo. Non aveva la forza di alzare un braccio, si sentiva vulnerabile ma... protetto.

E' notte?” - domandò soltanto, cercando di dare una linea temporale alla sua mente confusa.

Notte fonda.” - ammise Tony, senza muoversi. - “Hai dormito un paio di giorni.”

Davvero?”

Credo fosse inevitabile, con tutto quello che è successo.” - aggiunse, piegandosi in avanti e indagando su cosa ricordasse.

Bruce lo studiò, richiamando alla mente il poco che riusciva a rammentare.

Joker.

La caduta dalla moto. No, era ferito già prima.

Al commissariato? No, ricordava di esserne uscito.

Rachel. Le persone in strada. Aveva aperto le ali e...

Davvero mi hai preso al volo?” - domandò, rammentando a malapena la loro breve conversazione del pomeriggio precedente.

Temo proprio di si. E posso garantirti che, a vederti, sembri pesare di meno.” - replicò.

Bruce ridacchiò. E il sorriso divenne una smorfia infastidita.

Rimasero in silenzio, guardandosi. Poi fu di nuovo Bruce a parlare, come se gli stesse leggendo nella mente.

E' stato un incidente. Il volo, intendo. Non mi ero reso conto di non potercela fare.”

Non pensavo di chiedertelo.”

Lo so. Ma io non ho dimenticato perché mi hai dato quel pugno.” - sussurrò.

Capisco.” - capiva davvero, sapeva che non gli stava mentendo. E il sollievo sembrava poterlo soffocare - “Junior, te lo chiedo per favore... Non farmi più prendere uno spavento del genere.”

Posso provarci.” - sorrise, tirato - “Ma non ti garantisco nulla.”

Poi la sua espressione mutò, divenendo inspiegabile.

Tony, abbiamo vinto, vero?”

Abbiamo vinto.”

E' finita.”

Già...” - abbassò gli occhi, fissando un punto indefinito - “E' finita. Una volte per tutte.”

Si alzò, lasciando cadere il libro sulla poltrona. Si sedette sulla sponda del letto, appoggiandosi con una mano oltre il fianco di Bruce, fino a sovrastarlo.

Come papà, pensò Bruce, guadandolo. Come papà, lui ha il dono di proteggermi.

Dormi tranquillo.” - mormorò Tony - “Non ci saranno incubi, stanotte. Non sei solo.

***

La mattina dopo, quando finalmente le valigie furono pronte e la macchina carica, Tony si concesse un respiro profondo e andò da Bruce, lasciando Pepper in fondo allo scalone, con Alfred.

La donna e il maggiordomo lo guardarono salire, teso come se andasse in battaglia. Poi Pepper si voltò verso Alfred, sorridendo.

Mi mancherà questa casa.” - sospirò, guardando gli alti soffitti a cassettoni e le arcate del primo piano - “E non so come farò senza le sue magnifiche colazioni...”

Allora dovrete tornare presto, signorina Potts.” - replicò il maggiordomo, con il suo abituale sorriso, aiutandola a mettere la giacca - “Anche voi mancherete a queste mura... e a chi vi abita.”

Pepper si aggiustò i polsini e si voltò. Alfred aveva le occhiaie ed era stanco ma, come ognuno di loro, viveva il sollievo dell'incubo concluso.

Credo che la nostra sia più una fuga tattica che una partenza.” - confessò - “Tony è fatto così: o un colpo netto o nulla. Se non ce ne andiamo ora, rischiamo di traslocare definitivamente qui.”

Alfred non rispose. Alzò gli occhi, guardando quelle mura silenziose e imponenti.

Ricordo sempre con affetto il padre del signor Stark...” - sospirò, restando in ascolto, come se potesse ancora sentire la risata impudente di Howie e la voce squillante di Thomas Wayne - “Il signor Wayne, Thomas, ne ha sempre parlato come del migliore amico che si potesse avere. E mi fa piacere pensare che qualcosa di quell'amicizia viva nei ragazzi.”

Li aveva chiamati ragazzi, senza accorgersene. E Pepper provò tenerezza. Ragazzi... probabilmente, in fondo al suo cuore, tra i ricordi di una vita, esisteva un angolo in cui Bruce e Tony erano ancora i bambini che correvano nei corridoi di Wayne Manor. Bambini con dei genitori in grado di amarli, al sicuro da ogni dolore.

Lei ricorda Tony? Voglio dire... allora...” - domandò, senza resistere alla curiosità.

E il maggiordomo la fissò, gli occhi improvvisamente brillanti.

Ha presente quella statua che le piace tanto ai piedi della scalinata?” - rispose, confidenziale - “Un tempo erano due. Anthony ha distrutto la gemella il giorno in cui il signor Thomas gli ha insegnato a guidare la macchina. Aveva sette anni.

***

Bruce era sveglio. Ed era seduto al centro del letto, la testa voltata verso la finestra.

Fuori era una magnifica giornata, il cielo era di un azzurro incredibile. E l'azzurro, come sempre, lo faceva pensare a lei.

Per la prima volta, da quando era morta, però, il suo pensiero non era doloroso ma stranamente denso, caldo, rassicurante. Ovunque fosse, Rachel era in pace.

Giustizia era stata fatta. Per lei, per Dent e per Gotham stessa. La giustizia era passata dalle sue mani, come un perdono. La giustizia, si era offerta a lui, cieca innanzi alle sue colpe: non importava cosa avesse pensato, fatto o vissuto Batman: quando aveva brandito la spada, la bilancia era andata in equilibrio. Bruce l'aveva vista, tra le mani di Rachel, un attimo prima di cadere.

La giustizia è armonia, l'aveva sentita sussurrare, in un sogno privo di morte. Tu, oggi, l'hai donata al mondo.

Riposa, ora. Riposa.

Bruce sospirò, cercando di ignorare il dolore al torace, stretto dalle bende. Inarcò la testa, posandola contro gli intarsi del letto. Il cielo era tanto azzurro da fargli desiderare di uscire, di camminare sul prato, di respirare a occhi chiusi e dimenticare... dimenticare...

Quando Tony bussò, si voltò verso la porta.

Stai partendo?” - domandò, notando la giacca di pelle. La solita immancabile giacca di pelle.

Sì, è ora che torni a Malibu. Sto cominciando ad attirare l'attenzione.” - spiegò l'uomo, entrando, con le mani in tasca e fermandosi in fondo al letto - “Ho alcune cosette da sistemare e poi... non so se Pepper te lo ha detto...”

Bruce gli rifilò un sorriso divertito. Il grande Tony Stark, alla fine, era caduto. Altro che acciaio!

Non me lo ha detto.” - rispose, trattenendosi dal prenderlo in giro. Ci sarebbero state altre occasioni in cui infierire e, così conciato, non poteva reggere le legnate che si sarebbe meritato - “Ma ho capito comunque. Congratulazioni. È quella giusta.”

Lo penso anch'io. Del resto, ho sempre avuto un certo intuito per i buoni affari.” - replicò, Tony fiero di se stesso. Sospirò, compiaciuto, decidendo di muoversi e camminando lungo il letto - “Bruce, vorrei farti vedere una cosa.”

Senza attendere risposta, gli si sedette a fianco, appoggiandosi contro il testile del letto, spalla a spalla. Estrasse un foglietto piegato in quattro dalla tasca e Bruce pensò alla volta in cui il foglietto non c'era stato, ma Tony era riuscito comunque a dire la cosa giusta.

Guarda.” - ordinò l'uomo, dispiegando il foglio e tenendo una matita tra i denti per farlo.

T.H.R.” - lesse Bruce.

Voglio chiamare così il nuovo elemento.” - spiegò, posando il foglio sulla coscia e lisciandolo, come per scriverci.

Cosa significa?” - domandò Bruce.

Ancora non lo so.” - fu la candida risposta - “Cioè, non so cosa significhi ufficialmente, Pepper si inventerà qualcosa per giustificare l'acronimo, è brava in queste cose. Ma voglio chiamarlo così per un motivo che sapremo solo noi due.”

Detto questo, sotto la sigla, scrisse rapidamente tre parole, con l'iniziale in stampatello. E porse il foglio a Bruce.

Puoi tenerlo, se vuoi.” - aggiunse, lasciandolo poi in santa pace a rimuginare l'informazione.

Thomas. Howard. Rachel.

T.H.R.

Non saremmo arrivati fin qui, senza di loro.” - aggiunse Tony, sottovoce, piegando la testa verso di lui - “È giusto che si prendano un pezzo di questa storia.”

Bruce non disse nulla. Aveva la gola chiusa. Deglutì, cercando di calmarsi. Poi gli porse il foglio.

Fai una modifica...” - disse, sentendo la propria voce tremare e non riuscendo a controllarla - “Metti tuo padre per primo. Il mio capirà di sicuro.”

Inaspettato come sapeva essere soltanto lui, Tony gli passò un braccio attorno al collo. E gli posò un bacio sulla tempia. Poi, tornando ad allontanarsi, recuperò il foglio e fece il richiesto.

H.T.R...” - lesse, meditabondo - “Impronunciabile.”

Bruce scoppiò a ridere, istericamente. Poi, con una mano sul torace, sentendo che le costole sbriciolate rotolavano in giro, cercò di respirare il più piano possibile e darsi un po' di contegno.

Tony non disse nulla, lo lasciò in pace. Ma sorrise, quando Bruce gli rifilò un colpo simile a un pugno sulla coscia.

Bel farabutto... sei davvero un bel farabutto a ridurmi in questo modo.

A me sembra un acronimo perfetto.” - ribattè, con un maldestro tentativo di divenire impassibile - “Sai già cosa farai?”

A grandi linee. Partiremo con un progetto pilota. Una prova di auto-alimentazione, per un anno, sulla StarkTower di New York. Poi si vedrà. Pepper curerà i particolari, come sempre.”

Allora non dubito che funzionerà.”

Guarda che sono io il genio...”

Verissimo. Ma lei è Virginia Potts, la futura signora Stark.” - precisò Bruce, come se questo spiegasse tutto.

Indiscutibile.” - ridacchiò Tony, piegando il foglio e posandolo sul comodino - “E tu? Sai già cosa farai?”

Per il momento, penso che Alfred non mi permetterà di fare nulla. Poi... non so. Forse andrò via, per un po'. Sono cambiate troppe cose, credo di aver bisogno di mettere ordine.”

Giusto. Certe cose sono cambiate e altre non cambiano mai, allora. Ti farà bene andare a derubare qualche tuo camion in oriente.”

No, certe cose non cambiano.” - concordò Bruce. Poi gli indicò la porta, con lo sguardo - “E' ora che tu vada, Tony. Non farla aspettare.”

E' già di nuovo ora di fare la cosa giusta.

Tony alzò gli occhi verso la porta. Bruce aveva ragione. La vita non avrebbe aspettato ancora. Pepper nemmeno. Era ora di andare.

A presto, allora.” - salutò, alzandosi come se niente fosse, come se non sapessero che sarebbe passato tanto tempo prima di rivedersi - “E non fare sciocchezze. Non peggio del solito, insomma.”

Te lo prometto. Tony?” - lo chiamò, mentre già varcava la soglia, facendolo voltare. E gli sorrise, un'ultima volta - “Grazie. Grazie di avermi salvato.”

Grazie a te per aver fatto altrettanto... Junior.”

***

Fuori dalla porta, in corridoio, Tony si fermò e chiuse gli occhi.

Rimase immobile, un lungo istante di paura. Poi sentì la sua voce.

Anthony, ricordati sempre, i limiti sono fatti per essere superati. Credi sempre in ciò che puoi fare, anche quando provi paura. E, se mai verrai il giorno in cui cadrai, ricorda... noi cadiamo per imparare a rialzarci. Intesi?”

Si, zio Thomas. Intesi.”

Riaprì gli occhi e scelse di indossare il sorriso più spaccone del proprio repertorio. E, senza voltarsi indietro, riprese a camminare.

***

Pepper lo attendeva, seduta in macchina, con la portiera aperta. La radio trasmetteva un notiziario, la donna ascoltava, guardando le torri di WayneManor contro il cielo perfetto.

Il Cavaliere Oscuro potrebbe averci salvato ma...” - diceva il cronista, con il tono di chi va a caccia della verità - “...ma chi ci dice che sia davvero chi pensiamo? Insomma, dobbiamo davvero fidarci di un uomo che porta una maschera? Che cosa ha da nascondere? Come possiamo pensare che possa essere un eroe, un giusto, se non osa svelare il proprio volto? Credete davvero che la brava gente di Gotham voglia Batman come paladino?”

Un brivido la percorse, in quella mattina assolata. E ripensò a Tony, alla sua terribile conferenza stampa di poche settimane prima.

Continuate a disprezzare il vostro Cavaliere Oscuro... allora, perché fermarvi alla polemica? Perseguitatelo, dategli la caccia, aizzategli contro i vostri cani... ha sicuramente le spalle abbastanza larghe da sopportarlo. Ma, mentre lo fate, domandatevi chi prima di lui ha stracciato il velo nella notte per portare la speranza e, infine, se vi meritate, a conti fatti, un eroe diverso. Perché lui sta cercando di salvarvi, senza preoccuparsi se siete ipocriti, stupidi o brava gente. Decidete cosa volete essere, prima di criticare uno che, sotto una maschera, sa benissimo quale sia il suo destino.”

Allora lo aveva osteggiato, gli aveva urlato contro. Ma ora, in quel nuovo giorno, nel sole che era sorto a fine della battaglia, si domandò se Tony non avesse ragione e se Bruce, in quel modo silenzioso e tormentato che era suo tipico, non sapesse davvero quale fosse il suo destino.

La fortuna e la giustizia possono permettersi il lusso di essere cieche... ma sta agli uomini aprire gli occhi.- aveva detto Rachel, tanto tempo prima. Ma gli uomini sapevano davvero farlo? Sapevano davvero aprire gli occhi?

Vogliamo davvero un vigilante come eroe?” - stava ancora dicendo il cronista - “Un tizio che si crede al di sopra delle legge come un qualsiasi delinquente? No, a Gotham non serve questo, a Gotham serve un simbolo di speranza, non un essere fatto di oscurità. Capiamoci... Dent era un eroe. Ed è stato lui a dire: O muori da eroe... o vivi abbastanza a lungo da diventare il cattivo.”

Basta! Pepper spense, cercando di reprimere l'inquietudine di quella parole. E se...

Tony scendeva la scalinata, rapido. Gli sorrise, cercando di scacciare l'angoscia di quella che sembrava una premonizione più che un'irrazionale paura. E se... e se...

Sicuro che non vuoi restare?” - chiese soltanto, vedendolo salire in macchina senza esitazioni.

No. Qui abbiamo finito. Andiamo a casa. E domani...” - mise in moto, mentre un sorriso gli scivolava sui lineamenti, come una maschera d'acciaio - “Domani si cambia il mondo.

Fine

(22 agosto 2013)

Iron & Darkness

By MargotJ

Estate 2013

http://margotj.altervista.org

http://readyforthedragon.wordpress.com

http://www.youtube.com/playlist?list=PLB1F21203D1E4126E

Scena dopo i titoli di coda

(Tra un decennio, dopo tante storie raccontate da altri)

Ti va di scendere?” - domandò Bruce, fermandosi ai piedi della grande ciambella di plastica.

Lo sai che, per essere morto...” - rispose Tony, continuando a masticare ma abbassando gli occhiali da sole per vederlo meglio - “Ti porti piuttosto bene?”

Grazie, lo penso anche io.” - ammise il fu Bruce Wayne, gettando indietro la testa. Aveva di nuovo il suo amato look da barbone, la barba, i capelli lunghi. Ma gli occhi... gli occhi sorridevano, tra il verde e l'oro - “Scendi ora?”

Dovrei?”

Dovresti. Ho qualcuno da presentarti.” - c'era una donna bruna, che si stava avvicinando. Camminava come se fosse una gatta - “Tony, lei è Selina. Selina... lui è il mio Eroe.

Ogni eroe compie un viaggio. E ogni viaggio ha una fine.”

(Il cavaliere Oscuro - Il Ritorno)

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Batman / Vai alla pagina dell'autore: margotj